Prologo
Il rumore dei tacchi echeggiava nella stretta scala a chiocciola che
conduceva nei sotterranei. Due figure incappucciate illuminate fiocamente dalle
torce di fuoco verde appese all’alta parete correvano saltando qualche gradino.
In fondo alla scala una porta dava su un corridoio. Di fronte alla scala c’era
l’aula di pozioni, ma le figure la oltrepassarono ed entrarono in una specie di
cantina. Un ragazzo era incatenato al muro, la testa china, alcune gocce di
sangue a terra. Quando le figure entrarono nella stanza non alzò lo sguardo. Una
delle due figure parlò con una voce grottesca, modificata dalla maschera di
bronzo che portava sul volto.
“Fallo, o il signore oscuro potrebbe rivedere la tua posizione!” disse
all’altra. Questa alzò la bacchetta e mormorò con voce preoccupata e tremolante:
“Crucio!”.
Il ragazzo incatenato al muro gridò di dolore, ma smise dopo pochi
secondi. L’uomo mascherato disse: “Non era intenso, ma la prossima volta lo
sarà, a meno che tu non voglia che mi occupi personalmente del tuo ragazzo…” poi
girò su se stesso e uscì dalla stanza. La ragazza incappucciata attese che i
passi dell’uomo cessassero, poi corse verso il ragazzo, si tolse il cappuccio e
sollevò il volto del ragazzo.
“Ron, parlami, ti prego, mi dispiace, non volevo farlo, mi dispiace…”
disse velocemente, e lo baciò sulle labbra. Il ragazzo la guardò debolmente,
ansimando, e disse: “Non preoccuparti, lo so che non avevi scelta. E poi non è
stato molto intenso. Non come quello di Pansy…”.
La ragazza puntò la
bacchetta verso le manette che lo tenevano incatenato e mormorò: “Alohomora!”.
Le manette si aprirono all’istante liberando Ron.
“Grazie, Hermione…” disse, prima di cadere. Hermione lo aiutò a rialzarsi
e chiese: “Come ti hanno scoperto?”. Il ragazzo, barcollando leggermente,
rispose: “I dissennatori. Ho provato a chiudere la mente ma il pensiero di
quello che facevo…” e tirò fuori dalla tasca una piccola scatola viola, la aprì
e ne tirò fuori una piccola rana di cioccolato.
“Allora ce l’hai fatta!” disse Hermione allegra. Ron annuì.
“Si, ma ho dovuto nascondere le casse con il mantello dell’invisibilità.
Ora sono nella rimessa delle barche, domani troverò un modo per farle arrivare
in torre.”. Ma Hermione scosse la testa.
“Non puoi rischiare ancora. Ho un’idea migliore, te la dico quando saremo
al sicuro. Dai torniamo sù…” e uscirono dal sotterraneo, dopo aver ripulito le
gocce di sangue. Quando raggiunsero la scalinata principale si accorsero che
l’enorme quadro di Voldemort dormiva, cosa molto rara. Arrivati al settimo piano
si fermarono di fronte all’unico altro quadro presente nella scalinata, grande
poco più di una persona, raffigurante un serpente che usciva dalla mandibola di
un teschio. Il serpente cominciò a fissare i ragazzi come in attesa. Ron ed
Hermione tirarono su la manica delle rispettive divise e mostrarono al serpente
due tatuaggi sull’avambraccio simili al soggetto del dipinto. Il serpente annuì
e il quadro scattò in avanti, lasciando vedere un’entrata. Per un attimo ai
ragazzi parve di scorgere una luce, ma doveva essere stato solo un gioco delle
torce della scalinata. Quando però entrarono e il quadro si fu richiuso alle
loro spalle, le luci della sala di ritrovo si accesero, rivelando tre persone
sedute. La luce mise in risalto le varie cicatrici di tutti i presenti in sala.
Ron, che era stato torturato da poco, mostrava un taglio nuovo che sanguinava
ancora, e la camicia era macchiata di sangue.
“Pensavamo fosse Bellatrix” disse il ragazzo seduto più vicino a loro,
decisamente sollevato nel vedere gli amici.
“Beh, Neville, non siamo Bellatrix…” disse Ron, sedendosi nella poltrona
rimasta libera. Ginny Weasley, la sorella di Ron, lo squadrava come per trovare
qualche malattia. Accanto a lei c’era Luna Lovegood, che guardava sognante i
ragazzi, mentre di fronte a loro c’era Neville Paciock. Hermione corse nel suo
dormitorio, mentre Ron raccontava ai ragazzi quello che era successo.
“Ma voi? Che cosa stavate facendo?” chiese Ron dopo aver finito il suo
racconto.
“Stavamo controllando se Bellatrix era tornata a scuola. A quanto pare è
uscita di nuovo, l’abbiamo vista prendere un passaggio segreto che conduceva ad
Hogsmeade…” disse Neville, indicando la mappa che aveva di fronte. Alcune
piccole scritte si muovevano in quella che sembrava essere la pianta del
castello.
“E allora perché pensavate che fossimo Bellatrix?” chiese Ron. Neville
indicò un corridoio del settimo piano nella mappa. Ron si sporse per guardare e
notò che era un corridoio molto conosciuto.
“Giusto… la stanza delle necessità. Voldemort avrà detto a Bellatrix come
raggiungerla…” disse Ron. Neville aveva l’aria molto abbattuta quando disse:
“Ovvio… nel momento che siete entrati, Ginny era appena andata in dormitorio a
prendere tre bottiglie di burrobirra che erano avanzate…- indicò le tre bottiglie sul tavolo - quindi
nessuno stava controllando la mappa, e se Bellatrix fosse tornata da quel
passaggio, ammesso che sappia come trovarlo…” e guardò perplesso la mappa.
Certo, Bellatrix era molto intelligente, ma era difficile trovare quel passaggio
segreto, e né lei né Voldemort erano a conoscenza del quadro di Ariana Silente
che portava al pub ‘La Testa di Porco’ a Hogsmeade. Poco dopo, Hermione tornò
con un bicchiere in mano.
“Vieni Ron, sono tentacoli di Purvincolo filtrati in salamoia, ti
allevieranno il dolore e cicatrizzeranno la ferita.” disse Hermione, mettendo
una mano nella pozione e spargendola sul taglio di Ron.
“Grazie mille!” disse il ragazzo. Poi tornarono all’argomento Bellatrix.
“Comunque è strano che sia fuori, non lascia mai il castello, di solito
resta per punire gli studenti che escono dai dormitori!” disse Ginny.
“Allora è una fortuna che sia fuori, Ginny, altrimenti questo taglio
sarebbe stato un po’ più in basso!” disse Ron, facendo passare un dito sotto la
gola. Hermione passò la bacchetta sulla camicia di Ron mormorando: “Tergeo!” e
tutto il sangue venne aspirato. Poi Ron si rivolse a Luna.
“Tuo padre ha mandato una lettera con i dolci, Luna, ma non sono riuscito
a prenderla ancora. È giù insieme alle scatole, domani…” ma Hermione lo
interruppe.
“No, Ron, hai rischiato anche troppo stasera! Senti, ho un’idea
migliore!” poi mormorò, scandendo bene la parola “Kreacher!”. Pochi secondi e
con un sonoro CRACK un’esserino basso con le orecchie molto grandi apparve
proprio accanto ad Hermione. Volse il suo sguardo verso la ragazza e fece un
profondo inchino.
“Mi avete chiamato, padrona Hermione?” disse gentilmente l’elfo. Ron
guardò la ragazza e mormorò: “E il C.R.E.P.A.?”, ricordando la fondazione che
Hermione aveva creato al loro quarto anno di Hogwarts, il Comitato per la
Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti. Hermione senza guardare Ron e con
una scrollata di spalle disse: “Si cambia. Kreacher, ti devo chiedere un favore
immenso… ci sono delle casse nascoste da un mantello dell’invisibilità alla
rimessa delle barche. Contengono molti tipi di dolci! Ci aiuteresti a far
arrivare le casse qui in torre?” chiese la ragazza all’elfo. Kreacher la squadrò
per un secondo, poi mormorò: “Naturalmente… a patto che possiate lasciare un po’
di dolci anche per gli elfi… abbiamo avuto molti problemi a causa dei
dissennatori, e Winky è svenuta tre volte questa settimana!” e guardò Hermione
speranzoso. La ragazza acconsentì, e l’elfo fece un inchino profondo e schioccò
le dita. Istantaneamente, casse e mantello apparvero nella sala di ritrovo.
“Kreacher, puoi prendere quella cassa, se vi basta!” disse Hermione,
indicandone una a terra lì vicino. Kreacher schioccò le dita e la cassa sparì,
poi mormorò: “Grazie, signorina
Granger, Hermione… noi elfi vi saremo debitori per il vostro gran cuore!” e si
smaterializzò. Hermione sorrise per qualche secondo verso il punto in cui l’elfo
era scomparso, poi si girò verso le casse, ne aprì una con la bacchetta e ne
fece uscire cinque scatole di cioccorane, che fece poi planare verso di loro.
“Beh, Bellatrix è tornata adesso, quindi credo che possiamo anche tornare
a letto!” disse Neville, guardando la mappa. Appoggiò la bacchetta sulla
pergamena e mormorò: “Fatto il misfatto!”.
Le figure sulla mappa
sparirono come anche le varie stanze disegnate sopra. Ginny prese un foglio che
aveva poggiato sul tavolo e lo arrotolò.
“Meglio non perdere il compito di babbanologia, altrimenti mi dimentico
come posso evitare di prendere il cattivo odore tipico dei babbani!” disse con
sarcasmo, poi si spruzzò del profumo e mormorò: “Con questo la mia anima
dovrebbe essere salva…” e si alzò dalla poltrona. Anche Luna si alzò, si avviò
verso le scatole e prese una lettera chiusa in una di quelle.
“Bene, papà dice che va tutto bene e che il Cavillo vende ancora… questa
settimana l’ha mascherato in modo che sembrasse la gazzetta del profeta!” disse
allegra.
“Guardate, me ne ha mandata una copia!” disse, mostrando una rivista con
la copertina coperta dalla foto di Voldemort e la scritta
“Colui-che-deve-essere-ammazzato!” e altre scritte che da lontano apparivano
incomprensibili. Anche gli altri ragazzi si alzarono, ma il rintocco della torre
dell’orologio gli ricordò che erano le tre di notte.
“Andiamo a dormire, dai!” disse Hermione “Ron, ci pensi tu a spegnere le
luci?”. Il ragazzo annuì, prese uno strumento simile ad un accendino dalla tasca
e lo fece scattare, e la luce lasciò spazio alle tenebre, mentre le porte dei
due dormitori si chiudevano.
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