CAP10
Lacrime per una bambola
Due occhioni verdi erano intenti a scrutare la piccola stanza ricolma
di giocattoli, sedie e bambini urlanti in cui si trovavano; aleggiava
un’aura allegra fra quelle quattro mura, colorate
d’arancione, verde e blu, dove tutti sorridevano: erano
l’immagine pura della vitalità.
La proprietaria di quegli occhi verdi era una bambina di quattro anni
dai capelli rosa e il viso lievemente paffuto
che tendeva a gonfiarsi dolcemente ogni qualvolta la bimba subiva
un’offesa. Si chiamava Sakura, proprio come i Fiori di
Ciliegio, ma questo lei ancora non lo sapeva né poteva
interessarle –
la sua bambola, Mayumi, era qualcosa di più importante di un
nome, il centro della sua attenzione spesso eccessiva.
Si arrabbiava sempre quando qualcuno la toccava, soprattutto tendeva a
bisticciare con Ino, la sua amica del cuore, e a picchiare con le
piccole manine Naruto, il bambino dagli occhi azzurri che, da quando
era nella sala dei giochi con lei, non faceva altro che starle
continuamente addosso, scatenando le sue ire.
Proprio durante uno di questi litigi, la sua maestra, Kurenai, la prese
in braccio per calmarla e la portò accanto ad un altro
bambino che Sakura, in effetti, non aveva mai visto.
“Questo è Sasuke. Trattalo bene, mi
raccomando!” disse la maestra, perentoria.
Seduta in quel nuovo posto, Sakura guardava con interesse il bimbo che
le stava davanti, Mayumi fra le braccia e gli occhioni spalancati.
Passò una decina di minuti a fissarlo, poi, quando Sasuke le
lanciò un’occhiataccia non proprio rasserenante,
decise di allungare una manina per toccarlo; era il suo modo di
salutare il nuovo arrivato.
Il bimbo guardò con disinteresse la sua mano e la
scacciò.
Sakura, allora, gonfiò le guance e abbassò gli
occhi sul pavimento morbido, angosciata da quel gesto scortese.
Voleva fare amicizia con Sasuke, però questi
l’aveva appena trattata male e non ne voleva sapere di legare
con lei.
Alzò di nuovo lo sguardo in sua direzione, gli occhi lucidi
e arrabbiati, mentre Sasuke aveva iniziato a mangiare la propria
merendina in un ostinato silenzio, deciso a ignorare la sua
presenza –
anche se, qualche volta,
la guardava per vedere cosa faceva e alzava gli occhi al soffitto
quando la beccava a fissarlo.
Sakura strinse con forza la manine attorno al corpicino di plastica di
Mayumi e la guardò intensamente, iniziando ad accarezzarle
amorevole la testa.
Poi un pallone le venne lanciato contro: sussultò per la
sorpresa mentre la bambola le sfuggì dalle mani, andando a
sbattere contro la parete alle sua sinistra.
La bimba si guardò attorno con aria sconvolta, in cerca del
colpevole, e vide Naruto con le mani dietro la schiena, imbarazzato,
proprio accanto alla cesta dei palloni da calcio.
E capì che era lui il bambino cattivo che l’aveva
spaventata a morte.
Allora prese il pallone che il biondo le aveva scagliato contro e con
tutta la forza che aveva glielo lanciò, colpendolo in
faccia. Naruto lanciò un urletto e si mise una
mano sulla guancia, imbronciato e offeso.
Poi una risata.
Sakura si voltò e incrociò gli occhi neri di
Sasuke.
Sorrideva.
La bimba arrossì piano piano e ricambiò il
sorriso, poi si ricordò di Mayumi e si alzò
malamente in piedi per recuperarla. Quando la raggiunse, la
trovò completamente a pezzi, con la testa separata dal corpo
e priva di un braccio.
Naruto Uzumaki aveva ucciso la sua bambola. Naruto era cattivo, pensava
Sakura.
Sentì un fastidioso bruciore agli occhi e infine, dopo
qualche secondo, scoppiò in lacrime, disperata.
Aveva perso la sua graziosa bambolina e non avrebbe più
potuto giocarci né bere il tè con lei o vestirla.
Era morta e nessuno poteva restituirgliela.
Rimase ferma davanti a Mayumi per una buona mezz’ora,
finché non arrivò la maestra e la
portò via da lì - dal luogo del delitto.
Si ritrovò di nuovo con Sasuke, ma non lo degnò
della minima attenzione; si sedette in un angolo, nascondendo il viso
sulle gambe e trattenendo a malapena le lacrime.
Nulla avrebbe potuto consolarla, nemmeno le attenzioni della maestra o
le coccole della sua mamma, perché nessuna di loro due
avrebbe potuto ridarle la sua Mayumi.
Come avrebbe fatto a sopravvivere senza la sua bambola? Come avrebbe
passato le giornate?
Improvvisamente un’ombra calò su di lei e quando
alzò il capo, Sakura spalancò gli occhi verdi,
stupita: Sasuke le porgeva una merendina e guardava da
un’altra parte, imbarazzato e scocciato insieme –
quasi fosse stato costretto a compiere quell’azione buona.
Ci pensò un attimo, la bimba, poi afferrò
timidamente la merendina e sorrise a Sasuke, che arrossì e
borbottò qualcosa sottovoce.
Sakura addentò la sua merenda e guardò di
sottecchi il suo nuovo compagno di giochi, con l’impressione
che a Mayumi non sarebbe dispiaciuto rimanere solo un piacevole ricordo.
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