Quel
giorno sei voluto andare a quello stupido spettacolo a tutti i costi.
"Vedrai,
sarà divertente!" E' la prima volta che vengo invitato da
te, Sahara. Da te, che non sei altro che un mio collega di lavoro, e
che non cago nemmeno di striscio.
La piazza era
affollatissima. C'erano bambini che correvano a destra e manca, luci e
bancarelle con oggetti strani e relativamente troppo costosi per le mie
tasche. Continui a camminare tra il mare di gente, ma riesco sempre a
ribeccarti con lo sguardo, quando mi distraggo con qualche cosa che
attira la mia attenzione o con qualche ragazza carina che cammina
sorridente. Attaccata al fidanzato di turno. Questa è la
goccia che fa traboccare il vaso.
"Sahara, ma
perchè mi hai trascinato qui, non mi piacciono gli
spettacolini estivi..." Lamento.
"Eddai, non ti
capiterà mai più un occasione simile... Inoltre
è un Opera Italiana. Dai, che ne dici di un gelato?"
I tuoi occhi,
stranamente allegri, hanno una luce strana. O forse è
solamente la tua faccia da coglione che è strana.
"E va bene...
Prendiamo questo gelato."
Arriviamo al
chiosco e scegli quello che per me non ha nulla a che vedere con
i normali gelati: una vaschetta grande con menta e cioccolata,
caramello, praline nocciolate e gelatina multicolore. Con una spruzzata
di panna finale.
Spendo 1080 yen.
1080 yen per un fottuto gelato.
"E tu? Niente
gelato?" Se esiste un Dio, fategli cadere quella vaschetta. Adesso.
"No, ho mangiato
qualcosa lungo il tragitto... Quindi non ho molta fame..." Dicasi: non
ho più un yen in tasca, tu e il tuo fottuto gelato!
E come se nulla
fosse, sorridi.. Le luci e le voci della gente si confondono e
diventano solo un rumore di fondo... Non... Non capisco come sentirmi.
Come può quella faccia da coglione mandarmi in confusione?
Chissà
come, riesci a trovare due posti per guardare lo spettacolo, che sembra
ti entusiasmi tanto... Con quel gelato sembri uno stupido moccioso.
Lo spettacolo
inizia... Ma sono concentrato sul tuo viso. Le ombre che si stagliano
su di noi fanno si che ci separino dal resto del mondo.
"Ne vuoi un
pò?" Mi domandi.
"Eh...si."
Rispondo confuso, per non offendere la tua gentilezza. Uso il tuo
stesso cucchiaino per gustarmi quella delizia, che mi fa venire una
grande fame. Infatti nella foga di mangiarlo, tu ti accorgi che mi sono
sporcato il viso e con un dito, togli la panna.
Ed è
qui che dentro di me nasce qualcosa. Fermo il tuo braccio e con
lentezza esasperante, porto il tuo dito sporco di quella crema alla mia bocca.
Non sei pienamente consapevole del mio gesto, infatti la tua
espressione è un misto tra imbarazzo ed eccitazione. La mia
attenzione si focalizza sulle tue labbra: quindi mi avvicino a te,
baciandoti. Quelle labbra sapevano di menta e cioccolato. Sembrava non aspettassero
altro che una mia reazione di ingordigia. Assaporo, mordo, succhio. Il
mio cuore pare impazzito, che batte come una mitragliatrice sul campo
di battaglia. Quando mi stacco da te per riprendere fiato, sei paonazzo
in viso. Continui a reggere nervosamente tra le mani la vaschetta di
gelato. E chiedi di più.
"Kaiji..."
Le mie mani
vagano per il tuo petto, coperto da una fastidiosa camicia bianca. Ti
strattono a me con vigore, per approfondire questo cazzo di bacio. Non
mi interessa se sei del mio stesso sesso, non mi interessa se sei mio
collega di lavoro e non ti cago nemmeno di strisco. Ti voglio, qui,
adesso.
"Sahara...
Andiamo via..."
"Mh..." Annuisci
silenziosamente. Siamo entrambi frastornati e mentre camminiamo,
allontanandoci dalla festa, ci teniamo per mano.
Il nostro primo
bacio.
La sensazione di
calore che mi dava la tua mano.
Non mi ero mai
sentito così bene.
|