Fanfiction
partecipante al 2010:
a year together, indetto dal «
Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest,
« since 01.06.08 »
Nickname sul forum:
L i a r
Nickname su Efp:
L i a r
Titolo della
fanfiction: - 7 giugno
Titolo del contest:
2010: a year together
Prompt: 247.
« Mamma, io sono gay! »
Pairing:
Sirius/Remus (appena accennato)
Personaggi:
Sirus Black, Famiglia Black
Generi:
Comico
Warnings:
One-shot,
Credits: I
personaggi non mi appartengono ma sono sotto © di J.K. Rowling.
Comunicazione urgente - 7 giugno.
Pensandoci bene, forse, solo un po’, appena, probabilmente
ecco, se l’era cercata.
Non era ovviamente un suo errore – perché andiamo,
stiamo parlando di Sirius
Black – ma forse, ipoteticamente
parlando, avrebbe potuto evitare certi…comportamenti verso i
membri della sua stirpe (o ‘mucchio di imbecilli
ammuffiti’, come li definiva amorevolmente).
Come quella volta, quando aveva nove anni, che aveva lasciato lievitare
Regulus dal terzo piano a testa in giù finché
Kreacher non l’aveva riferito a sua madre ma, ehi! era un
giovane mago che non sapeva gestire il suo potere, e non avevano nessun
diritto di dire che l’aveva fatto intenzionalmente.
Oh, e quando aveva portato in casa di nascosto un serpente –
aveva tredici anni, forse? - e l’aveva piazzato in cucina di
notte… scoprì solo dopo che non era velenoso
(dopo che il padre fu colto da una crisi isterica quando fu morso alla
caviglia) e si scusò dicendo che a loro i serpenti erano
sempre piaciuti, quindi perché non tenerne uno in casa? Gli
era costata tutta l’estate segregato in casa – non
che di solito uscisse molto – ma gli veniva ancora da
ghignare se pensava ai suoi genitori che rincorrevano
l’animaletto su e giù per le scale.
Forse non era stato niente di tutto questo, né i poster in
camera, né la sua generale strafottenza che a loro
infastidiva tanto, né l’essere un Gryffindor
convinto; era certo che ad averlo allontanato definitivamente dai
genitori fu esattamente quel giorno di fine giugno, poco dopo che ebbe
deciso di andarsene da quella casa per sempre – seppur senza
aver ancora trovato un tetto sicuro.
Lo ricordava perfettamente: mettendo su l’espressione
più composta e seria che avesse si avvicinò a sua
madre, scandendo con voce bassa e grave: “Madre, devo
parlarvi di una questione urgente, di assoluta importanza.”
Probabilmente il principio di infarto la donna l’ebbe grazie
a quella frase, considerando che non si era sentita chiamare da Sirius
‘madre’ da quando lui aveva sette anni.
La signora Black annuì, compita, e lo invitò a
sedersi accanto a lei sull’ampio divano della sala.
“Parla.”
“Ecco – abbassò lo sguardo, per sembrare
imbarazzato – desidererei che ci fosse anche mio padre,
vorrei che sentisse anche lui la notizia.”
“Ma certo! – annuì –
Kreacher!”
L’elfo domestico comparì con uno schiocco, la
faccia schiacciata contro le ginocchia.
“Và a chiamare il signor Black, e digli di recarsi
qui subito.”
Quando il servitore si Smaterializzò di nuovo nella stanza
calò un silenzio imbarazzato - per la signora, almeno;
quando quest’ultima cercò di avviare una
conversazione qualsiasi, evidentemente impacciata, la voce del marito
tuonò dalla soglia.
“Che succede?”
Walburga saltò in piedi “Orion, caro, Sirius vuole
comunicarci qualcosa d’importante.”
Il signor Black avanzò regale verso il figlio, guardandolo
scettico “È così?”
Sirius annuì, stringendo le labbra per non sorridere.
Orion Black si sedette, quindi, la moglie dietro le sue spalle che si
torceva le mani.
“Allora.”
Sirius, ancora, taceva, guardandosi le mani e complimentandosi
mentalmente per le sue evidenti doti di attore.
“Parla, Sirius!” tuonò quindi suo padre,
senza riuscire a nascondere l’aspettativa nello sguardo.
Chissà cosa si aspettavano i due; un pentimento,
un’orazione sull’affascinante mondo della Magia
Oscura, un’improvvisa e ardente devozione per Voldemort,
magari.
Sirius prese fiato. “Papà! –
esclamò, guardandolo dritto negli occhi, per poi alzare lo
sguardo sul volto della signora Black – Mamma, io sono
gay!”
Doveva trattenersi, si disse, non ora, non ora… Ma non
poteva. Non di fronte alla mandibola penzolante di suo padre e il volto
cadaverico di sua madre; si piegò in due, scosso dalle
risate, le lacrime agli occhi.
“Dovreste – ansimava, cercando di frenare
l’ilarità – dovreste…vedere
le…vostre facce!”
“TU!”
“Oh mio… padre, sul serio, la vostra
signorile…mascella rischia di…di
staccarsi!”
“Come osi…COME OSI,
BRUTTO…!”sembrava non riuscire a trovare un
insulto abbastanza pittoresco e degno del suo lignaggio allo stesso
tempo, quindi tirò fuori la bacchetta, sovrastandolo, ma
Sirius aveva già scavalcato il divano e stava scappando su
per le scale, continuando a ridere.
“Non scappare! NON SCAPPARE, LURIDO…LURIDO
TRADITORE DEL TUO SANGUE!”
Chiudendo la porta della sua stanza con l’ausilio della magia
ascoltò divertito i tentativi di suo padre di fracassare il
legno e fracassare subito dopo le sue ossa, raccattando nel frattempo
tutto quello che gli potesse servire e cercando di farlo entrare nel
baule. Doveva partire la notte stessa, si disse, oltre che
insopportabile ora quel posto era diventato anche pericoloso.
Ancora gli veniva da ridere se ci ripensava, e se per uno scherzo suo
padre l’aveva chiamato ‘lurido traditore del
proprio sangue’, cosa avrebbe detto se fosse venuto a sapere
che stava con un licantropo?
Sinceramente, non so perché ho scritto una cosa del genere. Se siete arrivati fin qui, complimenti, avete uno stomaco forte. *sigh*
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