Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Titolo:
Notte senza luce
Autore: Beat
Personaggi:
Pisces Aphrodite, Leo Aiolia, luminosissima
non-presenza di Aiolos
Genere:
Malinconico
Rating: Verde
Note: Storia
ambientata a tre anni dalla Notte degli Inganni. Abbiamo un leoncino di
dieci anni che si confronta con Aphrodite. Perché 'Phro?
Perché questa storia doveva svilupparsi diversamente, solo
che il progetto originale è fallito. In ogni caso era la
persona più indicata da far confrontare con Aiolia, in
quanto fa parte del gruppo dei “più
grandi” tra i Gold. Shura non era il caso (l'Angst ci avrebbe
ucciso tutti) e DeathMask… no, davvero, ce li vedete Lia e
DM faccia a faccia?
Ho scelto di ambientarla tre anni dopo la morte di Aiolos
perché in quel periodo Aphrodite non sapeva ancora di Saga e
del suo complotto. Volevo un confronto “sincero”.
Buona lettura.
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Notte senza luce
Erano passati tre anni da quella
notte.
Tre primavere che si erano susseguite così, semplicemente,
una dopo l'altra. Il tempo non si fermava per nessuno, tanto meno per i
mortali. Tanto meno per i morti.
Erano passati tre anni da quella funesta notte in cui tutto era
cambiato.
Tre anni, e da allora nessuno osava più nominare Aiolos di
Sagitter.
Non bisognava parlare di lui, empio traditore della causa e della dea.
Il suo nome era ora sinonimo di vergogna. Il suo ricordo era stato
coperto di fango.
Lui, che era stato il più luminoso tra quei giovani
guerrieri della speranza, ora era al pari del più gretto
degli scarti.
Di lui non rimaneva più nulla.
Nemmeno il corpo era stato ritrovato. Sottovoce, timorosi, si mormorava
che lo stesso Zeus si fosse così sdegnato da aver ridotto in
cenere quelle empie spoglie.
Tutto quello che di Aiolos restava era una tomba vuota, posta lontano
dai bianchi templi del Santuario. Solo il ventoso promontorio e il mare
ad accompagnare il suo eterno sonno.
Aphrodite, Cavaliere d'Oro dei Pesci, era in piedi, maestosamente ritto
di fronte alla croce di legno su cui era stato inciso per l'ultima
volta il suo nome.
Solitario, fissava quel sepolcro vuoto, in silente attesa.
Era la prima volta, in quei tre anni, che aveva sentito la
necessità di recarvisi. Non sapeva nemmeno lui
perché, ma all'improvviso aveva avvertito il bisogno di
confrontarsi con quella lapide muta.
E ora era lì, in attesa di non si sapeva bene cosa.
Semplicemente in attesa.
Il sole, dorato come non mai, stava placidamente scendendo, tuffandosi
senza fretta nel mare tinto di rosso.
“Che ci fai tu qui?”
Aphrodite voltò appena la testa, saettando lo sguardo verso
Aiolia di Leo. Lo vide agitarsi nervosamente a qualche metro da lui,
apparentemente indeciso se avvicinarsi alla tomba del caro fratello o
mantenere le distanze dal suo collega.
“Ti ho fatto una domanda!”
La brezza della sera gli scompigliò i capelli, il viso
accarezzato da ciuffi ribelli, così straordinariamente
sanguigni con la luce del tramonto. Lo vide passare il peso da un piede
all'altro, e non mancò di notare come le mani erano andate a
serrarsi in pugni stretti.
“La tua poca cortesia non mi incita certo a risponderti,
Leo.”
“Al diavolo!” sussurrò l'altro, ma
abbastanza forte da farsi sentire.
Un invisibile sorriso si dipinse sulle labbra di Aphrodite.
“Me ne vado, non preoccuparti. Non ho comunque tempo da
perdere in un posto del genere.”
Fu quasi un ringhio quello che sentì provenire da Aiolia,
giusto un istante prima di venire buttato a terra, con il ragazzo che
gli si era praticamente gettato addosso.
Aphrodite si sentì afferrare con veemenza per il collo, e se
resistette alla tentazione di piantargli un centinaio di rose in corpo
fu solo perché, velocemente come aveva attaccato,
altrettanto rapidamente Aiolia si era ritirato. Aveva fatto un balzo
all'indietro, ripristinando la distanza di sicurezza.
Aphrodite si rimise in piedi di scatto, una mano appoggiata sul collo e
l'altra pronta ad evocare le rose.
Piantò gli affilati occhi azzurri su Aiolia, ma il leoncino
stava evitando il suo sguardo.
Accovacciato su di una roccia a picco sul mare, teneva gli occhi fissi
sull'orizzonte. Il sole era quasi completamente tramontato, e tutto
intorno a loro si era tinto di rosso e oro.
Lo sapevano bene entrambi che non si sarebbe scusato, ma Aphrodite
preferì sorvolare, per
questa volta, sull'educazione, intuendo che il ragazzino
si era già pentito del suo gesto sconsiderato. Che era
irruento e avventato era ormai cosa risaputa.
Gli lanciò un'ultima occhiataccia, prima di voltarsi per
andarsene.
“Perché è finita
così?”
“Perché sei una testa calda che agisce prima di
pensare.”
“Non intendevo quello…”
Aphrodite si voltò di nuovo verso Aiolia. Lo infastidiva il
fatto che Leo lo stesse trattenendo più del necessario, ma
era anche vero che erano tre anni che il ragazzino non rivolgeva la
parola a nessuno dei santi d'oro.
“Che cosa intendevi, allora?”
“Perché è finita così?
Con… con mio fratello…” nemmeno lui ce
la faceva a pronunciare il nome di Aiolos. I troppi anni di silenzio
pesavano anche per lui.
Aphrodite lo fissò senza dire nulla.
Aiolia era rimasto accovacciato sullo scoglio. Si era accucciato,
stringendosi le braccia intorno le ginocchia, lo sguardo fisso sul
mare, nel punto in cui il sole era appena scomparso. Stava evitando il
contatto visivo con Aphrodite. Nonostante i dubbi laceranti che lo
dilaniavano dentro, temeva oltre ogni altra cosa l'ovvia risposta alla
sua domanda.
“Perché ha commesso la più terribile
delle empietà. Ha tentato di ucci…”
“Non dirlo!”
“Cosa?! Perché non dovrei dire la
verità?”
“Come può essere la verità? Come
può essere che mio fratello abbia anche solo pensato di fare
del male alla dea?”
Aphrodite vide le spalle del piccolo Aiolia tremare. Ma non gli
sentì uscire dalle labbra nemmeno un singhiozzo, nonostante
fosse evidente che avrebbe volentieri pianto.
“Tutti voi lo avete conosciuto. È stato lui ad
addestrarci quando siamo diventati Gold Saint. Lo avete conosciuto
tutti, e gli volevate bene. Come avete potuto dimenticare chi
era?!”
Aphrodite di nuovo lasciò che il silenzio fosse la sua
risposta.
Sapeva bene anche lui che Aiolos, l'Aiolos che voleva ricordare,
era stato per tutti loro maestro e guida, prima ancora che
amico o compagno. Lo sapeva bene Aphrodite, e non gli era facile
dimenticare la sua luce.
Nessuno di loro avrebbe mai potuto diventare tanto dorato e luminoso.
Ma ora, dopo tre anni che il suo splendore era stato oscurato, era
più facile essere portati
a credere che in realtà tutti loro erano stati
così abbagliati
da non riuscire a vedere quello che c'era sotto.
La vera natura di Aiolos.
Quella del ribelle.
Del traditore.
Il lupo nascosto nel gregge.
Questo era quello che ormai tutti quanti dicevano di lui.
Questo era quello che Aphrodite si era convinto di credere.
Perché non c'era davvero altra spiegazione per quanto era
successo quella terribile notte di tre anni prima.
Ormai era scesa la sera, sempre più densa e scura.
La brezza marina scosse Aphrodite dai suoi pensieri.
Si voltò verso il Santuario: era ora di rientrare.
“Aphrodite…”
“Che c'è ancora?”
“Tu che cosa ne pensi di questa storia?”
“Vuoi davvero sentirmelo dire? Sai benissimo che anche io la
penso come tutti gli altri.”
Aphrodite sospirò, passandosi distrattamente una mano tra i
capelli.
“Penso che tutta questa storia nasconda qualche cosa di
terribile. Ma Aiolos è morto, quindi non posso che fidarmi
di quello che dice il Pontefice.”
“Perché?”
“Perché dubitare della sua parola?”
Aiolia non rispose.
Non avrebbe saputo che dire.
Tutta quella storia era qualche cosa che andava troppo oltre le sue
capacità. E si odiava, si odiava profondamente
perché non riusciva a venire a capo di nulla. Suo fratello
aveva dato tutto se stesso per lui, e in cambio lui non riusciva
nemmeno a difendere il suo nome.
Aiolia si strinse ancora di più nelle spalle, il viso
nascosto tra le braccia che stringevano quasi allo spasmo le ginocchia.
In quel momento dimostrava esattamente i dieci anni che in
realtà aveva.
Aphrodite sospirò per l'ennesima volta.
“È tardi. Faresti meglio a rientrare.”
“Non ancora…”
Pisces vide Aiolia sollevare il viso, e guardare il cielo sopra le loro
teste. Levò anche lui lo sguardo verso la notte. Non c'erano
stelle e senza la luna il cielo sembrava più scuro del
solito.
“Ti è mai capitato di svegliarti all'improvviso la
notte e nel buio credere che il sole non sorgerà
più?”
“No, io la notte dormo benissimo.”
“Che faresti se ti succedesse?”
“Niente. Che dovrei fare? Il sole sorgerà di
nuovo. Non importa quanto la notte sia buia e faccia per un attimo
dimenticare la luce. Il sole torna sempre a splendere.”
“Lo spero davvero…”
“Cosa?”
Aiolia scosse la testa, mormorando “Nulla”.
Poi si alzò si scatto, saltando giù dalla roccia
su cui era stato accucciato tutto quel tempo.
Lanciò un'ultima occhiata ad Aphrodite, prima di cominciare
a correre in direzione del Santuario.
E Aphrodite si ritrovò di nuovo da solo, con la sola
compagnia di una tomba vuota sul promontorio ventoso.
E la notte nera, senza alcuna luce, tutto attorno a lui.
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Angolo dell'Autrice:
Buooonasera a tutti.
Questa fiction ha partecipato al Contest
Cinque Stagioni - Tema Primaverile indetto
dai GoldSaint
sul forum di Gold Insanity.
Non è il massimo della vita, ne sono consapevole, ma
è il meglio che sono riuscita a produrre visto il periodo in
cui l'ho scritta. E in ogni caso è colpa di Aiolia che si
è rifiutato di fare la semplice comparsa e mi ha rovinato i
piani iniziali. *spuccia
leoncino*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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