La creatura si lasciò cadere. Il respiro affannoso, singhiozzi a fior di labbra.
Posò i palmi al suolo e chinò il capo.
Era stanca. Era afflitta.
Prigioniera di quel sentiero scuro che percorreva ormai da giorni e giorni, tanto lungo da sembrare infinito.
Dov’era la luce? Si era spenta. Dov’era il calore? Si era estinto. Dov’era la pace? Si era dissolta.
Buio, freddo, dolore.
"Non ti arrendere. Non tutto è perduto."
La voce era poco più di un sussurro. Caldo, rassicurante.
Ma la creatura scosse il capo. Non le credeva.
Per lei, ormai, non c’era salvezza.
Solo sofferenza, un infinito estendersi di
tenebre.
"Non lasciarti piegare. Alzati."
"No."
"Perché?"
"Perché è inutile continuare."
"Non è così, e lo sai."
"Non ho più la forza di combattere."
"Non mentire a te stessa."
La creatura alzò di scatto il capo,
in un impeto di rabbia.
Voleva solo essere lasciata
sola, con il suo tormento, nel suo buio.
Un pensiero scaturì, tagliente. "Che cosa vuoi?"
"Aiutarti."
"E chi sei?"
"Sono il Demone Bianco. Ho percepito il tuo dolore e volevo parlarti."
La creatura non si mosse. Battè le palpebre, mentre la rabbia scemava e la curiosità aumentava.
Non vedeva nulla. Solo l’oscurità.
"Sono le tenebre delle tue paure ad accecarti. Sconfiggile."
La creatura sospirò e chiuse gli occhi. Divenne conscia della violenza del suo dolore.
Come il fragore di una tempesta, delle onde violente che si infrangono sugli scogli.
Solo il suo respiro, nel buio. Solo i battiti lenti del suo cuore. Sola, in mezzo al mare.
"Cerca la luce che è in te."
"Aiutami.."
"Non posso. Posso solo indicarti la via. Verso il faro che ti guiderà oltre la tempesta."
La creatura sospirò. "Allora che sia."
Rievocò i ricordi della luce contro quel buio soffocante, e strinse gli occhi. Fiducia...doveva fidarsi voleva fidarsi. Infine, comandò in un pensiero.
"Mostrati!"
"..Sono qui."
Il Demone le sorrideva. Ora che lo vedeva, gli appariva come qualcosa di profondamente alieno. Sembrava esistere e non esistere al contempo. Una presenza sfuggevole, un eco di una vita oramai dimenticata.
"Parlami. Dimmi cosa devo fare.
Mi sento persa, Demone Bianco."
"Ma non lo sei. Io sono un Demone Bianco, ed appartengo all’oscurità. Ma tu..tu non sei come me."
"Sei uno spirito di fuoco, che non smetterà mai di cercare. Io ti vedo. Vedo la tua fiamma bruciare, con energia tale da far tremare la mia essenza..."
"Demone Bianco… Indicami la via. Non riesco a vederla."
"Ma la conosci. Ritrova la forza, ritrova il coraggio, Fenice. Risorgi dalla tue ceneri, e riprendi il volo.
Và, adesso!"
La creatura sentì quelle parole imperiose vibrare attraverso l'oscurità, fino a lei. Le sue vene s’incendiarono, le ferite smisero di dolerle.
Un getto di nuova forza la rinvingorì, permettendole di sollevarsi.
Di colpo, le tenebre intorno a lei tremarono e si allontanarono. Tutt'intorno, s'innalzarono luce, e fiamme ruggenti.
Vi fu un lampo dorato, sopra di lei, ed apparì un cielo terso e sconfinato.
La Fenice lanciò un gridò di gioia, e si librò in volo, impaziente di solcare la volta celeste.
"Vola, vola lontano, giovane Fenice risorta, e fa bruciare la tua fiamma perchè altri possano vedere... ..ci rincontreremo, un giorno.. ..quando verrà la fine del tempo..."
La Fenice udì quel sussurro, labile, morente, e lanciò un nuovo grido, che suonava come una promessa.
Si, alla fine del tempo, sarebbe tornata e avrebbe gettato luce per quel Demone Bianco, solo nell'oscurità. |