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The D E A D
do not stay buried
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Habit
is
a great
deadener
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Una
concatenazione di baci rubati al
mio bello dormiente,
queste
labbra alla ricerca meticolosa di
un grammo di vita in questa carne eburnea, segnata dal
pallore
malato.
Giacciono
inconsapevolmente in te
quelle parole corrose dal tempo, le
leggo sulle tue palpebre
recise dal sonno.
-Amore mio- sussurro
impercettibilmente
nel momento in cui assaporo le ultime volontà latenti sotto
la tua
pelle vitrea. Sento le tue costole sporgere, tutte e ventiquattro che
premono contro la superficie esterna di te, tutte allineate
perfettamente, splendidamente presenti all'appello.
Cosa potrò
ricordare di questo corpo
flaccido tra un paio di mesi?
Tu eri capace di
magie indescrivibili,
si sa, da uomini forti nascono grandi azioni. Eri l'esempio lampante
ogni qualvolta ne parlavamo accanitamente, durante quelle
tipiche passeggiate nei parchi in fiore e nell'aria c'era
l'inconfondibile odore di pesco maturo.
Amavo quel tuo sorriso marcato,
sempre disponibile e aperto a chi rivolgevi la tua preziosa
attenzione. Mai una volta eri visibilmente irritato, nemmeno quando
ti confessavo di aver perso un chilo di troppo.
La mia bilancia nera,
che lucidavo ogni
mattina meticolosamente con il mio panno rosa anticato intriso di
alcool profumato, era l'unica che poteva giudicarmi attentamente.
Aveva una grande virtù che a molti sembra mancare:
l'imparzialità.
Ovviamente era anche una fidata alleata contro il mondo e contro la
mia ossessione maniacale per il peso.
Tu invece, al
contrario di lei, mi
ripetevi che ero tremendamente malato, arrivavi perfino a
strattonarmi senza gentilezza e amore contro quel muro bianco.
Adesso se ti cerco
sulla sua superficie
fredda, ravviso solo l'ombra del nostro litigio, l'evanescenza della
tua forza.
Precipitoso e
affannato ti cingo i
fianchi con dubbia incertezza, al massimo sento la carne pulsare
ancora viva, niente di più.
Odiavi dormire. Se
c'era una cosa che
proprio non tolleravi era l'atmosfera calda che regalano le coltri
fuori dagli orari notturni. Dicevi marcatamente che così
facendo
avresti annullato ogni briciolo della tua singola esistenza negli
altri. Non volevi ammettere però di essere pigro, no cercavi
il
compromesso nella stanchezza. Allora mi avvicinavo a te, nei miei
quarantacinque chili ostentati, ti soffiavo nell'orecchio
scherzosamente, come ogni buon amico fa e ripetevo flebilmente
-Sei un perdente Dai!-
Quello era uno dei
pochi momenti in
cui, chissà perché, ti accigliavi e preferivi di
gran lunga la tua
“bimba” rossa, come amavi definirla dopo qualche
birra di troppo.
Ah ,poi se eri al massimo della tua sbronza potevi parlarne pure una
serata con orgoglio stampato , naturalmente, a caratteri cubitali
sulla faccia.
Devo però
ammettere che la
strimpellavi divinamente. Non suonavi nemmeno le mie ossa
così,
Daisuke. Nemmeno nel momento in cui invocavo il tuo nome
passionalmente, nemmeno quando ti singhiozzavo stupide frasi,
perché
Toshiya mi portava all'esasperazione con i suoi scherzi idioti.
Cosa facevi? Ah
sì , mi stringevi
semplicemente al tuo petto accogliente con una timidezza quasi
paradossale e in netto contrasto con l'aria da gentleman orgoglioso
che spesso recitavi improvvisando, seppur egregiamente. E io amavo
osservare il tuo altezzoso comportamento da attore provetto in quella
tragicommedia blasfema.
Una cosa che non
dimentico sono le tue
dita gentili sui miei capelli freschi di parrucchiere, solo tu potevi
osare tanto! Scendere tra le loro morbide punte dorate e risalire
vertiginosamente alla radice con estrema gentilezza. Dopo quel
rituale, ormai ripetuto nel corso degli anni, volgevi lo sguardo
ghignando verso Toshiya e ti vantavi del tuo privilegio, mentre il
Leader mandava giù amaramente la sua dose quotidiana di
camomilla
per distendersi i nervi.
Dio quanto mi
piacevano quegli attimi,
quei frammenti in cui mi rendevi speciale di fronte agli occhi di
tutti, elogiavi ogni singola molecola del tuo Shinya.
Non posso fare a meno
di arrabbiarmi
vedendoti cadere a pezzi giorno per giorno, non poter più
riconoscere il tuo sorriso mozzafiato tra molti. Tu non sei l'uomo
per cui ho perso follemente la testa, sei la sua cenere, la sua
insipida scatola emozionale.
-Ma non è
colpa tua, piccolo...non è
colpa tua- me ne convinco ripetendolo a voce modulata, così
da
infestare l'aria disinfettata con il mio fiato arricchito dal rum.
D'altra parte io cosa
ci posso fare?
Sono a malapena il riflesso della tua imponente figura, figuriamoci
se riesco a curarti. Io mi sono sempre lamentato dei miei difetti di
fronte al tuo interesse per i miei occhi neri, li scrutavi
snocciolandoli di ogni perché dalle pupille passando poi per
le
iridi dilatate e giungendo alla retina. Aggiungevi ,senza prestare
ascolto a ciò che ti dicevo, che adoravi l'intenso mare di
pece che
ci vedevi dentro, addirittura dicevi di annegarci. Sussultavi poi
imbarazzato per ciò che avevi detto. Sorridevi.
E mi uccidevi, mi
toglievi il fiato per
colpa di quel
tuo fottutissimo sorriso.
Daisuke, se le
abitudini sono capaci di
addolcire la vita, com'è che non riesco a fare a meno di te?
Sibili nel sonno, abbandoni le
tue emozioni al cuscino affogandocele dentro, ti rigiri dall'altro
lato dandomi la schiena.
A volte non puoi che
aggrapparti
all'insensatezza della tua passione, farti trascinare dei turbini
più
zozzi per precipitare nell'abisso, per giunta senza che nemmeno il
tuo amante ti veda.
Si dice che dall'uomo
forte vengano
azioni forti Daisuke...- ripeto ad alta voce quella che era diventata
una litania dentro la figura trasparente di Shinya.
Dono per una delle
ultime volte un
bacio alla tua fronte accogliente, calda e leggermente imperlata di
sudore che mai più mi renderà vita.
Giorno per giorno
appassisci in un
piccolo buco nel grande universo che ci circonda. Ahimè Dai
tutte
quelle esperienze vissute insieme saranno portate via da noi, di
quello che siamo stati e di ciò che siamo lo ricorderanno
solo gli
oggetti, una sorta di somma precisa di varie linee disposte
tridimensionalmente che a volte hanno dei colori.
Indubbiamente non so
più cosa essi
siano, si sono svuotati della loro consistenza ogni qual volta che
mormori nel sonno di voler morire.
Rannicchiato
angustamente in quel pezzo
insignificante di tatami finisci di marcire e insieme
puzziamo di morto.
Se tutto questo non
ha mai avuto un
vero senso allora Amore mio preferisco cancellare l'ultima immagine
che ho di te. Mi turba, mi rovina quell'armoniosa figura sprizzante
di gioia.
Se devo scegliere
egoisticamente
ripudio l'orrore della morte e abbraccio quel vano tentativo di
slancio nel colore variegato della vita.
Tu non sei l'uomo per
il quale ho perso
la testa -commento a voce alta l'immagine che mi si para davanti.
Ho perso
letteralmente la testa .
Avresti dovuto
uccidermi con le tue
stesse mani se ne avessi avuto la forza, invece ti ho sentito solo
tremare, sì ti ho sentito, la mia vista era troppo occupata
a
scrutare l'alba nascente.
Dei più
cinici io sono il peggiore, ma
amo la mia capacità di mentire a me stesso. A volte
è veramente
utile un'arte come questa, ti convince delle cose più
improbabili.
Dai io non ti ho mai amato.
__________________________________
Salve
a tutti ,
è da un bel pezzo che non scrivevo qualcosa sui diru e ho
deciso di riprovarci. Ho sperimentato un pairing nuovo per me , vale a
dire DaixShin , però non me ne sono pentita.
Forse quello che scrivo è troppo drammatico,
triste , malinconico ma per me la scrittura
è un qualcosa che serve per lo sfogo. Ho dentro una marea di
emozioni contrastanti che non posso cancellare facilmente. Spesso
ciò che componiamo riflette quello stato interiore che ci
rappresenta. Però prima o poi proverò a
scrivere qualcosa di diverso, adesso è troppo presto.
Spero che almeno possa esservi piaciuto qualcosa della fic e mi farebbe
piacere leggere qualche vostro pensiero al riguardo.
Non credo che ci voglia molto a dire cosa ne pensiate una volta che
avete fatto lo sforzo di aprire la pagina e di leggerlo.
Confido nella vostra sensibilità di lettori e scrittori,
voglio un vostro consiglio per migliorare ciò che a vostro
parere può essere "brutto" o qualsiasi altra impressione vi
abbia fatto.
Ah il titolo e il sottotitolo sono due frasi riprese da Joyce e
Beckett, scrittori inglesi che avrete sentito nominare .
"The
DEAD do not stay buried " fa riferimento a "the dead" ,
una delle ultime storie dei Dubliners e spesso è stata usata
dai critici per riferirsi ai personaggi.
La seconda, " habit is a great deadener" è invece
di Beckett e del suo "aspettando Godot" e la troverete nel monologo di
Vladimir.
Perché le ho scelte? Semplicissimo ^^
Dunque la prima fa riferimento a Daisuke che colto da una
malattia (decidete voi quale, preferisco non entrare in merito e
approfonditamente in questo campo) ha pochi mesi di vita ed
è sempre in preda a dolori. Perciò è
costretto a letto , intontito dagli antidolorifici.
Abbiano un fidanzato, Shin, molto odioso. è malato lui
stesso ma non sa ammettere che il suo uomo sta peggio di lui. L'ho
voluto fare egoista, odioso, sempre pronto a mettersi in primo piano;
come si vede del resto dai ricordi che riporta e dalle affermazioni.
è sicuro di sé, di ciò che fa.
Poi la seconda è riferita all'abitudine, di che? L'amare.
Sembra una contraddizione, ma come direte voi, amare non è
un'abitudine !?
Invece per il batterista lo è eccome, vedendo il suo uomo
ridotto in quello stato ha finito con il trasformare un sentimento
sublime in abitudine. Solo per guarire dalla sua malattia.
Shinya è impotente e spaventato dalla debolezza del rosso,
quello che solitamente lo salvava. E adesso che anche lui se ne sta
andando chi potrà mai aiutarlo?
Shin è perso e dice di essere morto, di essere marcio.
Eppure senza volerlo egli era già marcio da un pezzo...
Grazie per l'attenzione e ringrazio per aver perso del tempo
con la mia ficci.
Rukola o Rucchan ;
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