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L’amore… un sentimento che odio follemente, come la
persona che mi ha fatto provare per la prima volta questo sentimento. Per lei
ho perso tutto, anche la dignità.
Vivo ogni giorno all’interno di una stanza buia, i miei
polsi graffiati sono legati da delle catene arrugginite, le malattie però non
le posso incontrare, non posso morire, solo soffrire ogni secondo della mia
vita, anche se il mio umile corpo respira, la mia anima vaga, vaga lontano nei
ricordi più piacevoli.
Non sento freddo anche se sono coperto soltanto da un paio
di pantaloni strappati, l’unica cosa che posso sentire è la fame, fame di
sangue.
Quanti anni saranno passati dal mio ultimo pasto?
Non ricordo più il sapore di quel liquido così delizioso…
Chissà se prima o poi potrò
rivedere la luna; il sole purtroppo per me è diventato una proibizione, un
castigo di Dio per le creature di Satana. Forse neanche Dio e Satana esistono.
L’unica cosa che ora voglio in questo momento è morire. Non mi importa in quale
modo o in che modo, anche il più bruttale di tutti va bene, ma vi prego
uccidetemi… questa che sto vivendo non è una vita, ma un’agonia che dura da
chissà quanto tempo.
Le mia mani, non le sento
quasi più, le dita sono diventate di pietra e riesco a malapena a muoverle,
sono scheletriche come il resto del mio corpo. Non le posso vedere ma le posso
sentire, anche i miei occhi sono stanchi.
La mia vita, prima di
questa che sto vivendo, era meravigliosa, se non fantastica… ho molti ricordi
di lei.
Lasciatemi che mi presenti
a voi comuni mortali che state leggendo…
Il mio nome è Laurent, e la
mia età umana è di vent’anni, ho gli occhi azzurri/verdi, una pelle
bianchissima, labbra sottili, capelli neri e non molto lunghi, ma lasciamo
perdere il fisico, per immaginarlo prendete una persona qualunque che non
mangia da chissà quanto tempo, sono tipo un cadavere in putrefazione se non
fosse che sono vivo però... In verità avrei un bellissimo corpo da ragazzo,
purtroppo non mi nutro da un po’, non posso cacciare se sono legato come uno
schiavo. Risalgo all’era del 1700 sono sempre stato solo, i miei genitori erano
stati uccisi da dei banditi quando a malapena avevo cinque anni, di loro mi
ricordo poco, veramente poco, i loro visi proprio non li saprei descrivere...
Ma non mi va di raccontare la mia storia... potrebbe risultare molto noiosa e
fastidiosa per i lettori che stanno leggendo questo racconto.
Non saprei cos'altro raccontare... ho soltanto
una voglia di evadere da questa cella, mi ricordo che molti anni prima, lo
stesso giorno in cui mi rinchiusero un anziano signore mi disse che prima o poi
mi avrebbero liberato, magari quel giorno potesse essere domani, o perchè no,
anche questo stesso momento. Ora però vi devo lasciare, penso che l'alba stia
sorgendo e le mie palpebre si chiudono...
Mi svegliai da un rumore di
chiavi su una serratura, non capivo bene da dove provenisse, ero ancora
intontito dal sonno, quanto tempo era passato da quando mi ero addormentato, a
volte perdo la cognizione del tempo e dormo anche per vari giorni di fila.
La porta che era rimasta chiusa per moltissimo tempo
si stava forse aprendo? ma chi lo stava facendo? lentamente si stava aprendo,
non riuscivo a parlare, sentivo come un nodo in gola che non mi permetteva di
dire nessuna parola, gemetti per un momento. Non sapevo se i miei sentimenti
fossero di felicità o di paura, timore... potevo vedere una fiocca luce entrare
dalle fessure, la porta si stava aprendo completamente e una sagoma, forse di
un uomo, data la sua corporatura, rimase sulla soglia, non riuscivo a vedere
nulla la luce mi dava fastidio non la vedevo da moltissimo tempo! Poco a poco
gli riaprii.
La sagoma si avvicinò di
qualche passo e con una voce bassa e deliziosa disse:
-: non preoccuparti, non
sono venuto per farti del male, voglio portarti via da qui...
risposi con una voce
tremante "chi sei per potermi liberare da queste catene? Sei forse Dio,
Satana... oppure nessuno? Solo un sogno della mie febrille mente malata?".
L'uomo si mise a ridere sottovoce e si avvicinò ancora portando le mani sulle
catene, sentii che mi stava liberando. Era forse un sogno, un miracolo?
Passo pochissimo tempo
finche non cadetti contro al petto dello strano tipo, costatando anche che era
un uomo. Mi sorresse con le sue braccia e allontanandomi per pochi secondi mi
diede un delicato bacio sulla fronte in modo amichevole, o quasi. E mi coprii
con il suo giaccone di pelle pesante e lungo fino a terra.
Mi portò fuori dalla
squallida cella in cui ero stato rinchiuso per anni mi voltai solo un attimo
per osservarla per l’ultima volta, avevo paura del mondo esterno e rimasi
vicinissimo a lui, anche perchè non riuscivo bene a reggermi in piedi, ogni
muscolo del mio corpo mi doleva in una maniera impressionante era strano per
uno della mia specie provare questo tipo di dolore. Mi ritrovai in un mondo non
più mio, mi guardai in giro, era diverso dal 1700, le città erano illuminate,
la gente che passava a qualche metro di distanza portava degli abiti strani,
anche i vari tagli di capelli, il cielo era limpidissimo, le stelle erano
bellissime.
Anche gli strani mezzi che
correvano erano fantastici... anche se emanavano un’odore tremendo, ma era
ugualmente tutto così fantastico.
La persona che era accanto
a me era un uomo stupendo, aveva i capelli corti, ingelati all'indietro, un
corpo fantastico, un viso delineato, e una bocca sottile, tipo la mia, una
fronte levigata, priva di rughe, delle nere sopracciglia alte e diritte. La
pelle chiara... forse era un'altro della mia specie... chissà... Notò subito
che lo stavo guardando e mi abbozzò un sorriso e si mise a parlarmi
"non
mi sono ancora presentato, scusa la mia scortesia, mi chiamo Sifrit, nome
strano, vero? il tuo Laurent, giusto?".
Avevo un pò di timore a
parlargli e risposi soltanto con un cenno della testa. Lui si mise di fronte a
me e appoggiò le sue labbra sulle mie, erano fredde come il ghiaccio, ma allo
stesso tempo erano calde d'amore. Mi prese per una mano, appena vidi i miei
polsi graffiati e il tutto il resto scheletrico mi vergognai e ritrassi il
braccio indietro. Sifrit mi guardò stupefatto e mi cinse un braccio intorno
alle spalle e mi condusse in mezzo alla folla, ma sembrava che loro non ci
vedessero, che tipo di magia usava? Sifrit aveva uno sguardo serio,
concentrato, rabbrividii nel vederlo così, non mi fidavo molto di lui, ma non
riuscivo a fuggire.
In pochi secondi ci
ritrovammo davanti a un castello, era ricoperto di edera, dalle gigantesche
finestre in stile gotico, come lo era il castello, filtrava una leggera luce,
non riuscivo a percepire nientr'altro. Sifrit mi invitò a proseguire, ma
dubitavo di lui. La sua espressione calma e dolce nel volto non cambiò anche
quando indietreggiai di qualche passo da lui, era convinto che lo seguissi
ovunque andasse.
"hai paura? Perchè? Seguimi, ti prego..." disse e
allungò un braccio verso di me, la sua mano mi invitava a seguirlo, ma non
ricambiai il suo gesto e incominciai a ruggire mostrandogli i canini e
imbronciai lo sguardo guardandolo in cagnesco.
Sifrit sospirò e si
avvicinò a me con una camminata decisa, ma non sembrava arrabbiato e mi prese
la mano portandomi anche contro la mia volontà all'interno del castello. Le
porte si aprirono da sole, l'interno, anche se per ora mi trovavo soltanto
all'ingresso, era arredato in stile medioevale - gotico, con grandi candelabri
che pendevano dal soffitto altri invece erano attaccati alle pareti, armature
d'acciaio lucenti messe in alcuni angoli della stanza, lunghissimi tappeti
rossi con sotilissime linee dorate ai lati percorrevano le scale e varie stanze
del castello, tende bianchissime e ricamate con decori molto strani, quadri
giganteschi, il pavimento era di marmo, anche lo scorimano delle scale erano
decorate in modo strano. Era tutto stranissimo per me.
Le porte si chiusero e dal
loro rumore portai lo sguardo su Sifrit, ero stupefatto dalla bellezza di quel
posto così strano, lui mi guidò su per le scale e mi portò nella sua stanza da
letto, i corridoi erano lunghissimi, colmi di quadri e finestre giganti con le
tende ai lati che lasciavano passare la fiocca luce della luna.
Entrammo nella stanza.
Era la stanza più bella di
tutta l'abitazione, c'erano un paio di finestre con tende nere e di stoffa
pesante con dei decori in argento, per ora erano portate ai lati, il letto
invece era gigantesco ed a baldacchino, con delle coperte viola di raso
lucente, le tende erano bianche, quasi trasparenti, di fronte al letto invece
c'era un cammino decorato di marmo nero e grigio, con dei piccoli bracieri che
bruciavano fili di incenso, ai lati apparivano delle piccole teste di drago, il
pavimento era di rosso scuro, come le pareti.
Sul lato destro del cammino
invece c'era una sedia, con lo schienale decorato e al centro invece c'era una
piccola statua di un diavolo, con le ali da pipistrello aperte come lo bocca
che rideva malignamente e la lingua a punta penzolante, gli occhi invece
sembravano che ti potessero osservare, l'essere era seduto a quattro zampe, un
pò mi spaventava però allo stesso momento mi piaceva, era curioso. Sifrit
intanto mi fece sedere sull'estremità del letto e mi spinse con una mano
appoggiata sul petto a distendermi, non opposi resistenza, lui si mise sopra di
me e avvicinò il suo viso al mio, sorridendo dolcemente, le punte dei nostri
nasi si sfiorarono e infine avvicinandosi ancora di più mi diede un bacio
passionale sulle labbra, all'improvviso la mia bocca si riempì del suo sangue,
era delizioso e caldo, chiusi gli occhi e assaporai quel liquido che stava
ridando splendore al mio corpo scheletrico.
Portai le mie braccia
intorno a lui e lo abbracciai stretto a me, infilò cautamente e fluidamente le
dita tra i miei capelli, le sue dita fredde mi accarezzarono le guance pensai
che sarebbe durato in eterno, emisi dei gemiti di piacere anche quando portò la
sua mano sulle cosce e passò lentamente tra le gambe. Provai quell'estasi
moltissime volte, fino a quando Sifrit non si alzò da me, " non corriamo
troppo in fretta su queste cose... avremmo molto tempo da trascorrere
insieme..." disse sussurrandomi nell'orecchio.
Mi portò nella stanza
accanto, era il bagno.
Era una stanza normale, ma
era bianca, quasi luccicante ai miei occhi, notai che c'era una vasca da bagno.
Era tutto arredato in stile molto occidentale e classico, mi piaceva... notai
anche uno splendido specchio gigante, occupava quasi tutta una parete, era
decorato in maniera stupenda.
Da uno sgabuzzino prese
alcuni asciugamani e li appoggiò sui bordi della vasca e chiuse la porta dietro
di se lasciandomi da solo, ma prima mi diede un’altro delicato bacio sulle
labbra e se ne andò, la stanza era stupenda, non vedevo l’ora di farmi un buon
bagno e aprii i rubinetti della vasca aspettando che si riempisse, nel
frattempo mi sedetti sul bordo con le gambe accavallate e le braccia sopra di
esse. Mi sembrava un sogno che tutto questo potesse succedere a me, ma c’era
qualcosa in Sifrit che non mi convinceva molto.
C’era come qualcosa in lui
che mi terrorizzava, ma in fin dei conti è stato lui a salvarmi dalla prigionia,no?
E poi lo conoscevo talmente poco che di certo mi sbagliavo.
La vasca era abbastanza
piena d’acqua e mi immersi all’interno, era da moltissimo tempo che non mi
lavavo, avvertii un senso veramente di piacere. L’acqua sembrava portarmi via
con se in un sonno profondo, ma appena pensavo a Sifrit e alla prigione mi
veniva un’angoscia tremenda e così decisi di alzarmi dalla vasca, presi
l’asciugamano e me lo legai in vita uscendo dalla stanza e cercai quella del
vampiro il quale sicuramente mi avrebbe dato qualcosa da vestire, lo trovai
poco dopo seduto sulla poltrona nella sala da pranzo, non ero nelle condizioni
più adatte nel presentarmi davanti a lui, ma Sifrit si sollevò dalla poltrona e
si avvicinò a me prendendomi la mano e mi guardò con uno sguardo meravigliato,
non so cosa poteva trovarci di tanto interessante in un corpo così magro e
scheletrico anche se mi ero ripreso un po’ dall’ultima volta grazie al suo
sangue,
“ Laurent, oh mio dolcissimo vampiro… non devi temermi… ti giuro che
non avrei il coraggio di farti nessun male!” disse con una voce rassicurante,
mentre mi guardava abbassavo lo sguardo, mi dava fastidio che uno mi squadrasse
dalla testa ai piedi con tanta naturalezza e disinvoltura, però non avevo il
coraggio di dirgli nulla, mi limitavo soltanto a guardare altrove con un
leggero imbarazzo, “Immagino che ti serva dei vestiti!” continuò il vampiro, gli
risposi però soltanto con un minimo cenno del capo, Sifrit però non se la prese
e mi condusse al piano superiore nella sua stanza da letto, prendendomi sempre
per mano.
Mi fece accomodare sopra al
letto e poi mi porse dei vestiti abbastanza comodi per non dire stupendi, erano
cuciti con delle stoffe morbide, quelle vesti sembravano cuciti apposta per me,
mi stavano d’incanto mentre li indossavo, era un classico abito gessato con
pantaloni e giacca neri con una semplice camicia bianca. Vidi che Sifrit mi
guardava con uno sguardo penetrante, come se volesse dirmi qualcosa, ma non
riuscivo a capire bene le sue intenzioni.
Si sedette accanto a me e
mi prese le mani per portarle vicino alle sue labbra per baciarle, al solo tocco
di quelle labbra sulle mani provai un’eccitazione incredibile, ma frenavo con
tutto me stesso i miei istinti più perversi, il vampiro poi mi mise una mano
dietro la testa e mi fece avvicinare a lui e posò le sue labbra sulle mie
dandomi un bacio passionale, l’altra mano poi si spostò sul mio ventre che fu
accarezzato delicatamente, non riuscivo più a resistere a quei tocchi così
eccitanti e mi lasciai trasportare dal momento, qualcosa in me stava cambiando,
i miei artigli improvvisamente si allungarono, come per i capelli, non capivo
minimamente cosa mi stesse succedendo e cercai quindi di allontanare Sifrit da
me, lui non oppose resistenza e mi guardò con ammirazione e curiosità.
“ ti prego non guardami
Sifrit!” dissi con una voce supplichevole e tremante “allora è vera la leggenda
del demone incarnato in un corpo di un vampiro…” ribadì il vampiro.
Non potevo credere alle
parole di Sifrit, come poteva conoscere il mio segreto?! La trasformazione si
concluse in pochi istanti, i capelli, gli artigli e le zanne si allungarono ed
i miei occhi diventarono come quelli di un felino, lo potevo capire perché la
mia immagine si rifletteva sullo specchio davanti a me, Sifrit però non provava
nessun disgusto per me, anzi sembrava ammaliato, stregato e mi accarezzò il
viso per poi continuare da dove si era fermato, volevo porgli moltissime
domande, e prima o poi l’avrei fatto, ma non ora, il momento era troppo intimo
per farlo, Sifrit si mise sopra di me baciandomi tutto il corpo, misi le
braccia intorno al suo collo e con le unghie gli graffiai tutta la schiena, il
sangue scendeva a piccole gocce sopra le lenzuola, ma leccai le unghie per
poterlo assaporare.
La notte stava per finire,
ma il vampiro non mi lasciava un attimo di respiro, con una mano mi teneva da
dietro il collo, l’unica cosa che potevo fare era gemere dal piacere e
graffiargli il corpo assaporando così anche il suo sangue.
Il vampiro bramava come un
ossesso il mio corpo, non che la cosa mi dispiacesse, anzi, le sue mani si
muovevano delicatamente sul mio corpo, iniziavo ad acquisire più fiducia in
lui, ma il corpo che toccava non era il mio, ma quello di un demone! Detesto
questo corpo, perché doveva capitare a me? Forse Sifrit sapeva darmi qualche
risposta.
A un’ora prima delle prime
luci dell’alba Sifrit iniziava poco a poco a smettere, anche perché iniziavo a
sentire la stanchezza, volevo riposare finalmente in un letto.
Il vampiro probabilmente
capì il mio gesto, ma non mi sentivo di deluderlo, “ mio unico amore riposa, le
notti saranno infinite per noi… ma c’è qualcos’altro che non va, vero? disse
sedendosi nell’altro lato del letto.
“esatto, odio che tu mi veda con questo
corpo, ora capisco perché sono stato rinchiuso, ma non voglio più ritornare in
quel posto!!! Ti prego aiutami!” risposi con il cuore in gola aggrappandomi a
lui su un braccio. Sifrit sorrise così dolcemente da farmi abbozzare un sorriso
anche a me, “tranquillo non ti porterò più in quel posto… qualcosa
probabilmente potrò fare.. tu ora riposa… non temere… ma ricorda che sei
stupendo anche in questa forma!” ribadì dandomi un soffice bacio sulle labbra.
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