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Alla
conquista del tempo perduto
Prologo
Quanto amo le notti di luna
piena.
Il cielo limpido, sereno, senza
l’ombra di una nuvola e le stelle che sembrano tanti puntini luminosi annegati
in un oceano d’oscurità. Quel cerchio luminoso e pallido che ha un potere quasi
ipnotico. Ti avvolge con il suo fascino sconosciuto e ti spinge a sognare.
Che bella la luna, regina del
cielo notturno; eterna ispiratrice che con immutato splendore sorge e tramonta
ogni volta, ormai da miliardi d’anni.
Già, gli anni, quanti ne sono
passati dall’ultima volta che sono rimasta a guardarla fino alle prime luci
dell’alba …20, 30, o forse 40? Chi può dirlo?
La differenza tra il viso di una
bella ragazza e quel cerchio candido che è la luna?
La bellezza della giovane con il
tempo svanisce, appassisce, mentre lei, la padrona dell’oscurità non perderà mai
il suo fascino primitivo.
Mi guardo allo specchio e cosa
vedo? Solo un mucchio di rughe che solcano irrimediabilmente il mio viso. Le
vedo, qui, sulla fronte, intorno agli occhi e sulle gote… sulle gote che hanno
perso il loro colorito, loro che tante e tante volte si sono arrossate per uno
sguardo insistente o per un’offesa troppo grande. Loro che sono state solcate da
rigagnoli di lacrime; ora di tristezza, ora di felicità. L’unica cosa del mio
viso che in 60 anni non è mai cambiata è il colore dei miei occhi. Sono rimasti
dello stesso azzurro cielo del giorno in cui sono nata.
La loro espressione, però, è
molto cambiata.
È sparita ogni traccia di
spensieratezza e di candore; la gioia ha lasciato il posto alla rassegnazione e
alla stanchezza. Sembra quasi che siano diventati più opachi col passare degli
anni. Ormai non sono più sognanti, come una volta.
Io, è da molto tempo che ho
smesso di sognare, di desiderare un avvenire brillante, una vita piena di
felicità. Sono cose a cui non penso più, a cui non è più possibile pensare. È
contro natura, quasi. Non si può fermare lo scorrere del tempo, non è nomale. E
i pensieri giovanili, non possono essere quelli di una pensionata. Non si può
tornare indietro, non si può rivivere il passato.
Diceva Lorenzo De Medici
“Quant’ è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia di
doman non v’è certezza”. Come corrispondono alla realtà, queste parole. Ma a
che pro rimuginare sempre sulla stessa storia? È completamente inutile…
Marcel Proust diceva “I veri
paradisi sono quelli che si sono perduti” e come gli si può dare torto; ma a
che pro continuare a pensarci, perché affliggersi senza tregua per qualcosa
successo tanto e tanto tempo fa. Perché ostinarsi a rimpiangere il passato
invece di guardare al presente?
Perché?
Spengo la luce dell’abatjour
sulla mia scrivania, riponendo il piccolo specchietto in un cassetto, e mi
dirigo verso il letto pronta a coricarmi. Poggiando il capo sul cuscino assaporo
il dolce profumo di lavanda che emana.
Socchiudo gli occhi e dopo aver
dato un’ultima occhiata alla luna piena che si intravede tra le tendine per metà
aperte della finestra, decido finalmente che è ora di smetterla di torturarmi e
girandomi dall’altro lato mi assopisco, mentre la notte giunge al suo culmine.
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