A
Rob.
Be’,
sono schifosamente in ritardo, ma famo finta de nulla
ù_ù
Fortunatamente
non lo sono mai troppo per dirti che ti voglio un mondo di bene, ma
questo lo
sai ♥ (Bleah, schifosamente melensa oggi. Nah, non solo
oggi, vero? ♥ XDDD)
Quindi di nuovo un buon compleanno,
tesoro (l’unica in grado di farmi scrivere una
KyoHaru, ricordo) ♥ Mi
sarebbe piaciuto fare di più, ma temo che avrei la stessa
sensazione anche se
scrivessi la Divina Commedia. Quindi boh .-. Be’, mi conosci!
XD
Finisco
lo sproloquio, sì, tanto faccio schifo anche con le dediche
(però questa è
speciale!).
X3
Shadowing
Dopo praticamente un anno di
frequentazione dell’Ouran, c’era una cosa che
Haruhi continuava ancora a
domandarsi, ed era una di quelle domande esistenziali che non la
lasciavano in
pace; ovvero chi fossero le principesse fan del fantomatico Re
dell’Ombra
dell’Host Club.
Se infatti Tamaki rimaneva pur
sempre il più gettonato tra le ragazze, tutti gli Host
avevano il loro bel
gruppetto di sostenitrici e persino Haruhi poteva vantare il suo
discreto
successo dovuto alla spontaneità e alla sua
ingenuità… Ma Kyoya?
L’erede Ootori, infatti, non era
mai stato visto intrattenere attivamente delle ragazze. Che non avesse
ammiratrici?
«Oh, ovvio che ne abbia», le
rispose Kaoru.
«Sì, so che parla con le ragazze
del club, però non l’ho mai visto sedersi ad un
tavolino e prendere un tè con
loro, ecco quello che intendevo», ribatté Haruhi,
fissando da lontano il re
nell’ombra prendere appunti sulla sua agenda.
«Voglio dire, a parte Renge non
ho mai visto una ragazza dichiararsi oppure dire chiaramente di
preferire lui
al resto degli Host…»
«Questo è perché in realtà
è
molto timido», si intromise Tamaki, pienamente convinto.
Hikaru e Kaoru si
guardarono e scoppiarono a ridere fragorosamente, accasciandosi a terra
e
cominciando a battere i pugni sul pavimento.
«Ahahah, Tono! Questa
sì che è bella!», esclamarono, con le
lacrime
agli occhi.
«Ma è vero!», replicò Tamaki,
irritato.
«Ma Kyo-chan non chiederebbe mai
ad una ragazza di uscire, a meno che da questo non ne derivassero dei
vantaggi…
Non è così, Takashi?»
«Ah», rispose Mori-senpai. I
gemelli si rialzarono da terra, smettendo di ridere e sorridendo
solamente.
«Haninozuka-senpai ha ragione.
Kyoya-senpai è gentile con tutte le nostre clienti, ma
probabilmente accetterebbe
di uscire con loro soltanto se ne ricavasse un qualche beneficio di
sorta… Per
il resto, preferisce farci pubblicità e vendere nostri
gadget, sfruttando noi»,
rispose Kaoru, e Honey si fece pensieroso.
«Chissà cosa risponderebbe se
glielo chiedessi tu, Haru-chan…»,
mormorò, e per un attimo tra i sei regnò il
silenzio totale. Poi Tamaki e gli Hitachiin’s Brothers
iniziarono a piangere
per il troppo ridere, mentre Haruhi era rimasta sconvolta dalla
proposta.
«Ah, Haninozuka-senpai ha un
grande senso dell’umorismo», singhiozzò
il Lord, asciugandosi gli occhi. «Kyoya
uscire con la nostra bambina! Temo di averle sentite proprio
tutte…»
I gemelli si guardarono sornioni
e si misero ai lati della ragazza.
«Ne, Haruhi, cosa ne dici di
chiederglielo veramente?»
«Co- NO! Nonononononono, assolutamente
no!», strillò lei,
indietreggiando lentamente.
«Ma sì, Haruhi, fallo, tanto ti
direbbe sicuramente di no. Non potrebbe mai uscire con sua figlia, lo
conosco!»
«Haruhi, Haruhi, fallo, dai!
Fallo per noi!»
Et voilà, il gatto ed il topo.
Anzi, i gatti ed il topo.
«Vi ho detto di no!»
Un’ora e due ricatti morali più
tardi – che comprendevano un buffet gratuito di prelibatezze
da ricchi e
l’abbassamento di un quarto del suo debito contratto con
l’Host Club – Haruhi
si stava dirigendo verso Kyoya come una vittima verso l’ara
sacrificale.
L’unica cosa che la rincuorava è che i gemelli
avevano ragione: lui non avrebbe
mai accettato un suo invito, dal momento che non aveva nessun interesse
specifico
ad uscire con lei. Sicuramente non poteva essere attratto dalle sue
ricchezze o
dalla sua potenza economica!
«Ehm, Kyoya-senpai…»,
balbettò,
in difficoltà.
«Sì, Haruhi?». Kyoya sollevò
lo
sguardo dalla schermata del pc e lei sognò di voltarsi e
scappare. «Devi dirmi
qualcosa?»
«Ehm, sì… Ti… Ti andrebbe di
uscire con me?», sputò fuori, cercando con lo
sguardo una pala per sotterrarsi
immediatamente. Tanto, lì dentro c’era sempre di tutto!
«Quando?», rispose lui, tornando
a trafficare con la posta elettronica. Poco ci mancò che
alla ragazza cadessero
le braccia.
«… Stasera?», propose. Non aveva
nemmeno pensato che lui potesse acconsentire, figurarsi se aveva
programmato il
giorno!
«Va bene», rispose lui. Non
udendo risposta, tornò a guardarla e lei si riscosse dalla
trance in cui era
caduta.
«Ah. Bene», replicò lei,
voltandosi e camminando come un automa verso il gruppetto che
l’attendeva
dall’altra parte della classe.
«Haru-chan, Haru-chan, cosa ti ha
detto?», le domandò subito Honey, notando la
rigidità dei suoi movimenti.
«Lui… Lui, ecco…»
«Oh, povera Haruhi, non
preoccuparti della bruschezza della tua okaa-san, l’ha fatto
solamente per
preservare la purezza e l’innocenza della sua
piccola…», cercò di consolarla
Tamaki, appoggiandole un braccio intorno alle spalle. Lei lo
guardò
frastornata.
«Veramente ha detto di sì…»
***
«Kyoya, non puoi!», urlò per
l’ennesima volta Tamaki lungo i corridoi ormai deserti
dell’Ouran. Ancora non
riusciva a capacitarsi di come fosse potuto accadere: che Kyoya fosse
frustato
dalla poca attenzione che lui gli dedicava e stesse cercando di
attirare la sua
attenzione in quel modo?
«Perché non posso?», si
limitò a
domandare l’altro, serafico.
«Perché… Perché…
Perché non puoi
uscire con lei! Sarebbe un incesto, andresti in galera!»,
esclamò Tamaki, ormai
in lacrime. «Recheresti la peste nella nostra scuola e per
risolverla dovresti
andartene con i frutti del vostro amore, mentre lei si suiciderebbe per
la
disperazione e tu dovresti accecarti per non vedere oltre
l’orrore da te provocato!»
«Tamaki, temo che tu stia
confondendo la storia. Giocasta ed Edipo erano madre e figlio,
dopotutto».
Tamaki spalancò la bocca,
fissandolo sconvolto.
«Vorresti dirmi che saresti
disposto a compiere un incesto con tua- con nostra
figlia?!»
Kyoya spense sorridendo la
schermata del suo portatile.
«Sapevi che i faraoni egizi si
sposavano fra consanguinei?»
E lo lasciò nel corridoio,
boccheggiante e in ginocchio, avvolto da un nero manto di depressione
ed
incredulità.
***
Tre
ore dopo…
«Va bene, questo è il piano», disse
Tamaki, improvvisatosi stratega, rivolto agli altri che pendevano
letteralmente
dalle sue labbra. «Li seguiremo!»
Tre mascelle caddero per terra,
mentre Mori confermò la sua aria impassibile di sempre.
«Sì, Tono… Mi spiace deluderti,
ma temo non sia sufficiente. Insomma, è sempre di
Kyoya-senpai che stiamo
parlando! Non possiamo semplicemente pensare di seguirlo!»
«Ma è l’unica cosa che possiamo
fare per essere sicuri che non si approfitti della nostra
Haruhi!», ribatté
Tamaki con enfasi. «E poi sono arci-sicuro che Kyoya non
sospetterebbe mai una manovra
del genere da parte nostra… È una mossa troppo
intelligente».
I gemelli si guardarono
perplessi, ma nessuno degli altri osò contraddire il loro
Lord.
«Va bene, e quindi cosa dovremmo fare?
Attaccargli una microspia e visionare i suoi movimenti dal
satellite?», domandò
Kaoru, pensieroso.
«Assolutamente no! Se ne
accorgerebbe subito», rispose
l’altro con sufficienza. Honey assunse
un’espressione perplessa e diede adito
ai suoi dubbi:
«Ne, Tama-chan… Non credi che a
maggior ragione si dovrebbe render conto di quattro persone che lo
seguono?»
«No! Perché lui si aspetterebbe
qualcosa di scontato come questo, chi penserebbe mai ad un vero e
proprio
pedinamento vecchio stile? Come nei telefilm che piacciono tanto ai
plebei!», e
qui il Lord iniziò a blaterare come suo solito sul
fantastico mondo del
popolino.
«Kaoru, penso proprio che ci
divertiremo stasera…»
E l’unica risposta che ricevette
Hikaru fu un sorriso complice e, a dirla tutta, abbastanza inquietante da parte del gemello.
***
Haruhi non era ancora riuscita a
capacitarsi di ciò che era successo. Continuava a fissare
piuttosto sconcertata
il proprio riflesso allo specchio del bagno, sperando forse che lei e
la
ragazza dall’altra parte riuscissero a scambiarsi di posto e
lei non dovesse
essere costretta ad andare a quell’appuntamento. (*)
Per tutti i tonni pregiati del
mondo! Lei non diceva sul serio quando gli aveva proposto di uscire, e
che
diamine! Dove l’avrebbe portata, ai confini del mondo? Alle
porte dell’inferno?
Con lui tutto era possibile…
«Tesoro, io vado!», disse suo
padre, sistemandosi la borsa sulla spalla e schioccandole un sonoro
bacio sulla
fronte.
«Va bene, papà…»,
mormorò lei,
distratta. Ranka si avviò sculettante verso la porta di
casa, ma prima di
uscire, sghignazzante, si voltò e disse: «E vedi
di non fare troppi danni,
stasera!»
Haruhi nemmeno si chiese come
facesse ad esserne al corrente. Con il senpai di mezzo, era davvero
meglio non sapere. Si
massaggiò perplessa la
fronte, pensando che non aveva la più pallida idea di come
vestirsi, dato che
non era a conoscenza della destinazione finale. Forse era meglio
qualcosa di
leggero, però: si sa che all’inferno fa sempre un
gran caldo.
Suonarono alla porta, e Haruhi
immaginò che suo padre si fosse accorto di aver lasciato le
chiavi a casa, cosa
che avveniva piuttosto spesso. Quando aprì, tuttavia, si
accorse di aver
sbagliato le sue considerazioni; davanti a lei c’era una
giovane donna, poco
più alta di lei, con un sorriso entusiasta sul volto.
Sembrava quasi in
adorazione.
«Desidera…?», chiese Haruhi,
esitante.
«Tu sei Fujioka-san, non è
così?»,
domandò l’altra, con il sorriso che si andava
velocemente allargando.
«Sì, sono io», rispose.
«Ah, lo sapevo! Non sai quanto sono
contenta di conoscere la fidanzata di mio fratello!»,
squittì la donna,
abbracciandola di slancio, quasi soffocandola. «Posso
entrare, vero?»
Haruhi fece segno di sì,
sconvolta. Soprattutto perché l’altra era
già entrata in casa. Era la fidanzata di qualcuno?
E da quando?
«Mi scusi, temo ci sia un errore…»,
provò a dire, sperando che quello fosse solo un brutto
sogno.
«Tu non sei Fujioka Haruhi?»,
domandò l’altra, voltandosi a fissarla confusa.
Lei fece segnò di sì con la
testa. «Allora nessun errore, sei proprio tu la persona che
cercavo»,
ridacchiò, e solamente allora Haruhi notò le
enormi borse fresche di boutique che
l’altra portava al braccio. Oh! Possibile che…?
«Potrei sapere il suo nome?»,
chiese con voce flebile, iniziando ad intuire la verità.
«Oh, sì, sì, scusa! Sono Ootori
Fuyumi, ma chiamami pure onee-chan!»
«Non credo di esserne in grado»,
mormorò Haruhi, accasciandosi sul piccolo divano del
salotto. Avere la sorella
del suo senpai in casa era più pericoloso che tenere una
bomba ad orologeria
sotto al letto. Soprattutto quando la suddetta parente sembrava avere
lo stesso
entusiasmo di una fan girl in venerazione! «Temo ci sia un
errore», ripeté,
scegliendo con cura le parole da utilizzare: poteva saltare in aria da
un
momento all’altro. Fuyumi la guardò perplessa,
sbattendo un paio di volte le
palpebre sugli enormi occhioni scuri. «Io non sono la
fidanzata di Kyoya-senpai»,
continuò, con lentezza, sperando di disinnescare il
meccanismo. Era il momento
più delicato di tutto il processo, lo sapeva bene.
Fuyumi la fissò ancora per un
po’, prima di scoppiare a ridere.
«Sì, sì, lo so, ora non si dice
più fidanzati… Devi scusarmi, non frequento
più il liceo da qualche anno, ormai»,
ridacchiò, minimizzando con un gesto della mano.
«Ma in realtà…»,
tentò di dire
Haruhi, prima di venire interrotta:
«Oh, come è tardi! Dobbiamo
iniziare a prepararci, Haruhi-chan! Sono qui proprio per
questo!»
La ragazza guardò il suo
orologio: mancavano ore prima dell’appuntamento. Ore.
Sarebbe stato un lunghissimo, estenuante
pomeriggio.
***
Fuyumi aveva fatto un ottimo
lavoro, notò Kyoya con soddisfazione. I capelli erano stati
lasciati corti, e
questo gli ricordò il loro primo appuntamento
“involontario” di mesi addietro,
quando si erano incontrati al supermercato. L’abito che sua
sorella le aveva
scelto era estremamente semplice: l’unica donna della
famiglia Ootori aveva
capito perfettamente come la sobrietà le si addicesse meglio
di qualsiasi pizzo
e merletto.
O meglio, come il fratello
l’avrebbe apprezzata di più in quelle vesti.
La ragazza si avvicinò e Kyoya
riuscì a vedere chiaramente l’aria concentrata e
seria, quasi preoccupata, sul
suo volto. Si chiese remotamente se fosse messa in
difficoltà proprio dalla sua
presenza.
«Qualcosa non va, Haruhi?», le
domandò, sentendo il suo sopracciglio contrarsi appena, pur
mantenendo una
maschera di serena impassibilità.
«Ehm…». Haruhi era in procinto di
rispondere, poi sembrò ricordarsi di qualcosa e le sue
labbra tornarono mute. «Nulla,
senpai».
Kyoya rimase in silenzio; si
sentiva contrariato, ma d’altra parte ora voleva
assolutamente scoprire cosa
gli stesse nascondendo la ragazza. Per quale motivo fare tanto la
misteriosa?
Attese che entrasse nella
limousine per entrare anche lui nella vettura, mentre
l’autista chiudeva la
portiera e tornava al suo posto.
«Dove… Dove siamo diretti?», si
decise a chiedere lei, sperando mentalmente che quella loro uscita non
comprendesse viaggi in jet privati ed espatri all’estero,
dato che non aveva
con sé i documenti di identità, e rincuorandosi
da sola: era impossibile.
Un momento: conoscendo
Kyoya-senpai ed i suoi ottimi
rapporti con il padre tutto era possibile!
Il re nell’ombra dell’Host Club
ghignò sottilmente.
«Pensavo all’Outo Theatre, se ti
piace l’idea: danno la rappresentazione de Il
ponte di pietra (**)».
Haruhi si fece pensierosa:
eppure, aveva già sentito il nome di quel teatro…
Ma dove?
«Per me va bene», rispose,
lisciandosi una piega del corto abito nero e giocherellando con la
sciarpa di
seta nera. C’erano troppe stranezze nell’aria, come
il fatto che l’ultimogenito
degli Ootori non stesse trafficando come suo solito su un palmare o
un’agenda…
«Signore», intervenne una voce
dall’abitacolo della limousine, seguita da un
tossicchiamento. «I… I cacciatori
di procioni (***) ci stanno seguendo».
Haruhi spalancò gli occhi,
sorpresa. Cacciatori di procioni in
città?
Kyoya sorrise.
«Procedi pure con il piano B»,
rispose.
«Come desidera, signore», rispose
Tachibana. La ragazza guardò Kyoya, in attesa di risposte,
ma lui si limitò a
dire, scrollando le spalle:
«Cacciatori di frodo. Non li
sopporto».
Ah be’, se lo diceva lui…
***
«Cosa significa che la strada è
bloccata?», sbraitò Tamaki al suo
autista, agitandosi sul sedile.
«Si è appena verificato un
incidente poco più avanti: sembra che un uomo si sia gettato
sotto ad una
macchina, hanno interrotto temporaneamente il traffico per facilitare
l’arrivo
dell’ambulanza e medicarlo; nel frattempo non possiamo far
altro che aspettare».
«Ma così li perderemo!», si
lamentò Hikaru, mentre Honey fissava con le lacrime agli
occhi il luogo
dell’incidente.
«Dite che si sarà fatto molto
male?», chiese agli altri, e di nuovo l’autista
rispose per dare delucidazioni
in merito.
«Non credo… L’impatto non mi
è
sembrato molto forte, ma ciò che mi lascia perplesso
è la dinamica
dell’incidente: come se l’uomo si sia gettato
volontariamente sotto la
macchina, ma questa abbia iniziato a rallentare molto prima di poter
capire le
sue intenzioni… È molto strano».
Honey annuì, mentre un lieve
sorriso di comprensione si disegnava ora sulle sue labbra.
«Tama-chan, Tama-chan, cosa
possiamo fare ora?»
«Hikaru! Kaoru! Chiamate
immediatamente per avere un elicottero, ora!»
«Sì!», si misero immediatamente
sull’attenti i gemelli, prendendo in mano il cellulare e
iniziando il giro di
chiamate. Honey guardò Morinozuka: avrebbe scommesso che
anche le vie aeree
erano state interdette per qualche misterioso motivo.
Ovviamente, non si sbagliava.
***
«Siamo arrivati, signore».
L’autista fermò la limousine e
andò ad aprire la portiera dalla parte della ragazza.
Ragazza che guardò
piuttosto perplessa l’asfalto sotto di sé. Fece un
profondo sospiro e si
mordicchiò le labbra prima di risolversi a scendere dalla
vettura, barcollando
appena. Kyoya, sceso dietro di lei, capì finalmente il
motivo di tanti pensieri
e gli venne quasi da ridere; l’avrebbe anche fatto,
ovviamente se non fosse
stato un Ootori.
«Problemi con i tacchi?», le
domandò all’orecchio una volta congedata la
macchina. Lei avvampò, ricordandosi
qualche strano monito (uno dei tanti) datole da Fuyumi-san. Comprendeva
anche
il fatto di soffrire in silenzio.
«Ehr… No, assolutamente», rispose
lei, pregando che i suoi tacchi dodici non l’abbandonassero
all’improvviso. Non
sapeva perché, ma aveva il terrore di quei cosi;
e pensare che secondo la sorella del ragazzo – futura
cognata, amava definirsi
lei – erano addirittura bassi!
Kyoya non commentò, ma la sua
lieve espressione soddisfatta era più eloquente di mille
parole, soprattutto
agli occhi di Haruhi.
«Ciò significa che se ti
chiedessi di attraversare la strada saltellando su un piede solo
riusciresti a
farlo senza problemi?»
La ragazza roteò gli occhi al
cielo e non rispose: Dio, quanto sadismo in un’unica persona!
Si avviò da sola
verso la mastodontica facciata dell’Otou Theatre, illuminata
a giorno: si fermò
incantata a guadarla, chiedendosi remotamente perché i
ricchi avessero sempre
tutto quel bisogno di esagerare in
qualsiasi cosa facessero, dicessero o costruissero.
«Vuole darmi il braccio,
signorina?», le chiese ironicamente Kyoya, raggiungendola e
fermandosi accanto
a lei. Haruhi sospirò e lo accontentò, quindi
entrarono insieme nell’enorme
edificio.
***
«Sì, sono senz’altro un
genio»,
disse per la quarta volta Tamaki in quella serata. Avendo perso di
vista la limousine
di Kyoya e non potendo usufruire di elicotteri, aveva pensato bene di
chiamare
casa Ootori per parlare con Fuyumi, sperando che potesse sapere
dov’era andato
il fratello. Lei gli aveva riferito che l’aveva sentito
parlare di un certo teatro,
al telefono: sicuramente doveva trattarsi di quello della prefettura
opposta a
quella verso cui erano diretti.
«Tono, secondo me stiamo
sbagliando qualcosa», borbottò Hikaru, mentre il
gemello si strofinava
pensosamente il mento.
«Impossibile! Il mio intuito non
sbaglia mai!», rispose il Lord, portandosi
melodrammaticamente una mano alla
fronte.
«Tama-chan, Tama-chan, ma
Kyo-chan non avrebbe mai detto ad anima viva la sua
destinazione… Non è da lui!»
«Haninozuka-senpai ha ragione,
Tono», prese le sue parti Kaoru. «È
tutta la sera che ci penso… Perché prendere
la strada opposta alla meta?»
«Ma per confonderci, ovvio! E ora
godetevi il viaggio, stiamo assaporando il brivido di un trasporto da
plebei,
non capiterà più!»
Gli altri quattro scossero la
testa (o meglio, Mori-senpai si limitò a corrucciare
lievemente le
sopracciglia) ricordando la scena di mezz’ora prima. Il Lord
li aveva costretti
a scendere dalla limousine, fare quei pochi metri per superare il luogo
dell’incidente a piedi e, una volta trovatisi sani e salvi
dall’altra parte,
bloccare un taxi e salirci (in cinque!) all’urlo di: “Tassista, segua quella
macchina!”. L’autista in questione si era
girato, piuttosto seccato, e aveva domandato a Suou se per caso
credesse di
essere in un telefilm americano. Tamaki avrebbe voluto ritirarsi in un
angolino
a fare cerchietti per terra, ma il poco spazio che c’era non
gliel’aveva
permesso: anche se Mori aveva preso il posto accanto
all’autista stesso, dietro
rimanevano in quattro a condividere lo spazio di tre.
«Tama-chan,
Tama-chan, quale teatro troveremmo se seguissimo la direzione di
prima?»,
continuò Honey. Tamaki si fece pensieroso e poi
scoppiò a ridere.
«Solamente l’Otou Theatre, ed è
la dimostrazione che non può essersi diretto lì: è proprietà della mia
famiglia!»
«…», fu il commento di
Mori-senpai.
«Autista, giri immediatamente la
macchina!», fu quello dei gemelli.
***
Effettivamente, il terzogenito
degli Ootori non l’aveva portata all’inferno,
però ci si era avvicinato. Chissà
se era stata una mera coincidenza che in quei giorni ci fosse la
rappresentazione di un dramma sui demoni.
Anche se doveva ammettere che
Kyoya sapeva essere più spaventoso di qualsiasi
manifestazione terrena
demoniaca, se solo l’avesse desiderato.
«L’hai mai visto?», le chiese
Kyoya, una volta sedutisi davanti al palco di legno. Haruhi fece cenno
di no, e
fu allora che si rese conto che quei posti erano veramente ottimi. Come
diamine
era riuscito a procurarseli con solo poche ore di anticipo…?
«È molto celebre,
e questa compagnia dovrebbe essere una delle migliori in giro, se non
la
migliore», continuò lui, sistemandosi meglio sulla
poltroncina.
«Non avrebbe potuto essere
altrimenti», si lasciò sfuggire Haruhi, e Kyoya
sorrise.
«Stiamo pur sempre parlando di un
Ootori. Sarebbe strano se non avessi programmato tutto nei minimi
dettagli,
d’altronde».
***
«La rappresentazione è già
iniziata, non possiamo entrare», riferirono i due gemelli, di
ritorno dal giro
di ricognizione. Tamaki assottigliò gli occhi, mentre
tentava di capire cosa
potesse fare. Sicuramente, dentro al teatro, attorniata da tutta quella
gente,
la sua Haruhi non poteva essere in pericolo… Poi, si
ricordò con chi aveva a
che fare. Kyoya.
«Dobbiamo entrare, dobbiamo
entrare!», ululò, avventandosi contro le porte a
vetri dell’entrata;
fortunatamente i gemelli riuscirono a placcarlo prima che potesse fare
qualche
pazzia.
«Tono! Ormai non c’è
nient’altro
da fare, possiamo solo aspettare che il dramma finisca e che loro
escano per
seguirli ancora; abbiamo già chiamato la limousine,
sarà qui fra poco».
«Sì, ma… Ma…»
«Tama-chan, sono sicuro che Kyo-chan
uscirà da quella porta! Dobbiamo solamente
attendere… E vorrei tanto una fetta
di torta…»
«Mitsukuni, c’è una pasticceria
qui vicino», disse Mori, sempre pronto ad esaudire gli
improvvisi sbalzi di
glicemia del cugino. Cugino che lo guardò adorante per
quell’affermazione.
«Oh, vi prego, andiamo a prendere
qualcosa di dolce, vi prego, vi prego!»
Nessuno sapeva resistere agli
occhi dolci di Honey, figurariamoci Tamaki.
«Però… Perderemo di vista
l’entrata del teatro…»,
mormorò flebilmente.
«Oh, ma saremo di ritorno prima
che escano, lo prometto!»
«… Andiamo…»
***
«Senpai, perché stiamo usando
l’uscita di sicurezza?», domandò
perplessa Haruhi, osservando Tachibana,
apparso dal nulla, scortarli fino alla limousine.
«Una piccola precauzione, Haruhi.
Piuttosto, non ti va di andare a mangiare qualcosa?»
Dopotutto, Kyoya conosceva bene i
propri polli. E soprattutto, come mettere a tacere le loro coscienze.
***
«Cosa significa che li abbiamo persi?»,
domandò Tamaki,
ormai in piena crisi isterica da donnetta incinta.
«Scusa, scusa, Tama-chan! È colpa
di Usa-chan se abbiamo fatto tardi, ma voleva assolutamente
un’altra fetta di
torta!»
«Non preoccuparti,
Haninozuka-senpai, forse abbiamo ancora qualche
speranza…», rispose Tamaki,
testardo.
«Tono, ormai dobbiamo accettare la
sconfitta: non si può cercare di ingannare
Kyoya-senpai…», sospirò Hikaru,
mentre gli altri tre sospiravano e gli davano ragione (persino Mori
annuì
gravemente).
«Ha ragione Hikaru, Tono…
Torniamocene a casa, ormai è tardi, e tentare di
rintracciarli è impossibile…»
Tamaki annuì piagnucolando e
rientrarono nella limousine, diretti verso le rispettive abitazioni,
mentre il
Lord continuava a gemere – non tanto in silenzio –.
***
«Ranka è rientrata, vero?»,
chiese Kyoya, davanti all’appartamento di Haruhi.
«Temo che tu lo sappia meglio di
me, dato che conosci i nostri spostamenti meglio di noi
stessi», ribatté
sospirando Haruhi, e questa espressione fece nascere un lieve sorriso
sul volto
di Kyoya.
«Non sono ancora in grado di
controllare eventuali imprevisti, pur se mi piacerebbe farlo».
«Oh, ne sono certa. Sebbene non
me la senta di condividere questa tua affermazione, a volte ho
l’impressione
che tu riesca ad essere a conoscenza di qualsiasi avvenimento
inatteso».
«Sicuramente non tutti», sussurrò
Kyoya, e Haruhi lo fissò incuriosita.
«Tutto bene, senpai?»
«Certamente», rispose lui,
riacquistando immediatamente il suo solito sorriso enigmatico. La
ragazza aggrottò
un sopracciglio, ma decise di non indagare oltre. «E ora mi
spiace lasciarti, ma
debbo trovare il modo di sistemare alcuni cacciatori di frodo
particolarmente
fastidiosi e seccanti. Ti ringrazio della compagnia della serata e ti
auguro la
buonanotte».
«Anch’io ti ringrazio, senpai.
Buonanotte».
Haruhi lo salutò con la mano ed
entrò in casa, togliendosi le scarpe senza accendere le luci
per non svegliare
il padre. Inaspettatamente, quella serata le era piaciuta: di sicuro un
tranquillo diversivo al subbuglio abituale del Club le serviva, di
tanto in
tanto!
Ma c’era ancora una cosa che non
sapeva spiegarsi: chissà che cosa intendeva il senpai con
quel riferimento ai cacciatori
di procioni… La stagione della caccia era chiusa, e
poi… In città?
Avrebbe fatto meglio a chiederlo direttamente a
Kyoya-senpai, stavolta.
«Tamaki, che sia chiaro: un altro
tiro del genere e…»
«Ahhh! Okaa-san, okaa-san,
non arrabbiarti, l’ho fatto solamente per
il bene della nostra bambina! Kyo- Metti
giù quel coso!!»
L’angolo
dell’Asterischiamo insieme:
(*) Evidentissimo riferimento ad Attraverso
lo specchio e quel che Alice vi
trovò, di Lewis Carroll, seguito de Le
avventure di Alice nel paese delle meraviglie.
(**) Il ponte di pietra: uno dei
più famosi drammi incentrati sui demoni
del teatro Nō, che è ben diverso da quello Kabuki, sua
volgarizzazione. [Fonte:
Wikipedia, se ne volete sapere di più andatevelo a cercare
ù_ù XD]
(***) Cacciatori di procioni =
pedinatori di Haruhi (vabbé, questa era ovvia XD)
Il Teatro Outo viene nominato
nella puntata 14 dell’anime proprio da Kyoya. Io poi ho
deciso di nominarlo
anche Outo Theatre, all’americana, perché fa
più figo ù_ù (XD)
Angolo
personale dell’autrice:
Sì, questa storia fa schifo. Sì,
sono dannatamente condizionata dal Liceo Classico, quindi fate finta
che Tamaki
e Kyoya conoscano le tragedie di Sofocle perché sono
intelligenti e
acculturati. Sì, anche io ho i miei dubbi sul primo, ma che
volete farci: i
fatti ce lo dimostrano (e d’altronde, all’Ouran il
corso di greco antico c’è!).
Il riferimento ai tacchi è del
tutto casuale, ovviamente *ghigna*
Per il resto, boh. Sono una frana
con le KyoHaru, a me piace leggerle ma non so scriverle, sono
un’impedita con
tutto ciò che inizia per Host e finisce con Club. Quindi
amen, almeno non mi
sentirò più ‘sto maledetto peso sullo
stomaco (o sarà tutta la panna che mi
sono mangiata in ‘sti giorni? C’è da
chiederselo).
Il titolo però è una genialata.
Shadowing significa pedinamento, ma ricordo che Kyoya è lo
Shadow King… ^^
Per il resto, sono graditi i
commenti: sono sempre in tempo a cambiare e a modificare dei pezzi che
possano
risultare troppo brevi/incongruenti/da spazzatura. Basta saperlo
^^”
E ditemi tutto ciò che vi passa
per la testa. Magari non quello che avete mangiato per pranzo, ma ci
siamo
intesi XD
See ya, guys ♥
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