In
quei momenti io comincio già a credere che non sarò più capace di vivere una
vita vera; mi sembra già di aver perduto ogni connotazione, ogni senso della
realtà, della verità.
(Fëdor Dostoevskij, Le notti
bianche)
Le notti
bianche
Ed ecco un'altra volta in
sogno, avanti
del medesmo celeste
messaggiero
gli appar l'imago, con quel
volto stesso,
con quel color, con quella
chioma d'oro
con che lo vide pria giovane
e bello;
(Virgilio, Eneide, libro IV)
Seconda
notte
-Mi hai aspettato seduta qui da ieri notte, Weasley?-
Sobbalzai al suono della sua voce. Era proprio come me la
ricordavo. Nei sogni di quella giornata, quando avevo immaginato cosa ci saremmo
detti, non avevo, nemmeno per un attimo, travisato il suo timbro, rimasto
impresso a fuoco nella mia mente.
Ero arrivata all’appuntamento con due ore di anticipo,
senza preoccuparmi di apparire patetica ai suoi occhi. La felicità e l’intrepida
attesa che mi avevano accompagnata durante tutta quella lunga giornata, erano
state troppo reali, per permettermi il lusso di sentirmi in imbarazzo.
Come può un’anima sentirsi imbarazzata della propria
felicità?
Avevo guardato il tramonto, persa come sempre nei miei
sogni ad occhi aperti. Avevo paragonato la luce del sole al chiarore luminoso
dei suoi capelli, e il colore dell’acqua del fiume, rischiarato dalle prime luci
della luna, al ghiaccio dei suoi occhi.
E mi ero resa conto di essere stata ingenua la sera prima,
quando avevo pensato di innamorarmi di uno sconosciuto dagli occhi verdi.
Potevano degli occhi verdi essere paragonati a quel sottile ghiaccio penetrante
degli occhi di Draco?
Era mai possibile l’esistenza di niente di più bello dei
suoi occhi?
-No, sono arrivata da poco!-
Mentii, pur sapendo che lui non mi avrebbe mai creduta.
Sorrise infatti con quel ghigno che, ai tempi della scuola (quant’ero inesperta
allora!), lo aveva reso insopportabile.
Sedette elegantemente accanto a me, guardando le
imbarcazioni attraccate al molo, interessato. Immaginai che avesse navigato
molto, che fosse un marinaio esperto, che…
Improvvisamente mi riscossi, rimproverando la mia
stoltezza. Potevo mai perdermi ancora nei miei sogni quando, accanto a me, c’era
un essere vivo e reale che forse, non aspettava altro che io iniziassi a
parlare?
In fondo, non sapevo niente di lui e, per quanto
emozionante potesse rivelarsi fantasticare, sentire dalla sua stessa voce il suo
racconto, lo sarebbe stato ancora di più.
-Parlami di te, Draco.-
Distolse lo sguardo dalle barche, puntandolo su di me.
Nonostante avessi desiderato (sognato) essere scrutata da quegli occhi
indagatori, non riuscii ad impedirmi di arrossire.
-Io credo di essere interessato più alla tua storia,
Ginevra.-
Non riuscii ad evitare che un’espressione di pura
sorpresa, mi marcasse i lineamenti. Mi aveva chiamata per nome.
E, sebbene non l’avessi mai particolarmente amato,
pronunciato dalle sue labbra, aveva un suono dolcissimo. Avrei per sempre
rinnegato il mio vecchio nomignolo da quel momento, in favore del mio nome per
esteso.
Perché lui l’aveva ricordato.
-La mia storia?- chiesi stupita, sperando, per un momento,
che credesse che la mia sorpresa fosse dovuta più alla sua domanda -Mi dispiace,
ma credo di non avere una storia!- conclusi arrossendo ancora una volta e
distogliendo lo sguardo.
Mi sentivo inadeguata. Lui di certo aveva vissuto chissà
quali avventure, mentre io? Cosa mai potevo raccontargli io?
Ero solo una sognatrice. Vivevo di storie, ma nessuna che
fosse mia. E di certo lui non era interessato ai raccontini di una povera
ragazza, vivente nel suo mondo fantastico.
-Quanti anni hai, Weasley?-
-Ventuno!- risposi tentennante, ignorando volutamente la
fitta che mi aveva attraversato il cuore, quando aveva utilizzato il mio
cognome. Chissà cosa poteva aver pensato. Forse che non mi fidassi di lui?
-Bene, cara (oh mio Dio! Il mio cuore non avrebbe retto!)
Ginevra, hai ventuno anni di storia da raccontare! Avanti.-
Sorrisi timidamente compiaciuta e mi concessi un attimo
per pensare (che sperai lui scambiasse per una pausa ad effetto) e racimolare
ricordi, o meglio, per separare i ricordi reali dai sogni, per rendere il mio
racconto il più possibile attinente alla realtà.
Dopo tutto, ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.
Ed era normale per me, che i ricordi reali si mescolassero
a quelli fittizi, tanto che, a volte, nei momenti di malinconia, mi ritrovavo a
chiedermi se davvero riuscissi a distinguere la vita vera. Se fossi ancora
capace di vivere realmente o se fossi totalmente immersa nei miei sogni.
-Vedi Draco, a mio parere, il mondo, può essere diviso in
due grandi categorie di uomini.- esordii con voce sicura, assumendo il timbro
gentile di un narratore che si accinge a raccontare la sua opera, arricchendola
delle sue emozioni, suscitando nel suo ascoltatore la calma di un bambino
totalmente impegnato nell’immergersi in quel racconto saturo di fantasia -Alcuni
possono essere definiti come attori della propria vita, altri come semplici
spettatori. Ai primi è concesso il privilegio di agire, di esser felici, di
sentirsi reali, di…vivere.
Agli spettatori invece, non resta che sedersi. E guardare.
Guardare gli attori che vivono, analizzarli magari, e,
perché no, avere con loro, qualche sopradico contatto, senza che questo confonda
però i ruoli. Spesso gli spettatori sognano di essere attori, di prendere in
mano le redini del proprio destino, alzarsi e distogliere gli occhi dallo
schermo, per andare a girare il film della propria vita.
Ma non è il loro ruolo. Non riescono a sostenerlo, e
fuggono via. Vanno a rintanarsi nella loro poltrona che, per i più fortunati, si
trova nelle prime file, ad accucciarvisi e godersi il film.-
Effettuai una pausa, prendendo il respiro e schiarendomi
le idee. Mai avevo parlato così tanto, e così apertamente e, soprattutto, mai
avevo avuto la sensazione di essere ascoltata con tanta dedizione.
-Parli come un libro stampato, Weasley! Hai ingoiato un
trattato di filosofia babbana, o cosa?-
Mi concessi una breve risata, beandomi del suo tono
divertito e registrandolo mentalmente, per poterlo portare con me.
Proseguii senza rispondere alla sua domanda. Per una volta
nella mia vita, era qualcun altro ad ascoltare ciò che avevo da dire. Avrei
continuato il mio discorso, così come usciva dalle mie labbra, senza nemmeno
rendermi conto, a momenti, di ciò che stessi dicendo.
-Io ho vissuto da spettatrice, fino al mio primo anno ad
Hogwarts.- annuì con la testa, ad indicare che ricordava quella storia
-Quell’anno, uno degli attori, mi ha dato la possibilità di lasciare la mia
poltrona. E vivere. Mi ha messo in mano un copione, che mi congiungeva con uno
dei più grandi protagonisti, ed io ne ho approfittato.
Ma non era il mio ruolo. Io ero Ginny Weasley.
Prima della fine dell’anno, i veri eroi della vicenda sono
arrivati a rimettermi al mio posto. Avevo avuto il mio quarto d’ora di
celebrità, adesso toccava a qualcun altro.
Nonostante abbia sofferto, durante il mio periodo da
comparsa (perché, infine era tutto ciò che avevo rappresentato), non smetterò
mai di ringraziare chi mi ha dato la possibilità di vivere.-
-Lucius Malfoy…-
Stavolta fui io ad annuire.
-Mi credi stupida?- chiesi con calma, come se casualmente
stessi facendo un’osservazione sul tempo.
Non mi aspettavo che rispondesse. Ero convinta che mi
credesse stupida, o quantomeno pazza. Il discorso che avevo appena fatto, era
degno di una mente poco meno che folle.
Passarono alcuni minuti di silenzio.
Osservai il profilo aristocratico di Draco, il suo sguardo
era fisso, perso in un punto lontano. Sentivo il suo respiro regolare e potevo
vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi aritmicamente.
Lo paragonai ad una scultura greca del periodo classico
(in Babbanologia avevo ottimi voti). Giovane e sensuale, nel suo atteggiamento
di totale abbandono.
Sentii qualcosa muoversi dentro di me, mentre quella
statua marmorea riprendeva vita.
-No, non ti credo affatto stupida. Anzi, ti capisco.-
I suoi capelli erano mossi dal vento. Desiderai sfiorarli
con le dita, per realizzare di esser sveglia.
Ma non ero folle fino a tal punto. Non ancora, almeno.
Decisi che era arrivato il suo turno di raccontare, a me
non era rimasto molto da dire. Aprii la bocca per dire qualcosa ma lui fu più
veloce.
-No Weasley. Hai ancora altri nove anni da raccontare.-
Lo vidi muovere una mano, che andò a posarsi sulla mia. La
scossa elettrica che mi attraversò ed il calore che mi salì in viso, riuscirono
ad eliminare tutte le mie barriere. E continuai a parlare.
-Non c’è altro. Ho trascorso da spettatrice i nove anni
restanti. Iniziai gli studi superiori. Volevo essere un Medimago, ma non mi
appassionava come avrei creduto e mi sono lasciata bocciare al primo esame.
Lasciai la Tana: ero diventata una presenza ingombrante ed
i miei non erano bravi a nasconderlo, così decisi di cambiare strada, di
proseguire gli studi a Londra, in un’Università Babbana. Studio lettere e sogno
di diventare una scrittrice.
Trascorro le mie giornate tra studio e lavoro (faccio la
commessa in un negozietto a Diagon Alley) e, per il resto della giornata, la
solitudine mi tiene compagnia.
Non ho nessuna conoscenza. Ogni tanto mio fratello ed
Hermione (si sposeranno il mese prossimo, sai?) vengono a trovarmi.
Ed Harry mi scrive una lettera qualche volta, ma hanno
impegni più grandi, lo capisco.
Sai, la guerra...-
Aumentò la stretta sulla mia mano facendo intrecciare le
nostre dita. Forse avevo toccato un tasto per lui dolente. Il dolore tanto
profondo che mi trasmise con quella stretta, mi convinsi, non poteva che
derivare dalla perdita di una persona cara durante una battaglia.
E se avesse perso qualcuno che amava?
Scossi violentemente la testa, scacciando quel pensiero
che mi aveva fatto provare una fitta al petto.
La storia di
Draco
Quanto più siamo infelici,
tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si
frantuma, ma si concentra.
(Fëdor Dostoevskij, le notti bianche)
Cercai disperatamente il suo sguardo, rendendomi conto di
voler sapere tutto di lui. Per la prima volta nella mia vita, forse i sogni non
bastavano a rispondere alle mie domande, non sarebbero stati all’altezza.
Ma temevo che lui non potesse parlarmi di sé, che
qualcosa, o qualcuno, glielo impedisse. E senza rendermene nemmeno conto avevo
ripreso a costruire castelli per aria, condotta dalla mia abitudine di
sognatrice.
Possibile che il mio destino fosse ormai irreparabilmente
segnato? Che la mia vita dovesse consistere nella stesura di lunghe pagine di
sogni, di storie, di fantasie? Come poteva un qualunque dio permettere ad una
delle sue creature un’esistenza tanto miserevole?
Mi riscossi quando anche l’altra mano di Draco avvolse la
mia, creando un delizioso contrasto tra il calore del suo corpo e il gelo di
quella notte londinese, minacciante pioggia.
-Se mi permetti di usare le tue stesse parole,- esordì
improvvisamente, come rispondendo ad una domanda che nessuno aveva mai posto
-anch’io mi ritengo, nient’altro che uno spettatore.-
Lo guardai meravigliata. Non riuscivo a credere che uno
come lui potesse ritenersi appartenente ad una categoria tanto infima.
Sicuramente si era sbagliato, forse era troppo modesto. Si, doveva certamente
essere così.
In quel momento non ero riuscita a comprendere a pieno le
sue parole, che avrebbero assunto un significato profondo solo la notte, quando,
come sempre, avrei rivissuto alla moviola quei momenti di felicità insieme a
lui. Quando, le mie doti di sognatrice, unite alle mie capacità di romanziera,
mi avrebbero permesso di analizzarle a fondo e vedere, per la prima volta, un
barlume di luce in quel tunnel oscuro, che era per me l’anima di Draco.
Mi sarei avvicinata alla sua anima con i miei sogni, più
di quanto avrei mai potuto fare con le mie indagini razionali.
-Ho vissuto tutta la vita addestrandomi per diventare
qualcuno ma, a quanto pare, ho sbagliato i miei calcoli. Sin dalla mia prima
infanzia, mio padre mi ha educato affinché riuscissi a trovare la mia strada
(che coincideva inverosimilmente con la sua) nella società.
Divenni Mangiamorte a soli sedici anni, e fu terribile.
Gravavano su di me responsabilità troppo pesanti, che riuscirono solo a farmi
smarrire.
Dopo qualche mese dalla mia iniziazione mio padre evase da
Azkaban. Me lo ritrovai davanti dopo una missione, fiero di me, come non lo era
mai stato.
Fu proprio per non deluderlo che continuai per quella
strada e, a poco a poco, crebbero in me le convinzioni (che ancora non mi hanno
abbandonato) che la nostra fosse una giusta causa. Divenni il più grande
servitore del Signore Oscuro. Ero finalmente riuscito a diventare qualcuno.
Vissi da attore (scusami se continuo ad utilizzare le tue
figure) per molti anni. Ero il Mangiamorte più ricercato d’Europa, ero il
braccio destro del mio Signore, non c’era luogo dove non mi temessero.-
Senza rompere il contatto tra le nostre mani si voltò
verso di me, aspettandosi forse di vedere delle tracce di timore nei miei occhi.
Credei di vederlo stupito, quando vide che, al contrario, sul mio viso, faceva
bella mostra un’espressione di profonda ammirazione.
Ero ammirata per il coraggio che doveva aver dimostrato,
per essere sopravvissuto a quell’orrore. Non riuscivo a rendermi conto che fosse
l’artefice stesso degli orrori di cui io, estranea orami alle vicende del mondo
magico, avevo solo sentito parlare.
Eppure, con la mia innocenza, ero riuscita a capirlo, e
lui ne era rimasto stupito.
-Ma il destino, un giorno, decise di voltarmi le spalle.
Tornai a Malfoy Manor, dopo una missione e mi diressi immediatamente verso i
sotterranei. Tenevamo dei prigionieri allora.-
Lo vidi sospirare, aumentò la stretta sulla mia mano.
Percepivo il suo dolore, la morsa che stringeva il suo
cuore era la stessa che opprimeva il mio. Eravamo così vicini.
Mi sentii tremendamente meschina, mentre prendevo
coscienza della felicità che albergava nel mio spirito, per quel contatto così
intimo che legava le nostre anime. Lui mi stava rendendo partecipe del suo
dolore ed io, riuscivo solo ad essere felice.
Com’ero spregevole!
-Trovai il cadavere di mia madre.-
Stavolta fui io a voltarmi stupita verso di lui. Sentivo
gli occhi già umidi ed un nodo mi stringeva la gola, rendendomi il respiro
doloroso. Immaginai ciò che dovesse provare lui, e mi sentii affogare.
Era un pregio di noi sognatori. Il nostro immaginare di
vivere le situazioni più differenti, permetteva di esser capaci di provare tutte
le emozioni umane, come se attraversassero la nostra stessa anima. E, se un
attimo prima mi ero sentita felice per essergli vicina, in quel momento
immaginai di essermi trovata al posto suo. Trovare il cadavere di mia madre.
Un singhiozzo inconsulto mi sfuggì dalle labbra.
-Avevo ancora le mani sporche del sangue della mia ultima
vittima, e sporcai anche il suo viso, reso pallido dalla morte, mentre la
accarezzavo.
Venni a sapere tempo dopo che, ad ucciderla era stato un
altro Mangiamorte, desideroso di vendetta nei miei confronti.
Iniziò il mio declino. Ero come una fiamma che andava
lentamente spegnendosi. Da più di un mese non ricevo ordini dal Signore Oscuro.
Ho fallito.-
Si alzò. Impiegai qualche secondo a rendermene conto,
poiché i miei occhi erano offuscati dalle lacrime.
Scattai in piedi, impedendogli di andar via e, guardando
quei suoi occhi di ghiaccio, ebbi davvero l’impressione di scorgervi una fiamma
quasi spenta. Gli gettai le braccia al collo abbracciandolo convulsamente e
piansi, a lungo, sul suo petto.
-A quanto pare abbiamo qualcosa in comune, Weasley!-
Lo guardai senza capire. Cosa mai potevo avere io, povera
sognatrice, alla stregua di un parassita della società, in comune con lui? Con
una persona che aveva vissuto tanto, che aveva visto tanti orrori?
Che aveva sofferto tanto in prima persona?
-Abbiamo avuto il nostro momento da attori, incitati dalla
stessa persona. E, adesso, siamo di nuovo tornati alla nostra poltrona. Non ci
resta che stare a guardare.-
Acconsentii, sciogliendolo dal mio abbraccio.
-E’ ora che vada.-
Mi si spezzò il cuore a quelle parole. La solitudine mi
stava già, inesorabilmente piombando addosso. Quanto sa essere crudele la vita a
volte!
Lo lasciai andare via con la promessa, sussurrata a fior
di labbra, di rivederci la notte dopo (A domani!). Tornai lentamente a casa,
rievocando i suoi ricordi, che avevo reso miei, immergendomi di nuovo nel mio
mondo.
Ero ancora Ginny Weasley, ed ero una sognatrice, mi dissi.
Ciò che ancora non sapevo era che, tempo dopo, il processo
iniziato in quelle notti, mi avrebbe fatto rimpiangere il mio mondo dei sogni.
Perché, pian piano, Ginny Weasley, stava risvegliandosi.
Allora?
Troppo filosofico? Troppo noioso? Troppo lungo? Era meglio quando parlavo di
kamikaze e maledizioni divine?
Vi prego
di farmi sapere cosa ne pensate! In pochi hanno recensito…sto scrivendo così
male?! A voi non costa che qualche secondo scrivermi un commento, mentre a me
sarebbe immensamente utile! ^_^ Grazie!!!
Comunque…è quasi ufficiale che i capitoli saranno cinque, mi è venuta un’idea
particolare! Per quanto riguarda la teoria di Ginny e tutto il resto…Dostoevskij
non c’entra nulla! Ho fatto tutto io. Voglio solo sottolineare questo punto per
evitare che si pensi che stia letteralmente facendo una brutta copia
dell’originale. In realtà sto esulando molto, restano solo i punti principali,
che mi servono per scandire il tempo.
Thanks:
Minako-chan: tu
sei come me…dove ci sono Draco/Ginny siamo sempre presenti! Grazie per la
recensione…spero continuerai a seguirmi!
Hermia: Allora…dopo avermi contagiato…ringrazio anche te per
la recensione! Mi chiedi se sono una sognatrice?! Beh, in effetti lo sono
abbastanza, anche se non ai livelli di Ginny! ^_^ Per quanto riguarda le
descrizioni della notte londinese…sai a cosa mi sono ispirata? Alle scene degli
spazzacamini di Mary Poppins…^_^ Non crescerò mai! Però sono felice di essere
riuscita a rendere l’idea!! Grazie!
Shanìka: Ciao!! A quanto vedo la mia pazzia per Draco è
contagiosa!! Eh eh…^_^ Credo siamo in due a sospirare ogni volta che il caro
Malfoy si ritrova con un capello fuori posto…aaahh! (Come vedi non sei la sola a
cadere su Draco anche quando non è il protagonista!) Comunque cosa te ne
sembra di questo capitolo?! Grazie tantissime per la recensione…e spero di
risentirti durante il corso della storia!
Lanya: ti ho già ringraziata via forum! Ho scritto lì tutto
ciò che dovevo dirti! Grazie tante anche a te, gentilissima! (Va meglio con la
formattazione?)
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