vamp2newnew
Disclaimer: i
personaggi di Vampirus
appartengono a Scott Westerfeld. Questa storia è stata
scritta senza alcuno scopo di lucro.
Apples and bloody delights
I. The broken
King
"Indigo Ash : un altro
concerto annullato. Fan sul piede di guerra".
Doveva per forza trattarsi di uno scherzo. Doveva. Da quanto
tempo stava aspettando e fantasticando su quel concerto? Come
minimo da tre mesi, all’incirca da quando aveva letto su
“Rolling
Stones” della tappa a New York degli Indigo.
Cal sgranò ulteriormente gli occhi di fronte allo schermo
luminoso
del suo computer, scorrendo velocemente i dettagli della notizia bomba
del giorno. Adam Saint Clair, “l’eccesso fatta
persona”, stavolta aveva
davvero esagerato: esibizione naturista a Central Park con tanto di
resistenza all’arresto. Cosa aveva dichiarato di preciso in
proposito?
Ah, sì: “Volevo solo entrare in contatto con Madre
Natura…”.
Be’,
grazie all'uscita di quel pazzo scriteriato, il biglietto che da
settimane campeggiava sulla scrivania di Cal adesso era poco
più che
carta straccia. Magari
qualcosa da appallottolare e con cui far giocare Cornelius…
A
proposito di Cornelius: il grosso felino stava beatamente assaggiando
un liquido scuro in rapida espansione sul parquet e pericolosamente
diretto verso le Nike blu del suo padrone. Nulla di misterioso in
realtà: solo il caffè abbondantemente zuccherato
che il giovane texano
credeva di stare sorseggiando in solitudine come ogni mattina. Dopo un
paio di tentativi, il gatto decise di tornare ai suoi variopinti
croccantini privi di caffeina, lasciando Cal imbambolato a fissare per
qualche secondo la tazza, crepata e intenta a gocciolare senza
pietà,
che teneva in mano. Si riprese subito pulendo quel piccolo disastro,
limitandosi a scoccare un’occhiata depressa alla sagoma ormai
rovinata
di Elvis, “Il Re”, impressa nella ceramica.
Peccato,
rimuginò sopprimendo un sospiro amaro, era un regalo di Sarah. Oggi non
è proprio giornata.
Pensò
anche che quella era solo l’ultima di una serie di stoviglie
rotte in
circostanze misteriose quella settimana. Già, nel conteggio
dovevano
essere calcolati anche quel paio di bicchieri che gli si erano
praticamente frantumati in mano in sala mensa. Forse in quel
periodo,
tra esami e fidanzate scomparse, era un po’ troppo sotto
pressione,
ecco tutto. Una vocina dentro di lui, forse la voce del buon senso,
invece sembrava sussurrargli qualcosa come: come no, Cal. Svegliati prima
che sia troppo tardi.
Oh,
sì. Era in ritardo mostruoso per il compito di fisiologia
sui moscerini
della frutta. Si preparò a correre come lo sfortunato
protagonista di
quel film sugli zombi visto la settimana prima, pur di arrivare in
tempo.
Questo e altro per i
moscerini della frutta, pensò sbattendo la
porta di casa dietro di sé con più energia del
solito.
*****
Era
certo di aver eseguito il test quasi alla perfezione, a parte qualche
piccola sbavatura qua e là dovuta alle pagine
disgraziatamente
mangiucchiate dal gatto proprio la sera del ripasso finale.
In un
primo momento la tentazione di dare fuoco a tutta
la collezione di
gomitoli del suo "coinquilino" era stata forte, ma poi la bestiola si
era messa a fare fusa a non finire, strusciandosi sul fondo dei suoi
jeans come se fosse disposta a perdere persino parte della sua preziosa
pelliccia pur di farsi perdonare. Cal in due nanosecondi aveva
archiviato l'incidente, cercando comunque di salvare il salvabile
tramite un po' di scotch di fortuna. Apparentemente c'era
riuscito,
visto che la sua preparazione non si era rivelata poi così
terribile
come aveva pensato inizialmente.
Ora, fuori dall'aula e libero come
l'aria per il resto della giornata, si trovava a dover affrontare
questioni di fondamentale importanza, del tipo: andare in mensa e
divorare il maxi menu del giorno o fiondarsi direttamente nella
rosticceria vicino all'università, quella con gli interni
giallo limone
famosa per la sua deliziosa salsa barbecue? Si decise per la seconda
opzione dirigendosi verso il portone principale per uscire, ma fu
fermato dalla visione di qualcosa che poteva essere quasi
più letale
della folla esagitata ad un concerto death metal e di un tornado
messicano messi insieme, ovvero: il
volantinaggio selvaggio del venerdì...
Non fece neppure in tempo a formulare il piano di alzare i tacchi e
rifugiarsi in biblioteca, in attesa che si calmassero le acque, che una
ragazza dall'aria gotica e vagamente truce gli si parò
davanti. La
osservò di sottecchi, cercando di non fissarla troppo
sfacciatamente.
Quando sbatté le ciglia ricoperte da un fitto strato di
mascara
rivelando due occhi azzurri stratosferici, pensò che non
l’avrebbe di
certo morso e, in fondo, essere gentile con lei non avrebbe fatto altro
che giovare al suo karma.
Ad un esame più attento non aveva affatto
un’aria truce. Già, forse il suo look era un
po’ eccessivo e non
avrebbe di certo sfigurato come comparsa in qualche remake del
“Corvo”
ma, tutto sommato, era davvero graziosa.
Proprio come Morgan.
Il
pensiero gli attraversò il cervello
all’improvviso, lasciando
un’indecifrabile scia d’ansia dietro di
sé. Si tranquillizzò comunque
quasi subito, notando che, a parte una morbosa predilezione per il
nero, le somiglianze tra le due finivano lì.
«Ehi… Tutto ok?» gli
chiese agitando la mano e provocando l’irruzione di uno
sfarfallio di
pelle candida e argento tintinnante nella sua visuale.
«Sembra che tu
abbia appena visto un fantasma».
«Mh? Certo, alla grande», le rispose abbozzando
quello che
riteneva essere il più convincente dei suoi sorrisi.
«Di' un po’... ti
interesserebbe?».
Cal si ritrovò a stringere qualcosa
tra le mani… Qualcosa di rettangolare e con delle scritte
invitanti e
colorate. La scritta più grande, rosso cupo e con una grafia decisamente pomposa, recitava: “Il Death
Row attende a braccia aperte le vostre anime”.
Cal
fissò perplesso il volantino per un paio di secondi, alzando
infine lo
sguardo e, di pari passo, il suo sopracciglio sinistro.
«Senza offesa ma… che roba
è?».
«Uh… si tratta solo di un nuovo, fantastico
locale sulla settima strada e, indovina un po’?
L’inaugurazione sarà
proprio stasera, con ingresso e beveraggi gratuiti compresi
naturalmente».
Lo sguardo del ragazzo, dopo quella rivelazione, iniziò a
oscillare tra il perplesso e l’incuriosito. Certo, pur di
fronte
alla prospettiva di musica e cocktail gratuiti, la parte relativa alle anime non smetteva
di essere vagamente inquietante.
«Ah,
so cosa stai pensando» esclamò la ragazza con tono
divertito. «Hai presente il boom vampiresco del momento?
Intendo film,
libri e compagnia bella… ». Cal fecce cenno di
sì con la testa,
accompagnando il gesto con una smorfia sarcastica e vagamente
esasperata.
«Be', il proprietario dell’immobile ha deciso di
sfruttare
un po’ l’onda del momento per creare un locale dai
toni un po' "tenebrosi", tutto qui».
Allargò le mani adorne di braccialetti scintillanti a
mo’ di
spiegazione.
Viva la
sincerità,
pensò Cal accarezzando per un momento l’idea di
liberarsi di quel
volantino nel prossimo cestino dell’immondizia a portata di
mano.
«Potresti
venirci con me. Dimenticavo… », mormorò
afferrandogli una mano e
stringendola con una presa decisa ma al tempo stesso delicata.
«Piacere, Liz».
Quel contatto improvviso lo prese completamente alla
sprovvista, lasciandolo con una bocca inspiegabilmente arida. Sciolse
il contatto lentamente, indugiando qualche secondo più del
dovuto sul
calore delle dita strette attorno alle sue. Si schiarì la
gola,
passandosi distrattamente una mano tra i capelli chiari, quasi indeciso
sulle parole giuste da pronunciare.
«Cal», sussurrò semplicemente il suo
nome, cercando
di riflettere sul mezzo invito che gli era stato appena rivolto.
«Se ti può tranquillizzare il tasso di
sdolcinatezza musicale di stasera sarà pari a
zero».
«Be’, visto che il concerto di stasera è
andato a monte…».
La
ragazza di fronte a lui spalancò gli occhi
all’improvviso, come se fosse
in preda ad una rivelazione di portata cosmica. «Non
è possibile! Gli Indigo…
anche tu!».
«Oh», fu il suo semplice commento. «Anche
io… già», concluse in tono complice
con una rassegnata alzata di spalle.
«Quel
grandissimo… ». Liz iniziò a formulare
quello che aveva tutta l’aria di
essere un insulto nei confronti del leader della
sua band preferita, ma si fermò giusto in tempo con un
leggero colpo di
tosse. «Allora per stasera siamo
d’accordo?», gli chiese piegando
leggermente la testa di lato, giocherellando nervosamente con la
collana di plastica iridescente che portava al collo in attesa della
sua risposta.
Cal la fissò per qualche secondo, pronunciando alla fine un
incerto ma sentito: «Direi di sì».
*Continua*
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Note dell'autrice
Ho iniziato a scrivere questa storia, secoli e secoli fa, dopo aver risposto alla richiesta di amimy
nella sezione "fanfiction on demand" del forum di EFP. Anche se
con un ritardo a dir poco mostruoso, alla fine sono riuscita
a pubblicare questa... cosa.
Un grazie anticipato a tutti quelli che passeranno da queste parti :)!
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