The
Ferret and the Half-Blood
La
musica aveva sempre avuto lo straordinario potere di riuscire a calmarla,
facendo sì che nella sua testa non passasse altro.
Era
la sua canzone preferita che ascoltava ogni volta che litigava con uno dei suoi
migliori amici.
Era
la sua canzone preferita che ascoltava ogni volta che tornava in camera dopo un
loro incontro.
“Mezzosangue”
Avrebbe
voluto della musica da ascoltare anche in quel momento.
Si
sentiva così triste, così distrutta. E non voleva ascoltarlo. Non in quel
momento.
“Mezzosangue
guardami!”
Fece
finta di non averlo sentito. Forse si sarebbe volatilizzato. Forse sarebbe
andato via lasciandola.
Ma
il problema era che lei non voleva essere lasciata da lui.
Era
iniziato tutto per sbaglio. In un modo così assurdo.
Tanto
da sembrare impossibile.
Erano
in punizione quel giorno. Per la prima volta in sette anni, Hermione Jean
Granger era in punizione, assieme al suo peggior nemico di sempre, Draco Lucius
Malfoy.
Avevano
litigato nel corridoio del settimo piano, lanciandosi incantesimi di disarmo e
di attacco.
La
professoressa McGranitt era stata richiamata da Gazza e li aveva subito messi a
pulire i trofei dell’intera Hogwarts.
Stranamente
erano riusciti a non insultarsi per un’intera serata.
Avevano
parlato, un po’ delle loro vite, un po’ dei loro sogni.
E
Hermione aveva conosciuto un nuovo Draco, molto diverso da quello che camminava
per i corridoi con il solo scopo di insultarla.
Avevano
iniziato a vedersi nella Stanza delle Necessità, dapprima per continuare a
parlare, ma successivamente l’attrazione si era fatta più potente, tanto da
togliere il fiato.
E
lei si era innamorata.
“Mezzosangue
è già abbastanza difficile …”
Erano
sdraiati su quell’enorme letto bianco, vicini eppure così lontani.
“Hermione
non mi fare questo …”
Forse
anche lui stava soffrendo per davvero. Forse non erano tutte menzogne quelle
che uscivano dalla sua bocca. Forse … erano troppo quei forse.
“Non
potremmo mai essere davvero felici. Nessuno dei tuoi mi accetterebbe e nessuno
dei miei lo farebbe con te. Litigheremmo in continuazione … dopotutto lo
facciamo anche adesso”
Si
stava arrampicando sugli specchi.
A
lei non importava nulla di ciò che pensavano gli altri. Lei voleva solo stare
con lui.
“So
cosa stai pensando: cosa te ne frega degli altri? L’importante siamo noi. No,
piccola, non è così. Ho imparato a conoscerti e so che se c’è una cosa che ti
fa star male è la delusione sul volto dei tuoi amici. A Potter e Weasel
verrebbe un infarto!”
Aveva
ragione. Era inutile negarlo, aveva maledettamente ragione.
Le
facevano male persino le occhiate sospettose che Harry le lanciava ogni volta
che tornava dalla Stanza delle Necessità. Avrebbe voluto metterli al corrente
di ciò che stava facendo.
“Non
mi arrendo” sussurrò, piantando i suoi occhi in quelli di Draco.
“Devi”
rispose lui, accarezzandole la guancia con l’indice.
Ci
stava male anche lui.
Hermione
era la cosa più bella che gli fosse mai capitata in tutti quegli anni.
E
doversene separare era orribile.
Sentiva
già lo squarcio nel petto.
Ad
un tratto lei si alzò, raccattando i suoi vestiti per la stanza. Aveva uno
sguardo fiero e determinato in volto, ma gli occhi erano lucidi e la sua voglia
di piangere si vedeva a miglia di distanza.
Si
vestì in fretta e lo squarcio nel petto di Draco era sempre più doloroso.
Una
volta sulla porta, la Gryffindor si girò a guardarlo.
“Io
non mi arrendo”
E
se ne andò, lasciandolo solo.
Con
quel suo squarcio.
Ronald
e Harry l’aspettavano in pigiama, nella Sala Comune di Griffyndor. Stavano
giocando una partita a scacchi, annoiati. Sbadigliavano in continuazione e
Ginny era già caduta tra le braccia di Morfeo, appoggiata sulla spalle di
Harry.
Vederli
insieme, così teneri e innamorati, le fece venir voglia di far uscire tutte
quelle lacrime che si teneva dentro.
Non
appena il ritratto della Signora Grassa si chiuse alle sue spalle, i suoi due
migliori amici si girarono a guardarla, sorridenti.
“Mione!”
esclamò Harry, sorridendo apertamente.
“Vieni
a sederti!” disse invece Ronald, battendo la mano sullo spazio vuoto accanto a
lui.
Fu
tentata di andare a far parte di quell’idillio, ma il suo cuore non glielo
permetteva.
“Scusate,
sono stanca” sussurrò, dirigendosi verso il suo dormitorio.
Non
ebbe il coraggio di girarsi e vedere le loro espressioni.
Sapeva
cosa ci avrebbe trovato.
E
non era pronta.
Non
in quel momento.
Non
dopo quello che le era successo.
Aveva
gli occhi gonfi e arrossati, quando quella mattina si alzò dal suo letto.
Ringraziò il cielo che fosse domenica, perché altrimenti sarebbe stata
costretta ad assentarsi dalle lezioni.
Forse
le era venuta la febbre, perché sentiva la fronte abbastanza calda.
Tremando
si alzò, per andare a sciacquarsi il viso. L’acqua fredda le avrebbe fatto
bene.
Una
volta finito di lavarsi afferrò un paio di jeans scuri e una maglietta nera
dall’armadio, ma sentendo freddo prese anche una felpa grigia abbastanza
pesante.
Tremava
e non riusciva a smettere.
Scese
in sala Comune, trovando la sua migliore amica ad aspettarla.
“Herm!
Scusa per ieri … ma ero stanchissima!” disse, correndo ad abbracciarla.
Se
avesse potuto scegliere una sorella, avrebbe scelto senz’altro lei.
“Tranquilla,
anche io ero stanchissima e sono subito andata a letto”
Il
Castello sembrava esser diventato un altro quella notte. Tutto era di
un’orrenda tonalità di grigio, che le faceva gelare il sangue nelle vene.
Ma quel grigio veniva dai suoi
occhi.
In
Sala Grande ogni studente appartenente ad una delle quattro Case, era seduto al
proprio tavolo, scherzando e ridendo con i propri amici.
Eppure
lei vi leggeva della malinconia in ogni gesto.
In
ogni sguardo.
“Buongiorno
ragazze!”
Harry
si sbracciò dal suo posto al tavolo dei Griffyndor, attirando l’attenzione di
una buona parte della Sala. Da perfetto timido qual’era, arrossì di botto,
abbozzando sul suo viso un piccolo sorriso di scuse.
Ginny
sembrò sciogliersi a quella vista e, lasciando sola la sua amica, corse dal suo
innamorato, gettandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio
soffocante.
Hermione
sentì il cuore fermarsi nel petto.
Tutto attorno a lei era saturo
d’amore.
Gli
Slytherin si misero a fischiare dal loro posto e alcuni finsero addirittura di
vomitare.
Tranne
lui.
Hermione
lo cercò con lo sguardo, trovandolo fisso nel suo.
Crack.
Arrenditi,
diceva la sua espressione.
Amami,
i suoi occhi.
E
lei scelse gli occhi.
Nessuno
sembrò farci caso.
Erano
tutti impegnati a salutarsi per l’ultima volta sulla banchina del treno.
I
genitori cercavano di tirarli via, chi sorridendo, chi sbattendo impaziente il
piede a terra.
Ma
nessuno di quei ragazzi voleva andare via.
Era
passato un altro anno, e con esso era arrivato il tempo di lasciare la scuola,
per alcuni studenti.
Griffyndor, Hufflepuff, Ravenclaw e Slytherin.
Ognuno
di loro, chi con un leggero cenno del capo, chi con un abbracciò, si
salutarono.
Ma
nessuno fece caso a loro due.
Camminavano
a testa alta, sorridenti, gli sguardi innamorati che si cercavano.
Le
mani intrecciate.
Griffyndor
e Slytherin.
Hermione
e Draco.
La
Mezzosangue e il Furetto più famosi di Hogwarts.
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M Y
S P A C E
E rieccumi!!
A meno di quattro giorni riposto … mmm .. piccolo record!
Allora,
chi mi conosce sa senz’altro che io amo questi due.
Ho iniziato
ad amarli più o meno in questo periodo due anni fa.
Allora
frequentavo EFP solo come utente non loggato.
Se adesso
c’ una pazza in più che scrive Dramioni, vi tocca ringraziare piperina e la sua Feelings’ Slave –
Debito d’Amore. Adoro quella storia!
Mmm …
che altro dire: mi piace particolarmente questa. È nata così … non avendo greco
da fare!
Alla prossima!
P.S.
Recensite!!!!
E piove…scappa~