Lui non era una cima, se mai
qualcuno avesse avuto la malsana idea di dargli dell'intellettuale o
del saggio si sarebbe sicuramentre trovato a leccare una per una le
mattonelle del bagno di Mirtilla.
Non era neanche furbo
e questo era
uno dei molteplici motivi che invogliava la massa a trattarlo come se
fosse ancora un ragazzino sessualmente turbato ed emotivamente confuso;
ma era una personcina che sapeva comprendere la massa - ovvero l'orda
assurda di studenti che si riversava negli spazi esageratamente piccoli
di quella scuola per invasati e/o pazzi sclerotici - ed era l'unico nel
raggio di miglia ad essere in grado di tenere la bacchetta al suo posto
quando Harry&Ron decidevano di deliziare il globo con le loro
fottutissime scorribande
tanto-c'è-Hermione-e-i-punti-prima-o-poi-torneranno.
In definitiva,
Neville non si
reputava un tizio dal cervello annacquato nè qualcuno con la
fissa delle seghe collettive in bagno, e neanche uno studente incline
alle sommosse politically (in)correct
ai danni della clessidra dei punti;
il punto,
però, stava nel fatto che non si reputava neanche uno
stupido.
Era vagamente
consapevole che se
non ci fosse stato lui - o se il finto Moody non gli avesse dato il
libro giusto - Harry sarebbe sicuramente affogato e morto a causa di
ciò al Quarto anno, ed era anche mitemente convinto di
essere
meglio di Ron per quello che riguardava vestiti da sera e ballo in
generale, ma!, sfortunatamente era troppo politically correct(!) per
andarlo a sbandierare in giro.
Lui, di certo, non si
sarebbe
messo a correre nudo per i corridoi della scuola solo per dimostrare a
Malfoy che aveva tutti gli arnesi al posto giusto e questo era un dato
di fatto che non poteva essere smussato nè banalmente
sputtanato, ma Ron si era sempre dimostrato sensibile alle critiche
di Malfoy e il fatto di risultare - il più delle volte - un
emerito idiota non poteva di certo fermarlo dal tremare ogni qual volta
Malfoy apriva bocca.
Neville era anche
sicuro che ci
doveva per forza
essere un motivo valido per odiare i Serpeverde in
generale e Malfoy in particolare, altrimenti Harry non avrebbe mai
osato incrociare la bacchetta con lui già dal Secondo anno,
ed
era per questo che spesse volte si ritrovava a studiare le occhiate
velenose che i due si lanciavano da una parte all'altra della Sala
Grande a qualsiasi pausa. Se Neville non fosse stato così
politically correct avrebbe, giustappunto, giurato che di veri motivi
per
odiare i Serpeverde non ce n'erano, ma neanche un po'!
Però lui
sapeva che Harry era buono e Malfoy... no, quindi un motivo
da qualche parte doveva pur esserci.
Lui non era un
ragazzo che capiva
le cose a prima botta, però sapeva che da quando Ron ed
Hermione
avevano rotto Harry era molto più propenso alle crisi
isteriche
da donna incinta, non che avesse nulla in contrario con questo, una
volta tanto quel ragazzo doveva pur sfogarsi su qualcosa/qualcuno.
Tanto meglio se quel qualcuno era Dean o lo stesso Ronald,
così
lui aveva tutto il tempo di infilarsi in bagno, fare quello che ogni
uomo ha il dovere di fare e poi buttarsi sotto la doccia e nuotare
nella più beata spensieratezza per ore.
Neville Paciock era
una personcina carina, non era stupido e per questo preferiva tenere
per sè certe cose.
Come quando aveva
coperto Dean
quando aveva fatto Evanescere
per sbaglio la scorta di liquori; quando
aveva accompagnato Ginny dal tatuatore perchè serviva il
permesso di almeno un suo parente,
maggiorenne e vaccinato.
Quando aveva beccato
Hermione e
Malfoy in atteggiamenti piuttosto intimi si era preoccupato di non far
entrare Ron nell'aula di Incantesimi - stavano ancora insieme e lui era
troppo corretto per far vedere all'amico una simil scena; scena che
avrebbe fatto arrossire un branco di Mangiamorte in astinenza, tra
l'altro.
No, Neville Paciock
non era
affatto stupido e per questo reputava Ron un imbecille, Hermione
una ragazza intelligente ed Harry la vittima della situazione.
Lui?
Lui era un politico
svizzero:
riusciva a guardare le puttanate con occhio inebetito, fingeva di non
aver capito un tubo, ponderava sulle possibili soluzioni ai problemi e
metteva sù scuse su scuse quando la sua opinione veniva
direttamente richiesta e non sprecava tempo a decidere se il mondo era
nero o bianco o rosa con quadratini bianchi e neri.
Il bello di essere
reputati "Non
una cima" è che tutti, prima o poi, si dimenticano di
guardarti
una seconda volta. Il bello di non essere guardato come considerabile
era che, ovunque e chiunque tu guardassi, non saresti mai stato beccato.
Mai.
E per questo Neville
Paciock si
trovava spesso a guardare l'espressione apatica di Malfoy. Di solito la
sovrapponeva a quella di Hermione, ne studiava i contorni e cercava di
intravedere una qualche somiglianza nello sguardo, ma non vi riusciva.
Era come se ci fosse
sempre e
comunque un velo sugli occhi del biondo Serpeverde mentre quelli di
Hermione erano semplicemente troppo scuri per vederci attraverso.
In mesi di
osservazioni distanti ed ipotesi improbabili aveva notato che i due non
si guardavano mai direttamente.
Una volta, erano a
lezione da
Piton, si era strategicamente seduto dietro la CapoScuola e
aveva
distrattamente iniziato a lavorare sulla pozione quando Piton aveva
dato il via, di tanto in tanto alzava lo sguardo sia per copiare quello
che Hermione stava facendo che per vedere chi o cosa stava guardando.
Era stata quasi una frazione di secondo, aveva alzato gli occhi la
millesima volta e aveva visto gli occhi di Hermione specchiarsi
nell'apolla di vetro posta sul banco di Malfoy.
Non sapeva dire quale
fosse stata
l'espressione del Serpeverde, ma sapeva che Piton aveva tolto dieci
punti quando Hermione aveva preso a ridacchiare con il volto in fiamme.
Era abbastanza
confuso, di norma
quando due stanno insieme non sprecano tempo in cazzate e cercano in
tutti i modi di stare vicini il più possibile,
c'è sempre
quello meno voglioso di stare attaccati come cozze allo scoglio, ma in
linea di massima era così.
Loro no. Aveva
pensato che le loro
differenze caratteriali si abbattessero in qualche modo nella loro vita
di coppia - quando li aveva ribeccati
nell'aula d'Incantesimi si era
detto che no, non erano le differenze caratteriali che si abbattevano
in loro.
Poi aveva
implicitamente deciso
che era meglio per tutti non sapere cosa li avesse fatti avvicinare,
perchè sicuramente, se la cosa fosse uscita fuori dalla sua
bocca, sarebbe suonata come "Un'astronave marziana è
atterrata
in giardino, sono stato rapito da Barbie e Ken, scusatemi se non
so più chi sono".
C'era una cosa
però, una cosa assolutamente anomala che quasi non lo faceva
dormire la notte.
Era il vuoto d'aria
che si veniva
a creare quando quei due erano nella stessa stanza, non era qualcosa
che poteva essere percepita in Sala Grande, ma bastava trovarsi
nell'aula di Trasfigurazione per sentire un formicolio strano e magari
era lui che soffriva di qualche malattia genetica o cose
così.
Neville era anche
arrivato ad
odiare lui stesso Malfoy, perchè Hermione era troppo
distratta,
troppo calda quando
c'era lui nei paraggi; Ron non riusciva neanche
più ad infastidirla perchè l'attenzione di lei
era sempre
catalizzata dall'altra parte della stanza. Non sapeva dire se era mera
lussuria quella che li aveva uniti, era probabile che fosse qualcosa di
più dopo lo sguardo che Malfoy le aveva rivolto pochi minuti
prima.
Neville si
ritrovò a
sbattere confusamente le palpebre, si riscosse dai suoi pensieri e
spostò il più lentamente possibile lo sguardo da
lui a
lei.
Teneva la forchetta
in bilico tra
il pollice e l'indice, la testa piegata a destra. Con la mano libera
giocherellava con una ciocca che era sfuggita al mollettone - se non si
metteva i capelli a posto, quando mangiava, rischiava di tagliarli al
posto della carne -, e dalla sua postazione Neville poteva vedere i
suoi occhi sollevati a guardare quella tavolata così lontana
dalla loro.
Ebbe quasi l'istinto
di allungare
una mano e toccarle la spalla perchè era impossibile
rivolgere
un'occhiata così densa quando intorno a te c'erano centinaia
di
altre persone; in un certo senso avrebbe voluto proteggerla,
perchè Hogwarts era un piccolo paese e le voci malevole, in
un
paese, girano più in fretta.
Avvertiva la
sensazione più
strana che avesse mai avuto il dispiacere di provare, era come se
quello sguardo avesse dovuto restare tra loro. Si sentì un
violatore, quasi un ladro.
Era intenso.
Strano, forte.
Hermione
abbassò gli occhi
sul suo piatto, Neville lo seguì e quando la ragazza
alzò
gli occhi su di lui arrossì fino alla punta dei capelli.
- Neville?-
Sbattè
più volte le
palpebre e quando fu sicuro di avere tutte le parti del cervello
intatte, gettò un velocissimo sguardo a Malfoy che,
però,
stava litigando mentalmente con Harry.
- Hey, tutto bene
Neville?-, la voce di Hermione lo raggiunse come ovattata.
La parte
più profonda della
sua testa pensò che qualcunque cosa ci fosse tra lei e Draco
Malfoy doveva restare tra lei e Draco Malfoy, e non perchè
lui
era una personcina politically correct, ma perchè era
semplicemente un qualcosa che lui non aveva ancora sperimentato e che
quindi non poteva capire.
- Si, si, tutto bene.-
Lui non era una cima.
A pozioni combinava
sempre
disastri, non riusciva ad uscire fuori dalla sua timidezza per
più di tre ore e non reggeva una birra, però era
sicuro
di essere qualcuno in grado di leggere le persone, ed era oltremodo
convinto che Ron fosse un imbecille, Harry la vittima della sua
imbecillità ed Hermione la ragazza intelligente che li
teneva insieme..
Il punto,
pensò Neville non
appena vide Hermione uscire dalla Sala Grande, era che Hermione non
aveva mai guardato Harry e Ron come se stesse per scoppiarle il cuore.
Osservò
Malfoy oltrepassare le porte della Sala ed abbassò lo
sguardo sul suo piatto ancora pieno.
Hermione
non aveva mai guardato nessuno come se non avesse più
bisogno di respirare... per riempire i polmoni.
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Perché
c'era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva
essere un segreto, o qualcosa di simile.
Così
era difficile capire ciò che si dicevano
e come vivevano,
e com'erano.
Ci si
sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi
loro gesti.
E
ci si poteva chiedere perché per
anni e anni.
L'unica
cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre e forse sempre, l'unica
cosa era
che in quello che facevano e in quello che erano c'era qualcosa - per
così dire - di bello.
[ Alessandro
Baricco - Castelli di rabbia ]
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