Buonasera
a tutti/e...! Da me l'inverno non ha deciso di schiodare le tende
così mi sono detta che sarebbe stato carino tentare di
riscaldare l'atmosfera con del "sano" robsten. La Summit ha cercato in ogni modo di tenerci all'oscuro di
questa relazione e il livello d'insofferenza alle loro regole
è cresciuto a livelli così esponenziali che
fatico a controllarlo. In occasione del Best
Kiss 2010 v'invito a riscaldare i pollici e a votare per
il bacio Robsten perchè da quanto so... pare, e sottolineo
"pare" che "le mirabili teste di legno", ormai decise a far
brillare il loro cane da caccia (Taylor), abbiano intenzione di fargli
vincere anche la categoria del miglio Bacio, dopo che la
stessa Taylor Swift, sua degna compare, si è data
all'accattonaggio dei voti su twitter. Non ci sto a queste
macchinazioni! Se una star in gara si permette il lusso di elemosinare
voti per dare vita a una coppietta di celluloide, allora l'immondizia
è tanta. Fermiamola quest'immondizia....facendo
ciò che a soldi non ci costa niente. Votate, girate la
voce...e votate! In tutte le categorie in cui Robsten, Rob e Kris sono
presenti! Votare non costa nulla! Fatelo, per favore!!! *me con occhi
sbrillucciosi*
Buona lettura!
Los
Angeles. Dicembre 2008.
Ricapitoliamo.
Io, lei e lui.
Se la matematica non
è un opinione il risultato degli addendi non cambia.
C'è sempre uno di troppo in questa cazzo di storia e questo
qualcuno dovrei essere io.
Un tizio normale, che
suona una chitarra normale, che va in giro nei pub a ubriacarsi come un
ragazzo normale, che fuma come un turco normale e che fino a qualche
mese fa poteva uscire con un sacchetto pieno di schifezze dal fast food
e mangiarsele in strada senza sentirsi un ladro di panini.
Dopo aver girato
Little Ashes in Spagna, avevo deciso di troncare con la recitazione. Mi
vergognavo persino che gli amici sapessero che avevo partecipato a quel
film. Per mio padre sarebbe stato un duro colpo vedermi schiaffato
sullo schermo nel ruolo di un pittore gay. E'un uomo intelligente,
sicuro del proprio fascino, ma quando l'unico figlio maschio deve
sbaciucchiarsi un uomo perchè il copione lo richiede anche
il sangue freddo dei britannici va a farsi fottere.
Le scene romantiche in
acqua, al chiar di luna, con Javier Beltran, non erano male. Quelle
drammatiche compensavano il resto.
Avevo dovuto simulare
una masturbazione e sopra di me alcuni membri della troupe ripresero la
mia faccia in pieno orgasmo da ogni angolatura. Sono quelli i momenti
in cui pensi che stai rischiando la tua dignità in cambio di
una manciata di soldi.
Per fortuna, quella
pellicola realizzata con un budget irrisorio sarebbe rimasta ad
ammuffire in cantiere. Nessuna casa di produzione ne avrebbe comprato i
diritti. Benchè l'omosessualità andasse di moda
al cinema a chi poteva interessare un film su un Dalì
impotente e represso?
Mi ero sacrificato
inutilmente, stando chiuso in albergo a studiare le biografie del
pittore su tomi spessi quanto un'enciclopedia da cucina, spogliandomi
davanti a uno specchio nel tentativo di equilibrarmi alla sua mente e
appropriarmi della sua geniale pazzia.
Sommando i pro e i
contro, la mia esperienza sul set spagnolo non fu negativa. Lo scontro
con l'anima di Salvador cambiò una parte della contorta
percezione che avevo di me stesso e all'epoca ignoravo che, a seguito
del successo di Twilight, Little Ashes sarebbe approdato in sala l'anno
seguente.
A luglio 2008 rientrai
a Londra con un mucchio di progetti all'orizzonte e un bel gruzzolo in
tasca. Per realizzarli, necessitavo di un lavoro.
Bussai ai registi.
Compilai moduli. Rilasciai provini su provini.
Volevo una parte. Un
ruolo stimolante, che mi aiutasse a uscire dal degrado psicologico e
lasciasse un segno tangibile nel cinema indipendente. Ma la fine del
mese si avvicinava e dei soldi guadagnati, presto, non ne rimase che
l'ombra.
Anche Tom faticava a
racimolare la quota dell'affitto. E agli amici era vietato bussare
perchè se la cavavano a stento.
Con mio padre, nemmeno
a parlarne.
Mi avrebbe aiutato
volentieri ma quando andai via da casa, a 15 anni, gli giurai che sarei
stato capace di rimboccarmi le maniche e percorrere la mia strada.
Con Nina ero giunto al
capolinea da un pezzo.
Bella relazione. Bella
gnocca. Buona intesa sessuale. Faceva la sua porca figura col suo metro
e 78 ed era morbida da accarezzare.
A 17, ci andai a
convivere nell'appartamento vicino a quello dei miei. Ci rimasi per tre
anni, fra alti e bassi, litigate e riappacificazioni. Poi, decidemmo di
troncare la nostra relazione perchè lei era una modella in
cerca di gloria e io un attore in cerca di un contratto.
Boiate. Il vero motivo
è che non ci amavamo a sufficienza. Se fossimo stati legati
sul serio avremmo provato a far rodare entrambe le cose.
Invece niente.
Lei ha fatto la
valigia ed è volata all'estero, sulle passerelle altolocate
del jet set.
Io sono rimasto
inchiodato a Londra, a grattarmi la pancia e a battere i pugni al muro
nei periodi in cui tutti sembravano prometterti il cielo e in cambio ti
offrivano una stalla.
Mi consolavo suonando,
steccando nei pubs quando ancora ignoravo l'esistenza di you tube e non
mi sfiorava l'idea che qualche digitale potesse sbattermi nel web come
uno dei tanti fenomeni da baraccone che invadono la rete.
Bevevo coca a litri,
fino a gonfiami la pancia. Non mi tiravo indietro se mi offrivano un
bicchiere di wisky. Dopotutto, da ragazzo sognavo di poter diventare
uno di quei musicisti ribelli alla Van Morrison che danno concerti in
locali privati e si portano sul palco la loro dose di fortuna e
disinibizione.
Tanto per restare in
regola con i miei vizi, fumavo una sigaretta dietro l'altra ma stavo
attento a non ingiallirmi le dita poichè quelle dita
avrebbero potuto servirmi se avessi deciso di tentare la carriera di
pianista.
Buff...
In questo momento, mi
sto imbarcando su una nave fatiscente, prossima ad affondare.
Ci sono dei topi a
bordo.
Grossi ratti baffuti
che hanno un nome e un cognome e che raggruppati nella stessa tana
vanno a formare l'albero maestro della mia Casa di Produzione.
Summit. Summit.
Summit. Sei lettere, una disgrazia. Anche questo è
matematico.
Ho aperto il pacchetto
di camel tre quarti d'ora fa e succhio il filtro come se ci facessi
l'amore, inspirando la nicotina a boccate e tirandola fuori dal naso.
Una spirale sulfurea
ondeggia davanti ai miei occhi, come l'ectoplasma di un fantasma
vagante, e si allunga con un guizzo sensuale, fino a sparire del tutto.
Se fumo, rifletto.
Se rifletto, vado in
paranoia.
Normale. Tutto normale.
Mi piace sentirmi
sospeso fra due mondi, diviso tra ciò che vorrei essere e
ciò che vorrei fare.
Il tabacco mi aiuta a
sedare i centri nervosi.
Scioglie le falangi
prima che i muscoli si anchilosino.
Buff...
Mi viene da ridere.
Nessuno è a
conoscenza della mia decisione.
Forse devo ancora
sgomberare il cervello e farmene una ragione io stesso.
Non posso aspettare.
Sono qui per un motivo
preciso.
C'è un
locale difronte che mi stuzzica. L'insegna lo illumina a giorno e dalla
vetrina è facile dedurre che il suo gestore sta sfogliando
una rivista porno perchè i clienti, a quest'ora, gli hanno
dato buca.
Meglio per me.
Ci metterà
due secondi a servirmi.
Intanto resto al caldo
nella mia vecchia BMW, parcheggiato discretamente in una stradina
isolata, dove non arrivano i clamori di Twilight e le zanne dei vampiri
si tengono alla larga dalle fogne. L'ultima volta che ho cercato di
passare inosservato è stato quando volevo riempirmi la
pancia con un hamburger e mi sono diretto verso un vecchio distributore
di benzina, a dieci isolati dal centro.
Uhm...certe esperienze
non si dimenticano.
Non quando sei la star
di un prodotto mediatico e devi eludere i fotografi per non farti
sorprendere con il boccone fra i denti. Non quando stai per prendere a
morsi un bel panino rimpilzato di salame e chili e ti accorgi che
l'auto accanto alla tua sballonzola come vaporetto degli anni 20
perchè dentro, sui sedili posteriori, c'è un
tizio con la cerniera abbassata e una donna che gli sta facendo un
pompino.
Da allora ho chiuso
con i distributori di benzina.
Preferisco i vicoli
quadrati. Bui, solitari, stretti, che ti fanno sentire una sardina e
che al coltempo ti proteggono da chi può assalirti alle
spalle.
A Los Angeles sono
sparpagliati ovunque. Non devi cercarli sulla cartina.
Li trovi al bisogno. E
io ne ho appena trovato uno che mi va a genio.
Tiro un'altra boccata.
Sorseggio la birra dalla lattina.
Poi, dinuovo una
boccata.
Il fumo invade
l'abitacolo e mi si attacca sui vestiti.
Poco importa.
Sono abiti ordinari,
comprati a basso costo ai mercatini dell'usato. Qualcosa che
indosserò comunque anche domani e domani l'altro, alla
faccia dei perbenisti della Summit che mi vorrebbero sempre lustrato e
divinamente perfetto.
Commetterò
una pazzia stasera.
Ho spento il cellulare
per impedire a Nick o a Stephanie di contattarmi.
Dò
un'occhiata all'orologio. E'l'unico aggeggio decente che funzioni in
quest'auto.
A quest'ora si
staranno chiedendo in che bettola mi trovi e avranno setacciato il
perimetro attorno al mio appartamento alla ricerca di un indizio.
Non ho detto a nessuno
dove andavo, a che ora sarei tornato.
Stasera voglio restare
sveglio, voglio restare lucido finchè dura il dolore.
E piangere per lei,
per ciò che provo, per questo senso di soffocamento, per
questo fiato che mi appesantisce i polmoni e mi stende a tappeto.
Kristen.
Sto male. Mai sofferto
così. Mai amato così.
Mi giocherò
tutto: la testa, l'orgoglio, anche le palle,
perchè...semplice...sono un idiota. Perchè la
notte che sta scurendo il cielo e che fa sbuffare persino il vento
è la notte ideale per i colpi di testa.
Lei. Sempre lei.
Me la vedo stampata
ovunque, al posto dei faccioni di Santa Claus che imperversano sui
cartelli pubblicitari e sulle vetrine riccamente addobbate.
Per quanto mi riguarda
non ci saranno champagne da stappare quest'anno nè regali da
fare. In compenso, i manifesti di Twilight sono diventati la mia
sbronza quotidiana. Non appena mi giro, thò...ne becco uno.
Lei è
lì. Io sono lì. Siamo truccati a dovere e ci
strigiamo sotto un logo che recita una frase ad effetto.
"When you can live
forever...what do you live for?"
Quando puoi vivere per
sempre...per cosa vivi?
Roba da strizzarti lo
stomaco e farti vomitare la rabbia.
Già...per
cosa cazzo vivo? Per la fama?
Tre mesi fa nessuno mi
filava, oggi mi pagano se devo mettere il naso fuori dalla porta.
Per avere una donna
all'occorrenza? Non devo schioccare le dita e sono ai miei piedi. Posso
scoparmene dieci, venti senza dare un'occhiata alle loro carte
d'identità.
Peccato che non me le
goda come dovrei.
Così la mia
paranoia lievita.
E io vado a fondo, scivolando sotto il sedile, come un drogato dalla
barba sfatta che cerca di scavare delle buche per seppellirsi.
Non aprirò
il gas nè chiuderò i finestrini. Quella
è roba da film. Comunque non ero certo che ne sarebbe valsa
la pena. Per una donna non si dovrebbe mai morire.
Non morirò.
Ma ucciderò
una parte di me, stasera. E lo farò con la convinzione che
sia una cosa giusta non il capriccio di un malato di mente.
Rido. Stringo le
labbra, mi gratto il mento, fumo e tracanno birra. Mi pulisco la bocca
usando la manica del giubbotto di pelle.
Non sono il buon
esempio di nessuno. Non devo sforzarmi di esserlo.
Vorrei vederla. Vorrei
viverla. Vorrei toccarla. Vorrei stendermi in un letto accanto a lei e
coccolarci a vicenda, come ci coccolavamo sul set, anche se lei
burocraticamente aveva un altro.
Lo so di non esserle
mai stato indifferente.
So che prova qualcosa
per me, che ora si sta tormentando le mani nel tentativo di contattarmi
perchè prima di spegnere il cellulare ho dato uno sguardo
agli sms. Le manco...ma non mi dice che è disposta a
chiudere con l'altro. Non mi supplica di andare da lei e stringerla.
Le manco e stop. I
punti di sospensione stanno a significare che vorrebbe scrivermi
dell'altro e che non ha il coraggio di confidarmi i suoi reali pensieri.
Non le ho risposto per
farla bollire. Che si mangi le unghia pure lei e si senta prendere
dalla nausea per ciò che la Summit intrallazza alle nostre
spalle.
Quando fa la ritrosa e
poi torna a miagolare come una gattina mi rendo conto che di quella
ragazzina dagli occhi verdi non ho mai capito una mazza.
Perchè m'infastidisce sapere che il suo cane da guardia le
abbaia accanto e che forse questa stessa notte riuscirà a
metterle il collare.
Un
Taglio Netto.
Buff...
Un'altra sigaretta
è andata. La sprimaccio nel posacenere. Sfilo la quarta dal
pacchetto, l'accendo e riprendo a sniffare.
Odio i ricordi.
E mi pento di aver
accettato questo ingaggio. Se solo avessi immaginato quanto mi sarebbe
costato il successo, sarei rimasto a Soho, con Tom...a suonare la mia
musica. Ma Stephanie Ritz aveva il mio nome in agenda e quando dal
casting di Cath le comunicarono che cercavano altri giovani britannici
da esaminare, lei pensò subito a me. Ricevetti la telefonata
di questi tempi, l'anno scorso, e la prima cosa a cui pensai fu che
Twilight non mi diceva niente ma che avrei comunque affrontato il
viaggio solo per dare un'occhiata alla protagonista femminile.
L'avevo notata una
sera per caso, guardando Into de Wild a noleggio. Non aveva un ruolo di
spicco in quel film ma rimasi ugualmente fulminato dalla sua
interpretazione, dal suo bel musetto capriccioso, dal suo modo di
strimpellare la chitarra e avevo consumato il dvd a furia di zoommare
sui primi piani del suo volto.
Non era una ragazza
esplosiva. Piuttosto magra, con poco seno ma con due occhioni verdi che
mi solleticavano da dentro.
- Vado, la conosco e
torno. - dissi a Tom, infilando in un vecchio borsone un paio di jeans
di ricambio bucati e la solita camiciona a quadri.
- Magari fai centro,
Rob...e ti danno la parte.
- Quale parte? Quella
dell'uomo più figo del mondo? Nahhh...non m'interessa Edward
Cullen...è un vampiro per signorine...e poi...mi hai visto
bene?
Tom assunse un'aria
corrucciata e mi esaminò. - A parte che ti saresti dovuto
strappare quelle sopracciglia da scimmione che ti ritrovi...ma una
sistematina a quei capelli, no eeeh?
Mi passai le mani tra
le ciocche scure e lunghe.
Stavo aspettando che
la tinta usata in Little Ashes andasse via da sola e che il gel dasse
un senso alla zazzera ma dopo aver trascorso mezza mattinata davanti
allo specchio mi ero arreso. Con un gesto selvaggio li scomposi. Peggio
di così non potevano andare. Mi piantai la cuffietta di lana
in testa. - Dovrei sprecare soldi dal barbiere per un mordi e fuggi?
- Tzè...sei
il solito taccagno, Rob...non hai fiducia in te stesso.
Accesi una sigaretta e
mi avviai alla porta. - Smettila con questa lagna. Lo sai che ho deciso
di ritirarmi...questo mondo non fa per me.
- Allora tanto vale
che non stacchi le chiappe da Londra...ti risparmi il biglietto.
- Mmm...Nick mi
farebbe una scenata da qui a Natale...e devo evitare di farmi venire
una gastrite.
- Adesso la scusa si
chiama Nick? Ma va laaaaaaaa! A chi la dai a bere? Ho visto come ti
mangiavi quell'attrice l'altra sera...
- Quella è
fame, Tom...- lo azzitti ridendo. - E' da due giorni che qui non si
cena come Cristo comanda...Almeno a Los Angeles potrò
rifarmi alla mensa.
- Fingerò
di crederci....Buona rimpilzata. Lascia qualche avanzo...se ci riesci.
E così
partii. Deliberatamente convinto che sarei ritornato a incollare il
sedere sul divano del mio piccolo appartamento nel giro di due giorni.
Volevo semplicemente
vederla da vicino.
Ma la cosa
è degenerata. Fui convincente ai provini e mi presero anche
se il mio aspetto fisico faceva pena. Non avevo nulla di attraente,
nulla che mi rapportasse alla statuarietà di Edward Cullen.
Ero fuori forma e i miei capelli sembravano una massa indomabile di
ciocche spioventi.
Cath lottò
contro i dirigenti della Summit, fece pressione utilizzando video di
prova, motivazioni convincenti e la spuntò a pieni voti.
Così, venni spedito dal personal trainer, dall'hair stilyst,
dal truccatore e alla fine mi ritrovai seduto in un'aula di biologia,
accanto a lei, con le lentine ambrate e la pelle impiastricciata di
cerone.
Ci guardavamo e
spesso, senza accorgercene, ci mordevamo le labbra a furia di
fissarcele.
Doveva essere lavoro.
E mi sono innamorato nonostante avessi firmato un regolare contratto
che vietasse qualsiasi coinvolgimento sentimentale.
Un pò
è colpa mia. Non ho fatto niente per evitarlo.
Un pò
centra lei. Mi ha provocato in tutti i modi, silenziosamente, tessendo
con le sue belle manine una rete sensuale e febbrile attorno a noi.
Ero pur sempre un
uomo. E mi piaceva da matti giocarci, subire i suoi assalti, prendermi
delle libertà.
In una delle scene
censurate in radura, le feci lo sgambetto in modo che finisse a terra
insieme a me. Bei tempi quelli.
Cath mi aveva ordinato
di far cadere Bella sull'erba, senza dare l'impressione di esserci
finita seguendo un copione. L'unica alternativa era tenderle una
trappola alle spalle.
- Rob...stai attento a
non farle male...e guai a te se ti lasci scappare qualcosa! Voglio la
sorpresa sulla sua faccia!!! Voglio fluidità nella caduta!
L'idea di stupire Kris
mi piaceva e così ubbidii.
Le feci lo sgambetto
nel bel mezzo di una conversazione e finimmo a terra, trascinandomela
sul braccio. Sulle prime lei mi guardò sbigottita, poi
atteggiò le labbra in un sorrisetto malizioso e mi chiese: -
Vuoi assaggiarmi?
Pazza.
Si divertiva a farmi
ingurgitare a vuoto e a farmi arrossire per l'imbarazzo.
In quel momento
abboccai e non capii nulla.
Probabilmente le restituii un
sorriso da pesce lesso e per un attimo dimenticai le telecamere, lo
scandalo, il suo fidanzato e tutto il resto.
- Yeah...- Le risposi
con un accento molto inglese e poco vampiresco ma quando
avvicinò il dito sul mio labbro inferiore e lo
accarezzò appena, scoprii che mi aveva già cotto
a puntino.
In cuor mio, speravo che si
alzasse e concludesse la scena con una bella risata.
Invece mi
separò le labbra con un dito e me lo infilò in
bocca.
Cazzo.
Se volevamo
scandalizzare i cameraman e ammutolire Cath ci stavamo riuscendo.
Il fiato della regista
era tutto su di noi, compreso quello dei curiosi.
Mi eccitai e chiusi i
denti attorno al suo indice per impedirle di andare a fondo e
strusciarmelo sul palato.
In realtà
le affondai i canini nella carne e le feci male col chiaro scopo di
farle capire che certe cose, fatte davanti al supervisore della Summit,
ci avrebbero procurato seri guai.
La morsi e fu peggio.
Con naturalezza, si
portò il dito tra le labbra e se lo succhiò sotto
ai miei occhi.
Altro che piccola,
fragile umana...
Lei sorrise
soddisfatta e la ripresa finì.
Non sarebbe stata
montata nel film perchè chi di dovere la giudicò
troppo erotica.
Mica scemo.
Se ci fossimo baciati
con la lingua, avremmo destato meno scalpore.
Comunque sia,
l'attrazione fra noi cresceva e minacciava di trasformarsi in un'arma
contudente.
Un giorno, Cath mi
ordinò di raggiungerla nel bunker di lavoro. Una stanza di
due metri per tre, con una finestra vasculante e un bagno d'emergenza.
- Ascolta Rob, non ti
far venire in testa strane ideee. Kristen è minorenne. Se te
la porti a letto rischi la galera. E poi ricordati che è
fidanzata. Mettitelo bene in testa. F-I-D-A-N-Z-A-T-A!!!
Mi fece lo spelling
del termine, puntandomi contro un indice accusatore mentre a me saliva
la bile.
Durante le scene
romantiche, ero abituato a sentirmi gli occhi di Mike addosso.
Attento a come ti
muovi. Ti scanno se ti avvicini. Toglie quelle mani da lì.
Non toccarle i capelli a quel mondo. Non guardarla...
E bla bla bla.
Potevamo fare a
cazzotti anche a distanza.
Lui era geloso di me.
Io ero geloso di lui.
E Kristen si sforzava
di confortarci entrambi, evitando che ci accapigliassimo sul serio,
come due galli nel pollaio.
Buff...
Ricapitoliamo.
Io, lei e lui.
Provo a fare
l'addizione e il totale è sempre lo stesso.
Sono l'interferenza ma
non mi sento di aver mandato a monte delle nozze reali.
Michael non fa per
lei. Ne sono convinto.
L'ama, si. Ha
aspettato che Kris arrivasse a 16 anni prima di ottenere dai genitori
di lei il consenso di uscirci insieme. E ora che la sua ragazza
è maggiorenne, teme che l'ultimo arrivato se la scopi in due
minuti, portandogli via la ciliegina sulla torta.
Per la cronaca, quello
che vorrebbe scoparsi la ciliegina sarei io.
Deduzione non proprio
errata.
Desidero Kris, voglio
farci l'amore. Voglio sentirla mia e guardarla senza che il termometro
della Summit misuri il livello di calore dei miei ormoni.
Loro parlano e
parlano. Stilano le regole, fanno leva sulla prassi e mi rimpilzano la
testa di stupidaggini. Sembrano casalinghe sull'orlo di una crisi
nevrotica.
- Rob...devi restare
single. Lascia stare i legami e le storie di sesso. Se sei libero, le
femmine sbavano e se le femmine sbavano si vendono i giornali. E se si
vendono i giornali, le teste di legno di riempiono le tasche. E se le
teste di legno si riempiono le tasche tu godrai di quegli introiti e il
tuo conto in banca lieviterà di mooolti zeri...
Nick me lo ripete in
continuazione.
I dirigenti lo hanno
educato a dovere.
Buff...
Sprimaccio il
mozzicone. Il posacenere zeppo mi indica che ho esagerato.
L'aria nell'abitacolo
è diventata irrespirabile e l'ultima lattina ha fallito la
missione.
Sono ancora lucido ma
spaventosamente distrutto.
Penso a lei con la
stessa intensità di un aspirante suicida che cerca una
lametta e scrive un biglietto d'addio prima di tagliarsi le vene.
L'unica differenza è che domani questa mezza sbronza
sarà passata e tutto ritornerà uguale.
Con Kristen o ci fai o
ci sei, o ci acquisti o ci perdi. E insieme facevamo entrambe le cose
senza mai decidere su che lato della bilancia pendere.
E'da mesi che
giochiamo al nostromo e all'anguilla. Quando uno afferra l'altro, chi
viene afferrato sfugge. A volte sono io, a volte lei.
Ed è un
continuo rimasugliare, un continuo star male, un continuo sopportare e
retrocedere.
Basta.
Sono stufo.
Devo uscire da qui o
rischio di annullarmi.
Afferro la maniglia,
apro la portiera dell'auto e la sbatto per chiuderla.
Cazzo se fa freddo.
La temperatura
è scesa ai livelli di guardia. Mi congela il naso non appena
esco dal vicolo e la luce biancastra di un lampione m'inonda totalmente.
Cerco d'inalare aria
pulita ma il malessere persiste.
Solo il silenzio e la
strada deserta mi danno sollievo.
Cammino per due metri,
con le mani nelle tasche, attraverso di corsa la striscia pedonale e
m'infilo nel locale, tenendo il cappuccio sulla fronte.
Il trillo del
campanellino che il gestore ha piazzato all'entrata mi fa sobbalzare.
Un uomo baffuto mi
perlustra velocemente con lo sguardo, poi sorride e io gli faccio segno
di tenere la bocca chiusa quando capisco che mi ha riconosciuto.
Prendo posto sulla
poltroncina imbottita senza attendere che m'inviti a farlo e la prima
cosa che noto, oltre all'ambiente spartano, è una faccia
pallida riflessa allo specchio.
- Chiudi la porta a
chiave. Ti pagherò bene...- La battuta è pietosa
ma sortisce l'effetto sperato.
L'uomo sta al gioco e
abbassa la saracinesca, quanto basta a evitare che dei curiosi si
affollino dietro la vetrata e spiino all'interno.
Viene alle mie spalle,
continua a sorridermi.
Probabilmente al posto
del mio viso ci vede un paio di bigliettoni.
Normale.
Gli firmerò
l'autografo se me lo chiederà.
Abbasso il cappuccio e
mi strappo dalla testa il berretto blu.
Turn
Over
Ricapitoliamo.
Io, lei e lui.
La Summit non vuole
che giri intorno a Kris perchè rischierei di passare per uno
sfasciafamiglie e oggi pomeriggio, Nick mi ha comunicato che fra
qualche giorno verrò rispedito a Londra, come un pacchetto
postale.
Causa: hanno chiuso il
contratto d'affitto del mio appartamento a Los Angeles e devo liberarlo
dalle mie cose in fretta. Nikki si è offerta di aiutarmi a
imballare.
Cara ragazza, ma tra
noi non funzionerà anche se mi piacerebbe passare delle ore
in dolce compagnia. E'la migliore amica di Kris e Kris è la
ragazza che m'interessa.
Cerco di raggiungerla
tramite lei, ma non è un segreto. Non sono bravo a mentire.
Comunque...terminato
il tour, terminata la pacchia si dice dalle mie parti.
I Grandi Capi non
desiderano altre rogne e pensano che due mesi a casa mi bastino a
raffreddare il testosterone.
Niente sesso. Niente
storia. Niente amore.
Sono nelle loro mani e
credono di poter governare su tutto ciò che mi circonda,
persino sull'aria che respiro.
Ma io ho qualcosa che
a loro interessa e che fa gola a molti giornali.
Lancio uno sguardo di
sfida allo specchio.
Uhm...I miei capelli
sono cresciuti abbastanza. Sparano da ogni parte e ormai le ragazzine
fanno a gara a infilarci dentro le dita.
Anche l'uomo baffuto
alle mie spalle li osserva con ammirazione. - Una spuntatina?- mi
chiede in un accento newyorkese molto stretto. Afferra le forbicine di
ferro e un pettine anonimo. Le sferruzza abilmente, al pari dei
coltelli.
Stringo la mascella e
un pò mi si stringe il cuore.
Devo vendicarmi in
qualche modo. Devo mandare a puttane la loro sicurezza, il loro
autocontrollo e tenerli sulle spine fino alle riprese di New Moon,
previste per l'anno prossimo.
Pagherò le
conseguenze del mio gesto.
E'calcolato.
Mi fotograferanno
all'aereoporto, Nick mi farà una scenata e i dirigenti si
mangeranno il fegato al posto del caviale.
- Nessuna spuntatina.-
replico seccamente. - Tagliali tutti.
L'uomo mi fissa
allucinato. Non so chi sia ma mi fa una gran pena. - Co...come?
T...tutti?
- Tutti. Non voglio
che rimanga un ciuffo in piedi, ok?
- Ma...ma...
è un delitto...!!! - esclama lui, scandalizzato. - Lo sa che
per questi capelli farebbero carte false????- E mentre parla punzona le
ciocche con le dita. - Sono forti, folti...e hanno un bel colore! Sono
l'invidia delle star!!!
- Puoi tenerteli e
farci un parrucchino se ti va. Tagliali...- gli ripeto con un cenno
nervoso nella voce. Non voglio perdere altro tempo. Non voglio
rischiare di pentirmi e uscire da quel locale con il mio marchio di
fabbrica ancora in testa. - Se non ti sbrighi, andrò da
qualcun altro...o me li raperò a zero da solo.
L'uomo inspira, prende
coraggio e comincia a tagliuzzare.
Zic Zac. Una ciocca
alla volta, quasi fosse sotto tortura.
Le vedo cadere a terra
e riempire gradatamente il pavimento rozzo intorno a me.
Ecco.
La mia faccia sta
perdendo il suo fascino selvaggio.
I lineamenti spiccano,
la squadratura della mascella irrompe sul vetro e fa crollare il mio
ego. Al contrario, gli occhi sembrano più azzurri e l'alone
violaceo dell'insonnia mi scava le palpebre.
E'come spogliarsi per
la prima volta e scoprire che faresti meglio a rivestirti.
Non piacerò
con questo look da marine rincoglionito alle mie fans.
Che importa?
Però...sto
sempre male. Anzi, va peggio. Penso ai barattoloni di gel che
stiperò nell'armadietto del bagno, ai cappellini che non
indosserò, allo scandalo che armeranno dalle tavolate della
produzione.
Penso a lei. E mi
domando se ce la farò a gettare il suo bel viso in un
cestino. O se imparerò ad amarla maggiormente.
Il barbiere
corrucciato taglia. E'quasi arrivato al termine dell'opera e un brivido
di freddo mi prende la testa.
Zac.
Di questa notte non ho
che questo: il rumore metallico delle forbicine e il cuore che rotola
giù nello stomaco.
...
Tutto normale.
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