Il mistero dei briganti
La carrozza procedeva lentamente lungo la Strada Costiera,
fiancheggiando i tetri alberi del Boschi Occidentali. Il giovane
ufficiale guardava sconsolato l’azzimato cocchiere che percorreva
quelle terre pericolose come se stesse conducendo la carrozza lungo le
strade lastricate di Krünhand[1]. Terick Mirner era diventato un
soldato quando suo padre era scappato con un’avventuriera del
Hyrmensiar[2], portandosi via gran parte delle ricchezze di famiglia.
Non amava granché quel lavoro ma aveva cercato di svolgerlo nel modo
più dignitoso possibile. Non avrebbe mai pensato che un viaggio del
genere avrebbe potuto modificare il suo modo di vedere il mondo,
scuotendo profondamente i suoi principi. Eppure, da quando aveva
accettato di scortare lady Victoria Dedralen e la sua istitutrice da
Krünhand alla tenuta della famiglia Dedralen a Elosbrand[3],
Terick Mirner era radicalmente cambiato.
Aveva accettato con entusiasmo la missione: erano mesi che aveva messo
gli occhi su quella bellissima, capricciosissima e ricchissima dama che
non lo aveva mai considerato granché e l’incarico di scortarla gli era
sembrato l’occasione ideale per giocare le sue carte.
Innanzitutto, aveva cercato di spaventarla ben bene con storie di
crimini efferati compiuti a danno degli indifesi viandanti e si era
dipinto come uno spietato cacciatore di briganti, in modo da risultare
agli occhi della ragazza come la persona che più di tutti sarebbe stata
in grado di garantirle sicurezza, poi aveva scelto personalmente i
quattro uomini più fidati (e rigorosamente più brutti di lui) per
formare la scorta. Addirittura, aveva convinto il suo vecchio amico
Grunvald e la sua banda di rubagalline a fingere un attacco contro la
carrozza, solo due giorni dopo aver lasciato Krünhand. L’effetto era
stato a dir poco spettacolare: i banditi erano spuntati da dietro una
collina lanciando urla belluine e lui, dopo qualche scambio di frecce,
aveva guidato il suo plotone in una carica selvaggia che aveva messo in
fuga i falsi banditi. Aveva poi fatto finta di inseguirli per circa un
miglio ed, infine, era tornato indietro da trionfatore. Da allora, lady
Victoria lo aveva degnato di ben altra considerazione, concedendogli
spesso l’onore di sedere accanto a lei nella carrozza, per farsi
raccontare le sue prodezze militari e lui non si era davvero fatto
pregare, infiorettando un po’ le proprie imprese. Insomma, quel viaggio
aveva preso un indirizzo decisamente piacevole, almeno fino a Mer[4].
Già prima di entrare in città, si era innervosito a causa del modo
altezzoso col quale una pattuglia della Guardia di Elos[5] lo aveva
obbligato a fermarsi alla stazione di posta per un normale controllo.
Era durato due ore quel normale controllo, sotto un acquazzone
autunnale che lo aveva inzuppato come un pulcino. Quando si era
ripresentato a lady Victoria, dentro la locanda del paese, l’aveva
trovata intenta a chiacchierare con un odioso damerino riccamente
vestito. I suoi baffi, fradici d’acqua, si erano ostinatamente puntati
verso il basso e la risatina sommessa con la quale la ragazza lo aveva
salutato lo aveva fatto sentire profondamente umiliato. Ma la cosa
peggiore fu che il damerino gli si era cerimoniosamente avvicinato,
salutandolo con beffarda deferenza.
«Buona sera, comandante, sono lieto che i vostri obblighi con le
guardie siano finalmente terminati. Permettete che mi presenti: sono
lord Bertrand Wallace, di Aglargond, attualmente residente a Elosbrand.
Dal momento che anch’io sono diretto a Elosbrand, lady Victoria è stata
così gentile da invitarmi a proseguire il viaggio insieme, sicché da
oggi sono anch’io sotto la vostra protezione. Spero vivamente di non
dovervi dare troppo pensiero».
Nel dir questo, si tolse il cappello a tesa larga e si esibì in un
profondo inchino. C’era qualcosa nel tono di voce e negli atteggiamenti
di lord Bertrand che urtava profondamente Terick e la sua voce suonò
metallica nel rispondere.
«Cercate di tenervi lontano dai guai, signore. Si dice che ci siano
molti briganti su questa pista, ultimamente. Devo avvisarvi che il mio
dovere è di scortare lady Victoria e che ogni altro impegno viene dopo
questo. Insomma, non intendo mettere in pericolo milady per eventuali
sventatezze di Vostra Signoria».
«State tranquillo, comandante: non intendo affatto allontanarmi dalla
carrozza di lady Victoria».
Il tono galante delle parole di lord Bertrand mandò il giovane ufficiale
su tutte le furie e finì di rovinargli quella giornata. Dovette far
appello a tutto il suo controllo per tenere la mano lontana dalla spada.
«Cercate di non sfidare troppo la sorte, lord Bartold!».
«Bertrand, lord Bertrand Wallace. Vi ringrazio del consiglio ma io adoro
sfidare la sorte, è la cosa che più di tutte mi fa sentire vivo. Ora
scusatemi: mi sembra scortese lasciare sola lady Victoria».
Fece un deferente inchino alla bella nobildonna che rispose con un
sorriso. A quel punto il gentiluomo si accostò alla ragazza e
ricominciò a parlare fittamente con lei, ignorando ostentatamente il
giovane ed inzuppato ufficiale. Questi lo guardò con odio per un po’,
poi si fece dare una stanza dove cambiarsi. Un’ora dopo rientrò,
finalmente asciutto, nella sala comune della locanda.
Lady Victoria si era ritirata nella sua stanza, il damerino era sparito
e Terick cercò di sbollire nella birra il proprio nervosismo. Rimase a
chiacchierare con alcuni mercenari del Kaardir fino a tardi. Giravano
voci che c’erano state nuove scorrerie di briganti e che il loro capo
non fosse altro che il misterioso Blackwind, un bandito che aveva
commesso alcuni furti clamorosi a Elosbrand ma che non sembrava essersi
mai macchiato di omicidi né rapine, fino ad allora.
La mattina dopo erano partiti di buon’ora ma il viaggio, per
l’ambizioso ufficiale, era ormai diventato terribilmente fastidioso.
Quell’insopportabile gentiluomo cavalcava vicino alla carrozza
chiacchierando con lady Victoria e lui non poteva fare assolutamente
nulla per impedirlo.
Passarono i giorni ma lord Bertrand pareva non risentire affatto del
viaggio: sempre affabile e di buon umore, conversava amabilmente con
tutti, senza distinzioni di classe, mentre corteggiava spudoratamente
la gentildonna. La sera allietava il bivacco con la sua bella voce e le
sue romantiche canzoni (sdolcinate, secondo il gusto del giovane
comandante della scorta). La faccenda si fece presto insostenibile.
Doveva fare qualcosa per porre fine a quella situazione e liberarsi in
qualche modo di quell’odioso damerino. Se solo avesse avuto modo di
mettersi in contatto col vecchio Grunvald…
L’idea si fece lentamente strada nella mente di Terick, vagamente
combattuta dal nebuloso ricordo di antiquati e noiosi precetti su onore
ed onestà. Al bivio di Kerlis gli scrupoli residui furono
definitivamente debellati. Quel verme era sulla carrozza, decantando le
meraviglie della biblioteca di Kerlis, e lady Victoria lo ascoltava
rapita. In amore e guerra tutto è
permesso: la vecchia massima convinse l’ormai esasperato
ufficiale ad agire.
Annunciò che la mattina successiva sarebbe andato in esplorazione dalle
parti dei Boschi Occidentali, dove si diceva avessero il loro covo i
briganti che infestavano quelle zone, in modo da prevenire eventuali
attacchi. Lady Victoria non pareva molto convinta dell’opportunità
della cosa e lord Bertrand scosse il capo con aria preoccupata ma la
fortuna decise di corrergli in aiuto.
Quella sera trovarono i resti di una carovana recentemente assalita e
saccheggiata. Dovevano essere mercanti della Compagnia Ambulante dei
Soli Splendenti (una piccola compagnia commerciale di Elosbrand) e
nessuno era sopravvissuto all’assalto. Lady Victoria si affacciò dalla
carrozza proprio mentre questa stava passando nei pressi di un
gruppetto di cadaveri. Ovviamente, non trovò nulla di più originale da
fare che svenire, dando alla sua istitutrice un’ottima ragione per
distogliersi da quell’orrendo spettacolo. Nel mezzo del campo dei
mercanti, evidentemente sorpresi nel sonno, un brandello di stoffa nera
era stato legato ad una lancia, infissa al suolo. Il vento l’agitava
rendendo la spettrale bandiera simile all’ala di un corvo. Lord Bertrand
si fermò lungamente ad osservarla: il suo volto appariva terreo, le
labbra sempre sorridenti erano serrate, gli occhi parevano fiammeggiare.
«Paura, lord Bertrand? Forse pensate che quello straccio sia la firma del
famoso bandito Blackwind?».
Il giovane ufficiale ridacchiava sotto i baffi, convinto che il
gentiluomo fosse rimasto impressionato. Inoltre, l’aver trovato i resti
di quella povera gente, gli pareva un segno del destino: a tutti
sarebbe sembrata opportuna la sua esplorazione del giorno successivo.
«Direi piuttosto disgusto, comandante. Eppure non mi risultava che
Blackwind assalisse le carovane, né che firmasse i suoi crimini».
«Si vede che avrà trovato un nuovo modo di arricchirsi. Un criminale è
sempre un criminale».
«Tutto è possibile, comandante… Tutto».
La mattina successiva, prima ancora dell’alba, Terick montò a cavallo e
si diresse verso la macchia oscura che si intravedeva all’orizzonte, il
Boschi Occidentali. Arrivò nei pressi del bosco quando i primi bagliori
del sole rischiaravano il cielo. Cominciò ad addentrarsi nella foresta.
Era passata circa un’ora, quando una voce gutturale lo fece sobbalzare.
«Tieni alte le mani, soldato».
Si voltò lentamente. La massiccia figura di un Hobgoblin era spuntata
da dietro un cespuglio e lo teneva sotto la minaccia di una balestra.
Sorrise e cominciò a parlare.
Era circa mezzogiorno quando l’ufficiale raggiunse la carrozza di lady
Victoria. Lord Bertrand sonnecchiava sotto un albero, poco lontano.
«La strada è libera! Devono essere rimasti soddisfatti del bottino di
quell’altra carovana e si sono rintanati nel bosco. Meglio sbrigarsi!».
Quel giorno, Terick incitò più volte il cocchiere a darsi da fare,
poiché era impaziente di percorrere quel tratto di strada e la lentezza
della carrozza gli pareva esasperante.
Era sera, quando si accamparono, un po’ più indietro di quanto Terick
Mirner avesse sperato, ma non tanto da fargli temere che le cose non
sarebbero andate nel verso giusto.
Quella sera, lord Bertrand non si avvicinò al fuoco ma rimase in
disparte, intento a prepararsi un giaciglio sotto le fronde di un
salice.
Dopo cena, lady Victoria si avvicinò al giovane gentiluomo.
«Non avete appetito, lord Bertrand?».
«Per la verità non molto milady, ma se insistete, verrò con voi, vicino
al fuoco».
«Ve ne sarei grata: ho ancora negli occhi quell’orribile massacro e
vorrei tanto sentire una delle vostre dolci canzoni».
«Dubito che stasera riuscirei a cantare una canzone meno che triste.
Anch’io non riesco a togliermi dalla mente quell’orrore. Ma, per
rasserenare i vostri occhi, mi sforzerò».
«La vostra galanteria…». La ragazza venne interrotta da uno scoppiare
di grida. Le guardie erano scattate in piedi, con gli archi incoccati.
«I briganti! Lady Victoria, correte nella carrozza!». L’anziana
istitutrice accorse trafelata.
Le due donne si precipitarono nella carrozza, mentre le guardie
scagliavano le loro frecce contro gli assalitori. Il giovane comandante
era saltato a cavallo e stava ordinando di scagliare un’altra salva di
frecce, mentre gli assalitori parevano indietreggiare.
«Bravo comandante! Li avete messi in fuga un’altra volta!». Gridò la
ragazza, presa dall’entusiasmo.
«Rimanete al riparo, milady, mentre io ricaccerò quei briganti nella
loro foresta!».
Anche se cercava di controllarsi, si vedeva che Terick gongolava
letteralmente. Lady Victoria pensò che fosse il legittimo orgoglio di
un guerriero vincitore. Si voltò a cercare lord Bertrand ma non ne vide
traccia. Forse quel damerino era molto affascinante ma quel soldato era
un vero uomo. Notò appena che la rete che sosteneva i bagagli era
scomparsa ed i bauli erano caduti al suolo.
La piccola scorta si lanciò all’inseguimento degli assalitori, fra urla
selvagge. Poi si udì un grido di dolore. Un soldato cadde da cavallo.
Gli assalitori si erano fermati: non fuggivano più ma, impugnati gli
archi, attendevano a piè fermo i soldati che parevano frastornati. I
briganti fecero partire una raffica di frecce ed abbatterono altri due
soldati. Il comandante sembrava impietrito. Poi si riscosse, tentò di
fuggire ma si rese conto di essere circondato. Allora sguainò la spada
e cercò di lanciarsi addosso a quello che pareva essere il capo dei
banditi: un uomo alto e robusto, completamente vestito di nero, armato
di una pesante ascia.
Non lo raggiunse neppure: i briganti lo assalirono in forze e finirono
per sopraffarlo. Alla fine della zuffa, tre briganti erano caduti ma
della scorta restavano in vita solo il comandante ed un soldato,
entrambi feriti.
«Bel bottino, Terick, ci sono cose interessanti in questa carrozza!»
Il capo dei briganti rise malignamente mentre due hobgoblin
trascinavano lady Victoria vicino al giovane, legato e pallido come un
morto.
«Così è questa la pollastrella che volevi per te eh? Hai buon gusto,
per le corna di Ascaris! Ma non temere: te la lascerò… dopo che avremo
finito noi, s’intende… Certo, sei stato piuttosto ingenuo a pensare che
avremmo rinunciato ad un così facile bottino per un po’ d’oro… ».
Lady Victoria era terrea, guardava ora il capo dei briganti, ora il
comandante della sua scorta. Poi capì.
«Traditore maledetto! Ti eri accordato con questi… Ed io che credevo…
che tu fossi un vero uomo!».
«Piantala sgualdrinella! Ti conviene finirla di fare l’altezzosa!».
Il capo dei banditi fece un tentativo di abbracciare la ragazza ma
dovette piegarsi in due per una violenta ginocchiata… sotto la cintura.
«Capo… qui ci sono un po’ di statuette ma di oro e gioielli non se ne
parla…».
Un hobgoblin sbucò da dentro la carrozza, tenendo in mano alcune
delicate statuette di porcellana.
«Brutta tr... Cosa?».
L’avido brigante dimenticò subito la ragazza e si precipitò a frugare
fra i bagagli.
«Dov’è l’oro?». Ruggì il brigante. «Cosa me ne faccio di quattro
statuette del Hyrmensiar? Ditemi dov’è o vi levo la pelle con le mie
stesse mani!».
Gli hobgoblin si avvicinarono minacciosamente alle donne, mentre il
loro capo si accostò al falò, dove arroventò un pugnale.
«Tenetele ferme, ora vedremo se non ci dicono dove hanno nascosto le
loro gioie!».
Con la mano libera agguantò l’otre del vino che era rimasto vicino al
fuoco e bevve avidamente.
«Buono! Proprio quel che ci voleva per accompagnare una bella tortura!
Ora vedrete cosa vuol dire sfidare Blackwind!».
Gettò l’otre al brigante più vicino, poi si avvicinò alla ragazza
terrorizzata.
Una risata echeggiò nell’aria. Il brigante si arrestò.
«Tu Blackwind? Ma per piacere! Tu sei solo un povero tagliagole da
strapazzo!». La voce veniva da sotto il salice. «Vuoi l’oro? Vieni a
prendertelo!».
Lady Victoria ebbe l’impressione che i rami di quel salice fossero
ancora più curvi di prima, come per proteggere la figura che appariva
tranquillamente seduta con la schiena appoggiata al tronco.
«Chi sei?» Chiese il brigante che ora pareva malfermo sulle gambe.
«Prendetelo!».
«Lord Bertrand! Fuggite! Andate via!». Gridò lady Victoria ma il giovane
gentiluomo non si mosse, rimanendo comodamente seduto al riparo del
salice.
I due hobgoblin che reggevano le donne e gli altri due vicini al loro
capo scattarono verso il salice ma l’hobgoblin che aveva bevuto il vino
barcollò dopo pochi passi e cadde al suolo. Il capo dei briganti si
sentiva assalire dalle vertigini ma, prima di cadere addormentato, udì
lo schiocco di una frusta, vide il salice raddrizzarsi di colpo ed i
suoi uomini intrappolati in una rete.
Lady Victoria trovò che svenire in quel momento fosse la cosa più ovvia
e decorosa da fare.
Quando si risvegliò era mattina, i briganti erano tutti saldamente
legati, anche se il capo ed uno degli hobgoblin russavano ancora
sonoramente. L’anziano cocchiere era mezzo morto dalla paura ma non
sembrava gli fosse capitato null’altro di male; Terick Mirner e l’unico
sopravvissuto della scorta erano davanti a lord Bertrand, con gli occhi
bassi.
«Mi dispiace, comandante, il vostro comportamento è stato
inqualificabile. Comunque, per quanto mi riguarda, potete andarvene
assieme al vostro complice. Io non vi verrò a cercare di certo. Ma voi
evitate di rincontrarmi. Potrebbe essere molto… sgradevole. Che
Sergaries vi protegga».
La voce del damerino era ferma e tagliente, la voce di qualcuno avvezzo
a dare ordini.
Terick ed il soldato, senza alzare lo sguardo, presero per le redini i
loro cavalli e si avviarono verso sud.
«Pensate che sia una cosa prudente, lord Bertrand? Abbiamo dei
prigionieri pericolosi…».
L’istitutrice si era avvicinata al giovane gentiluomo, ancora scossa
per tutto quanto.
«Basteremo noi, signora. Francamente non mi fido di quei due più di
quanto non mi possa fidare di questi ladroni e poi spero che, entro
stasera, incontreremo una pattuglia della Guardia di Elos. Credo che
saranno ben lieti di scortarci».
Lord Bertrand pareva tornato del solito umore allegro e sorrideva
amabilmente all’anziana signora.
«Lord Bertrand…». La ragazza tremava mentre si avvicinava al sorridente
nobiluomo. «…io vorrei dirvi… che siete stato… meraviglioso…. Forse vi
sembrerò stupida ma… ».
«Basta così, milady. Potrei finire col credervi davvero!»
Lady Victoria improvvisamente lo abbracciò e scoppiò a piangere.
«Su, su, è finita milady… piuttosto temo di dovervi dare una brutta
notizia…».
«…quale brutta notizia? Peggio di così?».
Ma lord Bertrand sorrideva allegramente.
«Temo che dovrete cedere il vostro posto in carrozza a quei due
energumeni addormentati: i loro cavalli sono scappati e proprio non
vedo in quale altro modo potremmo portarceli via… e di lasciarli liberi
non se ne parla nemmeno. Ovviamente, sarò onorato se vorrete
accomodarvi sul mio cavallo, mentre la vostra istitutrice salirà a
cassetta accanto al cocchiere».
La nobildonna sfoderò uno splendido sorriso e non si fece pregare a
salire a cavallo.
Mezz’ora dopo, la carrozza partì, con i due briganti addormentati a
bordo e con gli altri prigionieri che la seguivano a piedi, legati per
i polsi ad una fune assicurata alla parte posteriore del cocchio. Lord
Bertrand e lady Victoria chiudevano la fila.
«Come avete fatto a capire che saremmo stati aggrediti? Come sapevate
che il comandante ci aveva traditi? Come…».
La ragazza attaccò un turbine di domande, alle quali lord Bertrand
rispose con la solita affabilità.
«Ho avuto dei dubbi sull’affidabilità della nostra scorta quando voi,
milady, mi avete raccontato del precedente attacco di briganti, nel
Kaardir. Mi sembrava difficile che una banda di predoni si desse alla
fuga dopo qualche scambio di frecce e senza aver subito perdite. In
genere si tratta di gente decisa e pericolosa che non si fa intimidire
facilmente. Dunque ho immaginato che gli assalitori fossero d’accordo
con la scorta e che tutto quanto non fosse altro che una messinscena.
Comunque, ho pensato che il comandante meritasse un pizzico di
attenzione in più».
«Quel delinquente!».
«Non lo giudicate troppo severamente, milady: ha fatto quel che ha
fatto solamente per i vostri begli occhi. A volte la passione ci porta
a fare cose che non ci immagineremmo neppure».
La ragazza non riusciva a staccare gli occhi da quelli del giovane
gentiluomo.
«Un altro segnale allarmante, fu quando il comandante ci propose
quell’esplorazione nel Boschi Occidentali, a mio parere pericolosa ed
inutile. Quando poi, davanti al massacro della carovana, quel giovane
incosciente si mostrò felice, come se quel crimine gli fosse tornato
utile, mi decisi a non perderlo di vista. Lo seguii fin dentro il bosco
e lo udii trattare con i briganti. Sono piuttosto bravo a seguire le
tracce ed a muovermi nei boschi, sapete?».
«Perché non ci avete avvertiti? Saremmo stati preparati all’attacco!».
«No, milady: qualcuno avrebbe finito per tradirsi, esponendoci a
reazioni imprevedibili. Così, invece, tutti gli eventi sono andati
esattamente come mi attendevo. Quando ci siamo accampati, ho esplorato
accuratamente il luogo ed ho predisposto tutto. Ho utilizzato la rete
dei bagagli per la trappola, durante la cena ho messo al sicuro il
vostro scrigno con i gioielli ed ho drogato il vino dopo che tutti
avevano finito di cenare. Ho fatto in modo che l’otre del vino fosse in
bella mostra vicino al fuoco, contando sul fatto che i briganti
difficilmente avrebbero resistito alla tentazione di berlo».
«Dunque, avevate previsto anche che i briganti avrebbero tradito il
comandante?».
«Era troppo facile: briganti feroci come quelli che avevano compiuto
quel massacro non si sarebbero mai accontentati di pochi soldi, quando
gli si offriva l’occasione di un ricco bottino. Il comandante, però,
era accecato dai suoi sogni romantici e si fidò».
Non era nemmeno mezzogiorno quando avvistarono una pattuglia di guardie
che marciava nella loro direzione. Il comandante della pattuglia, un
anziano sottufficiale fu ben lieto di prendere in consegna i briganti e
di scortare la carrozza a Elosbrand che distava ormai solo un giorno di
viaggio. Il capo dei briganti venne subito identificato come Fred il
Nero, vecchia conoscenza dei mercenari della Guardia di Elos, ricercato
praticamente su tutta la costa.
Raggiunsero Elosbrand al tramonto del giorno successivo. Arrivati
davanti al cancello della tenuta della sua famiglia, lady Victoria
scese dalla carrozza dicendo che avrebbe fatto volentieri a piedi
quell’ultimo tratto, pregò l’istitutrice di proseguire per annunciarla
e sovrintendere lo scarico dei bagagli e chiese a Lord Bertrand di
accompagnarla lungo lo splendido viale alberato che attraversava i
giardini conducendo al bellissimo palazzo Dedralen.
«Dunque, lord Bertrand, mi è rimasta un’ultima curiosità, sareste così
gentile da soddisfarla?».
«Ma certamente, milady, potete chiedermi tutto quel che desiderate».
Rispose il giovane gentiluomo, porgendole galantemente il braccio.
«Cosa vi ha portato ad escludere che il capo di questi sanguinari
briganti fosse veramente quel misterioso Blackwind?». Chiese lady
Victoria, avviandosi lungo il viale. Lord Bertrand rispose dopo una breve
esitazione.
«Blackwind, milady, non confonde l’arte di Kaardir con quella del
Hyrmensiar. Detesta la violenza e porta le armi solo per difendere la
propria vita o quella di innocenti in pericolo. Non tortura né uccide.
È un ladro, naturalmente, ma le sue vittime sono strozzini, corrotti,
schiavisti e traditori. Non toglierebbe uno spillo alla gente onesta,
per nessun motivo. In fondo, lui non ruba: fa giustizia. Sottrae il
maltolto ai veri disonesti della nostra società».
La ragazza lo guardò di sottecchi:
«Come mai un gentiluomo di alto lignaggio parla così di un comune
malfattore?».
Lord Bertrand si fermò e la guardò negli occhi.
«Perché vi dico questo? Perché lo difendo? Perché gli voglio bene,
perché non voglio che me lo sciupino. Perché Blackwind non permette che
qualcuno infanghi od usurpi il suo nome... il mio nome».
E la baciò.
[1] Capitale del regno di Kaardir
[2] Stato meridionale noto per la mollezza dei costumi
[3] Capitale della Repubblica di Elos
[4] Città ai confini settentrionali della repubblica
[5] Corpo militare che mantiene l’ordine nella repubblica di Elos
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