Antarctica: lo scettro, la spada, la corona di othial (/viewuser.php?uid=97507)
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Bosco Smeraldo
Lord Atlaas, il lord
della Roccia dei fiumi, cavalcava a spron battuto, ansimando, ma
ciò che portava sulla sella con lui era oltremodo importante. Le
Terre del Reame di Bosco Smeraldo in cui fiumi pieni di pesci e uccelli
acquatici serpeggiavano lentamente erano ammantate da una leggera
foschia crepuscolare. Il sole scendeva lentamente dietro i monti del
Dio Toro verso le quali gli ultimi corvi volavano.
“Il re è
morto” gli aveva detto il visir con la voce rotta dalla fatica
della corsa, artigliandosi il petto con dita ossute e rinsecchite.
Lord Atlaas aveva rovesciato
la coppa che teneva in mano sul tavolo imbandito per la cena ed era
corso alle stalle della fortezza. Dalla balconata delle camere da letto
le serve avevano calato i bagagli per il viaggio, preparati velocemente
alla bell’e meglio. Lo scanno del Bosco, troppi i pretendenti,
uno solo il legittimo erede e solo lui a conoscerlo. Sapeva quello che
doveva fare, ricordava la procedura, le parole che avrebbero dischiuso
i sigilli del trono e che avrebbero permesso che questo si difendesse
dagli usurpatori del potere. Per il popolino era una leggenda, i
nobili non ci credevano da secoli, eppure eoni prima della venuta dei
Fleur, prima che il regno trovasse pace e prosperità, lo scranno
era stato minacciato da oscuri signori venuti dalle isole
settentrionali, al di là della Cintura di Conchiglie, dove
nessuno osava inoltrarsi per paura di pirati e chissà
cos’altro.
Tutta la notte ci volle per
arrivare a Bourgeon, sede del castello reale. Lord Atlaas estrasse da
sotto la tunica e la cotta di ferro il medaglione col giglio dei Fleur
e lo lasciò sobbalzare sul petto. Lo stallone schiumava per la
corsa, gli occhi strabuzzati. Superò le due cinta di mura, con
lo sguardo delle Guardie del Fiore puntato addosso. Non osavano
avvicinarlo, né intralciargli la strada poiché il
medaglione parlava per lui.
Il castello era già
sveglio, ai piedi del maschio le carrozze e i destrieri di molti nobili
riempivano il cortile interno. Lord Atlaas aveva uno strano
presentimento. Con decisione prese lo scrigno fissato alla sella,
se lo mise sotto braccio e salì d’un fiato la scalinata.
Le guardie lo guardavano ancora una volta intimorite e Atlaas se ne
accorse: continuavano a dondolarsi sul posto a disagio. Non ci
badò e fece gli ultimi gradini quasi inciampando nei suoi piedi.
“Il re è
morto”. Theodor Fleur, secondo del suo nome, il suo bisnonno
Terion “il condottiero” aveva assistito alla
“Caduta” centoventi anni addietro e suo padre, Theodor
“il costruttore” aveva riorganizzato e costruito il vasto
impero lasciatogli dal padre. E Theodor, il suo Theodor, l’amico
d’infanzia, il compagno di cavalcate e di giostre memorabili,
come sarebbe stato ricordato? Non aveva avuto grilli per la testa,
nessuna mania di grandezza, si era limitato a governare col guanto di
velluto decidendo sempre per il bene del popolo anche quando la cerchia
di nobili e ruffiani che lo circondavano a corte si faceva minacciosa.
D’altronde era sempre stato di animo buono, fin da ragazzino. E
Atlaas non si era stupito quando l’amico gli aveva rivelato la
vera natura della sua prima moglie, allora tutti i dubbi e le
incertezze si erano dissipati. Ma ormai Elenia era un ricordo lontano,
dimenticato anche dagli storici… Persefone era invece fin troppo
presente. Se la trovò innanzi non appena raggiunse i portali
della sala del trono.
I capelli neri raccolti in una
treccia decorata con fili di un viola intenso come il contenuto
vestito, addobbato solo di pochi merletti di Bimri, la maggiore delle
isole della Cintura di Conchiglie. Nonostante gli anni fossero passati
la sua pelle restava rosea ed elastica, priva di rughe e qualsiasi
altra macchia dell’età. Il suo sguardo, duro e malizioso
allo stesso tempo era puntato su Atlaas. Non accennò a spostarsi
mentre il Lord arrivava ansimando. Si chiese cosa facesse li, invece di
essere al capezzale del marito ormai spento.
-Benvenuto Lord della Roccia
dei fiumi! Se sei venuto a rendere le tue condoglianze al re hai
sbagliato posto!- le sue labbra tirate brillavano di un qualche
belletto alla luce delle torce.
-Mia lady prima di poter visitare sua maestà devo prima portare a termine un compito.-
-Bene, fai pure- si
limitò a dire con un risolino, scostandosi e lasciandolo passare
mentre apriva i portali di legno scuro.
L’interno della sala del
trono era zeppo dell’odore dell’incenso, i gigli bianchi
dei Fleur garrivano da tutti i parapetti che davano sulla sala, e
una marea di uomini e donne agghindati a lutto guardavano in una sola
direzione. Sul rialzo di pietra su cui era posto lo scanno del Bosco
c’erano i due sacerdoti e la sacerdotessa dei “Tre
come Uno” a capo chino che pregavano a gran voce. Tra le mani
tenevano Florentia, la spada del re, lo scettro e la corona reali. E
con sommo sconcerto di Atlaas, tra il Lord Primo Cavaliere e il Gran
Visir del regno di Bosco Smeraldo, stava seduto sullo scranno legnoso
Rhemien, unico figlio maschio di Theodor e Persefone.
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