Ancora una volta - Capitolo 1
Ancora una volta
CAPITOLO 1
All’inizio della primavera, Berlino è una città
brulicante di vita, forse più di ogni altra parte d’Europa.
Beninteso: la grande capitale della Germania è sempre
una città assai viva e stimolante, sia dal punto di vista
culturale che sociale, e gremita costantemente di turisti fino
all’inverosimile, turisti attratti non soltanto dalle sue
bellezze monumentali, ma anche (e maggiormente) dalla sua enorme
memoria storica e dalla grande influenza che questa città e la
sua gente ha esercitato nel quadro internazionale degli ultimi due
decenni del Novecento, soprattutto dopo la caduta del Muro.
Questa atmosfera di rinnovamento, di nuova rinascita, si respira maggiormente nei caffè della Kufurstendamm(1), frequentati da gente di ogni età, ma tutti desiderosi di vivere il cambiamento in prima persona.
E così era anche in quel mattino di fine primavera.
Sedute ad un tavolino sotto le verdi frasche di un albero stavano due
ragazze; una era allegra e spigliata, e continuava a rivolgersi
all’indirizzo dell’altra, che, di contro, aveva
un’aria assorta e malinconica, a tratti anche triste, e si
limitava ad ascoltarla, lo sguardo assente.
L’amica continuava a gesticolare animatamente.
“… E avresti dovuto vedere le loro espressioni, ti dico!
Tutte una peggio dell’altra, un vero spettacolo!!”,
“Mmmh…” fu tutto ciò che l’altra diede per commento, annuendo all’amica,
“Magda…? Ci sei?”, l’altra la scosse per un
polso; quella sollevò un po’ gli occhi nella sua direzione.
“Sì, Beate, ci sono”,
“Scusa, ma mi sembra che tu oggi sia più pensierosa del solito”,
“No, ti sbagli; deve essere una tua impressione”,
“Sarà…”, Beate tornò a rivolgere la propria attenzione sul gelato che aveva davanti.
Sospirando, Magda si rizzò sulla sedia, appoggiandosi con il
busto alle braccia, che a loro volta poggiavano sul tavolinetto;
rivolse lo sguardo alla strada brulicante di gente e veicoli.
Beate la guardò di sottecchi, continuando a gustarsi il gelato:
che la sua migliore amica Magda fosse una bella donna, nessuno poteva
metterlo in discussione: i lunghi boccoli scuri che incorniciavano un
viso affilato, sul quale spiccavano due magnetici occhi viola, facevano
pensare ad un dipinto di Raffaello, e la perfetta curva della bocca
sembrava disegnata ad arte da un pittore, davvero; quello che non ci si
poteva spiegare era quel suo atteggiamento distaccato e freddo verso
tutto ciò che significasse vita ed entusiasmo.
Sebbene avesse da poco passato i trent’anni, infatti, Magda si
comportava come una tranquilla signora di mezz’età: niente
entusiasmi facili, niente slanci e guizzi vitali improvvisi, niente
sorprese organizzate (e godute) all’ultimo minuto: persino la
precedente notte di Capodanno l’aveva trascorsa seduta al tavolo
a chiacchierare con alcuni colleghi, mentre la maggioranza di loro si
scatenava in pista al ritmo di mazurke improvvisate e merengue.
Indubbiamente, Magda di entusiasmo per la vita ne aveva poco. Davvero poco.
E lei sapeva benissimo il perché.
E fu allora che un pensiero, rapido come un fulmine, attraversò la mente di Beate.
Quel giorno erano esattamente cinque anni…
Accidenti, come aveva fatto a dimenticarsene? Se solo se lo fosse
ricordato, non sarebbe stata tanto addosso all’amica,
comprendendo perfettamente il perché dell’accentuarsi
delle sue malinconie di quel giorno.
Si diede mentalmente della stupida per non averci pensato.
Per rimediare, decise allora di portare i pensieri di Magda altrove, ben sapendo che difficilmente vi sarebbe riuscita.
“Stavo pensando… stavo pensando perché non vieni
con noi, Sabato prossimo? Io e Kurt stavamo pensando di andare a fare
un picnic sulla Sprea(2), a qualche chilometro da qui”,
“Forse… chissà…”,
“E dài!” l’amica le posò una mano sul
polso, con fare esortativo “Mio fratello sarebbe contentissimo di
vederti! E’ da Natale scorso che non ti vede e continua a
chiedermi di te”.
Magda sorrise tristemente: sapeva bene del debole che il fratello di
Beate, Kurt, aveva da sempre per lei; il problema era che lei non lo
ricambiava, e questo in un certo senso la faceva soffrire quasi quanto
lui; Kurt era un ragazzo d’oro, ed avrebbe meritate ben altre
attenzioni, pensava.
“Allora? Non mi rispondi?” la incalzava l’amica; lei
fece sì con la testa un paio di volte “D’accordo,
vengo”,
“Ottimo!! E porta anche il costume, magari ci faremo un bel
bagno!!”, Beate batté le mani con fare entusiasta. Magda
sorrise di nuovo: l’entusiasmo dell’amica era davvero
contagioso, pensava; da quando la conosceva, cioè dai tempi
dell’Università, Beate era sempre stata così,
pronta a partire in quarta per qualunque cosa attirasse la sua
attenzione; e, una volta partita, era come un treno in corsa: nessuno
la fermava più!!
Un po’, Magda la invidiava: un tempo, le due erano state molto simili, piene di vita e di voglia di fare: erano le leader
incontrastate del loro gruppo. Ma quei tempi in cui il suo animo
somigliava così tanto a quello dell’amica di sempre erano
ormai lontani, pensò: la vita le aveva riservato ben dure
esperienze, esperienze tali che avrebbero spento anche il più
indomabile degli incendi.
“O.K.” fece Beate prendendo la borsa ed alzandosi
“Adesso devo proprio andare. Devo tornare in ufficio, scusami. Ci
vediamo!” baciò Magda su una guancia.
La ragazza rimase sola; tirò un profondo respiro e girò
la testa ad osservare ciò che la circondava: un paio di
coppiette passeggiavano mano nella mano, alcuni ragazzini sui pattini
si rincorrevano schiamazzando, un anziano signore spingeva avanti un
passeggino… sorrise, abbassando gli occhi. Una perfetta scena di
primavera, pensò.
Ma lei non ne faceva parte, se non come spettatrice. Spettatrice…
da quanto tempo quella parola era divenuta il suo attributo perenne,
quasi un secondo nome? Tre anni, forse quattro? Non lo ricordava
nemmeno lei. Spettatrice…
sì, era la parola giusta: è proprio questo che era della
vita, la sua e quella degli altri; all’apparenza, aveva tutto: un
bel lavoro da bibliotecaria, quello che aveva sempre desiderato e per
il quale aveva lottato tanto; un mucchio di amici, colleghi e non, che
la riempivano di regali e di affetto, in questo facendo a gara con i
due fratelli; i genitori ancora in buona salute, nonostante
l’età; una bella e grande casa alla periferia di Berlino,
vicino a quella di uno dei membri della band tanto in voga, i Tokio Hotel… tutto, all’apparenza: all’apparenza, appunto.
In realtà, aveva assai poco.
Cinque anni. Ora ricordava bene: erano cinque anni che la sua vita si era frantumata.
E da allora, non era più riuscita a ricostruirla.
Era vero che tutti avevano cercato di aiutarla, almeno
all’inizio: colleghi ed amici le erano stati vicini, i fratelli
ed i genitori erano perfino venuti ad abitare da lei per un certo
periodo, anche il suo socio l’aveva sostituita nella conduzione
della biblioteca, affinché lei potesse andare a distrarsi un
po’: il solito viaggio “per dimenticare”.
Ma dimenticare cosa? Il vuoto che si era venuto a creare,
improvvisamente, nella sua vita? E come avrebbe potuto dimenticarlo?
Ogni giorno il silenzio della sua casa vuota glielo ricordava,
così come le lunghe ore in solitudine dopo il lavoro, quando
rifiutava tutti gli inviti di amici e colleghi inventandosi improvvisi
mal di testa; molte volte, si era portata il lavoro a casa, per
sentirsi meno sola; ma i bilanci di fine mese della biblioteca si erano
rivelati, alla lunga, delle compagnie assai fredde.
Alzò il dito per chiamare il cameriere ed ordinò un altro
gelato: non se la sentiva di tornare così presto a casa,
né di andare in giro, così doveva trovare un buon motivo
per rimanere seduta lì.
Attorno a lei, continuavano gli schiamazzi di quel tardo mattino di primavera.
**********
Alla fine, aveva accettato.
Non aveva potuto dir di no alle insistenti pressioni dell’amica,
così si era unita a loro in quella gita sulla Sprea.
Era un’occasione allegra, certamente; ed i suoi compagni non
mancavano di allegria: Beate stava già sparpagliando sul telo da
picnic i biscotti al miele e le tartine che si era portata dietro, tra
le risate del suo fidanzato.
“Ma che cosa combini?? Adesso arriveranno le formiche!”,
“Stà un po’ zitto, Karl! Sei tu che attiri le formiche, con tutto il movimento che fai!”,
“Veramente, stavo solo cercando di sistemare le stoviglie! Se lo
lascio fare a te, andrà tutto in polvere, vista la tua
delicatezza proverbiale!”,
“Ma quanto sei carino!! Kurt! Kurt, per favore, difendimi tu, fratello!!”.
L’altro ragazzo rise, due bottiglie nelle mani; era contento di
quella scampagnata e dell’allegria contagiosa che si era
venuta a creare.
“Magda, lascia stare le bevande, faccio io. Tu occupati dei vassoi, invece”.
La donna non lo aveva nemmeno sentito, impegnata com’era in chissà quali pensieri.
“Ehi, Magda, tutto a posto?”, la scosse per un braccio,
“Cos… sì, certo, Kurt. Tutto a posto!” sorrise lei di rimando.
Il ragazzo sbuffò, voltandosi di modo che lei non potesse
vederlo; ma perché cavolo quella ragazza era sempre così
enigmatica? La vedevi sorridere, credevi che fosse allegra… e
invece un attimo dopo non c’era più! Chissà dove
andava con la testa… certo, lo sapeva bene, lui, dove andava con
la testa… tutti lo sapevano, ormai… ma dopo cinque
anni… possibile che ci pensasse ancora?
“Ecco, adesso è tutto pronto! Serviamoci pure!” esclamò Beate con aria festante,
“Era ora! Ho una fame…” fece eco Karl; prese un
panino, lo aprì, ci mise dentro un paio di fette di salame ed
iniziò a mangiare.
Magda, invece, si servì un biscotto.
“Buoni, vero? Sono una mia ricetta personale!” le disse Beate,
“Non è vero! Ti ho visto mentre entravi in quella panetteria Italiana, l’altro giorno!”, rise Karl,
“Zitto, scemo!” Beate gli diede di gomito. Tutti risero.
Era bella l’allegria degli amici, pensò Magda; ti faceva
sentire… a casa, in famiglia. Ti faceva sentire meno la
malinconia…
“Un po’ di aranciata, Magda?” Kurt le avvicinò la bottiglia al bicchiere,
“Sì, grazie”,
“Bella giornata, vero?”,
“Molto bella. Si sente che sta arrivando la bella stagione”,
“Che pensi di fare, l’estate prossima?”,
“Nulla di particolare. In biblioteca c’è bisogno di me”,
“Ma se chiudete ogni anno, in Agosto!”,
“Sì, è vero; ma quest’anno ho deciso di rimanere a fare un po’ di inventario”,
“Quindici giorni di inventario? Mi sembrano un po’ troppi…”,
“No. Devo fare tutto io, perché Gerard sarà in ferie”,
“Peccato! Stavo giusto pensando di invitarti a venire con noi in montagna, in Baviera”.
Magda sussultò. Kurt si zittì di colpo. Tutti si voltarono nella sua direzione, in silenzio.
“Scusate… non ci ho fatto caso… mi spiace… scusami, Magda!”.
La ragazza, a sentire quel nome, era rimasta come paralizzata;
lentamente, riprese la mobilità, appoggiando il suo bicchiere
sulla tovaglia.
“Magda… stai bene, tesoro?” Beate le accarezzò una mano con la propria,
“Sì, sto bene, non preoccupatevi”,
“Kurt non voleva…”,
“Lo so… non ce l’ho con lui…”.
La Baviera… il solo sentirla nominare le faceva male,
ripetendole quella pugnalata al cuore che conosceva così
bene…
… Troppo bene, accidenti!
“Scusate” , si alzò “io non ho più fame. Vado a fare un giro”.
Detto questo, sia allontanò.
Rimasti soli, i tre si guardarono spaesati.
“Che cosa ho combinato! Sono un deficiente!” Kurt si portò una mano agli occhi,
“Non è colpa tua, amico. Mica lo hai fatto apposta! Lo sai com’è fatta Magda…”,
“La sua cicatrice è ancora troppo fresca,
evidentemente” Beate aveva parlato più a sé stessa
che a loro.
Allontanatasi di alcuni passi, Magda si lasciò prendere dallo
sconforto, e permise alle lacrime brucianti di solcarle le guance.
Stupida! Stupida! Perché continui a pensarci? La Baviera è un posto come un altro!
No che non lo è! E’ là che ho perso tutto!
Continuava a piangere, incurante degli sguardi degli altri villeggianti
che la stavano osservando, stupiti. Camminò lungo la riva del
fiume, che scorreva placido e tranquillo tra le sponde verdi; alcune
barche piene di persone allegre si stavano godendo la giornata di festa.
Magda si avvicinò di più alla sponda, e, asciugatasi le
lacrime, si sedette, rimanendo ad osservare quella folla colorata e
gioiosa.
Proprio ciò che non era lei.
Strappò un filo d’erba e se lo arrotolò intorno al
dito; il contatto con l’erba umida le diede un po’ di
sollievo, ricordandole che erano vicini all’estate, e che il
ricordo di quell’inverno era ormai lontano… ma nel suo cuore non era così, purtroppo.
I ricordi che più ci hanno segnato sono sempre vivi dentro di
noi. Troppo vivi. Anche se sono lontani. Non li puoi scordare, per
quanti sforzi tu faccia. Non potrai mai cancellarli, solo affievolirli.
Ed era questo che lei aveva cercato di fare: aveva cercato di
attenuarli, di allontanarli, di modo che facessero meno male; e, per
certi versi, sembrava esservi riuscita; ma poi, bastava un nome,
un’immagine e… SBAM! Ecco che tutto le riappariva davanti,
chiaro e limpido come fosse stato il giorno prima! Non era giusto,
dannazione!
Una barca con delle persone che ridevano le passò dinnanzi; lei
li osservò: erano tutti allegri, nessuno era triste o
rammaricato; ed anche girando la testa, attorno a sé, vide la
stessa cosa: sembrava quasi che essere tristi, in un posto come quello,
fosse quasi un crimine.
Sentì dei passi alle sue spalle, seguìti da una voce “Posso sedermi con te?”.
Girandosi, Magda vide che si trattava di Kurt.
“Prego” gli rispose, facendogli posto; il ragazzo le si sedette accanto.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti.
“Non volevo prima. Mi dispiace” disse poi lui,
“Non scusarti, non lo hai fatto apposta”, gli rispose lei,
“E’ che… io… non ci pensavo proprio… mi era… passato di mente, capisci?”.
Magda annuì.
“Però… “ riprese lui “questa è
una bella giornata… non roviniamocela con i ricordi tristi,
anche se è difficile…” le posò una mano su
quella di lei.
Magda non disse nulla.
“Torniamo dagli altri. Vuoi?”.
Lei fece cenno di sì con la testa.
Rialzò il viso e lo guardò, sforzandosi di sorridere “Andiamo” disse.
Si alzarono e raggiunsero Beate e Karl, che adesso stavano
battibeccando animatamente su chi dei due avesse inventato il panino
imbottito migliore della giornata.
Immediatamente, Beate tirò a sé l’amica
“Magda! Tesoro! Tu tifi per la tua vecchia amica Beate,
vero?”,
“Non darle retta!” le raggiunse l’uomo, “Sta
solo cercando di corromperti! Non puoi votare una che ha… Sai
che ha combinato? Ha messo nello stesso panino la senape ed i sottaceti
Italiani!”,
“E allora? In Italia lo fanno sempre!!”,
“Non direi, amore: mangiano entrambe le cose, ma separatamente!”.
Magda sorrise, avendo intuito perfettamente il (peraltro riuscito)
tentativo degli amici di distrarla dai suoi dolori e di stemperare le
tensione che si era creta un attimo prima.
“E il vincitore di questa gara cosa farà?” chiese,
“Il vincitore nulla; sarà il perdente che dovrà
preparare i viveri per tutti, nei picnic della prossima estate!”.
L’allegria si diffuse per il gruppo. Magda guardò di nuovo
i suoi amici: Beate e Karl erano davvero una bella coppia: lui altro,
muscoloso, capelli vagamente rossicci ed occhi celesti, sempre con
quell’aria allegra e serena, che avrebbe risollevato il morale
anche al più depresso dei convitati ad una cena di lavoro; e
lei, bionda, ben fatta, sempre con un velo di trucco leggero sul viso,
i capelli perennemente acconciati e mai sciolti liberamente, gli
orecchini che erano ormai parte integrante del suo viso, dato che non
li toglieva quasi mai, e quell’aria da signora sofisticata che
faceva un bel contrasto con Karl.
Erano belli. Ed erano i migliori amici che avesse, insieme a Kurt.
Kurt… lo guardò. Anche lui era bello, molto bello, con
quei capelli biondi un po’ lunghi e selvaggi e gli occhi azzurri,
con quel viso da divo del cinema sempre sorridente e coperto da un
po’ di barba… molte ragazze gli facevano il filo, ma lui
sembrava non avere occhi che per lei. Proprio per lei che, invece, non
aveva occhi che per i suoi ricordi.
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(1)La Kufurstendamm è
l’arteria principale di quella che era la ex-Berlino Ovest: una
grande strada gremita di negozi, grandi centri commerciali,
caffè e ritrovi notturni d’ogni sorta; si trova a distanza
(relativamente) breve dal famoso zoo.
(2)La Sprea è uno dei due fiumi che attraversano Berlino; l’altro è l’Havel.
Salve
a tutti! Sono di nuovo qui con un'altra storia, questa volta una
original. Premetto che alcune parti di questa storia mi sono state
ispirate... in maniera inusuale, diciamo. Non so ancora di quanti
capitoli sarà, ma spero che comunque incontri il vostro favore:
ragion per cui, aspetto recensioni!! Un bacio, Tetide.
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