Alfabeto
D’amore
Amore.
Un sentimento a lungo cercato, ma mai veramente raggiunto.
Più e più volte ci aveva provato, ritrovandosi
molto più spesso a soffrire che a gioire. Tradita,
ingannata, offesa, umiliata. Aveva dato tutto il suo cuore e in cambio
l’avevano trafitto, sbriciolandolo tra le dita, come semplice
argilla. Aveva sofferto così tanto, fino a quando nella sua
vita non era entrato lui, Tobias, un uomo alto e moro, dagli occhi di
un limpido azzurro cielo, una leggera barba, e una simpatia
più unica che rara da trovare. A lungo aveva cercato
l’amore e con lui era riuscita finalmente a trovarlo.
Baci
soffusi, baci delicati, baci che divengono appassionati. Baci a lungo
cercati, baci impossibili da dimenticare, baci che emanavano una
miriade di emozioni. Baci casti, baci languidi, baci avidi, baci
sensuali. Dal giorno esatto in cui si erano scambiati il loro primo
bacio sul ponte che divideva la città della luce da quella
del buio, non smisero di scambiarsi simili e più ardenti
effusioni. Baci sinceri, baci che sapevano di sogni, di amore e di
speranze. Baci che stuzzicavano i sensi, e sfioravano le corde
dell’anima, come una mano esperta sapeva sfiorare quelle di
un’arpa, producendo i suoni più sublimi.
« Come
riesci a farmi toccare il cielo con un dito solo con la tua presenza?
» la voce di Lutienne apparve limpida e sincera, la voce di
una donna completamente innamorata del suo uomo. Lo guardò
negli occhi, sprofondando in quel tocco d’azzurro con il
quale anche i propri occhi son pennellati. Scese a stringere le sue
mani. I ricordi sembrarono riaffiorare nella mente, e si
ritrovò a sorridere divertita al pensiero che un tempo il
loro rapporto non era affatto così. Quasi si
odiavano in passato, molte volte si erano scontrati, ed ora
l’amore li aveva uniti, indissolubilmente.
« Demonio!
» Così lo aveva chiamato, quel giorno che lui le
aveva porto la mano sinistra – quella del diavolo –
per prendere un oggetto, ma lui cosa poteva farci se era mancino? Lei
era notevolmente superstiziosa e di fronte a un tale gesto era andata
in incandescenza, incapace di ragionare realmente prima di parlare. Il
suo atteggiamento però turbò decisamente quello
che al tempo era un caro amico, nonché futuro sposo di colei
che riteneva una sorella, che la trattò male, riversandole
parole che la ferirono incredibilmente. Passarono giorni senza
parlarsi, fino a quando Tobias non decise di sistemare tutto.
Estelle
non aveva mai detto alla sua più cara amica che il suo
compagno, Tobias, fosse mancino. Lutienne era profondamente mortificata
per la sua reazione eccessiva, ma quando lui osò scriverle
una missiva di chiarimenti, lei si scusò in ogni modo, non
volendo perdere un’amicizia tanto importante, soprattutto per
la sua sorellina. Voleva vederla felice e non poteva permettersi di non
parlare più con il suo futuro sposo, solo per una semplice
superstizione. Estelle era fortunata ad avere Tobias e il frutto del
loro amore concesse loro due splendidi bambini: un maschietto e una
femminuccia. La loro felicità crebbe ulteriormente.
Fabrice
e Lutienne si amavano. Lui era arrivato un semplice pomeriggio di
primavera, mentre lei si trovava a passeggiare lungo la spiaggia. Sin
dal primo momento la riempì di candide e romantiche parole,
di complimenti, fino a conquistare pian piano il suo cuore. In un
angolo di un labirinto tutto fu preparato per loro: petali di rose le
indicavano la strada da seguire, la musica di violini
incantò i loro cuori. Lei in abito bianco, lui in nero.
Eleganti e imbarazzati, si scambiarono le loro promesse
d’amore, e da una serata di fuoco, nacque il loro frutto: la
dolce Rosalie.
Giorni
di strani pensieri, alimentati da sogni si susseguirono. Le gravidanze
delle due sorelle proseguivano all’unisono, ma il cuore di
Lutienne si alimentò di dubbi. I nove mesi passarono e
vennero alla luce tre adorabili pargoli, che dovevano aumentare se
possibile la felicità delle coppie. Lutienne, tuttavia, si
sentiva agitata. Sogni l’avevano portata sempre
più vicina a un frutto proibito: Tobias, un uomo che non
poteva proprio pensare di avere. Fabrice, pian piano nel suo cuore
svanì e, dopo averlo lasciato nel medesimo luogo
dell’inizio della loro storia, si ritrovò da sola,
con l’unico suo vero amore: la sua Rosalie.
« Ho
bisogno del tuo aiuto con i miei figli, Lutienne. Estelle è
scomparsa e non ha lasciato neanche un messaggio. » disse
Tobias, presentandosi con i due piccoli neonati tra le braccia, proprio
alla porta della magione nella quale dimorava. Lei spalancò
gli occhi a una simile frase. Dov’era finita la sorellina?
Perché non aveva avvertito neanche lei? Dopo un attimo di
perplessità e sgomento, infine, rispose «
Farò tutto il possibile per aiutarti, amico mio. Lascia pure
i tuoi figli qui con me, mi prenderò cura io di loro, fino a
quando la loro madre non tornerà. »
I
sogni sono desideri che presto possono diventare realtà. Una
frase che spesso cantava nei momenti in cui riusciva ad avere qualche
attimo di totale solitudine. Estelle non tornava e neanche dava alcun
segno. A lungo tentarono di capire, dove fosse finita, ma senza un buon
esito. Pian piano Lutienne e Tobias finirono per avvicinarsi sempre di
più, fino a quando non fu ben tangibile il fatto che lei si
fosse realmente innamorata di lui. E lui? Lui era stato lasciato solo
da tutti, l’unica persona che gli restava sempre accanto era
proprio lei: la bella sartina dai boccoli d’oro.
Jules,
Giselle e Rosalie erano le gioie delle loro vite. In poco tempo i loro
rispettivi genitori si erano uniti, fino a formare una vera e propria
famiglia. Mancava solo un matrimonio a sancire perfettamente quel
legame. I piccoli riflettevano le caratteristiche dei loro genitori:
Jules era totalmente simile al padre, moro e dagli occhioni azzurri,
medesimo colore che si rifletteva negli occhi delle sorelle. Rosalie
era la perfetta copia di sua madre, così come Giselle lo era
di Estelle, madre che non era mai tornata da loro, che ormai
difficilmente potevano riconoscere, crescendo sotto le cure amorevoli
di Lutienne.
« Kevin
lo zoppo? Ma che nome assurdo vuoi mettere alla tua futura taverna?
» disse Lutienne, guardando stranita e perplessa Tobias,
sdraiati sul lettone a pensare al loro futuro. « Io proporrei
ad esempio un “Taverna Splendente” » le
s’illuminarono gli occhi a quel suo dire, come certa di aver
proposto un nome magnifico. Tobias, invece, osservandosi intorno,
disse: « Kevin lo Zoppo, ritrovo per lupi di mare e mercanti
di pellicce provenienti dalla terre ad est ». E di fronte
allo sguardo sempre più stranito e perplesso di Lutienne,
aggiunse « con quante “p” si scrive
zoppo? »
Le
notti d’amore si susseguivano ai giorni di lavoro. Il loro
amore cresceva facendosi più forte, ogni ora di
più. Estelle non era tornata, così come Fabrice
era scomparso; nessuno ormai poteva opporsi al loro amore, rimasto
nascosto anche fin troppo a lungo. I loro piccoli crescevano, imparando
a dire le prime paroline e a muovere i primi passi. Lutienne aveva
trovato in Tobias l’amore sognato fin da bambina, e voleva
suggellare tutto in un rito di unione sacra. A lungo aveva sopportato
le maldicenze sulla sua condizione da madre non sposata, e ora voleva
porre fine a quelle chiacchiere.
Matrimonio.
Il giorno infine giunse.
Tutti i preparativi furono svolti da due care amiche dei due sposini,
le quali volevano fare un regalo immenso per la loro adorata Lutienne,
aumentando, se possibile, la sua già immensa
felicità. Il luogo dove si sarebbe celebrato il rito fu
così decorato completamente di rosa, suo colore prediletto,
musica deliziava gli animi, e fiori emanavano il loro intenso profumo.
Vestita con uno splendido abito rosa e bianco, e accompagnata
all’altare da suo fratello e da due delle sue più
care amiche, finalmente Lutienne si trovò dinanzi al suo
sposo, per suggellare il loro amore.
« Nessuno
potrà mai separarci, noi due siamo una cosa sola. Una sola
anima. Un sol corpo. Un solo unico e immenso amore. » disse
Lutienne, manifestando dinanzi alla folla di invitati tutto il suo
romanticismo e il suo amore immenso per quell’uomo al quale
si stava concedendo come sposa. Il rito fu breve ma intenso. Gli
invitati erano commossi e felici di vedere finalmente un sorriso
perfetto sul volto di Lutienne. Una volta marito e moglie, conclusero
il rito con un passionale bacio, capace di esprimere da solo una
miriade di parole ed emozioni, difficili da descrivere, ma sentite.
« Oh
Lutienne così dopo il buffet partirete subito? »
fu una domanda che le chiesero in molti. Alcune delle sue
più care amiche avevano le lacrime agli occhi al pensiero di
non vederla più, per molto tempo. « Sì,
ci abbiamo pensato molto e, anche se mi mancherà molto
questo posto, e tutte voi, voglio iniziare una nuova vita altrove, con
il mio uomo e la nostra famiglia. » replicò la
sartina dai boccoli d’oro, con gli occhi umidi. Oh, sarebbe
stato sicuramente difficile abbandonare quei luoghi, molto spesso ne
avrebbe provato nostalgia, ma la decisione era ormai presa.
Partenza.
Non volevano più rimanere in quel luogo che aveva dato loro
esperienze negative e positive, che avrebbero comunque serbato sempre
nel cuore, e che li aveva fatti incontrare. Ora che si erano uniti
anche in matrimonio, sancendo così la loro unione, volevano
iniziare una nuova vita, lontano da tutto e da tutti. Lasciarono la
Francia diretti nel nuovo mondo, così sconosciuto agli occhi
di Lutienne, che si ritrovò ad avere paura e
curiosità insieme, ma al fianco del suo Tobias, e con i loro
figli adorati, sarebbe andata fin in capo al mondo. Lui
l’avrebbe protetta e amata sempre.
« Questa
sarà la tua nuova unica boutique, dove potrai formare
un’ottima corporazione di eccellenti artigiani, capaci di
incantare tutta la popolazione del luogo, con le vostre splendide
opere. » disse Tobias, non appena giunsero finalmente nella
nuova patria. Erano partiti all’alba e dopo un mese intero di
navigazione, finalmente la nave fu ormeggiata al porto americano.
L’aveva condotta dinanzi a quell’edificio, con un
nastro a coprirle gli occhi. Di fronte a tale visione Lutienne
scoppiò a piangere, commossa. Avrebbe continuato il lavoro
che più amava, creando la boutique più famosa del
luogo! Tutto grazie a quell’uomo splendido che aveva sposato!
Rosalie,
Giselle e Jules crescevano a vista d’occhio: la prima era
ormai una bella bimbetta di due anni, dai lunghi capelli boccolosi,
ancor più biondi della madre, e due immensi e limpidi occhi
azzurri, con le sfumature del mare più profondo. Amava
passare gran parte del suo tempo con la mamma, e la cosa che
più la incantava erano le stoffe. Giselle, invece, era
moretta, e prediligeva i gioielli luccicanti e preziosi; mentre il
piccolo Jules, unico ometto di casa, amava di gran lunga compiere danni
presso la taverna del padre, cui assomigliava peraltro ogni giorno un
po’ di più.
Sfilata.
L’aveva organizzata per mesi, in ogni minima parte. Era la
prima volta che si esponeva così al pubblico americano, che
nei primi tempi l’aveva tanto disprezzata per il suo accento
ancora francese, che probabilmente non l’avrebbe mai
abbandonata. Ora era arrivato il momento della sua rivincita. Una sera
d’estate, nello spiazzo davanti alla sua boutique, ebbe
così luogo: diversi modelli accompagnavano altre modelle,
indossando tutti i suoi splendidi abiti dalle forme e colori
più diversi, completi di gioielli e ogni genere di
accessorio: fu un vero e proprio successo, tanto che il suo nome
girò di bocca in bocca!
Tobias,
il taverniere. Era così che in terra americana era ormai
conosciuto il suo amato. Aveva, infatti, comprato una taverna
malconcia, affianco alla sua boutique, e l’aveva notevolmente
trasformata in un luogo di tutto rispetto. Certo, Lutienne avrebbe
voluto accenderla di un tocco di rosa qui e lì, ma lui
glielo impedì, dicendole che aveva già la sua
boutique completamente rosa, e non poteva dettar ordini anche nel suo
locale e nel suo lavoro. Lutienne si finse offesa, ma poi lo
lasciò fare; non immaginando neanche delle
attività illecite che si svolgevano, quando lei era troppo
occupata per fargli visita!
Una
famiglia che cresce.
Di fronte a tale felicità, mancava qualcosa per rafforzare
ancor di più il loro legame: un figlio loro, un figlio che
li univa realmente. La buona Dea ascoltò le preghiere dalla
sua boccolosa figlia, e decise di accontentarla. Nel giro di pochi mesi
Lutienne si ritrovò incinta e, passato il periodo
necessario, diede alla luce il primo vero frutto del loro immenso e
romantico amore: Jack, un maschietto pallido, dai grandi occhi color
del cielo, come gli altri membri della famiglia, e capelli che
sembravano essere di un biondo scuro, semplice riflesso
dell’unione dei suoi genitori.
Veliero
dalle bianche vele spiegate. Lo vide giungere al porto, dove spesso si
recava per trovare un po’ di solitudine e
tranquillità. Focalizzò la sua attenzione su quel
colore puro e i ricordi risalivano a galla, senza che lei lo volesse
realmente. Ripensò al suo viaggio, faticoso e lungo che
l’aveva condotta fin lì, e alla sua patria natia
che aveva abbandonato. Un senso di vuoto interiore la colpì
con violenza. La nostalgia si fece sentire, e calde lacrime,
impertinenti, iniziarono a scorrere sul viso. Il suo passato le
mancava. Le mancavano diverse persone e quei luoghi tanto amati.
Immensamente.
Walter.
Sì, lui poteva essere il maggiordomo perfetto per gestire la
magione e la boutique di Lutienne, aiutandola per ogni minima esigenza.
Eccezion fatta per la sua pelle nera come il carbone, assomigliava
molto per i modi, gli atteggiamenti e la voce un poco stridula, al caro
Pancrazio, lasciato in terra francese: era alto e sottile, i suoi
movimenti avevano un non so che di effeminato e aveva una particolare
predilezione per gli uomini; come arrivava un maschio nei paraggi,
subito i suoi occhi si accendevano di una strana luce. Era attento,
efficiente, e preparava dei biscotti deliziosi. Assolutamente perfetto!
XX
cromosoma femminile. Lutienne non poteva sapere, probabilmente, le
lettere per stabilire se suo figlio era maschio o femmina, e non poteva
neanche conoscerlo prima del tempo; ma dalla nuova unione tra lei e il
suo amato Tobias, dopo pochi mesi, nacque la loro seconda figlia, altro
adorabile frutto: Eve. I suoi occhi erano di un blu intenso, simili a
quelli di Rose, la nonna strega di Lutienne, e i suoi capelli, ancora
pochi ciuffi delicati sulla testolina pallida, erano completamente
neri. Una futura streghetta? Chissà! Di certo era un nuovo
amore che andava ad alimentare ulteriormente la loro
felicità.
Yu.
Lutienne aveva sempre amato immensamente i gatti, ma prima di partire
aveva dovuto lasciare la sua Lune a una cara amica e spesso ne sentiva
la nostalgia. Un giorno, entrando in taverna, vide Tobias parlare con
dei loschi individui, a cui diede anche dei soldi. Incuriosita ed
impaurita, cercò di capirne qualcosa, ma lui rimase
misterioso, facendola notevolmente arrabbiare.
Quella stessa sera, un dolce trillare di sonagli, interruppe il
silenzio creatosi: una micina bianca, dagli immensi occhi azzurri, e un
delizioso nastro rosa sul collo, le venne fatta in dono dal suo amore
verso il quale era tanto adirata!
Zitta.
Se ne stava nel silenzio più assoluto, osservando il suo
amore addormentato. Gli sfiorò piano il viso, in una docile
carezza, per poi soffermare le sue labbra su quelle di lui, in un dolce
bacio. Si alzò, poi, osservando ciò che avevano
creato. I suoi piccoli dormivano, come teneri angioletti, la sua micina
era adagiata su una cesta di vimini, e tutto era così
perfetto. Si avvicinò alla finestra, osservando i fiocchi di
neve cadere, e per un attimo pensò al suo passato. La
Francia le mancava ma lì aveva trovato l’amore e
raggiunto quella felicità che tanto cercava.
L’amore
vero genera la felicità
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Questa
Oneshot è ispirata al [Fanfiction
- multifandom] Alphabet!Challenge - 26 lettere per dire ti amo di
§PucchykoGirl§
L'avevo, in realtà, visto già da un
pò, ma soltanto stasera ho trovato l'ispirazione giusta per
buttarla giù, e devo dire di esserne davvero soddisfatta.
Questa Challenge si basa sul scrivere delle Drabble di 100 parole
precise, che devono iniziare con ogni lettera dell'alfabeto. E, infine,
bisognava tentare di scrivere una frase di 26 lettere che racchiudesse
in un semplice concetto tutta la storia scritta!
Una storia d'amore!
Ecco qui la mia. Spero che possa piacervi.
Ma prima di concludere, è meglio spiegare bene chi sono i
protagonisti:
Lutienne e Tobias appartengono a me e al mio ragazzo. Sono i personaggi
che avevamo in un gdr (anche se il nome reale della mia pg era Luthien,
ma ho voluto cambiarlo, per non copiare troppo il Sacro Tolkien!). I
loro figli anche ci appartengono. Una parte della storia è
davvero successa nel gioco, dalla partenza in poi è solo
frutto della nostra immaginazione.
Sono nostri e non si toccano!
I personaggi secondari che appaiono, sono di altre persone, ma alla
fine non ho scritto quasi nulla, e ho modificato i nomi. Quindi non
credo che se la possano prendere.
Ora credo che sia davvero tutto! Buona lettura :)
Spazio Commenti alla Recensioni
StarsiIre Ciao! La storia è ripresa da delle giocate che ho fatto con il mio pg, in un gdr on line. Il mio pg è Lutienne, e Tobias è il pg del mio ragazzo, che mi ha permesso di usarlo. Quindi, si, si può dire che è molto immaginata da me, soprattutto dalla lettera P in poi (in quanto da quel giorno abbiamo lasciato entrambi il gioco in questione). Sono contenta che ti sia piaciuta, ma al momento non penso di aggiungere un seguito. E' come se fosse il riassunto della loro storia d'amore. Ma, quando avrò tempo e voglia, chissà!
un bacio. E grazie ancora per i complimenti!
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