Come veder rovinato un sabato sera romantico.... ovvero c'è la Champions alla Tv.

di Anthy
(/viewuser.php?uid=56253)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Sabato sera
Come veder rovinato un sabato sera romantico....
ovvero c'è la Champions alla Tv.





Dedicata ad Elisabetta e Marika,
che hanno dovuto sopportare una serata all’insegna dell’Inter,
pur essendo milaniste.
Ed a Rossana (ross_ana)
che invece pazza interista lo è e che di sicuro
si sarebbe seduta vicina vicina ai protagonisti della storia!






« Gol!!! Goool!! Goooooool!!!!» gridava la televisione.
“Goooooool!” gridavano tutt’intorno a me.
Fuori, rumore di clacson e trombette impazzite. In lontananza, ero quasi certa di aver sentito sparare qualche fuoco d'artificio.
Ed io?
Io me ne stavo sprofondata sul divano, stretta in un angolo, a braccia incrociate; con sguardo di sufficienza – ed un pizzico di risentimento – osservavo quei quattro deficienti  saltare sui cuscini di casa mia, gioire a casa mia, esaltati per un nonnulla.
Okay, avevano fatto goal.
Bene, bravi.
Ma a me, cosa poteva fregarmene?!
Io sapevo solo che domani avrei dovuto ripulire dove loro avevano sporcato, raccogliere lattine di birra infilate in ogni dove e sopportare una sfilza infinita “Non ci posso credere, abbiamo vinto, non ci posso credere...” da parte del mio uomo.
Per onore della cronaca, la partita non era ancora finita, ma perfino il mio ottimismo non era abbastanza per rendere credibile la possibilità che il Bayern forse – forse – poteva pareggiare o quantomeno vincere.
Cazzo.
Sbuffai, quando vidi gli occhi lucidi con cui guardavano lo schermo – anche se forse la birra aveva qualche responsabilità nella vacuità del loro sguardo. Cielo, era solo una partita!
Annoiata, riportai lo sguardo sul computer: perfino Facebook era un mortorio! Tuttavia, ero pronta a scommettere che, non appena fosse finita la partita, si sarebbe popolato con link alla storia dell’Inter, sfottò, altarini per l’allenatore e così via.
Maledizione, era sabato sera ed io ero costretta a casa perché Matteo voleva vedere la partita con i suoi amici. Riportai lo sguardo, carico di irritazione, su quei quattro: il mio ragazzo se ne stava seduto nel mezzo, con una bottiglia di birra in mano, proteso in avanti ed uno sguardo folle in volto; Andrea, mio fratello, se ne stava alla sua destra, con un cappellino neroazzurro in testa e la sciarpa attorno al collo – ma non aveva caldo?!; alla sinistra di Teo, c’era il suo migliore amico, Gianluca, che aveva avuto la malsana idea di portare le trombette “tanto per ricreare il tifo da stadio”, aveva detto; infine, c’era un quarto tizio che non conoscevo bene, Michele mi sembrava si chiamasse, che di certo era accomunato a loro dalla stessa fede calcistica.
Cristo, avevano trent’anni ormai!
La partita potevano benissimo registrarla e guardarla domani – così che io avrei potuto avere il mio meritato sabato sera. Avevo già pianificato tutto, la settimana scorsa: io e Matteo – soli, ovviamente – a mangiare cinese, con luci soffuse e musica orientale.
E poi... beh, un dopocena di massaggi orientali e... credo abbiate capito, no?
Ma da stupida non avevo tenuto conto di un’altrettanto stupidissima partita!
E seratina romantica e coccolosa sfumata, maledizione.
Probabilmente, se mi spogliassi nuda mettendomi davanti allo schermo, mi urlerebbero di spostarmi, che avrei coperto loro le azioni di gioco di Milito o Zanetti.
E no, non erano gay.
Semplicemente erano quattro invasati che sarebbero capacissimi di tenere il broncio per più di una settimana se l’Inter stasera perdesse. Cielo, dover sperare nella vincita dei nerazzurri per evitare una settimana schifosa significava aver toccato il fondo!
Come poteva dipendere la propria felicità da una partita?!
Mah, non capivo...
Mi alzai in piedi, decisa ad andarmene in camera; almeno là mi sarei potuta accendere lo stereo e pensare ai cavoli miei, senza perdere anni di vita inutilmente per scatti d’esultanza o di stizza. E per evitare di sorbirmi altri commenti sull’allenatore – “Quell’uomo è un grande” -, su Milito – e qua sono “slogheggi” – e compagnia bella.
E proprio quando ormai li avevo superati, senza ricevere da parte loro nessun cenno o considerazione, sento la voce di Matteo chiamarmi.
« Amore...»
Si è accorto che esisto, pensai ironicamente, senza tuttavia impedire alla mia mente di viaggiare: magari mi avrebbe chiesto scusa per non avermi dedicato la giusta attenzione; o forse voleva dirmi che poi, non appena saremmo rimasti soli, si sarebbe fatto perdonare; o forse...
« ...puoi andarmi a prendere una birra? Sono finite».
Dire che mi ero gelata sul posto era poco.
Mi aveva guardato giusto un attimo, il tempo per vedere se mi ero fermata ad ascoltare, per poi voltare di nuovo il capo verso la televisione e parlare.
O meglio, ordinare.
Andargli a prendere un birra?
Oh, certo, gliel’avrei presa com’era poi certo che gliel’avrei infilata su per una certa parte.

Calma, dovevo impormi calma.

Mi diressi lentamente in cucina, andando a prendere quanto il signorino voleva.
Voleva una birra?
Bene.
Benissimo.
Aprii il frigo e tirai fuori una lattina bella fresca.
Soprattutto bella frizzante...
Mi girai, cominciando a scuotere il braccio che teneva la birra, mentre osservavo le teste di quei quattro dementi.
Birra fresca in arrivo...
Ritornai verso di loro, un sorriso che nasceva spontaneo sulle mie labbra. Oh, quanto mi sentivo cattiva in quel momento. Ma pensavo anche a quelle povere ragazze che, come me, erano costrette a rinunciare alla loro serata di piacere; a coloro che dell’Inter – e, magari, del calcio in generale – non gliene fregava niente, come me; e, soprattutto, pensavo a come Teo mi avesse snobbato per tutta la serata.
Perciò, non ero assolutamente pentita per quel che stava per succedere.
Mi piegai in avanti sul divano, fino ad essere ad altezza del suo volto.
« Ecco la tua birra, amore», sussurrai con devozione e dolcezza, schioccandogli un bacio sulla guancia.
Grugnì qualcosa, afferrando velocemente la lattina dalla mia mano.
Senza aggiungere altro, mi tirai su e mi diressi verso la camera da letto.
Avevo quasi raggiunto la porta del corridoio, quando alle orecchie mi arrivò una sonora imprecazione, preceduta da un rumore... spumeggiante.
Fanculo, amore.

***

Mi svegliai di colpo, nel sentire il letto abbassarsi e le molle cigolare.
Mi portai una mano a sfregarmi il volto, osservando distrattamente la sveglia: era quasi l’una.
Di malavoglia, mi girai verso Matteo, che si era nel frattempo messo sotto le coperte e mi guardava con un sorriso ben visibile anche nell’oscurità della camera.
« Siamo campioni d’Europa», sussurrò, stringendomi a sé e baciandomi.
Alzai gli occhi al cielo, rispondendo tuttavia al bacio; se mi aveva svegliato solo per dirmi questo, poteva anche andare a dormire sul divano. Cioè, aveva usato lo stesso tono con cui una donna annunciava di essere incinta! Signore pietà!
Mi staccai dalle sue labbra – che sapevano ancora di birra e salato, nonostante il dentifricio – mentre la sua mano mi massaggiava dolcemente un fianco, sollevando il tessuto leggero del babydoll.
« Matteo... sono stanca, vorrei dormire», mormorai, tentando di sfuggirgli, ma le sue braccia mi tennero strette a lui.
« Ed una che vorrebbe dormire indossa... questo?», domandò malizioso, tirando leggermente la stoffa dell’intimo.
In realtà, l’avevo indossato perché mi dispiaceva averlo preso per poi non metterlo; inoltre, dovevo ammetter che il pensiero che Teo potesse venire a letto presto mi aveva sfiorato... peccato che i miei fossero stati solo i sogni di una pazza vaneggiante.
« Fino a prova contraria, prima che con la tua delicatezza da elefante mi svegliassi, io stavo dormendo», ribattei acida, sforzandomi di non cedere alle sue labbra che lambivano gentilmente la pelle del collo.
Dannato seduttore!
« E se io, diciamo...», le sue parole si fermarono, le sue labbra scesero lungo il collo, fino alla spalla. « cercassi un modo per farmi perdonare...», con le dita fece scivolare la spallina del babydoll lungo il braccio. « l’averti trascurata per una – seppur molto, ma molto importante – partita di calcio alla Tv?».
Mi permisi giusto un attimo di riflessione, il tempo che le sue mani mi sfilassero di dosso l’indumento, prima di rispondere.
« Mettiamo che io ti conceda una chance per farti perdonare... sappi che se ti azzardi a gridare il nome di Milito ti mollo senza pensarci due volte!»
Non rispose subito, forse doveva capire se fossi seria o meno...
« E se urlo quello di Mourinho?».
... o forse doveva pensare alla prossima cazzata da dire.
Di sicuro c’era che speravo che questa febbre nerazzurra passasse al più presto.
Di mio, mi sarei impegnata ad essere un’ottima infermiera, pronta a fargli dimenticare tutto ciò che riguardasse l’Inter, anche in maniera drastica se necessario!
Sia mai che dovessi dividere il mio uomo con un’altra!
A noi due, Inter!

***

Note: okay, è una cazzata, me ne rendo conto da sola.
Me si cosparge il capo di cenere...
Ma ho pensato a ieri sera, che mi sono ritrovata a guardare una partita che non mi interessava; che ho accesso Facebook e non c’era nessuno – prima della fine; soprattutto, ho pensato a chi di tutto questo – cioè che l’Inter vincesse – non gliene fregava nulla.
Ed è nata questa ^^
Non voglio polemiche od offese, visto che da parte mia non ce ne sono state.
E non voglio neppure commenti con solo scritto “Forza Inter”.

Ricordo, a chi la segue, che ho aggiornato "Have fun, have a good time and fall in love"!

Mando un bacio a tutti, Interisti  o meno che siate!
Anthea




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=509131