Cross-over Slayers & Saiyuki:
“I Predatori del Sutra perduto”
Scritta da Eternal Fantasy
Cap. 1: Incontri inaspettati
Era un sereno pomeriggio di inizio autunno sulla strada verso
il villaggio di Ogiliath; il sole era ancora alto nel cielo limpido e la
campagna era immersa in un’atmosfera pacifica e perfettamente calma, almeno
fino a che…
PALLA DI FUOCO!!!
Un’esplosione distrusse il silenzio e buona parte di un
bosco, dal quale uscirono poco dopo una ragazza dai capelli rossi e i suoi tre
compagni: uno spadaccino biondo, una ragazzina più bassa dai capelli neri e un
giovane il cui mantello non nascondeva del tutto la pelle di pietra.
“Uffa!” sbuffò la vulcanica maga “che spreco di tempo!
Quei banditi non avevano neanche un tesoro degno di questo nome!!!”
“Suvvia, Rina” la consolò il ragazzo più alto “almeno
la gente del villaggio ora potrà viaggiare tranquilla, no?”
“Gourry ha ragione, Rina” concordò la moretta “e poi
quale ricompensa migliore di aver fatto trionfare la Giustizia ancora una volta?
Grazie a noi queste lande hanno riacquistato tutta la loro tranquillità e la
loro pace…”
Ma l’ispirato discorso di Amelia venne interrotto da un
urlo di panico seguito immediatamente da secche detonazioni; “Spari?” pensò
stupito Zelgadiss, conscio di quanto fossero rare le armi da fuoco. Il gruppo si
voltò verso il bosco da cui proveniva quel trambusto; Rina, sperando di poterci
ricavare qualcosa, decise di restare ad assistere allo spettacolo.
Pochi istanti dopo le mandibole di tutti e quattro toccarono
il suolo, quando dalle fronde emerse uno scarmigliato Xelloss che, in
levitazione, cercava di sfuggire a quattro tizi che lo inseguivano a bordo di
una Jeep lanciata a tutta velocità, mentre il biondo seduto accanto al
guidatore lo tempestava con un caricatore dopo l’altro di proiettili,
costringendo il demone a uno slalom acrobatico, col sottofondo delle allegre
incitazioni dei due sul sedile posteriore.
Con un ultimo scatto disperato, il subordinato di Zelas
Metallium si rifugiò dietro la schiena di un’allibita Rina; il fuoristrada
inchiodò davanti a lei e quello che pareva proprio il capo del gruppo si alzò
puntandole contro la pistola.
“Consegnaci quel demone.” La sua voce era gelida e
impersonale, ma carica di una tale minacciosa autorità che chiunque non avrebbe
potuto fare altro che obbedire.
La stessa maga rossa provò l’istinto di fare ciò che
ordinava, pur di levarsi di dosso lo sguardo di quegli implacabili occhi d’ametista.
Ma ricordò di essere Rina Inverse, terrore dei banditi, così non si lasciò
intimidire e chiese con strafottenza: “E perché dovrei?”
“Io sono Genjo Sanzo.” Dichiarò laconico, come se questo
bastasse a spiegare tutto.
“Embé?”
I tre compagni dell’impassibile giovane sembrarono molto
stupiti dalla reazione (o dalla sua assoluta mancanza) del gruppo che si
trovavano di fronte. Uno di essi, dai lunghi capelli rossi, scoppiò a ridere:
“Accidenti, dobbiamo essere davvero finiti in un altro mondo se questi non
sanno neppure chi sei!”
Alle parole dell’amico il giovane moro alla guida della
vettura si guardò intorno con cortese curiosità e commentò pacatamente: “Per
essere un altro mondo è davvero molto simile al nostro.”
Il terzo, all’apparenza il più giovane del gruppo, sembrò
riflettere intensamente per svariati secondi, poi decretò: “Sanzo… io ho
faaaaaameeeeeee…”
GOCCIOLONE di tutti i presenti.
Il biondo assestò un colpo in testa al compagno con un
harisen (ventaglio di carta) comparso dal nulla, sotto lo sguardo sogghignante
del giovane con cui divideva il sedile posteriore:
“Stupida scimmia, possibile che tu non pensi che con lo
stomaco?”
“Non chiamarmi stupida scimmia, scarafaggio rosso!”
“Come hai detto? Io ti ammazzo!”
“E io ti uccido!”
“No, io!”
“Io!”
“Io!”
“Io!”
“Io!”
BANG BANG!!!
Due colpi della Smith&West di Sanzo sfiorarono le
orecchie dei suoi compagni, che si ricomposero all’istante.
“Andiamo, non è il caso di comportarsi così; non è
carino dare una cattiva impressione a chi si è appena conosciuto!” il sorriso
conciliante del guidatore dai gentili occhi verdi cercò di smorzare la
tensione.
Durante lo svolgimento di questa scena, il gruppo di Rina era
rimasto allibito; sulle loro facce si leggeva a chiare lettere la domanda: “Ma
chi sono questi pazzi? Vengono davvero da un altro mondo? E che sono venuti a
fare qua?” L’unico che potesse rispondere a qualcuno di questi enigmi era
Xelloss (seee, contaci!)…
“XELLOSS!” urlò Rina, accortasi che il demone, quatto
quatto, aveva approfittato della ‘distrazione’ dei suoi inseguitori per
darsela a gambe, stranamente a piedi.
Richiamati dal grido di Rina, gli stranieri si accorsero
della tentata defezione:
“Goku!” ordinò Sanzo.
Il più giovane sorrise e tra le sue mani si materializzò un
bastone rosso dalle estremità dorate: “Nyoi Bou, allungati!” e l’asta si
proiettò fino a raggiungere il demone, assestandogli un colpo che lo stese a
terra come una sogliola.
Davanti alle facce sempre più stupefatte dei presenti, il
ragazzo alla guida sfoderò il suo sorriso più disarmante: “Credo che forse
vi dobbiamo delle spiegazioni.”
“E così siete giunti nel nostro mondo seguendo Xelloss.”
Puntualizzò Rina. “Perché?”
“Quando quel ladro ha cercato di rubare il mio Sutra del
Cielo Demoniaco si è lasciato sfuggire che lo trovava identico all’altro…
ovvero il Sutra del Cielo Divino… che intendo recuperare ad ogni costo.”
Dichiarò Sanzo, seccato di dover dare spiegazioni a chicchessia.
“Per quale motivo?”
Il bonzo le lanciò un’occhiata omicida: “Ca**i miei.”
(“Ehi, ragazzi, evitiamo il turpiloquio!!! Questa è una
fic perbene!!!” NdA armata di harisen)
“Ti dai anche al furto adesso! Mi vergogno profondamente
per te, Xelloss!” esclamò Amelia in modo melodrammatico.
“Già; potevi almeno evitare di farti beccare come un
idiota!” commentò Zelgadiss “Si può sapere perché t’interessa tanto
quel coso, da farti andare a cercarlo su un altro mondo?”
Xelloss si esibì nel suo sorrisetto più ebete: “Sore wa
himitsu desu…” ma si ritrovò la pistola di Sanzo puntata tra le
sopracciglia.
“La risposta interessa anche a me, quindi ti conviene
parlare, a meno che tu non voglia ritrovarti un buco di aerazione in fronte!”
Il tono e lo sguardo del biondo monaco davano chiaramente ad
intendere che NON stava scherzando; e Xelloss sapeva che i proiettili della
Shourejyu (pistola che esorcizza i demoni) erano letali: durante la fuga aveva
dovuto usare tutta la sua energia per creare una barriera che lo proteggesse…
se solo quel bonzo maledetto non avesse apposto un sigillo mistico che gli
impediva di teletrasportarsi… decise di tergiversare: “Mi spiace, ma io
eseguo solo gli ordini!”
L’espressione di Sanzo s’incupì ulteriormente; di certo
avrebbe sparato a quell’inutile demone se Gourry non fosse intervenuto,
grattandosi il capo con aria ingenua: “Scusate ma… cosa sono questi Sutra? A
che servono?”
Il bonzo lo squadrò con i suoi freddi occhi d’ametista, ma
il gentile Hakkai, il giovane dagli occhi verdi, gli chiese con lo sguardo il
permesso di continuare le spiegazioni. Sanzo annuì, lasciando la parola al più
diplomatico compagno:
“I Sutra sono rotoli di pergamena che riportano scritti di
enorme potere sacro; solo i monaci di più alto grado, come Sanzo, possono
utilizzarne le formule. Ma anni fa il Sutra del Cielo Divino fu rubato dai
demoni che volevano usarlo per risvegliare il Gran Demone Gyuma-oh; il nostro
compito è impedire che ciò avvenga, proteggendo il secondo Sutra, e recuperare
quello perduto.”
Nell’udire tali parole, Rina percepì un brivido lungo la
schiena: risvegliare un Dio-demone… non era forse ciò che i demoni del loro
mondo cercavano di fare da quando Shabranigdu era stato sigillato? Il suo
sguardo incandescente si posò su Xelloss, che ricorse alla sua più falsa
espressione d’innocenza.
Portandosi una mano alla tempia, sbottò: “A quanto pare i
nostri mondi sono davvero più simili di quanto pensassi…” e insieme ai
compagni raccontò agli stranieri quanto sapevano sulle aspirazioni dei Dark
Lord. “…in conclusione, credo che i Signori dei Demoni, o almeno una di
essi, voglia questi Sutra per risvegliare il loro Gran Demone… ed abbia
ordinato a una certa nostra conoscenza di portarglieli. Dico bene, Xelloss?”
Il demone rise forzatamente con una mano dietro la nuca: “Eh,
già! Peccato che, quando cercai di prendere il secondo, non sapevo chi lo
custodisse…” …questi quattro cacciatori di demoni sono più pericolosi
di un battaglione di draghi… pensò, ma si guardò bene dall’esprimerlo
ad alta voce.
“Non avresti potuto batterci in ogni caso” rise il rosso,
Gojyo “Non basta un solo demone, per quanto forte” e lanciò un’occhiata
obliqua e divertita all’abbacchiato Xelloss “per sconfiggerci!”
“Proprio così” concordò Goku, che per tutto il tempo
non aveva fatto che scambiarsi dispetti con il giovane dai capelli porpora, a
bassa voce per non incorrere entrambi nella vendetta dell’irritabile Sanzo (e
del suo ventaglio) “Però combatteremo ancora, vero? È stato divertente!”
concluse entusiasta.
Un enorme gocciolone comparve sulla testa di Xelloss.
Gojyo non resistette alla tentazione di provocare come al
solito il compagno: “Stupida scimmia! Possibile che tu pensi solo a combattere
e a mangiare?”
“Sempre meglio di quello a cui pensi tu, Kappa maniaco!”
“Come osi?!?”
E immancabilmente l’harisen si abbatté sulle teste dei
due.
Ristabilito l’ordine, Rina chiese al capo del gruppo di
avventurieri:
“Ora cosa pensate di fare?”
“Troveremo il Sutra e ce lo riprenderemo.” Rispose Sanzo
senza battere ciglio.
“Potrebbe rivelarsi più difficile di quel che pensate.”
Insinuò Xelloss.
“Per quanto mi disgusti dirlo, ha ragione. Vi ritroverete
contro un esercito di demoni.” Confermò tetro Zelgadiss.
“Non sarà la prima volta.” Sorrise scanzonato Gojyo.
“Ci basterà uccidere chiunque si metta sulla nostra
strada.” Dichiarò seccamente Sanzo.
“Forse potrebbe servirvi una mano.”
Sorprendentemente era stato ancora Zelgadiss a parlare,
lasciando stupefatti i propri compagni. E ciò che seguì li sorprese ancora di
più:
“Vi offro i miei servigi come guida in questo mondo che non
conoscete, tutte le informazioni di cui dispongo sui demoni nonché il mio aiuto
in combattimento.”
“E cosa chiedi in cambio?” volle sapere Sanzo.
“Il permesso di dare un’occhiata a quei Sutra. A quanto
ho capito sono simili alla nostra Claire Bible; forse in essi riuscirò a
trovare una formula che possa spezzare la maledizione che mi ha reso una
Chimera.”
“Io verrò con te, Zelgadiss! Voglio aiutarti!” si offrì
subito Amelia.
“Andremo tutti!” decretò Rina. “Se i demoni vogliono
risvegliare Shabranigdu, di certo mia sorella mi coinvolgerà in qualche modo…
tanto vale batterla sul tempo!” scrollò le spalle rassegnata.
Sanzo rifletté corrucciato sulla proposta; già diceva di
non sopportare il dover andare in giro con quei tre che gli erano stati
assegnati (anche se in realtà doveva ammettere che non era poi tanto male…),
la prospettiva di trascinarsi dietro anche quei ragazzini sconosciuti non gli
arrideva affatto…
Spostò lo sguardo sul resto della sua squadra: Goku pareva
entusiasta della nuova compagnia, Gojyo studiava le curve delle due ragazze con
malcelato disappunto per la loro troppo giovane età e Hakkai esibiva la sua
solita espressione dal sorriso gentile e disponibile… probabilmente l’idea
di dover fare da baby-sitter ad altri mocciosi (oltre Gojyo e Goku, che
nonostante l’età di 22 e 18 anni a volte si comportavano come lattanti) gli
piaceva.
Celò un sospiro d’esasperazione: il ragazzo dalla pelle di
pietra aveva ragione, necessitavano di una guida in quel mondo sconosciuto;
decise di dar loro un possibilità: se si fossero dimostrati utili, allora se li
sarebbero portati dietro per un po’.
Cap. 2: Ognuno si diverte come vuole
Le compagnie unite decisero di trascorrere la notte al
villaggio vicino, anche perché gli stomaci di Rina e Gourry avevano intonato un
simpatico coretto insieme a quello proverbialmente mai sazio di Goku. Al momento
d’incamminarsi, il fuoristrada dei quattro stranieri emise un pigolio e si
trasformò in una piccola creatura bianca che volò tra le braccia di Hakkai
avviticchiandosi al ragazzo, il quale presentò il quinto elemento del loro
gruppo: Hakuryu, un esile draghetto tutto ali, coda e collo che pareva nutrire
una vera adorazione per il suo affettuoso padrone.
Giunti alla locanda Amelia si offrì di pagare la cena, dato
che i loro ‘ospiti’ non avevano moneta locale. Notò che Hakkai sembrava un
po’ in imbarazzo ad accettare, mentre Gojyo si lasciò sfuggire una risatina;
capì il perché quando arrivarono le ordinazioni: lo snello Goku ingurgitava
quantità di cibo pari solo a quelle divorate da Rina e Gourry e alla stessa
velocità supersonica!!!
Si consolò un poco vedendo i volti neanche tanto celatamente
esterrefatti degli altri tre, rivolti verso la coppia; Gojyo non nascose la sua
costernazione: “Non riesco a credere che esistano esseri umani in grado di
mangiare in questa maniera!”
“Beh, mi pare che anche il vostro amico sia una buona
forchetta!” sdrammatizzò la principessa.
“L’appetito di Goku è dovuto al fatto che rimase
rinchiuso in una caverna per 500 anni senza potersi nutrire” spiegò
cortesemente il giovane dagli occhi di smeraldo sorseggiando una tazza di the.
“Cinquecento anni???”
La tavola cadde nel silenzio, turbato solo dall’incessante
lavoro di mascelle del ragazzo col diadema dorato in fronte; persino Rina e
Gourry avevano interrotto la loro opera di devastazione culinaria.
Interrompendo la staticità dell’atmosfera con uno sbuffo d’insofferenza,
Sanzo sbottò:
“Goku e Hakkai sono demoni, e Gojyo lo è per metà.
Tranquilli, hanno i dispositivi di controllo.”
I ragazzi non fecero una piega nell’apprendere la vera
natura dei loro nuovi compagni di viaggio, ma Zelgadiss fu incuriosito dall’ultima
precisazione: “Dispositivi di controllo?”
Toccò nuovamente ad Hakkai spiegare: “Quando i seguaci di
Gyuma-oh decisero di ridestarlo, scatenarono una potentissima ondata di potere
malvagio che fece impazzire tutti i demoni, che prima di allora vivevano
pacificamente insieme agli esseri umani. I dispositivi di controllo, come il
diadema di Goku e i miei orecchini - indicò le tre graffette di metallo
agganciate al padiglione auricolare sinistro - limitano l’energia demoniaca
impedendo che si scateni in modo incontrollato; i demoni che non li portano sono
ridotti a belve assassine prive di raziocinio, e finché la situazione non sarà
risolta, noi combattiamo contro di loro.”
Rina e Gourry avevano ripreso a mangiare (leggi: ingozzarsi)
prima ancora che la pacata spiegazione di Hakkai fosse terminata, affrettandosi
a recuperare il terreno perduto nei confronti di Goku, il quale non aveva alzato
il naso dal piatto; invece Zelgadiss rimase concentrato a riflettere su tutte le
nuove informazioni raccolte quel giorno.
Amelia chiese il conto al cameriere con aria alquanto
sconsolata, ma Gojyo le strizzò un occhio in un modo languido che fece
arrossire la principessa: “Non temere, domani pagheremo noi la locanda e la
colazione!”
“Ma… il denaro… come farete a procurarvelo…”
balbettò Amelia sotto l’intrigante sguardo color rubino del Kappa.
Il rosso le rispose con un sorriso misterioso e affascinante
che fece diventare ancor più scarlatta la fanciulla: “Lascia fare a me.”
Lanciò uno sguardo complice ad Hakkai: “Sei anche tu della partita?”
Il demone gentile sospirò divertito: “Solo perché ci
servono soldi.”
“Mettiamoci al lavoro, allora!” e i due si diressero
verso un tavolo dove un nutrito gruppo di viaggiatori era intento a giocare a
carte.
Più tardi Rina e Gourry andarono ad avvertire i due nuovi
amici che il resto del gruppo si recava nelle camere per dormire; giunsero in
tempo per incrociare gli ultimi, sconsolati avventori che abbandonavano il
tavolo da gioco, dominio incontrastato dei due stranieri. La coppia rimase a dir
poco sbalordita nel vedere il mucchio di monete che faceva bella mostra di sé
davanti a Gojyo, e quello ancor più consistente davanti ad Hakkai.
Rina aprì la bocca per commentare, ma una ben nota voce le
mozzò la parola:
“Qualcuno stasera è stato baciato dalla fortuna,
hohohohoho!”
Si avvicinò una donna bruna molto alta, molto prosperosa e
molto… poco vestita, che provocò la caduta libera della mascella di Gojyo sul
tavolo, mentre i suoi occhi si allargavano come uova fritte. Il mezzodemone
pensò che doveva assolutamente farsi presentare quella tipa da Rina, che
sembrava conoscerla bene dato che non appena si erano viste avevano cominciato a
strepitare l’una contro l’altra. La situazione degenerò quando Naga emise
nuovamente la sua agghiacciante risata facendo rimbalzare il proprio
notevolissimo… ehm… “air bag anteriore”, che provocò un’emorragia
nasale al ‘povero’ Gojyo e la fuga di un terrorizzato Hakuryu che si
rannicchiò in grembo a un perplesso e alquanto assordato Hakkai.
“Stasera non ho voglia di litigare con te, Inverse”
dichiarò la maga del Serpente Bianco “Intendo sfidare questi due tuoi amici…
con tutti i soldi che hanno, sarà un piacere spennarli!”
“Se questa è la vostra intenzione non abbiamo nulla in
contrario, signorina. Ma dovrete dimostrare di meritare la vittoria.”
Commentò cortese Hakkai cominciando a distribuire le carte.
Gojyo prese le sue, ma il suo sguardo era così ipnotizzato
dal davanzale di Naga che le sollevò… alla rovescia, mostrando a tutti
il punteggio che aveva in mano (^_^;;;;). Nonostante la ‘distrazione’ del
rosso, in breve Hakkai stravinse la partita e quelle successive, lasciando al
verde la presuntuosa maga. Ma Gojyo intervenne cavallerescamente:
“Andiamo, Hakkai, non si può privare del denaro una così
bella donna!” e accompagnò l’adulazione con una generosa sbirciata alle sue
curve.
L’amico gli fece pacatamente notare che era stata la maga a
sfidarli, ma non insistette e restituì il denaro perso a una Naga gongolante
che ricominciò a litigare con Rina mentre i tre uomini lasciavano la sala;
Gourry decise di attendere Rina e augurò la buonanotte, ricambiato da Hakkai
che trascinò un ancora sbavante Gojyo nella camera loro assegnata.
(Nota dell’autrice: chiedo umilmente scusa a Gojyo - gli
voglio bene, in fondo - per aver esagerato un po’… lo so che il Kappa non è
COSI’ hentai… ma di Naga ce n’è una sola! ^_^)
Cap. 3: Il viaggio comincia
Il giorno dopo i nostri baldi eroi cominciarono la loro
avventura per salvare il mondo; almeno questa era l’idea, perché la prima
voce che si levò quel mattino fu…
“Saaaanzoooo, ho faaaaameeeee…”
…seguita dal suono di un colpo di harisen sulla testa del
demone-scimmia.
Così, dopo che una pantagruelica colazione ebbe saziato
(almeno per il momento) gli stomaci di tre nostre conoscenze, si misero in
strada.
Rina si pose alla testa del gruppo ed esclamò: “Ci siamo
tutti? Allora si parte! Andiamo!”
“Dove?” chiese Gourry grattandosi il ciuffo biondo.
Come al solito Rina lo afferrò per il collo con una vena
pulsante sulla testa, ma Zelgadiss le fece notare che in effetti l’ingenua
domanda dello spadaccino aveva centrato il problema: non sapevano dove
dirigersi. Il loro obiettivo era recuperare il Sutra, ma dove poteva essere?
Qual’era la loro destinazione?
Rina rifletté per qualche istante; guardò di sottecchi
Xelloss, costretto a seguirli; ci pensò su ancora qualche istante; infine, si
avvicinò al demone con aria da “dolce fanciulla indifesa” e cinguettò: “Xel-chan…”
“Si, Rina?” chiese questi con un tremito al sopracciglio,
cercando di tenersi alla larga dall’imprevedibile maga… che giunta
abbastanza vicino lo afferrò per il collo e cominciò a scuoterlo come una
maracas:
“Dove hai portato quel maledetto rotolo di carta igienica
scarabocchiataaaaaaa!?!”
GOCCIOLONE enorme di tutti.
“M…mi dis…pia…ce ma…è…” rantolò il demone
cianotico, ma prima che potesse articolare la conclusione del suo detestabile
ritornello Sanzo intervenne:
“L’avrà consegnato al suo capo; i demoni subordinati non
hanno abbastanza cervello per fare altro.
(Mi scuso con la categoria dei demoni subordinati; questa è
l’opinione di Sanzo, non mia, e lui, per motivi personali, odia i demoni! NdA)
Ammazziamo quell’inutile piattola e andiamo direttamente
dal mandante.”
Zelgadiss scosse il capo, pensieroso: “Non siamo in
condizione di poter raggiungere la base della Great Beastmaster; però forse c’è
un altro modo di ottenere il nostro scopo.” Ottenuta l’attenzione di tutti
la Chimera espose la propria strategia:
“I Dark Lord vogliono usare i Sutra per ridestare
Shabranigdu, quindi propongo di recarci nel luogo dove è probabile che decidano
di cominciare: i monti Kataart, dov’è sigillato Lei Magnus, l’uomo che
custodisce all’interno di sé un settimo dell’essenza del Gran Demone.”
Spiegò a beneficio degli stranieri.
Gli altri concordarono con il piano dello sciamano: almeno
era un punto di partenza.
Tuttavia la Chimera, dopo aver lanciato un’occhiata
sospettosa a Xelloss, aggiunse: “Di certo dovremo aspettarci di venire
attaccati: i demoni hanno bisogno di entrambi i Sutra per portare a termine il
loro progetto, e solo perché uno di loro ha fallito non significa che
rinunceranno all’idea.”
“Hai due volte ragione, Zelgadiss.” Sospirò tristemente
Hakkai, il suo perenne sorriso oscurato da un’ombra di preoccupazione: “Anche
noi abbiamo nemici che intendono impadronirsi dei Sutra: potremmo quindi
trovarci di fronte a cacciatori provenienti da entrambi i mondi.”
“Meglio, no? Doppio divertimento!” esclamò Goku, che non
capiva dove fosse il problema; naturalmente questo portò a un altro battibecco
con Gojyo e alle inevitabili sventagliate di Sanzo.
Intanto Hakkai e Zelgadiss erano chini sulla mappa della
Chimera:
“Siamo fortunati, i Kataart non sono lontani: solo pochi
giorni di viaggio.”
“Allora sarà meglio metterci in cammino.” Concluse il
gentile demone.
Questo scambio di battute attirò l’attenzione di Sanzo:
“Come sarebbe? Non vorrete dire che dovremo farcela a piedi?” esordì
in tono inquisitorio, posando uno sguardo perforante sul compagno.
Hakkai confermò, imbarazzato: “Beh, si. Hakuryu non può
portarci tutti…”
“Suvvia, bonzo buono a nulla, per una volta non ti farà
male muovere i tuoi sacri piedi!” sogghignò il rosso mezzodemone.
“Chiudi il becco, Gojyo, o ti obbligo a portarmi a spalle
fino alle montagne!”
Così, tra battibecchi e risate, l’eterogeneo gruppo di
avventurieri cominciò il suo viaggio.
Cap. 4: che razza di nemici sono questi?
Il gruppo di viaggiatori sembrava aver raggiunto una certa
routine (col tempo ci si abitua anche alla follia) nel viaggio che li portava
sempre più a Nord.
(“Finalmente si cambia, una volta tanto! Ovest, ovest…
cominciavo a stufarmi di andare sempre nella stessa direzione!” NdGoku
“Beh, il vostro è IL Viaggio Verso Ovest, non è che avete
molta scelta… Però stavolta vi faccio andare verso un altro punto cardinale,
contento?” NdA)
Tuttavia, come previsto da Hakkai, non sarebbe stato un
percorso privo di incontri. Infatti, mentre i nostri stavano attraversando una
serie di colline cosparse di rocce una palla di fuoco esplose proprio di fronte
a loro, accecandoli per svariati secondi con una nube di polvere da cui provenne
una voce colma di sfida:
“Vi abbiamo ritrovati, finalmente! Consegnateci il Sutra!”
Il polverone si diradò e i nostri poterono vedere
chiaramente le quattro figure che sbarravano loro la strada, due uomini e due
ragazze. Erano chiaramente demoni; quello davanti era di certo il capo: aveva l’aspetto
di un ragazzo dalla pelle abbronzata e i capelli rosso scuro che scendevano
lunghi dietro la schiena.
“Ehilà Kougaiji! Anche voi da queste parti?” chiese
allegramente Goku.
“Uffa, ci mancava solo il piromane!” sbuffò Gojyo.
“A chi piromane? Ridillo e ti do fuoco!” scattò il nuovo
arrivato.
Ignorando simili amenità, Rina si avvicinò ad Hakkai: “Chi
diavolo è il tipo?”
Il sorriso del demone sembrava quello di chi presentava dei
vecchi amici, così la maga rimase piuttosto spiazzata dalla risposta che
seguì: “Rina, ti presento Kougaiji, figlio di Gyuma-oh e Principe dei Demoni.”
“Cosa? Mi stai dicendo che quello sarebbe un Dark Lord del
vostro mondo?”
“Si, esatto.” ^_^
Rina tornò a seguire lo scambio di battute con quel bel
ragazzo comparso all’improvviso. (D’accordo, secondo me Rina sta bene con
Gourry, ma è anche innegabile che Kou sia effettivamente un bel figliolo! ^_^
NdA)
“Non vi cederemo mai il Sutra del Cielo Demoniaco senza
combattere, dovresti saperlo. E dato che sarete comunque sconfitti, potevate
restare sul nostro mondo.” Constatò flemmatico Sanzo.
Il Principe non parve prendere bene la provocazione, ma
neanche male come Rina s’aspettava, dato che si limitò a sbuffare: “Non è
stata un’idea mia: a me non frega niente dei Sutra, né della resurrezione del
Gran Demone; ma finché quella vecchiaccia (Gyokumen Koshi …non me lo
ricordo mai… non chiedetemi di scriverlo ancora, per favore! NdA) terrà
in ostaggio mia madre dovrò assecondare i suoi ordini. Da quando le hanno
rubato il Sutra del Cielo Divino è diventata isterica e vuole che ne recuperi
almeno uno a tutti i costi…”
All’improvviso s’interruppe: i suoi occhi azzurri
saettarono verso il resto del gruppo e l’oltrepassarono per focalizzarsi su un
‘certo’ demone che tentava per la seconda volta una circospetta fuga… che
non ebbe miglior risultato della precedente, dato che Kougaiji si teletrasportò
all’istante davanti a lui: lo afferrò per il bavero e lo sollevò venti
centimetri da terra, trafiggendolo con uno sguardo fiammeggiante.
“Tu sei il bastardo che ha rubato il Sutra dal laboratorio
della vecchia! È a causa tua se ci ha affibbiato questa rottura di scatole di
missione!”
“N… non è colpa mia… ghhh… io eseguo solo… gli
ordini…” balbettò Xelloss, che leggeva negli occhi di Kougaiji un fuoco
tale al cui confronto le fiamme dell’inferno sembravano un barbecue “C…chiedo
venia…”
“Perdonate l’intromissione, altezza…” intervenne una
ragazza del suo seguito, dai capelli viola raccolti in strani codini, attendendo
il permesso di proseguire.
“Non essere così formale, Yaone, ti ho detto mille volte
che puoi darmi del tu; cosa c’è?”
“Credo che l’esecuzione di questo subordinato non
modificherebbe la nostra situazione; ora che sappiamo che il Sutra rubato è su
questo mondo, forse sarebbe meglio cercarlo.”
Il Principe annuì, ma non per questo il suo sguardo divenne
più mite: “Sia pure; ma non lascerò che questo miserabile la passi liscia!”
rifletté e ad un tratto sul suo volto comparve un’espressione molto poco
rassicurante: “Sarò clemente e non ti ucciderò… per ora. Ma in cambio…”
le sue labbra si tesero in un sorrisetto decisamente sadico: “Ehi, Lirin!
Questo tizio ha detto che giocherà con te!”
“Yuppiii! Dici davvero, fratellone!?!”
La ragazzina dai capelli color carota si fiondò a
raggiungere il fratello e per prima cosa saltò a cavalluccio sulle spalle di
Xelloss: “Evviva! Hei, senti, coso, ce l’hai qualcosa da mangiare?”
Soddisfatto di aver sistemato per un po’ la sorellina
rompiscatole (“E perennemente affamata… Lirin è praticamente il
corrispettivo femminile di Goku!” -_-; NdKou) Kougaiji si rivolse a Goku:
“Beh, già che siamo qui… in guardia, Son Goku!
COMBATTIAMO!” (Tanto per cambiare… NdA)
“Io ci sto, Kougaiji!” rispose entusiasta l’interpellato.
(E quando mai… NdGojyo)
“Non abbiamo tempo da perdere!” decretò inflessibile
Sanzo, deludendo i due avversari.
“Ma Saaaanzooooo…” piagnucolò Goku con lacrimosi
occhioni da cucciolo.
Il bonzo sospirò esasperato: “E va bene; ma solo CINQUE
MINUTI!”
Rina e compagni non avevano mai assistito a un duello così
singolare; non tanto per via dei combattenti, che cominciarono a scambiarsele di
santa ragione, ma del pubblico: Sanzo si sedette su una roccia, tirò fuori un
giornale apparentemente dal nulla e si mise a leggerlo, totalmente indifferente
a ciò che lo circondava; Hakkai prese la teiera e insieme a Yaone improvvisò
un the campestre; Gojyo si avvicinò all’imponente demone con una grande spada
dietro la schiena e gli propose allegramente: “Una partita a carte, Doku?”
“Vedrai che stavolta ti straccerò, fratellino!”
ricambiò il sorriso Dokugaguji (Più che un nome sembra uno scioglilingua…
non poteva continuare a farsi chiamare Jien e basta? NdA).
Mentre i rispettivi compagni di squadra si facevano
spensierati i fatti loro, Kougaiji e Goku combattevano senza esclusione di
colpi: il demone scimmia sfruttava la sua incredibile forza brandendo con
maestria il proprio bastone, il principe controbatteva con potentissimi
incantesimi di fuoco. Nel vederlo lanciare una Fireball particolarmente
devastante, Gourry commentò:
“Quel tipo un po’ ti somiglia, Rina; anche lui sembra
avere la mania di sparare fuoco e fiamme dappertutto!”
La maga, con una venuzza pulsante sulla tempia, caricò una
Palla di Fuoco che avrebbe confermato l’osservazione dello spadaccino sulla
sua pelle, se non fosse stato per il successivo intervento di Lirin, ancora
intenta a tormentare il ‘povero’ Xelloss:
“Sarà, ma il mio fratellone è sicuramente moooooolto più
bravo di lei!”
Rina cambiò immediatamente bersaglio e Lirin, agile come un
gatto (in effetti ha un aspetto un po’ felino!) si riparò dietro Xelloss, che
non potendo ancora teletrasportarsi finì abbrustolito come una bruschetta.
Lirin (in vena di suicidio, evidentemente) fece una
pernacchia alla maga e ridacchiò: “Non mi hai preso! Sei scarsa e anche piatta!”
A quelle parole un’aura impressionante si addensò attorno
alla maga, che non ci vide più dalla rabbia e si gettò contro l’impertinente
piccola demone. Amelia tentò invano di fermarla, ma venne bruscamente spinta a
terra da una Rina fuori di sé.
La scena attirò l’attenzione dei due fratelli intenti al
gioco:
“Ehi, non puoi minacciare la sorella di Kou!” Doku giunse
a sfoderare la spada interponendosi davanti alla maga priva di controllo, ma la
sua lama incrociò quella di Gourry e le due guardie del corpo cominciarono a
duellare a loro volta.
Gojyo, da parte sua, cercò di aiutare Amelia ad
alzarsi (Ehi, giù le mani da lì! #O_O# NdAmelia), ma il suo piano venne
vanificato dall’improvvisa collisione con Lirin, in fuga da una spaventosa
Rina-furens.
Tutto questo movimento urtò il lieve equilibrio (psichico)
di Sanzo che, disturbato nel sacro momento dedicato alla lettura del giornale,
cominciò a sparare all’impazzata contro qualunque cosa gli capitasse sott’occhio,
in questo caso il Kappa che, tra una contorsione e l’altra per schivare le
pallottole, urlò: “Calmati maledetto bonzo psicopatico!”
“Certo che mi calmo, il nervosismo peggiora la mira,
infatti non ti ho ancora beccato!” replicò l’altro.
“Kouuuuuuu!” ululò Lirin mentre l’inferocita Rina le
tirava i capelli.
Al richiamo della sorellina il Principe dei Demoni interruppe
il combattimento con Goku e si gettò nella mischia, seguito a ruota dal suo
avversario che non voleva restare escluso dal divertimento. A quel punto si
scatenò un’apocalisse tutti-contro-tutti… o quasi.
Zelgadiss spostò lo sguardo dalla rissa generale posandolo
sulle uniche due persone che parevano ignorare completamente il caos esploso
alle loro spalle: Hakkai sorseggiò la sua tazza di the e commentò serafico,
osservando il panorama: “Che pace!”
Da parte sua Yaone riempì una terza tazza e la porse alla
Chimera: “Gradite una tazza di the, signore?”
Zelgadiss, rassegnato, sospirò profondamente: “Si, grazie.”
Era ormai il tramonto quando i due gruppi si separarono:
prima di andarsene Kougaiji dichiarò che lui e i suoi compagni avrebbero
cercato il Sutra trafugato per conto loro; i nostri si diressero invece al
villaggio più vicino, stanchi per l’intensa giornata e consapevoli che
avrebbero incontrato ancora quegli strani ‘nemici’ prima che l’avventura
fosse terminata.
Cap. 5: anche gli dei indossano le pantofole
Durante il terzo giorno di viaggio Amelia decise di dedicarsi
a un’impresa degna di una paladina della giustizia quale lei era, per il bene
dell’umanità… o almeno dei polmoni della compagnia: infatti, facendo
ricorso ai suoi discorsi più ispirati, declamando in toni quasi lirici le
virtù della buona salute, cercò di convincere Sanzo e Gojyo… a smettere di
fumare.
(“Mission Impossible!! Vai Ame, Tom Cruise non è nessuno
in confronto a te! Scherzi a parte, fumare fa male sul serio, quindi non imitate
quelle due ciminiere vaganti!” NdA in vena di pubblicità progresso)
Ovviamente il bonzo le prestava meno attenzione che a una
zanzara fastidiosa (“Perché se no l’avrei schiacciata!” NdSanzo)
mentre Gojyo fingeva spudoratamente di ascoltarla, sebbene la sua attenzione
fosse concentrata soprattutto all’altezza del petto della ragazza. Quando la
principessa concluse la sua filippica (più per mancanza di fiato che altro) il
monaco decise di esprimere il suo interesse accendendosi l’ennesima sigaretta,
ma il suo accendino a quanto pare decise proprio in quel momento di entrare in
sciopero per protestare contro l’eccessivo sfruttamento, contrario a ogni
diritto sindacale (forse istigato dal discorso di Amelia?); a mali estremi, l’intollerante
biondo sbottò rivolto al Kappa:
“Ehi, Anna dai capelli rossi, dammi il tuo accendino.”
“Scordatelo bonzo corrotto, poi te lo incameri com’è
successo l’altra volta!”
“Guarda che non era una richiesta, ma un ordine!”
Rina, esasperata dalle avvisaglie di un’ennesima rissa, con
un sogghigno sulle labbra decise di “dare una mano”… a modo suo,
naturalmente!
“A qualcuno serve del fuoco?” e castò una Fireball che
ridusse le sigarette dei due a cilindretti di cenere che franarono
miserevolmente a terra.
“AAAARGHHH!!!!!!!! Porc$%&£$%#§ Era l’ultima! E
adesso come faccio???” T_____T strepitò Gojyo disperato.
Sanzo doveva essere nella medesima situazione, poiché una
vena cominciò a pulsare frenetica sulla sua tempia e la mano destra corse per
istinto alla pistola. Per evitare la strage, Hakkai intervenne col suo
irresistibile sorriso: “Non è così tragico, oltre quella collina c’è un
villaggio dove potrete comprarne altre…”
A quelle parole un lampo attraversò gli occhi di Sanzo, che
affrettò il passo quanto più possibile senza mettersi a correre (non si confà
al suo rango!); Gojyo smise immediatamente di piagnucolare e lo seguì di corsa
sbraitando:
“Non fregartele tutte, monaco dei miei stivali, o te la
vedrai con me!”
Zelgadiss li guardò scomparire dietro la collina e commentò
sarcastico: “Nicotinomani all’ultimo stadio di dipendenza, vero?”
Hakkai si limitò a sorridere (come al solito), mentre Gourry
e Goku chiesero contemporaneamente:
“Nicotinomani???”
“E’ qualcosa che si mangia???”
Raggiunsero i due compagni al villaggio (“Seguendo i
segnali di fumo!!!” ^_^ NdGourry) e decisero di fermarsi, dato che gli
stomaci di Rina, Gourry e Goku segnalavano l’avvicinarsi dell’ora di cena.
(“Tzè! Se badassimo allo stomaco della stupida scimmia
sarebbe costantemente mezzogiorno!” NdGojyo
“Chi hai chiamato stupida scimmia, scarafaggio rosso?”
NdGoku
“Piantatela di litigare! Guardate che se m’incavolo sono
peggio di Sanzo e Rina messi insieme!” NdA mooolto nervosa
“Scusa, scusa!” O_______O NdGojyo&Goku)
Durante il pasto Hakkai si trovò a riflettere su un
particolare molto insolito: “Siamo in viaggio da tre giorni, eppure a parte l’incontro
con Kougaiji e il suo gruppo non siamo stati attaccati neanche una volta.”
“Beh, tanto meglio, no?” Amelia scrollò le spalle; le
sembrava più strano il fatto che l’espressione serena del bel giovane dagli
occhi verdi fosse turbata da un dettaglio così irrilevante.
Zelgadiss invece gli scoccò un’occhiata pensierosa: “Temi
che l’assenza di agguati preluda a una trappola peggiore?”
“Hai indovinato.” Confermò il demone gentile “Spero di
sbagliarmi; forse questa sensazione di disagio dipende dal fatto che nel nostro
mondo siamo abituati ad attacchi frequenti!” aggiunse, recuperando il suo
caldo sorriso.
“Vero; di solito ci tocca combattere contro bande di demoni
almeno tre o quattro volte al giorno!” ridacchiò Gojyo.
“Mpf… da quel che ne so…” mugolò Rina, ingoiando
intero l’involtino che aveva appena strappato a Gourry dopo un serrato duello
di forchette “Zelas Metallium aspetterà il rapporto del suo galoppino
preferito prima di muoversi ulteriormente… Gnam…” s’interruppe per
inghiottire una polpetta “… e finché lui è bloccato qui con noi, questo
non può succedere… hehehehe!!” rise prima di staccare in un solo morso
metà di un cosciotto, godendosi l’espressione stizzita di Xelloss.
La cena si avviava al termine quando il padrone della locanda
annunciò: “Stasera il locale organizza una gara di bevute a squadre! Il
gruppo che vincerà, otterrà consumazioni gratis per una settimana!”
“CIBO GRATIS! Gourry, DEVI partecipare!” si entusiasmò
Rina.
“Perché io?” replicò lo spadaccino perplesso.
“Perché per una fragile fanciulla come me non è consono
bere come uno scaricatore di porto! Tu invece sei un uomo!”
“E questo basta a giustificare il fatto che deve rovinarsi
il fegato per te?” chiese sarcastico Zelgadiss.
“Che ‘dovete’, semmai! Non vorrai lasciare solo un
amico nel momento del bisogno, vero Zel? Quindi tu lo aiuterai!”
La Chimera sbuffò, Gojyo invece sembrò apprezzare l’idea
della maga: “Perché no? È una gara a squadre, più siamo più possibilità
abbiamo di vincere! Che ne dici, Hakkai?”
Il demone, neanche a dirlo, sorrise: “Almeno così
risolveremo il problema del vitto di Goku! Per me va bene.”
“Partecipo anch’io!” esclamò il demone dagli occhi
dorati, già con l’acquolina alla bocca alla prospettiva di una mangiata con i
fiocchi.
“Scordatelo, stupida scimmia! Niente alcool ai mocciosi!”
ribatté il rosso.
“Io non sono un moccioso, Kappa pervertito!”
“Piantala, scimmia! Se ti ubriachi chissà che guai
potresti combinare!” decretò Sanzo.
Il mezzodemone fissò uno sguardo sardonico sul biondo: “E
tu, bonzo corrotto? Hai intenzione di partecipare, o sei troppo timorato di
Buddha per indulgere in simili bassezze?”
Prima che Gojyo potesse terminare la frase si ritrovò la
pistola di Sanzo puntata in fronte.
“Porta qui i boccali, invece di parlare solo per dare aria
alla lingua.”
La sfida cominciò e dopo numerose pinte di birra rimasero in
gioco solo i nostri avventurieri e il gruppo dei campioni locali, tutti
oltremodo alticci, tranne…
Rina e Amelia quasi non credevano ai loro occhi: sebbene
avesse bevuto tanto quanto gli altri, Hakkai non dava segno di ubriachezza;
anche Zelgadiss si difendeva piuttosto bene, il suo fisico di Chimera gli
permetteva di reggere l’alcool meglio dei suoi compagni umani.
Infine anche gli ultimi ardimentosi non ressero il ritmo
degli stranieri, e crollarono sotto il tavolo; però neppure i vincitori, a
parte il demone dagli occhi verdi, erano in condizioni eccellenti: Gourry
ciondolava sull’orlo dell’incoscienza, Sanzo pareva in trance mistica, Gojyo
ridacchiava come un cretino e Zelgadiss avvertiva le prime avvisaglie di un’incipiente
emicrania.
Il mal di testa della Chimera fu peggiorato dalla caduta di
un vassoio di boccali vuoti, sfuggito di mano a una cameriera quando tre
individui letteralmente si materializzarono davanti a lei.
“Homura!” ringhiò Goku correndo a porsi tra i nuovi
arrivati e il gruppo di amici al momento incapaci di difendersi.
Le due maghe, allarmate della terribile smorfia di rabbia
comparsa sul volto del solare ragazzo, si affrettarono ad affiancarsi a lui; l’espressione
di superiorità sulla faccia dell’individuo fronteggiato dal demone scimmia
non piaceva neanche un po’ a Rina.
“E adesso chi è questo tizio con le catene ai polsi?”
borbottò la maga rossa. “Un altro Dark Lord?”
“Oh, no, molto peggio.” Rispose la voce serafica di
Hakkai, forse non così sobrio come sembrava “Lui è Homura, Principe Dio
della Guerra, e gli altri sono Shien e Zenon, divinità al suo seguito.”
“Dei? Ma allora non dovrebbero essere buoni?” piagnucolò
Amelia, confusa.
“Dipende dai punti di vista.” Esordì Homura tenendo lo
sguardo fisso su Goku “Noi siamo stati scomunicati dal regno celeste perché
riteniamo che il nostro mondo sia corrotto, retto da leggi ingiuste e falsi
pregiudizi; ma per cambiare definitivamente le cose ho bisogno dei Sutra del
cielo Divino e Demoniaco: unendoli distruggerò il vecchio mondo e ne creerò
uno nuovo!”
(“Mi sa che questo qui è la loro versione di Valgarv…”
-______-;;;;;;;;NdRina)
“Non è certo questa la soluzione! Il vostro modo di agire
va contro la Giustizia!” nonostante il frenetici cenni di Rina, Amelia non si
trattenne dal cominciare l’ennesima requisitoria sulla Giustizia, ma si rese
conto che nessuno l’ascoltava: Homura cercava di convincere Goku a passare
dalla sua parte, il demone scimmia avrebbe voluto combattere ma era frenato dal
pensiero di lasciare Sanzo e gli amici senza protezione.
Seguendo lo sguardo dorato del demone, il dio constatò le
condizioni dei giovani seduti al tavolo dietro le due ragazze e una smorfia di
divertito compatimento si dipinse sulle sue labbra:
“Genjo Sanzo e compagnia, ubriachi fradici… che
spettacolo patetico!”
Le parole ironiche sembrarono distogliere il bonzo da una
profonda contemplazione; rialzò gli occhi e con voce un po’ impastata ma
chiara, replicò: “Anche gli dei portano le pantofole…”
Homura rimase folgorato: il suo sguardo si abbassò come al
rallentatore, pregando che quelle cose pelose non fossero realmente ai
suoi piedi…
E invece sì: gli sguardi sbigottiti dei presenti si posarono
su due adorabili pantofoline a forma di coniglietto rosa.
“AAAARGHHHHH!!! Ho dimenticato di mettermi le
scarpeeeeee!!!” con un urlo isterico il Principe Dio della Guerra si
precipitò fuori dal locale sclerando per l’imbarazzo; Zenon e Shien seguirono
il loro capo cercando di nascondere gli enormi goccioloni che avevano dietro la
testa.
(“Autrice, ma perché tocca a me la figura di merda???”
NdHomura
“Scusa, ma tu sei sempre così serio… ho voluto
alleggerire un po’ l’atmosfera!!!” NdA
“Non è che mi odi?” NdHomura
“Al contrario, sei uno dei miei preferiti! Ma sai com’è,
esigenze di copione…” NdA
“…” -_-;;;;;; NdHomura)
Evitato in questo modo alquanto poco ortodosso un
combattimento che poteva rivelarsi disastroso, le due maghe decisero di dormirci
sopra; Goku si caricò in spalla Sanzo e le seguì, dopo essersi messo d’accordo
col proprietario perché portasse nelle camere gli altri compagni ormai partiti
per il mondo dei sogni… tranne Hakkai, che stupì tutti i presenti chiedendo
con un sorriso tranquillo il bicchiere della staffa e salendo le scale con le
proprie gambe, cullando Hakuryu addormentato tra le sue braccia.
Lasciando Xelloss incustodito.
Il subordinato di Zelas Metallium si assicurò di aver
lasciato una discreta distanza tra sé e la locanda; quando, tre giorni prima,
aveva tentato di mettersi in contatto telepatico con la sua padrona, si era
ritrovato una pistola puntata tra gli occhi e il dito indice del bonzo
psicopatico che accarezzava il grilletto e sembrava dicesse “dammi solo un
pretesto”. Da allora non aveva più osato neppure provarci. Ora contava sul
fatto che gli stranieri fossero troppo intontiti dall’alcool, ma tenersi
prudentemente alla larga da quella manica di pazzoidi con cui era costretto a
viaggiare non era una cattiva idea.
Quanto avrebbe voluto approfittare della situazione e
vendicarsi di quei maledetti… ma aveva già sperimentato la loro forza e non
era il caso di rischiare azioni suicide; inoltre Rina era sobria e avrebbe avuto
di che ridire in proposito. Decise di soprassedere, almeno per il momento:
innanzitutto il suo primo dovere era fare rapporto ed eseguire gli ordini della
sua Master; poi avrebbe chiesto il suo consenso per ordire un piano al fine di
sbarazzarsi dei quattro piantagrane.
Si concentrò e percepì chiaramente i vincoli del sigillo
mistico impostogli dal monaco: il teletrasporto restava fuori dalla sua portata,
ma sforzandosi al massimo riuscì a emettere un non meglio distinto segnale
mentale che raggiunse la sua padrona… la quale comparve all’istante davanti
a lui.
Xelloss non poté gioirne, dato che la Beastmaster emanava un’aura
pericolosamente infuriata; e quando un Demone Superiore è in tale stato d’animo,
una parola sbagliata può significare la fine.
“Esigo una spiegazione!” ringhiò Zelas, con l’ira che
la rendeva incapace di esprimersi in modo più eloquente (per fortuna, se no
chi li sente quelli della censura? NdA).
Il sottoposto si prostrò a terra e le aprì completamente la
propria mente, così da poterla rendere partecipe della situazione e delle
informazioni ottenute meglio di quanto avrebbe potuto fare una lunga
spiegazione. L’espressione della Dark Lady divenne più controllata, ma non
meno adirata. Xelloss ritenne opportuno non disturbare la sua riflessione e
rimase zitto inginocchiato a terra; la sua padrona odiava essere interrotta
quando pianificava l’eliminazione di un nemico. Ma quando sulle labbra
sensuali della demone comparve un sorriso crudele, osò chiedere:
“Master, posso occuparmi io di loro? L’affronto che mi
hanno arrecato…”
Lo interruppe: “Riparerai alla tua pietosa figuraccia in
altro modo, Xel-chan. Ho progetti più interessanti per quei quattro stranieri.”
Gli gettò un amuleto “Questo ti permetterà di teletrasportarti sui Kataart…
DOPO aver fatto ciò che ti dirò.”
Cap. 6: la trappola scatta a metà
Ventiquattro ore dopo, Xelloss entrò in azione. A parole, il
piano era molto semplice; ma il demone aveva scoperto, con dolorosa esperienza
personale, che avendo a che fare con certi individui la situazione poteva
ribaltarsi in un attimo, e ritorcersi senza preavviso contro di lui. Per questo
motivo procedette lungo il corridoio usando tutta la propria abilità per
mescolarsi alle ombre della notte e al silenzio interrotto solamente da un
ritmico russare proveniente da alcune delle camere.
Era una fortuna che quella locanda avesse a disposizione
stanze singole per ognuno dei membri della compagnia; una fortuna insperata
soprattutto per lui, dato lo scopo della sua missione. Senza dare nell’occhio
aveva scrupolosamente memorizzato la distribuzione operata da Rina poche ore
prima: dietro le porte del lato sinistro dormivano, nell’ordine, Zelgadiss,
Rina, Amelia e Goku; sul lato destro, invece, Hakkai, Gourry, Sanzo e Gojyo.
Un sogghigno ferino brillò nelle tenebre, e il demone aprì
l’ultima porta a sinistra senza produrre il minimo scricchiolio.
Un fioco raggio di luce lunare si posò sul corpo del ragazzo
dagli occhi dorati, che dormiva saporitamente (e scompostamente) di traverso nel
letto, con le membra spalancate a quattro di bastoni; sognava, e un filino di
saliva unito a un inconscio masticare rendeva scontato l’oggetto delle sue
fantasie oniriche: “Mmhhh… arrosto… ciambelle… crostata!”
Xelloss si avvicinò con un gocciolone sulla testa, ma lo
fece sparire subito: aveva un compito da svolgere! Lentamente, fatalmente, la
mano guantata si posò sul diadema dorato di Goku…
“Che diavolo credi di fare?”
La voce di Sanzo precedette di una frazione di secondo il
proiettile della sua pistola, che si conficcò nella parete dov’era prima la
testa di Xelloss. Il demone capì di essere con le spalle al muro, e tra un
istante il secondo colpo l’avrebbe preso in pieno; l’unica via di fuga era
preclusa dal bonzo, e lo sparo aveva svegliato l’intera locanda, compreso
Goku: “Sanzo?” chiamò, distraendo per un infinitesimo il monaco.
Xelloss ricacciò il panico e capì che aveva una sola
possibilità. Si lanciò contro il biondo a demoniaca velocità, pregando che
tale mossa lo prendesse in contropiede quanto bastava, chinandosi per offrire un
bersaglio minore al colpo successivo. LoN gliela mandò buona, e prima che
potesse spararne un altro lo spintonò contro lo stipite e si scaraventò nel
corridoio, sparendo tra le ombre all’altra estremità proprio mentre le altre
porte si spalancavano.
“Che diavolo combini, bonzo psicopatico!?!” esordì
gentilmente Gojyo entrando per primo nella stanza di Goku, seguito da tutti gli
altri.
“Ti pare il caso di mettersi a sparare all’impazzata in
piena notte? Qui c’è gente che gradirebbe dormire!” rincarò Rina furiosa,
con in sottofondo un sonoro sbadiglio di Gourry. Ma la gelida risposta di Sanzo,
rinforzata dal suo sguardo furibondo, provocò ai presenti un brivido che ebbe
il potere di svegliarli completamente:
“Quel maledetto §£$%&$#§ voleva togliere a Goku il
dispositivo di controllo del potere demoniaco!”
Gojyo impallidì e gli altri ammutolirono; e in quel silenzio
tutti poterono udire chiaramente…
“KYUUUU!!!!!”
“Hakuryu!” Goku riconobbe il grido di dolore del
draghetto.
“HAKKAI!!!” urlò Gojyo, lanciandosi fuori dalla stanza
verso la camera dell’amico.
Spalancò la porta quasi scardinandola: Hakuryu, sanguinante
ai piedi della parete contro cui era stato gettato con violenza, gemeva
disperato.
Hakkai era scomparso.
“OK, ricominciamo dall’inizio.”
Rina prese in mano la situazione col consueto piglio deciso.
Era l’unica in grado di farlo, in quel momento: Amelia si occupava di Hakuryu,
Gourry e Goku non avevano ancora ben chiara la situazione, Zelgadiss sembrava
gareggiare con Sanzo per l’espressione più cupa e impenetrabile e Gojyo, dopo
un primo momento di rabbia incontrollata, era sprofondato in un angosciato
nervosismo e si fumava una sigaretta dopo l’altra cercando di nascondere così
il tremito alle mani.
La maga rossa fissò la sua attenzione su Sanzo: “Allora?
Come hai scoperto Xelloss nella camera di Goku?”
Il bonzo sbuffò scocciato, ma per risolvere la situazione
aveva bisogno di quei ragazzini, quindi decise di sciogliere la lingua: “Ero
andato dalla scimmia per fare scambio di stanza; non riuscivo a chiudere occhio
tra due che russano come tromboni” dichiarò guardando bieco Gourry e Gojyo,
uno troppo ingenuo e l’altro troppo depresso per prendersela a male “Quando
sono entrato ho visto quel miserabile infingardo che allungava le mani…”
“Non lo facevo così maniaco…” rifletté Rina
squadrando il biondo.
“…sul diadema! Cosa credi, che mi preoccupi per la
stupida scimmia?” si difese brusco Sanzo. Rina notò che il ragazzo dai
capelli castani rimase molto male a quelle parole, ma tornò a seguire le parole
del monaco:
“Ho sparato per impedire che glielo levasse: se quel
bastardo fosse riuscito nel suo intento, sarebbe stata la fine per tutti.” Se
c’era un’emozione nella voce, era il dispetto per non essere riuscito a
uccidere Xelloss. Rifletté tra sé: “La trappola è scattata solo a metà. Ci
è andata bene.”
“Ci è andata bene?” ripeté Gojyo in un tono
strozzato che rendeva quasi irriconoscibile la sua voce “Bene? Quell’innominabile
rifiuto £%§$#%&$&£§#$&$%$$% ha rapito Hakkai!!! E tu dici che…”
la rabbia gli mozzò il fiato, costringendolo a tossire “Non te ne frega
proprio niente di lui, vero?” ringhiò infine, gli occhi di rubino
incandescenti che sfidavano il gelo delle ametiste del bonzo.
“Datti una calmata.” Replicò impassibile l’altro “Se
usi il cervello capirai che il loro scopo non è ucciderlo.”
Zelgadiss lentamente annuì: “Ha ragione. L’obiettivo dei
Metallium è il Sutra; quindi perché attaccare Goku e Hakkai? Non dimentichiamo
che Xelloss era con noi quando ci avete parlato dei dispositivi di controllo che
portano; io credo che con l’agguato di stanotte volessero raggiungere due
scopi: primo, togliere alleati a noi e tentare di portarli dalla loro parte;
secondo, avere degli ostaggi da usare se dovessimo diventare ‘fastidiosi’,
ed eventualmente scambiarli con il Sutra.”
Gli altri dovettero riconoscere che l’analisi della Chimera
non faceva una grinza; Gourry, cercando di afferrare più chiaramente la
situazione, tentò:
“E questo vuol dire che… ci è andata bene?”
“A me non sembra proprio.” Sbottò Rina.
“Già; ti spiace essere un po’ più chiaro?” rincarò
Amelia; anche a lei non era piaciuta l’uscita del monaco.
Sanzo fissò su di loro uno sguardo duro come il diamante:
“Forse vi è sfuggito un particolare: i demoni privi di dispositivo di
controllo non sono che folli bestie assetate di sangue, guidate solo dall’istinto
e da una distorta intelligenza animale che impone loro di uccidere e distruggere
tutto ciò che li circonda. Se a Goku venisse tolto il diadema che sigilla i
suoi poteri, si trasformerebbe in una creatura completamente diversa da ciò che
è ora.”
“Non sarei più io.” La voce fievole e triste che si udì
non sembrava davvero quella gioiosa e vitale del ragazzo dagli occhi dorati. “Io
non ricordo nulla di quel che faccio quando mi trasformo; è come se fossi
qualcun altro, qualcuno che non ha niente in comune con me, né ricordi né
sentimenti. E io non posso controllarlo in alcun modo, neppure quando… vuole
fare del male ai miei amici…” la voce del piccolo demone si spezzò.
Gourry gli posò una mano sulla spalla, e sembrò che il
gesto fraterno dello spadaccino rincuorasse un poco la scimmietta.
“E questa sarebbe una buona notizia???” sclerò Rina, i
canini che sembravano zanne pronte a mordere il bonzo. “Ciò che ha detto Goku
vale anche per Hakkai, vero?”
Sanzo rimase imperturbabile: “Si. Probabilmente.”
“Probabilmente?”
“Nessuno di noi ha mai visto Hakkai nella sua forma
demoniaca.
(Dì pure nessuno in generale… chiunque abbia avuto quest’onore,
poi è morto! ^^;;;; NdA)
Tuttavia, a differenza di Goku, Hakkai un tempo era umano:
divenne un demone in seguito alla maledizione che colpisce chiunque uccida mille
demoni e si bagni del loro sangue. Qui però siamo in un altro mondo, lontani
dall’influsso malefico di Gyuma-oh; c’è forse una remota
possibilità che riesca a mantenere in parte la memoria. Questo sarebbe un
vantaggio per noi se dovremo combattere contro di lui.”
“Combatteresti contro un tuo compagno?” chiese incredulo
Gourry.
“Certo. E lo ucciderei, se necessario. Loro lo sanno
benissimo.” Detto questo Sanzo lasciò la stanza, piombata in un silenzio
teso.
Rina si voltò verso i compagni del bonzo, ma viste le loro
espressioni decise di cambiare la domanda che aveva sulle labbra: “Una
possibilità… quanto remota?”
Lo sguardo che le rivolse Gojyo conteneva la conoscenza di
una lunga storia, una storia di lacrime e sangue e ferite mai rimarginate:
“Se il suo cuore di uomo vincerà il dolore del demone…”
Cap. 7: Amicizia
Il gruppo che intraprese la scalata dei Kataart era ben
diverso da quello giunto alle pendici delle montagne. Un silenzio di piombo
soffocava col suo abbraccio cupo ogni tentativo di dialogo o risata, che nei
giorni precedenti erano una costante che rallegrava il viaggio.
Zelgadiss si trovò, sorprendendo se stesso, a rimpiangere
persino le continue zuffe; esse erano una specie di valvola di sfogo per quegli
strani compagni, ma capì che in quel momento sarebbero potute degenerare in
modo catastrofico… ed Hakkai non era lì a sedarle col suo sorriso. Perciò il
clima di estrema tensione si faceva sempre più palpabile e contagiava tutti i
membri della compagnia.
Lo sguardo della Chimera si posò su Sanzo: il bonzo era
impenetrabile come al solito, ma teso come una corda di violino; il suo
temperamento saturnino pareva una bomba in attesa di esplodere. L’allegria
spensierata era scomparsa dal volto di Goku; se glielo avessero raccontato non
ci avrebbe creduto, ma da quando avevano lasciato la locanda il demone scimmia
non si era ancora lamentato per la fame.
Quello che lo preoccupava maggiormente però era Gojyo: non
aveva più pronunciato una parola dopo gli avvenimenti della notte passata, e l’espressione
del suo volto faceva quasi paura: una maschera di emozioni represse tra cui
emergevano soprattutto rabbia ed angoscia.
Anche Amelia si era resa conto dello stato in cui versava il
Kappa; gli si avvicinò cercando di comunicargli un po’ del proprio ottimismo,
ma agli occhi del rosso il suo sorriso non aveva lo stesso potere di quelli del
demone gentile:
“Non abbatterti! Vedrai che salveremo Hakkai, perché noi
combattiamo dalla parte della Giustizia, e chi lotta per la Giustizia è
invincibile!”
Il mezzodemone non si voltò nemmeno a guardarla: “La
giustizia non m’interessa; Hakkai è il mio migliore amico e io me lo
riprenderò, ad ogni costo: non permetterò a nessuno di portarmelo via… non
di nuovo.”
“Di nuovo?” chiese perplessa la moretta.
Gojyo forse la sentì, forse no; pareva rivolgere più a se
stesso che a lei il proprio mormorio umido di lacrime non versate: “Già una
volta ho creduto di averlo perso per sempre… quando mi dissero che era morto…
lo conoscevo da pochi giorni, eppure mi sembrò che mi avessero strappato un
pezzo del cuore dal petto. Lui è come me… l’unico che senta davvero vicino,
l’unico che possa capirmi davvero. Il dolore ci ha unito, eppure insieme
riuscivamo a vedere oltre… a capire che potevamo rendere la vita degna di
essere nuovamente vissuta… certi del sostegno l’uno dell’altro.”
Risollevò lo sguardo, gli occhi di rubino non più abissi cupi di dolore ma
colmi di una luce determinata che li faceva sembrare tizzoni ardenti pronti ad
appiccare un incendio che sarebbe giunto fino al cielo: “Combatterò per
riaverlo al mio fianco… e chiunque si metterà in mezzo la pagherà molto
cara!”
Rina udì le parole del rosso e nel suo intimo più profondo
sentì di condividerle: il suo sguardo si posò d’istinto su Gourry; il solo
pensiero di non avere più l’amico con sé la fece star male e, non per la
prima volta, si chiese cosa realmente la legasse allo spadaccino biondo. Come
sempre faceva in quei casi, tentò di scacciare quel pensiero, rimproverandosi
mentalmente di perdere tempo con domande oziose prive di senso; eppure una parte
di lei sapeva che la risposta a quelle domande era tutt’altro che
insignificante. Ma proprio perché rispondersi avrebbe cambiato le cose, lei
evitava di farlo. Cambiato cosa? Chiedeva con insistenza una vocina in
fondo alla sua coscienza. Temi che renderti conto di ciò che veramente provi
per lui t’indebolisca, forse? Non pensi che invece possa renderti più forte?
Che possa dare un senso più profondo alla vita che trascorrete insieme? Proprio
come…
Rina scrollò il capo, agitando la sua rossa chioma per
scacciare quei pensieri come si fa con un insetto fastidioso; questo gesto
attirò l’attenzione di Gourry: lo spadaccino la fissò e le rivolse un
sorriso incoraggiante che ebbe il potere di portare un raggio di sole nell’animo
della maga. E in quel momento lei capì, con inconfutabile chiarezza, che
proprio come Gojyo per Hakkai anche lei non avrebbe potuto fare a meno di
Gourry.
Zelgadiss, in testa al gruppo, osservò la mappa e segnalò
di fermarsi.
“Ci siamo; la zona è questa. La posizione esatta della
tomba di ghiaccio di Lei Magnus è sconosciuta, ma dovrebbe essere situata da
queste parti. Quando l’avremo trovata, avremo trovato anche i Metallium.”
“Se non saranno loro a trovare prima noi.” Sbottò Rina.
Come a darle ragione, la voce strafottente di Xelloss
risuonò nella valle: “Guarda chi si rivede! Il mondo è davvero piccolo!”
Gojyo alzò lo sguardo fino alla roccia su cui era comparso
il demone e tra le sue mani comparve la sua Jakujou, arma simile ad un’alabarda
con una lama a mezzaluna:
“Piccolo e fin troppo affollato! Ma a questo si può porre
rimedio, cominciando da te!” e con un fulmineo scatto del braccio scagliò
contro di lui la lama a mezzaluna legata a una catena, che distrusse l’intero
sperone roccioso; la catena si ritirò riportando l’arma alla normalità, ma
tra la polvere sollevata dall’impatto non c’era traccia del demone.
Xelloss ricomparve su un balcone di roccia, ma invece di
ricominciare con le sue irritanti prese in giro s’inchinò alla demone
comparsa al suo fianco: la Great Beastmaster in persona.
Ella sorrise ammaliatrice, posando il suo azzurro sguardo
ferino sul gruppo che restava in guardia svariati metri sotto di lei: “Siete
stati gentili a fare tutta questa strada per portarci il secondo Sutra. Forse
potrei trovare un modo per ricompensarvi adeguatamente…”
“Taglia corto, bionda! Questa storia mi ha stufato!”
esplose Gojyo.
Sanzo la fissò dritta negli occhi senza la minima emozione:
“Siamo venuti a riprenderci ciò che tu hai indebitamente sottratto. Rendicelo
e forse risparmieremo la tua miserabile vita.”
“Ben detto, bonzo corrotto! Lascia libero Hakkai!”
rincarò il rosso.
(“Veramente io mi riferivo al Sutra del Cielo Divino…”
NdSanzo
“Almeno per una volta potresti fingere di non essere un
gran bastardo?” o-_/o NdA
“No.” NdSanzo)
Negli occhi di Zelas brillò una luce di perfido divertimento
e con un sinistro sorriso sulle labbra propose in tono mellifluo: “Perché non
facciamo decidere a lui?” e con un cenno della mano che fece tintinnare i
numerosi braccialetti chiese alla figura rimasta occultata nelle ombre di venire
alla luce.
Era Hakkai… e non lo era.
La sua pelle chiara, che s’intravedeva tra gli strappi
della casacca, aveva assunto un candore lunare, ricamata da un sottile tatuaggio
di colore scuro che la decorava come un tralcio di foglie rampicanti, cingendo
quella perfezione eburnea fino alle belle mani dalle dita delicate… che ora
terminavano in lunghi e affilati artigli perlacei. I capelli corvini erano
cresciuti folti e ribelli fino alla vita, ma quei fili di seta non celavano le
orecchie appuntite, prive di dispositivo di controllo. Il bianco luminoso della
carne e il nero notturno della chioma facevano risaltare gli occhi verdi, che
splendevano come smeraldi rifulgenti di luce propria, graffiati dalla nera
pupilla felina che squarciava quegli specchi enigmatici di una natura oltre la
comprensione umana.
(Nota dell’autrice: non sono sicura di come sia veramente
Hakkai in forma demoniaca; per la descrizione mi sono basata sulle
trasformazioni di Goku e su un’immagine che ho trovato. Il resto è frutto
della mia vena poetica… e della mia passione per il bel demone dagli occhi
verdi!!! ^_^)
A quella vista il gruppo di avventurieri sprofondò nella
costernazione; erano consapevoli della possibilità di dover combattere contro
una persona che consideravano un amico e compagno, ma posti di fronte all’inevitabile
in un primo momento non riuscirono a capacitarsene.
Fu Gourry a recuperare per primo il dominio di sé: fissò il
volto privo d’espressione del demone, senza segno di sorriso; quel viso di
porcellana che non rivelava alcuna emozione, quegli occhi vuoti e luminosi della
gelida calma di chi sa uccidere ed è indifferente a farlo.
“Quello non è Hakkai!” gridò, sfoderando la spada.
L’azione decisa dello spadaccino scosse dal torpore anche
gli altri che lo seguirono nella sua carica contro i demoni arroccati sulle
rocce.
Xelloss ebbe un moto di nervosismo, ma Zelas gli rivolse un
cenno, sorridendo tranquilla; poi si rivolse al proprio nuovo alleato: “Uccidili.”
Hakkai la degnò appena di uno sguardo, con la stessa
indifferenza che si riserva a chi dice un’ovvietà del tutto scontata. Era in
piedi immobile accanto ai Metallium; l’istante dopo balenò lungo il pendio a
una velocità inafferrabile ad occhi umani e s’aprì la strada tra quelli che
erano stati suoi compagni.
Prima che potessero anche solo rendersi conto di cosa li
aveva colpiti, Gourry, Zelgadiss e Goku furono scaraventati contro le rocce e
solo il fulmineo intervento degli incantesimi curativi delle due maghe salvò
loro la vita. Sanzo e Gojyo riuscirono a schivare il primo assalto rotolando ai
due lati; attaccarono a loro volta, ma l’avversario evitò con spaventosa
facilità il proiettile e la mezzaluna, contrattaccando immediatamente: un dardo
di energia, poco più di uno schiocco di dita, fece esplodere il terreno sotto i
piedi del bonzo mentre Hakkai si lanciava contro il Kappa.
Gojyo riuscì ad afferrarlo per i polsi cadendo a terra, ma
la forza del demone in quella forma era qualcosa di inaudito; nonostante facesse
resistenza con ogni muscolo del suo corpo, vedeva quelle dita dagli artigli
affilati come stiletti avvicinarsi sempre di più al suo volto… quelle dita
gentili e delicate, che tante volte avevano medicato le sue ferite… Quegli
occhi quieti, che dietro il sorriso celavano abissi di dolore mai dimenticato…
ora quegli occhi lo guardavano come specchi, che riflettevano il mondo per
chiuderlo fuori dalla sua anima tormentata, per non dover soffrire ancora…
“Hakkai! Torna in te! Non mi riconosci?”
Il grido (preghiera?) di Gojyo fece esitare (risvegliare?) il
demone dagli occhi verdi. Gli artigli adunchi si rilassarono, la tensione delle
braccia cessò. Lo sguardo di smeraldo divenne più morbido riflesso dal rubino
e l’ombra di un ricordo scivolò sul bellissimo viso. Le dita sfiorarono il
volto del rosso in una carezza delicata, come un cieco che cerchi di riconoscere
attraverso il tatto dei lineamenti familiari. Dopo secondi lunghi come un’eternità,
le labbra di Hakkai ritrovarono il sorriso: “Gojyo.”
Zelas, attenta a ogni più piccola mossa di quel nuovo
alleato di cui essa stessa non comprendeva la natura, ebbe un violento moto di
stizza a questo inatteso sviluppo della situazione. Obbedendo al tacito ordine
della sua padrona, Xelloss puntò il suo bastone contro il mezzodemone dai
capelli rossi e ne fece scaturire una saetta d’energia oscura. Ma prima che il
letale incantesimo potesse raggiungere il bersaglio, Hakkai s’interpose tra
esso e l’amico. Il colpo omicida s’infranse sulla superficie leggiadra di
due ali di farfalla.
Eteree membrane screziate di tutte le sfumature del verde
dell’estate, orlate d’argento ai bordi, apparentemente tanto fragili da non
poter resistere a una folata di vento… eppure rifulgenti d’energia che
scorreva come una ragnatela dorata nelle venature impalpabili che partivano
dalla schiena di Hakkai.
Il demone dagli occhi verdi ripiegò elegantemente le ampie
ali che avevano protetto il suo migliore amico; sul suo volto i presenti
poterono vedere per la prima volta una rabbia gelida quanto spaventosa:
“Non vi permetto di fargli del male. A nessuno di
loro.”
Irritato da quella esplicita presa di posizione, Xelloss
decise di insegnare personalmente al nuovo arrivato a stare al proprio posto:
con un malefico sogghigno sul volto, scese ai piedi dello sperone roccioso e si
pose davanti ad Hakkai, pronto al combattimento… ma senza conoscere la vera
forza dell’avversario che si trovava di fronte.
(“Chissà perché ho un bruttissimo presentimento…”
NdXel
Autrice - ignorandolo, continua a scrivere - : “…e Hakkai
ridusse Xelloss a carne trita…”
Xel: O____O “Ma allora dillo che mi odi!!!”
A: “Certo! Insomma, un duello tra il mio personaggio
preferito di Saiyuki e il più detestato di Slayers! Come vuoi che vada a
finire, scusa?”
Xel: “……… Non voglio morire!!!” Y____________Y
A: “E va bene… soprassediamo sulla scena del duello… ma
lo faccio solo per le tue fan, non certo per te!”)
“Non fare idiozie, Xelloss.” Ordinò Zelas, raggiungendo
il trickest priest. Intuiva che, chiunque fosse lo straniero, in quel momento
era di gran lunga più forte del proprio subordinato; e non poteva giocarselo in
modo così stupido. Cercò di celare la rabbia; la situazione poteva essere
nuovamente rivoltata a suo vantaggio, ma doveva mantenere il controllo di sé
per gestirla al meglio. Il suo sguardo fiero sostenne quello inflessibile di
Hakkai:
“Cosa significa questo tuo atteggiamento? Vuoi forse
rompere il nostro accordo?”
“Quando abbiamo concordato le clausole del patto ne avevo
tralasciata una: i miei compagni non si toccano. Ora me ne sono ricordato.”
Zelas sorrise tra sé: non aveva detto di aver cambiato idea;
che avesse recuperato la memoria o meno, in quel momento Hakkai restava pur
sempre un demone. Esibì il proprio sorriso più seducente: “Allora, se si
tratta solo di questo, stiliamola adesso: tu ci aiuterai come stabilito e ai
tuoi amici non verrà torto un capello; resteranno nostri graditi ‘ospiti’
alla Wolf Pack Island per qualche giorno, così da non interferire nei nostri
piani, dopodiché potrai liberarli o farne ciò che vorrai. Soddisfatto?”
Hakkai vagliò in silenzio l’offerta sotto gli sguardi tesi
del gruppo di avventurieri, che sembravano trattenere il fiato in attesa della
sua risposta. Infine decretò:
“Che siano curati e trattati col massimo rispetto.”
I Metallium sorrisero, celando allo stesso tempo
soddisfazione e sollievo: Hakkai aveva accettato.
Cap. 8: Scelte
La massiccia porta venne scossa dall’ennesima spallata, ma
respinse nuovamente l’aggressore: Gojyo cadde seduto in mezzo alla stanza
elegante in cui era stato confinato. Con un’imprecazione si affacciò alla
finestra aperta in modo seducente sulla notte calda e illuminata da una luna
troppo grande per sembrare vera; ancora una volta sondò la resistenza della
barriera d’energia: essa permetteva l’accesso alla profumata brezza marina,
eppure frustrava in modo quasi beffardo ogni suo tentativo d’evasione. Fino a
quel momento tutti i suoi sforzi non avevano dato alcun esito: pareva
impossibile uscire da quella prigione dorata, perfettamente adeguata al resto
dello sfarzoso maniero che dominava l’isola tropicale in cui erano stati
teletrasportati direttamente dai gelidi monti Kataart.
Il rosso mezzodemone si lasciò sfuggire un gesto di rabbia
impotente; non riusciva a rassegnarsi, non poteva accettare l’accaduto, ma
nello stesso tempo non disponeva di alcun mezzo per modificare la propria
situazione e quella dei compagni. Come prima cosa al gruppo di avventurieri
erano state confiscate le armi: la sua Jakujou, le spade di Gourry e Zelgadiss,
il bastone di Goku, la pistola di Sanzo e, ovviamente, il Sutra del Cielo
Demoniaco; in seguito erano stati smistati e rinchiusi in diverse zone
sparpagliate nel castello.
Con un gemito si lasciò cadere disteso sul grande letto a
baldacchino. Non era soltanto l’idea dello scacco subito che lo tormentava.
Hakkai.
Il pensiero dell’amico e del suo cambiamento era come una
ferita aperta e bruciante nel petto di Gojyo, in cui egli rigirava morbosamente
la lama del ricordo: rivide davanti a sé la figura che conosceva così bene, la
sua espressione gentile, i suoi occhi di smeraldo, il suo sorriso sempre
presente quando posava lo sguardo su di lui… Ma a quell’immagine si
sovrappose quella del demone assassino che aveva cercato di uccidere tutti loro,
con quei gelidi specchi verdi privi d’emozioni, quelle labbra… su cui per un
attimo aveva intravisto di nuovo quel sorriso… infinitamente dolce e triste…
Soffocò un singhiozzo contro la seta del cuscino e alla sua
mente risuonarono le parole che aveva pronunciato quella stessa mattina: “…Hakkai
è il mio migliore amico e io me lo riprenderò, ad ogni costo: non permetterò
a nessuno di portarmelo via… non di nuovo.” Era come se fossero
trascorsi secoli… o forse solo pochi istanti… eppure ora quella frase
sembrava grondare disperazione.
I pensieri del Kappa vennero interrotti da un discreto
bussare alla porta; un tetro sorriso tirò le labbra del rosso: tanta cortesia
nei confronti di un prigioniero risultava davvero ironica.
Raccolse tutto il proprio sarcasmo nel pronunciare l’invito:
“Avanti.”
Il suo sogghigno si sciolse però come neve al sole non
appena riconobbe l’alta e snella figura che varcò la porta con movenze
feline, quasi una materializzazione dei suoi pensieri:
“Hakkai…”
Rina s’aggirava come una belva in gabbia nella stanza che
divideva con Amelia; alla fine la principessa era riuscita a convincerla che l’unico
risultato prodotto dal suo continuo lanciare fireball era la distruzione della
tappezzeria, ma neanche l’evidenza era riuscita a calmare i nervi ipertesi
della maga, che sembrava in procinto di scagliare un Dragon Slave contro quella
porta, colpevole ai suoi occhi di aver assunto un atteggiamento irriverente nei
confronti della geniale e potentissima Rina Inverse.
Amelia non sapeva più cosa dire all’amica per scongiurare
la catastrofe. Quando…
“Se il tuo sguardo non ha ancora incenerito quella porta,
dubito che i tuoi incantesimi possano avere un effetto maggiore!”
Due paia d’occhi femminili si posarono increduli sulla
figura del ragazzo seduto sul davanzale della finestra, la schiena appoggiata al
muro, una gamba ripiegata al petto e l’altra che poggiava indolente sul
pavimento della stanza.
Dopo un primo momento d’incredulità Rina recuperò la sua
grinta e le redini della situazione: “Dovevo immaginarlo: solo un Dark Lord
può rompere i sigilli magici posti da un altro Dark Lord; a cosa dobbiamo l’onore
di questa visita, Principe?”
Kougaiji si lasciò sfuggire un lieve sorriso ammirato nel
vedere con quale sicurezza quella piccola umana lo affrontava; ma i suoi occhi
azzurri tornarono rapidamente seri: “Io e i miei compagni abbiamo assistito al
combattimento avvenuto tra le montagne; l’accaduto ha destato la mia
preoccupazione, per cui abbiamo deciso di proporvi un’alleanza temporanea.”
“Quali sarebbero le condizioni?”
“Vi faremo uscire da queste stanze e combatteremo insieme
se ci troveremo a fronteggiare la Dark Lady e i suoi alleati, finché non avremo
recuperato i Sutra.”
Rina stirò le labbra in un sorrisetto sarcastico: “ Ne hai
già parlato con Sanzo? Non credo che lui sarà molto propenso a lasciarvi i
suoi preziosi ammassi di geroglifici!”
Il demone dai capelli rossi sorrise apertamente divertito:
“Per questo sono venuto da voi, prima; non nutro gran simpatia per quel bonzo
guastafeste: preferirei vederlo morto che mio alleato, e la cosa è reciproca.
Tuttavia ora possiamo esserci utili a vicenda: se accettate la mia proposta,
insieme riusciremo a far ragionare anche il biondo nevrotico. D’altronde, a
voi i Sutra interessano relativamente: per cui prima li recuperiamo, poi noi e
il gruppo del monaco ci batteremo per decidere chi dovrà tenerseli. Cosa ne
pensate?”
Rina rifletté rapidamente: l’offerta era onesta, migliore
di quanto potesse aspettarsi da un demone; questo Dark Lord aveva un modo di
fare decisamente aperto e schietto… in un certo senso gli ricordava Garv
Dragon Chaos. Però c’era ancora un dettaglio che lei riteneva di fondamentale
importanza:
“A noi cosa ne viene in tasca?”
“Cosa?” chiese Kougaiji preso in contropiede.
“Insomma, cosa ci guadagniamo, concretamente?”
chiarificò la maga rossa.
“Beh… le vostre vite, la libertà, la salvezza del vostro
mondo… non vi sembra sufficiente?”
La ragazza fece una faccia poco convinta: “Ho capito, anche
stavolta ci tocca lavorare gratis… pazienza, ormai siamo in ballo e balliamo…
accettiamo la tua proposta, Kougaiji!” e tese la mano al demone per siglare l’accordo.
Il Principe la strinse con una gocciolina sulla tempia.
Seduti sul letto, Gojyo e Hakkai restavano immobili uno di
fronte all’altro, fissandosi senza trovare le parole per esprimere i loro
pensieri.
Il Kappa non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi
del demone, tanto simile eppure tanto diverso dall’amico che conosceva, mentre
cercava le parole con cui esternare le mille domande che assediavano la sua
mente ma che svanivano come pallide ombre sotto la luce di quelle iridi di
smeraldo. Per la prima volta la sua lingua tanto sciolta restava muta, legata
dai suoi stessi desideri che non riusciva a esprimere. Ma il caleidoscopio di
pensieri fu spazzato via come foglie dal vento da tre semplici parole
fuoriuscite dalle labbra di Hakkai:
“Resta con me.”
Gojyo aprì e richiuse la bocca senza emettere suono, troppo
stupito da quella richiesta e dalle sue implicazioni: restare… con lui? Stava
cercando di spingerlo ad allearsi a sua volta con i demoni? O forse c’erano
ragioni più profonde dietro quella richiesta? Quale volontà si nascondeva
dietro le parole, quella di Hakkai o quella della Beastmaster? Distolse lo
sguardo e i lunghi capelli rossi scesero come una cortina a celare l’espressione
del suo volto: “Come ha fatto a convincerti a passare dalla sua parte?”
“Zelas Metallium mi ha tolto i dispositivi di controllo; ma
diversamente da quanto mi aspettassi non sono impazzito. No, qui no. Lei mi ha
spiegato che non ho motivo di temere o reprimere la mia natura demoniaca; ormai
essa è una parte di me, anche se non la sola, cosa che gli altri demoni non
comprendono. Sai, Gojyo… io uso il potere del demone come un muro tra me e la
sofferenza che continuo a provare, per annegare nel sangue delle mie vittime il
dolore che porto nel mio cuore ancora troppo umano: non pensare, non piangere
più nell’anima lacrime lavate via dalla pioggia, nascoste dietro la maschera
di un sorriso. Qui, tra questa gente, posso rivelare la parte più oscura del
mio essere in piena libertà.”
“Sei convinto di ciò che dici? Non è forse anche questa
una maschera? Un altro tentativo di nascondere il vero te stesso? Dietro una
spietatezza ancor più falsa dei sorrisi?”
“Per questo motivo voglio che tu resti insieme a me. Tu sei
l’unico che mi abbia dimostrato di saper vedere oltre le mie maschere, che
conosca le cicatrici che porto nel cuore… perché ne hai anche tu. Tu sei come
me: anche tu lotti contro un passato che ti tormenta e che non potrai mai
dimenticare. Eppure insieme so che riusciremmo a superare il dolore che ci
portiamo dentro: qui potremmo rifarci entrambi una nuova vita… trovare uno
scopo alle nostre esistenze. E tu sei l’unico con cui possa e voglia dividere
questo desiderio.”
Sulle labbra del mezzodemone si dipinse un amaro sorriso: “L’offerta
è davvero allettante… ora capisco come sono riusciti a piegarti al loro
gioco.”
“Piegarmi?” ripeté Hakkai con tono freddo.
“Si. Ti hanno fatto credere di poterti dare ciò che hai
sempre desiderato: la pace con te stesso. Ma non la otterrai vendendoti all’oscurità
della tua anima, arrendendoti a una sola parte di ciò che sei. Mi manchi,
tantissimo, e anch’io non desidero altro che stare con te. Ma il vero Hakkai
non è così debole da accettare un simile compromesso!”
Gli occhi di rubino colmi di fuoco e tristezza affrontarono
con sfida quegli specchi di smeraldo cercando di capire cosa nascondevano dietro
il loro enigmatico splendore. Ma non da loro giunse la risposta, bensì dalle
belle mani che presero delicatamente quella di Gojyo e la cinsero dolcemente con
le dita sottili, attente a non ferire la pelle dell’amico con le unghie
eburnee. Il rosso sentì che qualcosa gli veniva posto nel palmo; quando riuscì
ad abbassare lo sguardo vide che ora nel suo pugno stringeva tre familiari
graffette di metallo.
“I… i tuoi dispositivi di controllo…”
Cosa significava quel gesto? Confuso, rialzò gli occhi e li
sgranò per la sorpresa vedendogli sulle labbra un sorriso, infinitamente dolce
e triste, il vero sorriso di Hakkai.
“Resta con me… o riportami da te. Ma non lasciarmi solo.”
Cap. 9: di nuovo insieme
Rina, Amelia e Kougaiji si ritrovarono nel corridoio immerso
nella penombra.
“Dobbiamo liberare anche gli altri. Sai dove si trovano?”
chiese Amelia.
“I miei compagni li stanno già cercando. Andiamo da quella
parte, percepisco l’aura di mia sorella.” Rispose il Principe.
Le due ragazze seguirono il demone dai capelli rossi per un
intrico di corridoi che avrebbero fatto perdere l’orientamento a una bussola,
ma improvvisamente Rina si fermò:
“Sento dei rumori!”
La maga aveva già sulle labbra la formula del Dragon Slave
quando dalle ombre giunse una voce che per poco non le fece lanciare l’incantesimo:
“Ehiii, fratelloneee! Ho trovato il biondo-tonto e il
ragazzo di pietra!”
“Signorina Lirin, per favore abbassi la voce o ci
scopriranno!”
Un istante dopo la pimpante ragazzina dai capelli color
carota saltellò davanti a loro, seguita da una preoccupata Yaone e da Gourry e
Zelgadiss, che sorrisero sollevati nel vedere le due amiche in libertà.
“Eccoli qui, sani e salvi! Ho fatto proprio come mi hai
detto tu! Visto come sono stata brava?” si vantò Lirin facendo una giravolta
su se stessa e una smorfietta allegra rivolta al fratello, che le sorrise di
rimando: “Ottimo lavoro, sorellina! Non era un sigillo facile da sciogliere!”
A quelle parole Rina borbottò tra sé: “Non riesco a
credere che quella mocciosetta sia riuscita dove i miei incantesimi hanno
fallito!”
Amelia riuscì a decifrare i mugugni dell’amica e la
consolò: “Suvvia, Rina, tieni presente che in fondo anche quella ragazza è
una Dark Lady (anche se a vederla proprio non si direbbe…): è la sorella di
Kougaiji, dopotutto.”
La maga rossa sbuffò e si rivolse ai due spadaccini (“Senza
spade… sigh!” T_T NdGourry): “Vi hanno spiegato la situazione?”
La Chimera annuì: “La proposta di allearci è buona. Però
bisognerà vedere se anche Sanzo la penserà così.”
“Già; a proposito, dove sono gli altri?”
Yaone rispose alla domanda della maga con l’abituale
cortesia: “Dokugaguji si è incaricato di rintracciare le stanze dove vengono
trattenuti il venerabile Sanzo e i suoi compagni. Sarà di ritorno da un momento
all’altro.”
Rina inarcò un sopracciglio: “A parte il fatto che non
riesco proprio ad accostare l’aggettivo ‘venerabile’ a un tipo come il
bonzo corrotto… credo che quello che sta arrivando sia proprio il vostro
amico.”
Neanche il tempo di dirlo che il gruppo venne raggiunto da
Doku: “Ho trovato la stanza del monaco e di Son Goku, Kou. Non si direbbe, ma
questo posto è un vero labirinto!”
“Bene, andiamo.”
Doku esitò: “Veramente vorrei andare a cercare Gojyo; non
è con loro e non sono riuscito a rintracciarlo…”
“Preoccupato per tuo fratello?” chiese comprensivo
Kougaiji posando una mano sulla spalla di Lirin; al cenno di assenso dell’amico
però il principe consigliò: “Meglio restare uniti, ora; liberiamo il bonzo e
la scimmia e poi lo cercheremo insieme.”
Il demone più alto acconsentì e fece strada al resto del
gruppo. Gourry, incuriosito, gli si affiancò: “Davvero tu e Gojyo siete
fratelli?”
“Certo. Beh, almeno da parte di padre; ma siamo cresciuti
insieme, e siamo legati come e più di tutti i fratelli.” Una nota malinconica
risuonò per un attimo nelle sue parole, ma Gourry non poteva comprenderne il
motivo…
“Eppure combattete per due parti diverse…”
“…e ci affrontiamo in battaglia senza esclusione di
colpi, perché siamo fedeli ai nostri compagni e alla causa che condividiamo. Ma
questo non influisce sui sentimenti che proviamo l’uno per l’altro, anzi, l’affetto
fraterno è arricchito dalla stima e il rispetto che si nutre per un avversario
valoroso.”
Gourry comprese alla perfezione ciò che Doku intendeva
esprimere
(“Strano! Siamo sicuri che parliamo di Gourry?” NdRina
“Ehi! Gourry non è stupido come crede certa gente! Solo
che a volte ci mette un po’ a capire le cose…” NdA
“Sarà…” -_-;; NdRina)
e sorrise per dimostrare la propria approvazione.
“Saaanzooo, io ho faaaameeee…”
Una vena cominciò a pulsare pericolosamente sulla tempia del
bonzo; purtroppo anche l’harisen gli era stato sequestrato (“Un giorno lo
farò a pezzi quel maledetto ventaglio!” NdGoku&Gojyo) quindi dovette
trattenere l’impulso di scaraventare qualcos’altro in testa al demone dagli
occhi dorati che, seduto a gambe incrociate sul tappeto, accarezzava Hakuryu
cercando di consolarlo come meglio poteva.
Il draghetto restava rannicchiato in un modo che esprimeva
tutto il suo sconforto e la sua solitudine, emettendo ogni tanto dei pigolii
strazianti nella loro tristezza, come se tentasse di chiamare Hakkai con la sola
forza della sua nostalgia.
“Chiudi il becco stupida scimmia, sto cercando di pensare!”
sbottò il biondo, accendendosi l’ennesima sigaretta. Nonostante la sua acida
dichiarazione era ben consapevole di non avere i mezzi per farli uscire dalla
loro prigione: un sigillo demoniaco di quella potenza poteva essere infranto
solo dalle formule del Sutra o dai proiettili della sua pistola, e al momento
non disponeva né dell’uno né dell’altra. Forse bastava aspettare l’occasione
giusta… Ma cosa credeva?, si rimproverò mentalmente, che tutto ad un tratto
la barriera si sarebbe dissolta da sé?
Eppure, si rese conto con estrema sorpresa, era proprio ciò
che stava accadendo; e fu ancor più sorpreso quando un istante dopo la porta si
aprì e una figuretta fece irruzione nella stanza gridando:
“Pelato Saaanzooo… non è che hai qualcosa da mangiare?”
Il bonzo si staccò di dosso Lirin e si rivolse a Kougaiji,
celando il proprio sbigottimento dietro la sua usuale espressione inflessibile:
“Che diavolo ci fate voi qui?”
Prima che il Principe potesse rispondere, Rina s’intromise
con decisione per sopprimere sul nascere qualunque inutile litigio:
“Da ora siamo alleati, chiaro? Quindi cerchiamo di
collaborare amichevolmente: evitate qualunque diverbio fino a che non saremo
usciti da qui con i Sutra, possibilmente senza fare spiacevoli incontri; e se
qualcuno ha obiezioni in proposito, subirà la punizione più orribile che possa
immaginare… ovvero sarà costretto ad ascoltare l’intero repertorio di
canzoni sulla pace, la giustizia e l’amore di Amelia! Sono stata chiara?”
Tutti i presenti annuirono, rabbrividendo per l’orribile
minaccia (“Caspita! Quando vuole essere cattiva questa ragazza è peggio
della vecchia strega!” NdKou “Già; neppure io riesco ad arrivare a tali
vertici di sadismo.” -_-;; NdSanzo) e, dopo che Sanzo e Kougaiji ebbero
sancito la tacita tregua scambiandosi occhiatacce al vetriolo, uscirono
nuovamente nel corridoio.
“Ora da che parte andiamo?”
“Per prima cosa dobbiamo recuperare i Sutra e le nostre
armi.” Decretò il monaco.
“E Gojyo?” chiesero a una voce Goku, Gourry e Doku.
Sanzo replicò spietato: “Le priorità hanno la precedenza.”
“Kyuuuuu!!!”
Hakuryu alzò il musetto come ad annusare l’aria e
improvvisamente si liberò dalla presa del demone scimmia volando via nell’oscurità
del corridoio.
Sorpresi dal comportamento del piccolo drago, d’istinto gli
altri cominciarono a correre nella sua scia, cercando di non perderlo nel dedalo
dei corridoi; però all’improvviso Goku, in testa al gruppo, inchiodò
provocando un tamponamento a catena.
“Stupida scimmia, perché diavolo ti sei bloccato di colpo?”
ruggì Sanzo contro la schiena di Kougaiji cercando l’harisen.
“Accidenti Goku, ti ha colpito un incantesimo paralizzante?”
gemette Amelia spiaccicata tra Gourry e Yaone.
Anche gli altri espressero la loro contrarietà con lamenti e
mugugni, ma il ragazzo con gli occhi d’oro non reagì in alcun modo, intento a
fissare con espressione incredula la scena che aveva di fronte… e quando anche
gli altri se ne accorsero, lo imitarono.
Hakuryu pigolava felicissimo accoccolato tra le braccia di
Hakkai, quasi facendo le fusa mentre il demone dagli occhi verdi lo accarezzava
con affetto, la testolina che si strusciava contro il suo collo, sotto l’orecchio
sinistro… al quale scintillavano nuovamente i dispositivi di controllo, che
avevano reso al ragazzo l’aspetto umano.
“Beh, quelle facce? Sembra che abbiate visto un fantasma!”
esclamò Gojyo con un esultante ghigno da pazzo dipinto sulle labbra.
“Gojyo? Hakkai? Che ci fate qui?” chiese allibito Doku.
“Questo dovremmo chiederlo noi, fratello! Ma se state
insieme al bonzo psicopatico e alla maga nevrotica, e nonostante questo siete
ancora in vita, vuol dire che avete un accordo. E posso immaginare a quale
scopo. Andiamo?”
“Dove?” chiese Gourry, più confuso che mai, eppure
davvero contento di rivedere i due amici sani e salvi.
Hakkai intervenne, con voce dolce che esprimeva chiaramente
un tono di scusa: “So dove i Metallium hanno riposto i Sutra e le vostre armi.
Stavamo venendo a cercarvi per andare insieme a recuperarli. Ma prima…” s’inchinò
profondamente “…vi prego di accettare le mie più sentite ed umili richieste
di perdono per il comportamento che ho tenuto nei vostri confronti; la mia unica
scusante è che in quel momento non ero completamente in me…”
Sanzo lo interruppe con un gesto impaziente: “Lascia
perdere, lo sappiamo. Muoviamoci piuttosto, abbiamo perso fin troppo tempo.”
Hakkai sorrise lievemente: se aveva ben decifrato il
linguaggio cifrato parlato dal bonzo, con quelle parole accettava le sue scuse e
gli concedeva un’altra possibilità. “Da questa parte.”
Cap. 10: Epilogo: Ritorno ad Ovest
I nostri attraversarono il castello della Beastmaster senza
difficoltà, poiché, come spiegò Hakkai, i Metallium si trovavano sui Kataart
per sovrintendere agli ultimi preparativi per la rinascita di Shabranigdu.
“Allora quando torneranno li aspetta una bella delusione!”
commentò Rina con un perfido sorrisetto vendicativo, pregustando già lo scorno
di Zelas e sperando che la collera della Dark Lady trovasse un violento sfogo
sul suo detestabile subordinato.
Dopo che il demone gentile ebbe sciolto i sigilli magici che
chiudevano un massiccio portone, li condusse in una sala scavata nella viva
roccia. Gourry e Goku lo sorpassarono correndo verso uno dei tavoli, dove
giacevano la Spada di Luce e il bastone Nyoi Bou. Recuperate le armi, lo sguardo
di Sanzo corse a una teca nascosta in un vano in ombra della parete: all’interno
di essa recuperò il Sutra del Cielo Demoniaco, che s’affrettò a
drappeggiarsi sulle spalle.
A quella vista Kougaiji, per non restare in svantaggio, si
voltò verso l’alcova gemella; ma prima che potesse avvicinarvisi, si trovò
la strada sbarrata da Zenon e Shien, rispettivamente col mitra spianato e le
fruste pronte all’uso.
Mentre il gruppo di avventurieri restava immobilizzato dalla
minaccia esplicita delle due divinità, Homura prelevò dalla teca il Sutra del
Cielo Divino: “Questo spetta a me; non abbiatene a male, è il primo passo che
porterà alla creazione di un mondo nuovo, libero da corruzione e ipocrisia!”
un bagliore soddisfatto attraversò i suoi occhi, uno azzurro e l’altro dorato
“Sanzo! Sappi che alla prossima occasione mi prenderò anche il Sutra che tu
custodisci!”
“Devi solo provarci.” Replicò il biondo con sfida.
“Contaci. E non mi limiterò a quello.” Il dio della
guerra sorrise rivolto a Goku e scomparve, seguito dai due seguaci.
(“Uffa! Però potevi farci dire almeno una battuta!”
NdZenon
“A dire il vero Shien non parla quasi mai… mentre tu
chiacchieri per due! Quindi ho preferito evitare disuguaglianze!” NdA
“…” NdShien)
“Accidenti! Ci mancava solo che quegli imbucati dell’ultimo
minuto s’involassero il secondo Sutra! E adesso che si fa?” esplose Rina.
Kougaiji, reprimendo la rabbia, ordinò ai propri compagni:
“Torniamo nel nostro mondo! Al diavolo gli ordini della vecchiaccia, ormai è
diventata una questione di principio! Ritroveremo quegli impiccioni e regoleremo
il conto! Non solo recupereremo il Sutra che ci spetta, ma farò loro
rimpiangere amaramente quest’affronto!” Mentre ancora parlava gli altri tre
demoni salutarono il resto del gruppo e seguirono il furente Principe fuori
dalla sala.
Rina fissò il proprio sguardo inquisitorio su Sanzo, che in
tutta calma si accese una sigaretta, ignorandola finché la maga rossa,
spazientita, chiese:
“E voi che avete intenzione di fare?”
“Ovvio. Riprendere il nostro viaggio.”
“E Homura? Verrà a cercarvi, non mi sembra uno che cambia
idea molto facilmente.”
“Allora lo affronteremo.”
“E ritieni che avrete qualche possibilità contro tre dei
della guerra?”
Sanzo, Gojyo e Hakkai non risposero, ma Goku esclamò con il
suo solito entusiasmo: “Comunque vada, noi combatteremo con tutte le nostre
forze, vero?”
Il sorriso a trentadue denti del ragazzo contagiò anche il
Kappa e il demone gentile:
“E c’è bisogno di chiederlo, stupida scimmia?”
“Hai ragione, Goku. Se diamo il massimo, nessuno ci
batterà.” ^_^
Il biondo monaco non replicò, ma cominciò a recitare una
formula che aprì un passaggio luminoso; attraversatolo, gli avventurieri si
ritrovarono sulla collina teatro del loro primo incontro.
“Come farete a tornare sul vostro mondo?” chiese
Zelgadiss.
La Chimera intuiva che era giunto il momento degli addii;
ovviamente non l’avrebbe mai ammesso, ma senza quello strano quartetto di
pazzi viaggiare non sarebbe più stata la stessa cosa… sarebbe stato quasi
noioso non sedare litigi ogni cinque minuti rischiando la vita… Ma dato che
non riusciva a esprimere le sue emozioni come Amelia, che si scioglieva in
lacrime nei saluti cercando di evitare l’abbraccio tentacolare del Kappa,
ricorse alla sua curiosità riguardo ogni tipo di magia in cui s’imbattesse.
Sanzo sbuffò: “Aprirò un varco come quello che ci ha
ricondotti qui; poi ci penserà Kanzeon Bosatsu a riportarci indietro… Non
vorrà certo privarsi del suo intrattenimento preferito!”
“Kanzeon… chi?”
“La divinità suprema del nostro universo; la sua attività
preferita è assistere alle peripezie degli abitanti del Togenkyo, la terra… e
a quanto pare noi siamo tra quelli che la divertono di più.” Borbottò
irritato con una vena pulsante sulla tempia.
“Allora LoN non è l’unica, a quanto pare…” commentò
Rina con un gocciolone sulla testa.
Così i due gruppi si separarono; e mentre Rina, Gourry,
Amelia e Zelgadiss ancora li salutavano attraverso il portale tra i due mondi,
Sanzo, Goku, Gojyo e Hakkai ripartivano su Hakuryu verso il sole che calava all’orizzonte…
e l’ultima cosa che sentirono provenire dai loro compagni di quell’avventura
prima che svanissero verso Ovest fu… lo sparo della pistola del bonzo!
FINE ^_^
|