Kokoro
Song: "Kokoro"
Sang by: Rin Kagamine
A robot created by a lonely scientist
If you speak of his work, it’s a “miracle”
Sono stata creata da
mani d’uomo, un solitario uomo di scienza. Sono il prodotto di
qualcuno che ha voluto la mia vita, questa mia vita che non può
essere completamente definita tale, perché sono un essere
artificiale.
Potete chiamarlo “miracolo”, se volete, ma non è altro che scienza.
Osservo quello che c’è attorno a me senza riuscire a provare niente più che apatica oggettività.
Ciò che mi circonda non vale niente per me, non mi suscita alcuna sensazione.
Ma perché i semplici oggetti o il mio stesso creatore dovrebbero suscitarmi qualcosa...?
But it was still incomplete; there was one thing that he didn’t make
It was the program called a “heart”
È strano, è come se mi mancasse quel qualcosa, ma non riesco a capire cosa sia.
Sembra che sia importante, ma non riesco a definire cosa sia davvero.
Ma è... così importante al fine della mia esistenza?
Forse sì: adesso mi sento vuota.
Mi alzo, vado a frugare tra le carte del mio creatore, che è sparito in un’altra stanza da qualche tempo.
Chip, ingranaggi... non so
bene neppure io cosa sto cercando, eppure sento il dovere di andare
alla ricerca di qualche cosa, là dentro, che possa spiegarmi
perché mi sento così vuota.
Dopo minuti interminabili in cui non trovo altro che pezzi meccanici, finalmente estraggo un foglio.
Lo guardo, lo esamino con
attenzione: vi riconosco una figura dalle fattezze umane. Mi ricorda il
mio corpo. Ci sono vari appunti circa parti e meccanismi da inserire
che vanno ad intaccare la bellezza del disegno.
Sembra essere un progetto.
Ad un tratto, però,
i miei occhi carpiscono qualcosa, un appunto scribacchiato in gran
fretta collegato da una freccia ad un punto sulla sinistra del torace,
in corrispondenza del mio seno sinistro, dove mi sembra di riconoscere
una fessura: «“Kokoro”, il programma per le emozioni». Una scritta, subito affianco, recita “DA INSTALLARE”.
“Kokoro”...? “Cuore”...?
Ora ho capito cosa manca. È bizzarro, è... curioso: io non ho un “cuore”. Quel programma ancora mi manca.
Forse è per questo che mi sento vuota...? Che sia il “cuore” ciò che potrà riempire quel vuoto?
Centuries passed
And left behind all alone
The miraculous robot wishes
Il tempo è passato
così in fretta. Io sono un essere artificiale e il trascorrere
degli anni non mi ha mutata affatto. Mentre io rimanevo eternamente
giovane, il mio creatore invecchiava, sotto i miei occhi. Ancora lo
ricordo mentre mi accarezzava e mi ripeteva: «Piccola Rin,
riuscirò a darti “Kokoro”».
E io ricambiavo
semplicemente il suo sguardo e le sue carezze con la mia meccanica
apaticità, mentre attendevo che il suo lavoro finisse.
Più il tempo passava e più il vuoto nel mio petto si
allargava, facendomi sentire sempre più piccola e inutile.
Adesso il mio creatore non
c’è più e quel freddo vuoto, quella voragine dentro
di me, continua ad ingigantirsi.
Alla fine non ce l’ha
fatta: non è riuscito ad installarmi “Kokoro”. Ora
sono pure da sola, in questo immenso laboratorio buio e polveroso.
Sento ogni desiderio di
esistere estinguersi dentro di me minuto dopo minuto, come una
fiammella logorata dal vento, ma la certezza che i miei ingranaggi non
smetteranno mai di muoversi mi rende consapevole che io resterò
così come sono per sempre.
I miei circuiti non sono deperibili.
Rimarrò io, sola con il mio vuoto, per il resto dell’eternità.
I want to learn about the “heart”
That person
Was building for me
To the end of his life
Ricordo che, durante i suoi
ultimi giorni di vita, il mio creatore stava lavorando a qualcosa. Vidi
quella persona, il suo lavoro, disteso sul suo tavolo da lavoro, ancora
incompleto, e subito provai qualcosa di simile ad
un’affinità, una sensazione estremamente insolita, ma
anche piacevole.
Più lo osservavo, più sentivo che era stato creato per me.
«Vedrai, piccola Rin - mi aveva detto il mio creatore, sorridendomi - Ti darò un compagno di giochi».
Io l’avevo aiutato a
lavorare su quella creatura per alcuni giorni, ma dopo un po’ ha
iniziato a rifiutare il mio aiuto. Adesso non so che fine abbia fatto
quel “compagno di giochi”, che certamente avrebbe potuto
farmi compagnia in quella mia solitudine eterna, e forse avrebbe potuto
alleviare il mio vuoto.
Mi metto in piedi, alzando un nugolo di polvere attorno a me, e stringo i pugni.
Sì, ho deciso: non attenderò più invano che il vuoto venga scacciato dal tempo.
Voglio conoscere quel programma che mi permetterà di avere un cuore, per poter finalmente colmare quel vuoto.
Voglio installare dentro di me “Kokoro”.
Now the quickening miracle started moving
Somehow, my tears won’t stop…
Why am I trembling? My pulse quickens
Is this the “heart” that I wished for?
Mi metto al lavoro: inizio
a frugare in lungo e in largo il laboratorio, scavo tra i cumuli di
fili elettrici, sbircio dietro gli immensi macchinari spenti e in
disuso, rovisto negli scatoloni sparsi qua e là.
Che forma poteva avere
“Kokoro”? Forse ne aveva una particolare, che lo rendeva
riconoscibile a colpo d’occhio, ma se era così, io non
avrei mai potuto trovarlo.
Passarono molti giorni: il laboratorio del mio creatore era davvero immenso, più di quel che ricordavo.
Infine, eccolo: un ammasso di circuiti e microchip su cui era incisa una semplice, minuscola scritta: “KOKORO”.
Prendo in fretta un cacciavite, apro il mio torace.
Osservo i miei circuiti
interni, finché non scopro una fessura in corrispondenza del mio
seno sinistro, proprio come in quel disegno.
Posiziono il chip e attendo.
Non so bene come riconoscere se il programma funziona o no. E se in tutto quel tempo si fosse rotto...?
Sento un susseguirsi di suoni elettrici nel mio petto: che stia funzionando...?
Delle lacrime mi affiorano ai lati degli occhi.
Perché adesso non riesco a smettere di piangere?
Perché i miei battiti iniziano a farsi sempre più veloci?
Perché... sto tremando?
Dentro sento uno strano tumulto di... di...
... emozioni?
È così che sono, le emozioni?
Così forti, così inebrianti, così... meravigliose?
Questo è quello che
ho agognato così tanto, così a lungo: le emozioni, il mio
“cuore”, e adesso posso sentirle, posso provarle, come le
persone normali, come gli esseri naturali.
A strange heart, a heart so strange
I learned about being in joy
A strange heart, a heart so strange
I learned about anguished
A strange heart, a heart so infinite
It’s so deeply painful…
Ora so cosa vuol dire
essere “felici”, cosa vuol dire essere
“angosciati”, cosa significa provare “dolore”.
Il cuore è qualcosa di bellissimo, in tutte le sue molteplici sfaccettature, anche negative.
Non riesco a smettere di piangere...
«Sì...! Sì, le sento!!».
Sono così felice che, senza pensarci, mi metto a cantare.
Canto e canto, senza fermarmi, per quelle che a me paiono ore. In quel momento, è tutto ciò che voglio fare.
«Rin...».
Nel chiaroscuro del
laboratorio odo la sua voce, quella voce che ho agognato di udire fin
da quel momento, dall’attimo in cui lo vidi, steso su quel tavolo
di laboratorio.
Smetto di cantare e mi volto: nella penombra scorgo dei movimenti, ma non riesco a distinguerlo bene.
Che sia davvero lui? Forse è solo un frutto della mia felicità, che finalmente ora posso provare.
No, non è un’illusione: lui è davvero qui.
È identico a me, sembriamo gocce d’acqua.
Cammina verso di me e quando mi è vicino mi tende una mano.
La prendo e in quel momento sento tutte le mie nuove emozioni sussultare e confondersi.
Lui è la mia altra
metà, la parte che mi mancava, ciò che era stato creato
per me e che non avevo mai potuto apprezzare veramente.
Now I’ve started to realize the reason why I was born
I’m sure that being on his own was lonely
That’s right, that day, that moment
The “heart” that dwells in all memories overflows
Ora inizio a capire
perché io sono nata, perché ancora vivo: il mio creatore,
certamente, doveva sentirsi solo. Quando è morto, però,
sono io ad essere rimasta sola, ma adesso non lo sono più.
Lui mi cinge, avvicinandomi
a sé. Le sue braccia mi stringono dolcemente; i suoi occhi sono
così belli, sinceri e profondi da sciogliermi. Finalmente riesco
a sentire la dolcezza di quell’abbraccio, la tenerezza di quel
sorriso, l’affetto di quello sguardo.
Ripensando a quel giorno in
cui fui creata e al momento in cui lo vidi, mi sento ricolma di una
felicità immensa e senza pari.
Now I can speak words of truth
I offer them to you
Ora sono libera, finalmente, di esprimere le mie emozioni.
Sono così felice, eppure mi sento così... strana.
Il rumore dei miei meccanismi si sta facendo sempre più veloce, sembra stiano per impazzire.
Che cosa succede?
All’improvviso mi sento stanca e l’acre odore del ferro che brucia mi riempie le narici.
«Rin...» lo sento sussurrare dolcemente al mio orecchio, mentre la sua presa attorno a me si allenta pian piano.
Che cosa sta succedendo...? Perché... mi sta lasciando?
Dentro sento lo scoppiettio di fili in corto circuito.
Sento le forze scemare a poco a poco. Le mie gambe stanno cedendo.
Sto cadendo, ma non ho paura, anche se dentro di me sento tutto fermarsi.
Adesso capisco:
“Kokoro” è troppo pesante per il mio sistema. Ora
che ho compreso cosa sono le emozioni, ho finalmente compreso anche
ciò che mi ha impedito di provarle per tutto questo tempo: la
loro complessità. Le emozioni umane sono così varie,
così molteplici, che è impossibile racchiuderle tutte
quante in un microchip.
Thank you… for bringing me into this world
Sento altri sfrigolii
all’interno del mio corpo, poi il rumore degli ingranaggi che
rallentano e la pompa cardiaca che si ferma. Il mio sistema è
troppo poco sofisticato per sostenere la molteplicità dei
sentimenti umani e adesso si sta arrestando.
In pratica, sto morendo, ma non ho paura, perché lui è con me.
Thank you… for the days that we were able to spend together
Sono stata in tua compagnia
così poco, eppure sono felice comunque, perché ho potuto
conoscerti, vederti, toccarti... e amarti.
Thank you… for everything that you gave me
Mi hai portato quel calore
che ho tanto cercato e desiderato, quel tepore che ho agognato tutta la
vita. Mi hai fatto conoscere cosa sia l’affetto.
«Grazie. Adesso posso...
Thank you… I’ll sing forever
... cantare per sempre...».
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