Il Riconoscimento
<<
Buono, Famiglio! – mormorò Allysia corrugando le
sottili sopracciglia scure –
E’ una sciocchezza, forse sarà un po’
noioso per te, ma durerà pochissimo,
vedrai! Ed io sarò sempre qui al tuo fianco.
L’Agnitor dovrebbe essere un
esperto, e ci metterà pochissimo a capire che sei un puro
Japanese Bobtail.
Purissimo!>> sottolineò, con la sua voce
affilata, prendendo a carezzarlo
con decisione, massaggiandogli i muscoli della schiena flessuosa bianca
con macchie
tartaruga.
Il
suo
gattino aveva già sette anni, un’età a
dir poco scandalosa per il
Riconoscimento di una nobile di alto rango come lei. Un Animale
famiglio in
genere era riconosciuto in tempi brevissimi, in modo da procedere il
più
velocemente possibile al suo addestramento e alla sua educazione. Non
che
Famiglio ne avesse bisogno: si era subito dimostrato molto sensibile
alle
variazioni di umore e allo stato di salute della piccola Allysia, fin
da
quand’era venuta al mondo, e la sua capacità di
adeguarsi a tutto pur di stare
con la bambina era nota a tutti, anche ad Allysia, che spesso ne era
commossa
fino alle lacrime.
Sua
madre la
guardava nascosta dietro lo stipite della porta, sorridendo mestamente:
la sua
era una bambina intelligentissima, bellissima, coraggiosissima.
Sembrava che
tutto in Allysia fosse portato all’eccesso, pregi e difetti,
e la sua scura
bambina poteva arrivare a una bontà celestiale e,
quand’era arrabbiata, a
picchi di cattiveria che avrebbero fatto tremare un Mago Oscuro. Ma se
c’era
una cosa che la rassicurava, era che Allysia non era mai crudele, o
spietata
senza motivo: il seme della giustizia che era radicato nella sua anima
senza
che nessuno ve lo avesse mai piantato cresceva rigoglioso, illuminando
i grandi
occhi verdi di mille riflessi.
Si
fece
avanti e sospirò, palesandosi alla bambina, che
alzò gli occhi decisi su di
lei.
<<
Vi
siete abbigliata con molta cura, oggi.>>
osservò la donna, che si
rivolgeva sempre alla figlia come a una persona adulta, anche se spesso
avrebbe
solo voluto coccolarla e tenerla stretta e fare tutte quelle cose che
le mamme
sono costrette a fare con i loro bambini di sette anni, e che lei
avrebbe
abbracciato con una gioia tale che tutte le nobili del casato avrebbero
storto
i loro brutti musi arcigni. Sospirò di nuovo, guardando il
vestito nero che la
bambina aveva addosso, pensando a quanto sarebbe stata meglio in rosa,
verde,
in toni chiari, pastello, adatti a una bambina. E invece no, Allysia si
vestiva
sempre di scuro, e con una cura quasi maniacale, imponendo alle Ninfali
di
cucire per lei stoffe prive di trine o merletti. La sua bambina
ordinava abiti
rigorosamente comodi ma dal taglio perfetto. Sapeva comportarsi in
società
meglio di alcune anziane dei Casati di Scozia, e senza dubbio meglio
della sua
stessa madre, che veniva da un mondo così allegro, libero e
luccicante …
<<
Volevo essere perfetta. Sapete, oggi viene l’Agnitor. Non
voglio dare allo Zio
nessuna ragione per criticarmi o contrastarmi in qualche
modo.>>
Eleanor Dawnrose
Grendhal
di Lower dei Boschi non riuscì a trattenere un
minuscolo ghigno,
perfettamente d’accordo con la linea di pensiero della sua
unica figlia: suo
cognato cercava sempre di mettere i bastoni fra le ruote a quelle due
streghe
così somiglianti, tanto lontane
dall’austerità della vita dei maghi nobili
McNamara quanto lui lo era dal meraviglioso mondo dello spettacolo da
cui
Eleanor era stata costretta a ritirarsi, incinta del secondogenito
della Casa.
Che l’aveva sposata, rendendole il suo onore… Di
cui Eleanor non si era affatto
curata, leggendo negli occhi di quel giovane nobile che sapeva della
sua magia
e la guardava con gli occhi scuri ardenti di passione, amore e
devozione. Sentimenti
che s' irradiavano da lui sempre più forti, più
densi, per lei e per la loro
bambina, che adorava suo padre e riempiva le giornate di sua madre.
<<
Avete fatto bene. – rispose con garbo, posandole una carezza
sulla fronte
bianca – Siete davvero molto bella, e anche il vostro
Famiglio lo è. Sono
sicura che il Riconoscimento avverrà senza problemi di
sorta. Quando si è
trattato della mia Mared, i pronostici erano davvero peggiori, eppure
vedete
come ci amiamo.>> Il gatto di razza Bombay
spuntò sinuosamente da dietro
la porta, e guardò Eleanor con i magnifici
occhi gialli. La donna si chinò a
prenderlo in braccio e affondò il viso nel suo manto lucente.
Ally
annuì
con entusiasmo: Mared era una gatta veramente bellissima e dolce, e
anche
Famiglio giocava volentieri con lei. Aveva un gran bisogno
d’affetto, un
aspetto di sua madre che la rendeva molto protettiva nei suoi
confronti, quasi
fosse lei la genitrice di quella donna tanto sottile e tanto bionda di
cui
aveva ereditato il colore degli occhi.
<<
Mared per essere perfetta avrebbe dovuto avere gli occhi color del
bronzo,
vero?>> chiese allungando una manina per sfiorare la coda
della gatta,
che si chinò a prendere qualche carezza anche da lei.
Eleanor
annuì con un sorriso pieno
d’affetto:<< Sì, la
varietà con gli occhi
gialli non è comunemente accettata, ma io la amo anche per
questa sua
diversità. Gli dei sanno bene quanto io differisca in tante
piccole cose dalle
Nobili di Alto Rango dei Casati di scozia. E’ adatta a me
anche in questo,
temo.>>
Si
scambiarono un sorriso complice. Eleanor aveva aiutato la figlia a
cercare
tutte le notizie possibili sui Famigli, sui loro Riconoscimenti, sugli
standard
di razza. E la donna aveva avuto la conferma di ciò che
pensava: che la piccola
Allysia fosse una Strega Nobile purissima, ma che la sua cultura, il
suo modo
di pensare fossero totalmente diversi da quelli di Scozia. Un giorno
sarebbe
stata allontanata da quella terra che amava, e avrebbe sofferto molto,
Eleanor
l’aveva visto chiaramente grazie al suo potere…
Sì, quel giorno lei avrebbe
potuto finalmente abbracciare la sua bambina. Non aveva senso essere
tristi. Il
dolore, la distruzione erano parte integrante della vita. I McNamara
avevano
nel sangue quel senso di devastazione che rinnovava: era nel loro
animale
magico, ed era in lei che li aveva accettati come famiglia…
per questo Mared
era un gatto e non una volpe, l’animale dei Grendhal di Lower.
<<
Va
bene. – Allysia si tirò indietro e
puntò gli occhi decisi in quelli spaiati di
Famiglio - Saremo comunque sempre meglio del Cugino Ephram –
gli disse con un
sorrisetto di superiorità – che, sappi bene,
è l’unico motivo per cui lo Zio ha
tardato tanto a farti Riconoscere>>
<<
Allysia! – la rimproverò sua madre – Non
dite queste cattiverie.>>
<<
Ma
è vero!>> insistette la ragazzina, tornando ad
accarezzare il suo gatto.
Eleanor
sospirò:<< Sì, è vero.
– confermò – Ma il giovane Ephram non le
merita>> concluse raddolcita dal pensiero di quel bambino
così serio e
malinconico.
Allysia
non
sollevò lo sguardo dal suo gatto, ma si adombrò.
A dodici anni, il Cugino
Ephram non aveva ancora trovato il suo Animale Guida, fatto che il
Padre gli
rimproverava con una assoluta quanto irritante frequenza. Ephram
sembrava
troppo triste e noioso anche solo per pensare
di frequentarlo, e lei era il più delle volte ben felice che
suo Zio glielo
tenesse lontano. Però quando lo Zio lo rimproverava per
delle colpe non sue,
quando gli dava compiti del tutto inadatti ad un bambino, ad Allysia
dispiaceva
per lui. Così a volte combinava qualche guaio che distraesse
suo Zio, oppure
andava a esercitarsi a cantare con sua Madre nel giardino proprio sotto
la sua
finestra, perché si sentisse meno solo. Sorrise appena: per
lo più preferiva un
altro metodo però, per scuoterlo. Peccato che non
funzionasse.
Si
riscosse
nel sentire dei passi risuonare nel corridoio di pietra del castello, e
anche
sua madre tese lo sguardo.
<<
Arriva.>> le bisbigliò.
Ally
annuì,
guardando sua madre negli occhi verde acceso che aveva ereditato, e che
il suo
potere aveva reso cangianti e più scuri, a seconda
dell’umore. Quanto era
luminosa, sua madre! Allysia sapeva quanto le costasse vestirsi di
scuro. In
questo erano diverse come in mille altre cose.
Tornò
a
guardare la porta. Non si era mai visto uno sguardo più
deciso in una creatura
tanto giovane. Ma Eleanor sapeva che nulla accadeva per caso, e si
volse verso
la porta, con ancora Mared tra le braccia.
<<
E’
qui. - mormorò
una voce gelida – Venite,
Agnitor. Ephram, fatti avanti.>>
<<
Sì,
padre >> rispose una voce educata ancora acerba.
Un
ragazzino
varcò la soglia della stanza. Occhi e capelli scuri, Ephram
mosse qualche passo
e si avvicinò alla sposa di suo Zio.
Eleanor guardò con un
misto di tenerezza e
comprensione il giovane che sfuggiva il suo sguardo e che si
scostò, lasciando
entrare l’anziano Agnitor e suo padre.
Allysia
fece
un passo avanti, la testa alta e lo sguardo fiero. Aveva rivolto
domande a
tutti, consultato libri dalle parole difficili, sia Magici sia Normali.
Aveva
studiato il suo gatto in ogni aspetto. E ora otteneva ciò
che le spettava, in
barba a quello Zio prepotente e con gli occhi viola così
scuri da sembrare blu,
o color prugna. Suo Zio era uno specchio potente… e pesante,
per quel che ne
pensava Allysia. Mentre Ephram… sembrava così
… triste. Come se usasse il suo
Potere su se stesso, anziché sugli altri. La Confusione era
un’Abilità
complicata, e Allysia cercava sempre di provocarlo a usarla su di lei.
Ma
Ephram era troppo buono, troppo paziente. La piccola Allysia ci aveva
fatto
caso: quando si arrabbiava, era molto più probabile che
uscisse dalla stanza
contraendo i muscoli della nuca. Li aveva visti tendersi sotto le ampie
vesti
scure ogni volta che le voltava le spalle. Gli avrebbe fatto male, un
giorno o
l’altro, tutto quell’autocontrollo.
Si
concentrò
sulla condizione attuale.
<<
Buongiorno, Zio. Buongiorno, Cugino Ephram. Buongiorno,
Agnitor.>>
mormorò compita, una pausa tra ogni saluto e
l’appellativo, come il protocollo
richiedeva.
L’Agnitor
era di certo molto anziano e, Allysia ne era sicura, anche uno dei
più
autorevoli.
Solo
il
meglio per i McNamara, giusto?
Lo
vide
annuire e raggiungere con gli occhi vivaci il suo gatto. Era un
vecchietto
calvo e occhialuto, e si capiva che la sua Vocazione lo rendeva
appagato e
felice. Ad Allysia piacque istintivamente.
<<
Qui
- mormorò l’uomo – Qui da me, giovane
Strega. Portatemi quel vostro Animale.
>>
<<
Subito, signore >> rispose la bambina di buon umore, e
richiamò Famiglio
con un cenno. Il gatto, vigile, scese dal divanetto e corse saltellando
verso
la sua Strega, balzandole in braccio con incredibile
agilità. Una volta
strusciatosi contro il mento della piccola Allysia, miagolò
delicatamente.
<<
Ottima voce. In definitiva, un Gatto. >>
accertò l’uomo.
<<
E’
l’Animale di Famiglia >> confermò
suo Zio, tetro.
La
bambina
consegnò il gatto all’anziano Agnitor, ma lui non
lo prese. Lo soppesò invece,
lasciando che lei lo reggesse con le braccine tese.
<<
Si
direbbe un Mi–ke – osservò con voce
soffocata. Appena lo toccò, Famiglio gli
prese un dito tra le zampette e gli puntò in faccia gli
occhi spaiati – Giovane
curioso – continuò l’anziano. La bambina
annuì – Ha orecchie grandi,
distanziate e dritte, testa triangolare, con i lati smussati, curvi
–
gradualmente lo tastava con le mani pallide e delicate – Naso
lungo, cuscinetti
dei baffi evidenti – girò la testolina di profilo
in un gesto affatto brusco –
occhi grandi e ovali, obliqui, decisamente obliqui. Il corpo
è snello – l’uomo
sembrava del tutto assorto, come se non stesse parlando con loro, ma
con se
stesso. Allysia ne era affascinata . E l’Agnitor toccava il
collo, scendendo
lateralmente alle spalle, lungo il torace – ma muscoloso.
Gambe lunghe, snelle
e sottili – Famiglio aveva tirato su una zampetta - Ma non così
delicate. Molto bene. Arti
posteriori… lunghi? Più lunghi di quelli
anteriori. Coda breve, a pon pon.
Mettetelo giù, bambina.>>
Allysia
eseguì senza fiatare sotto lo sguardo malevolo di suo Zio.
Famiglio cominciò a
camminarle intorno.
<<
Ecco,
ecco – osservò l’uomo – ha la
schiena parallela al suolo, tiene flesse le zampe
posteriori, che sono più lunghe di quelle anteriori. In
definitiva, credo che
questo sia un puro Japanese Bobtail dal pelo corto, ed uno dei
più rari, come
dimostrato dai suoi grandi occhi. >>
Rivolgeva
le
sue spiegazioni a chiunque volesse starle a sentire. Allysia sorrideva
compiaciuta e contenta.
<<
E’
molto vivace, vero?>> mormorò in tono benevolo
l’anziano Agnitor.
Allysia
annuì, scoccando al gattino un’occhiata di pura
devozione.
L’uomo
annuì
di rimando, ripetutamente. Chiese ad Allysia di riprendere in braccio
Famiglio
e osservò con interesse Allysia spalancare semplicemente le
braccia e il gatto
tornarvi come se non volesse far altro.
Allora
pose
le mani sulla fronte della bambina e sulla testa del Catalizzatore
Magico.
Allysia aveva letto anche di quella parte del Riconoscimento, meno
approfondita
perché più personale e alla discrezione
dell’Agnitor. Misurava il legame tra la
strega e la sua guida e Allysia inspirò profondamente e
chiuse gli occhi.
<<
Incantevole>>
mormorò l’anziano dopo qualche minuto di
approfondita riflessione da parte del
mago, e paziente attesa di tutti gli altri.
<<
Cosa?>> chiese con voce acida il Capofamiglia.
L’Agnitor
ritrasse le mani e Allysia riaprì le iridi smeraldine su di
lui.
<<
La
Strega e il Famiglio hanno stabilito un’intimità
straordinaria. Lo stesso
pensiero, la stessa devozione – acceso d’entusiasmo
si rivolse direttamente
alla bambina – Ditemi, piccola cara: vi parla? Sentite la sua
voce tra i vostri
pensieri?>>
<<
Talvolta – Allysia gli rivolse un sorriso smagliante
– Ha una voce molto
delicata, e non la usa molto spesso. Ma ci esercitiamo. Sono certa che
a breve
potremo fare lunghi discorsi, lui ed io. >>
<<
Oh,
bene, bene. E che altro fate? >> chiese interessato il
vecchio mago.
Allysia
ci
pensò su: << Per lo più giochiamo
insieme. A Famiglio piacciono le mie
illusioni e talvolta creo dei regali per lui. E corriamo
nell’erba, ci
arrampichiamo e cantiamo. Cantiamo tantissimo.>>
sottolineò con un altro
sorriso smagliante.
<<
Vi
prego di perdonare l’impudenza di mia nipote, Onorabile
Agnitor…>>
Allysia
volò
con gli occhi verso suo zio, che teneva le labbra arricciate per lo
sdegno, e
si accigliò per un momento. Ma l’Agnitor si
tirò in piedi e abbozzò una piccola
risata:<< Tutt’altro, Capofamiglia McNamara. La
bambina sta stabilendo
col suo gatto un legame molto profondo che progredirà nel
tempo. Hanno una
relazione eccezionale e… Allysia, strega bambina,
potrò assistere qualche volta
ai vostri giochi? Sono molto curioso…>>
Allysia
s’illuminò: mai ricevuta tanta approvazione da un
adulto, per di più presentato
da suo Zio!
<<
Ma
certo! – gridò quasi, poi spalancò i
grandi occhi verdi – Se… se mio Zio
acconsente, se il mio Signore è d’accordo,
è ovvio…>>
Il
Capofamiglia rimase in silenzio per qualche minuto. Poi, torvo,
annuì.
Allysia
stirò le labbra in un’espressione fiera e sorniona
e annuì di rimando, mentre
l’Agnitor si congedava e il Capofamiglia lo scortava fuori
dalla stanza.
Presa
dall’euforia, rivolse un grande sorriso prima a sua madre e
poi a Ephram, che
la guardava di sottecchi.
<<
Cosa c’è, Cugino Ephram? – gli chiese
diretta – Volete giocare anche voi con me
e Famiglio?>>
Il
ragazzino
assunse un’espressione severa. << Non posso
– rispose in tono distaccato
– Devo studiare >>
Ma
si vedeva
che gli costava.
Allysia
sapeva
che i muscoli della sua nuca si stavano tendendo in quel modo bizzarro,
ed ebbe
per una volta compassione di lui.
Si
avvicinò
a sua madre e la cercò con gli occhi, poi si rivolse di
nuovo al Cugino.
<<
Vorrà dire che anticiperò i miei esercizi di
canto, e giocherò dopo, quando
potrete tenerci compagnia, Cugino Primogenito.
D’accordo?>>
Ephram
non
se l’aspettava. Con espressione esterrefatta,
annuì e uscì velocemente dalla
stanza, voltando loro le spalle senza salutare.
<<
E’
proprio un sempliciotto. >> commentò Allysia
corrugando un sopracciglio,
senza curarsi di abbassare la voce. Sua madre le posò una
mano sulla testa e le
accarezzò i lunghi capelli corvini.
<<
Sono fiera di voi, piccola mia. Avete dimostrato gentilezza
d’animo con questo
invito e sono certa che il Primogenito sia corso a studiare per giocare
quanto
prima – si abbassò sulle ginocchia per guardare
negli occhi la bambina – Ma non
prendetevela se non vi verrà concesso. Lo Zio si
arrabbierà e darà a tutti
dell’altro lavoro.>>
<<
Ma
non è giusto!>> Allysia strinse di
più a sé Famiglio, e anche lui
protestò.
Gli
occhi di
Eleanor le davano ragione, ma dicevano anche che non avrebbe potuto
ribellarsi.
<<
Fate sentire a vostro Cugino che gli siete vicina >> le
consigliò.
Allysia
s’impensierì e poi annuì decisa.
<<
Fate chiamare il maestro di musica, madre. Canteremo in giardino! Sotto
la
finestra del povero Cugino Ephram, così potrà
sentirmi.>>
Si
scambiarono un sorriso e Allysia si ritrovò a pensare che
mai e poi mai avrebbe
voluto essere una Capofamiglia, e mai avrebbe voluto un’altra
madre al posto
della sua: a differenza della Zia, Eleanor stava vicina il
più possibile a lei
e le dimostrava che l’amava.
<< Molto bene – si
congratulò sua madre,
tornando in piedi. - Molto
bene>>
mormorò di nuovo, mentre Allysia correva con Famiglio fuori
dalla stanza.
Cara
Allysia! Eleanor si chiese se avrebbe trovato persone che la
comprendessero, un
giorno. Gli occhi di Mared brillarono come illuminati dal sole, ed
Eleanor vide chiaramente: un giorno
tra questi
anche suo Cugino Ephram l’avrebbe appoggiata e approvata. Un
giorno molto
difficile, e oscuro, ancora molto lontano. Insieme a molti altri.
Si
rasserenò.
Un
giorno la
sua bambina sarebbe stata pienamente amata, proprio come meritava.
Ecco il primo
a-side della Saga dei Maghi! (come ho appena deciso di chiamarla) Un
piccolo missing moment molto importante nella vita di un Mago o di una
Strega, ossia il Riconoscimento del Catalizzatore Magico. Per i
McNamara solo il meglio, giusto? Proprio come pensa Allysia! Cosa
pensate della Allysia bambina e dei suoi atteggiamenti da Strega
adulta? Vi fa tenerezza o pensate che sia un piccolo mostro pieno di
sè, come di tanto in tanto viene da credere a me? E che
effetto vi fa questo Ephram dodicenne tanto serio e compassato?
M'immagino questo bambino che volta le spalle alla sua cuginetta
dispettosa per non litigare con lei e non usare il suo potere e mi fa
una tenerezza infinita! Povero cucciolo! Invece, credo che si sia
capito che ho letteralmente un' adorazione per Eleanor: ma non
è magnifica?
Fatemi sapere
cosa ne pensate, aspetto con ansia commenti di sorta! Fatemi questo
piacere, anche voi che mi avete messo tra i preferiti e i seguiti,
lasciatemi le vostre impressioni!
Un bacio,
La Fleur.
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