Inconsapevole
Non
ho ancora capito perché tu te la sia presa.
Allysia sbuffò e tirò su i baveri
del giubbino, le sopracciglia aggrottate e il passo reso più cadenzato
dall’irritazione. Si arrestò alla fermata del suo autobus sbattendo
rumorosamente contro il marciapiede il tacco quadrato
degli stivali.
Andiamo,
Ally!
Ally gonfiò le
guance, trattenne il
respiro per dieci secondi e lo rilasciò, attirando l’attenzione di un
paio di
persone che aspettavano il suo stesso bus. Lanciò loro un’occhiata
truce e
batté il piede per terra ancora più velocemente.
Andava
tutto bene, maledizione! Ero in un angolo, il posto migliore per non
essere
notata! Non è giusto, non è giusto, non è …
La Voce era perplessa.
Ally strinse i denti e fece un cenno
all’autobus perché si fermasse, vi salì velocemente per accaparrarsi un
posto a
sedere. Sfilò lo zaino solo una volta seduta, e lo abbracciò stretto,
lo
sguardo verde cupo ostinatamente fisso fuori dal finestrino. Accavallò
le gambe
e scosse il capo, per schiarirsi le idee. Si era talmente infuriata che
non
aveva nemmeno aspettato Lin per fare insieme il viaggio di ritorno.
Sospirò e
cercò di concentrarsi sulla strada, per non perdersi e anche per
calmarsi.
Riuscì a scendere per un soffio e quasi scivolò sulla banchina umida di
nevischio.
Rinfilò lo zaino con qualche
difficoltà.
Attraversò la strada e svoltò nella
traversa successiva, e prese a percorrere il viale pieno di alberi
spogli e
carichi di neve.
Colse un bagliore argenteo in
lontananza e vi si avvicinò quasi correndo, sperando di non esserselo
immaginato. Una volta sotto l’albero, sorrise appena e allargò le
braccia in un
muto invito.
<< Ciao, Coon. >>
Lo salutò a voce bassa, quando le
balzò addosso: era talmente grande che Ally stringeva tra le braccia
solo le
zampe posteriori e l’addome, mentre la parte anteriore del gatto
poggiava sulla
sua spalla destra.
Le si strusciò sul viso col pelo
morbido e caldo, affettuosamente, facendo allargare il suo sorriso.
<< No … - rispose – Tu hai
sicuramente avuto una giornata migliore della mia. >>
Ovviamente non aveva sentito nessuna
domanda, però poteva intuire le curiosità del gatto dal suo
atteggiamento. Come
Ephram, il suo gatto badava più ai gesti che alle parole, e il fatto
che fosse
venuto a prenderla, poco distante dalla sua fermata d’autobus, era una
prova
del fatto che suo cugino si preoccupava per lei.
Si avviò al cancello con passo più
leggero, lo spinse con la punta di uno stivale cercando
contemporaneamente di
non scivolare sulla neve e attraversò il giardino bianco, salì il
gradino che
la separava dalla soglia di casa e sbuffò.
Troppe porte! Abbassò la maniglia di quella di casa col gomito e fu
accolta
dall’allegro scampanellio dello scaccia spiriti che serviva ad
annunciare il
rientro dei coinquilini - sicuramente
un’idea di Charlotte, visto l’ironia intrinseca della cosa.
<< Mieeeeew!>> il suono
delicato della voce di Famiglio le scaldò il petto.
<< Ciao, Ally!>> gridò
la voce di Charlotte dalla cucina.
Ally ridacchiò tra sé. In quella
casa c’era un sacco di calore. Posò Coon e prese al volo Famiglio, per
posargli
un bacio in cima alla testa. Era leggerissimo in confronto.
<< Ciao!>> gridò di
rimando.
Sei
seccata.
Convenne il
micio, sbirciandola con l’occhio azzurro strusciandosi comunque contro
il suo
mento e ronfando dolcemente.
Sì,
sono seccata.
– Ally s’imbronciò appena – La
professoressa Kildanen mi ha cambiato di posto a coro. Dice che la mia
voce è
diventata più vibrante. Non riesco a crederci!
<< Che faccia! Hai avuto una
brutta giornata?>> Andrew fece capolino dal salotto.
Ally si strinse nelle spalle.
<< Un po’ >>
Il ragazzo assunse un’espressione
perplessa e chinò la testa di lato. Si avvicinò fino a toglierle
Famiglio dalle
mani, lasciandole togliere il giubbino e riporlo nell’armadio dei
cappotti
nell’entrata, dove erano ancora fermi.
Ally non riusciva a capacitarsi di
tanta partecipazione. Scosse il capo e si riprese il gatto,
ringraziando Andrew
con un cenno e seguendolo in cucina.
<< Solo un piccolo …
inconveniente con l’unico corso per cui non mi sembra di essere
tagliata. Canto. >>
<< Ally! Ciao! – Ephram la
accolse appena entrò in cucina, un sorriso gentile sulle labbra – Tutto
bene a
scuola?>>
<< Ha avuto problemi a canto!
>> lo informò Andrew prima che lei potesse aprir bocca.
Ephram si allarmò immediatamente, ma
Charlotte sopraggiunse con un gran sorriso sul viso, gli occhi grigi
che
brillavano di tenerezza.
<< Per prima cosa, va’ a
toglierti le scarpe e indossa dei vestiti asciutti. Poi scendi e ti
darò
qualcosa di caldo. E parleremo dei tuoi problemi a scuola, okay,
piccola? >>
Ally annuì riconoscente.
Boone non si vedeva in giro, ma Ally
sapeva che gli faceva piacere essere pensato. Per cui salì le scale
velocemente
e attraversò il pianerottolo per bussare alla sua porta prima di andare
a
cambiarsi d’abito.
<< Ally, entra pure!>>
sentì gridare. Sconcertata, scambiò un’occhiata con Famiglio e spalancò
la
porta.
<< Come facevi a sapere che
ero io?>> chiese, sorpresa.
Il ragazzo sollevò lo sguardo dai
suoi libri e le sorrise, un po’ ironico: << Conosci qualcun altro
che si
prenda la briga di bussare quando
entra in camera mia?>>
Ad Ally sfuggì un sorriso:<<
Giusto. – si fermò, prese fiato e poi chiese – Senti … Charlotte mi sta
preparando qualcosa di caldo. E … io sto andando a cambiarmi … Perché
non
scendi anche tu? Sono già tutti al piano di sotto … >>
Strinse di più Famiglio sotto lo
sguardo sorpreso del ragazzo. Con quegli occhialetti le sembrava più
vecchio, e
ancora più serio.
<< Certo. >> si sentì
rispondere, in tono poco convinto. Ally aspettò che dicesse
qualcosaltro, ma
non accadde e annuì tra sé. Chiuse la porta e si fiondò in camera
propria,
scalciando gli stivali appena si chiuse la porta alle spalle. Famiglio
scese a
terra e si leccò una zampina con impegno.
Sembra
che tu l’abbia sbalordito.
La Voce sembrava di buon umore, come sempre quando c’entrava Boone.
Di
recente Ally lo stupisce molto. Sei più disinvolta. Non se lo aspetta.
Ho
sentito che ne parlava con Charlotte, ma a quel punto Andrew ha
ridacchiato e
Boone si è incupito e nessuno l’ha più visto e …
Felide!
Taci! La
Voce
interruppe quel riassunto senza pause. Peccato. Ad Ally interessava.
In quel momento stava lottando con
le due lunette che chiudevano il reggiseno, mentre in suo maglione
giaceva sul
calorifero ad asciugare, un po’ sbilenco visto come ce l’aveva
scaraventato.
Aveva questo problema con la biancheria intima dei Normali: era
convinta che ne
usassero troppa, e di superflua. Riuscì a sfilare quell’ accessorio
scomodo e
sciolse le spalle un po’ rigide. Scoprì che i suoi due compagni di
pensieri
stavano ancora litigando e per un attimo si preoccupò. Di recente
riusciva ad
estraniarsi molto più facilmente dagli interventi di Famiglio e della
Voce, però
mai quando si trattava di informazioni importanti.
Questo la rassicurava.
Scelse un maglione lungo e largo di
lana intrecciata che sporgeva dal cassetto lasciato aperto dalla
mattina, color
terracotta, e un paio di pantaloni di velluto molto aderenti, neri.
Infilò
delle babbucce comode e si voltò verso Famiglio.
Dicevate? Mormorò
distrattamente.
Non
hai sentito?
Famiglio miagolò forte.
Parlo
dalla tua testa! Gemette
la Voce, scandalizzata.
<< Ero distratta. >>
Ally si strinse nelle spalle. Scostò un ciuffo corvino dalla fronte e
riprese
Famiglio al volo, come sempre.
°°°
<< Ehi, Ally, hai
visto come è
diventato bello il nostro nuovo amico? >>
Sorrise a Charlotte e poi al
gattino. << Pensi che dovremo trovargli un nome? >>
Teneva tra le mani una tazza di tè,
seduta sul divano con Famiglio in grembo e Coon poggiato contro una
coscia.
Il cucciolo trovatello miagolò e
Lotte rise.
<< Chiamalo Belzebù. >>
propose Andrew da una poltrona.
<< Stupido. >> commentò
Boone, dall’altra.
<< “Stupido” mi piace! >>
ridacchiò Ephram, andandosi a sedere vicino al suo gatto.
Umorismo
da due soldi
Fu
il commento a caldo del gatto in questione, nella testa del suo padrone.
E
allora perché stanno ridendo tutti?
Lo rimbeccò Ephram. Gli pizzicò la schiena e Coon ruotò su se stesso
per
premersi contro di lui. Ephram sorrise: sotto sotto, era un vero
coccolone.
Charlotte sedette a gambe incrociate
sul tappeto del salotto. << Per favore! >> sbuffò.
<< Che senso ha dargli un
nome, Charlotte! – protestò Boone, trovandosi addosso gli occhi di
tutti – E’
un randagio, e tra qualche mese se ne andrà. Non puoi tenerlo in casa …
Se gli
togli la libertà lo ucciderai. >>
Ally sussultò. Qualche goccia di tè trasbordò
dalla tazza andando a bagnare Famiglio, che si tirò su di scatto e
prese a
leccarsi furiosamente il punto colpito. Poi sollevò il visetto per
contemplare
gli occhi pieni di tristezza e compassione della sua Ally.
<< Ma Coon e Famiglio restano
qui. Perché non può farlo anche lui? >>
<< Ha ragione tuo fratello,
Lotte – mormorò in un sospiro Ally – Dovremo salutarlo. Non è la stessa
cosa di
Coon e Famiglio. >>
Ephram si sporse in avanti per dare
un buffetto sulla testa della sua ragazza in incognito. Oh, quanto
avrebbe
voluto abbracciarla!
<< Coon e Famiglio sono due
creature a parte, Lotte. Quando ho
conosciuto il mio gatto è stato una specie di … amore a prima
vista. Ero
appena arrivato al Lago Eire … >> raccontò.
Ally si voltò a guardarlo:<<
Giusto, non ce l’avevi quando sei partito! Credevo l’avessi trovato per
strada
… >> rifletté a voce più bassa. Coon fiutò qualcosa e andò ad
accovacciarsi tra le gambe incrociate di Charlotte,
premendo il capo contro
quello del gattino.
<< Anche io pensavo lo avessi
da tanto … >>convenne l’interessata, accarezzandolo lungo la
schiena con
tocchi lievi, facendolo ronfare beato.
<< In che senso “per strada”?
Non sei venuto qui in aereo, Ephram? >> Andrew sembrava perplesso
ed
Ephram si tese appena.
<< Certo. – borbottò,
aggiudicandosi un’occhiata intensa di Charlotte – Ma da qui
all’aeroporto la
strada è lunga. >>
Bugia. Charlotte assottigliò
gli occhi,
ma Boone non fece caso al suo sguardo assottigliato.
<< Abitate in un piccolo
centro, vero? >>
Ally annuì, digrignando appena i
denti. Sentiva la tensione del cugino, e sapeva di dover stare
all’erta. E
c’era anche il dolore: se non era sola con Charlotte, non aveva voglia
di
ricordare.
<< Le vostre famiglie abitano
vicine? >>
Ally sospirò e scosse il
capo:<< Non esistono famiglie …
Quello dei McNamara è un ceppo unico dominato dal ramo maschile della
famiglia.
Che è una famiglia unica, quindi. >>
Ephram le scoccò un’occhiata, ma
sembrava stare bene. Era solo un po’ adombrata e tesa. Le massaggiò una
spalla
leggermente, poco più di un buffetto. Non ci teneva proprio a vederla
soffrire.
Coon lo capì e miagolò dal suo posto.
<< Sembra una specie di
famiglia nobile! >> esclamò Lotte divertita, accarezzando la
testa al
gattino. Seguì un silenzio significativo, durante il quale tutti li
guardarono.
Charlotte sbiancò << Sei un nobile! Non ci
credo! >>
Ephram sgranò gli occhi e mise le
mani avanti << Anche Ally! >> esclamò frenetico.
Sua cugina gli rivolse uno sguardo
severo. Ma com’è che sembra una colpa,
più che un merito, da queste parti? Si chiese. Sorbì un sorso di tè.
<< Tu di più, conte. – lo prese in giro – E sei
anche
il futuro capo del castello … >>
Andrew fischiò << Hai capito!?
Incredibile! >>
<< Il castello?! >> strillò Charlotte.
Aveva gli occhi fuori dalle
orbite.
L’unico che manteneva un certo
contegno era Boone, a cui non interessava di nobili e castelli. Ally si
stava
sciogliendo un po’: c’era una vaga presa in giro nel suo tono di voce,
e
sembrava che Ephram non se ne fosse accorto.
<< Ally, non ti piace
appartenere ad un casato? >> la interrogò, curioso. Curioso
chissà perché, poi.
La vide incollare gli occhi ai suoi
nello spazio di un battito di ciglia. C’era un certo dolore, in quel
colore
scuro. E la forza di non cedervi. La vide schiarirsi la voce: <<
Non ci
penso da un po’, a dire il vero. Adesso sono qui in America … e la mia
vita è
diversa … >>
Ephram scrollò la testa e le diede
un altro buffetto << La ragazza che mi ricordo io, era la più
irriverente
del mondo. Soprattutto a scuola. >>
Ally sprofondò nel divano e
s’imbronciò. Era un’altra vita, un altro mondo. E lei non era quella di
prima.
<< Non c’eri mai – gli ricordò
– E se fossi ancora quella dei tuoi ricordi, oggi la Kildanen non mi
avrebbe
cambiato di nuovo di posto. Non ci avrebbe neppure provato. >>
sbottò.
<< Ancora? – Ephram sollevò le
sopracciglia – Non capisco perché la cosa ti metta di malumore, Ally!
Se dice
che la tua voce è più sonora allora devi stare dove ognuno possa
sentirla, no? >>
Ally chinò il capo sulla sua tazza.
E’
proprio questo il problema.
Boone continuava a
non stancarsi di
osservarla. Era ancora a disagio? Sembrava molto più sciolta da un paio
di
giorni a quella parte, ma indossava quel maglione pesantissimo senza
che ce ne
fosse bisogno, col riscaldamento acceso, e ancora non l’aveva vista
uscire di
casa da sola, se non per andare a scuola. La scuola, poi, sembrava che
fosse il
suo unico scopo nella giornata. Non riceveva telefonate, non parlava
dei suoi
amici. Se ne era fatti? O stava solo con loro?
Scoccò un’occhiataccia ad Andrew.
Non che gli andasse a genio che uscisse con lui.
Il ragazzo biondo si accorse di
essere osservato e lo guardò a suo volta, alzando le sopracciglia
interrogativamente.
<< Che ho fatto? >> si
lagnò. Attirarono gli sguardi di tutti e Boone sentì un certo calore
affluire
dal collo. E ora, come giustificarsi?
<< Ma non studi mai, tu? Come
fai a mantenerti al college? >> sbottò.
<< E questo cosa c’entra? –
ululò Andrew, stupito al massimo – E poi ho lavorato tutta l’estate per
pagarmi
la retta e l’affitto! >> si offese.
Ally strinse appena le labbra,
colpita. Ephram e Charlotte sembravano sorpresi da quell’attacco
improvviso
immotivato.
<< A quanto pare, l’unica che
grava su di voi, sono io, allora … >>
I due litiganti si volsero a
guardarla simultaneamente.
<< No! >> esclamarono in
coro.
<< No, Ally – confermò Ephram
– Per me e te paga il casato. >> le ricordò.
<< Sì, ma tu hai vinto una
borsa di studio, no? >> chiese. Si era alzata per andare a posare
la
tazza vuota in cucina. Tornò a sentire la risposta.
<< La uso per le mie spese,
non per lo studio. Ti ci ho arredato camera, con quei soldi. >> si morse la lingua quando la vide
aggrottarsi ulteriormente.
<< Ah. >> disse
seccamente Ally.
<< E poi, Ally, tu sei ancora
minorenne – Charlotte si alzò dal tappeto, dopo aver sollevato Coon con
delicatezza – fino ad allora puoi rilassarti. >>
<< Non vedevo l’ora di avere
18 anni, prima! – esclamò – Accidenti! >> sgranò gli occhi e si
portò una
mano alla bocca.
No,
non l’ho detto a voce alta! Non a voce alta!
Famiglio saltò dal
divano e corse
fuori dal salotto. Ally lo seguì a ruota, cercando di trattenere la
mortificazione. E il dolore. Quella frase aveva riaperto scorci di un
tempo
lontanissimo, in cui lei aveva delle possibilità.
E faceva malissimo.
Corse su per le scale e si chiuse in
camera, trattenendo un singhiozzo. Si prese la testa tra le mani. Le
doleva
terribilmente.
°°°
Tutti fissavano sbigottiti
la porta
da cui Allysia era uscita. Charlotte sedette esitante accano ad Ephram
e gli
posò una mano sul braccio, perché aveva una faccia scura e triste che
le faceva
stringere il cuore nel petto.
<< E’ tutta colpa tua, Boone! >>
esclamò Andrew, balzando in piedi.
<< Cosa?! >> si alzò
anche lui, e si fronteggiarono.
<< Se tu non avessi tirato
fuori l’argomento soldi, ora Ally non si sentirebbe di peso! >> e
uscì
anche lui, lasciandolo di sale.
°°°
Ally affondò il viso tra
le
ginocchia, cercando di inspirare. Una sensazione di apnea si era fatta
strada
dentro di lei, fino a farla cadere su se stessa. Si teneva stretta le
gambe e
lottava per respirare, mentre Famiglio la guardava con gli occhi
spalancati, le
pupille così dilatate da non riconoscere quasi le iridi spaiate.
Ansimava così
forte che quasi non sentì bussare alla porta.
Si tirò indietro di colpo, battendo
la schiena contro il legno diafano. Era caduta appena si era chiusa la
porta
alle spalle. Allungò il collo, affamata d’aria. Le vibrava la schiena
per i
colpi che la porta stava subendo. Sbatté di
nuovo la schiena contro la porta,
si aggrappò alle ginocchia e cercò di tirarsi su.
Si passò le mani sul viso, non sulla
bocca né sul naso, se le passò sugli occhi per eliminare le tracce di
lacrime,
tenne alte le spalle per non perdere il ritmo del respiro e si voltò.
<< Chi è? >> ansimò.
<< Sono Andrew – la voce era
attutita dal legno – Posso entrare? >>
Al di là del sollievo per essere
uscita da quella crisi di panico, Ally era sorpresa. Socchiuse l’uscio
e si
affacciò.
<< Andrew … Che c’è? >>
<< Fammi entrare. >>
Scosse il capo e uscì sul
pianerottolo, chiudendosi bene la porta alle spalle.
Andrew ci rimase male, per quel
rifiuto deciso, ma cercò di non darlo a vedere.
<< Non devi sentirti di peso
in questa casa, okay? Boone voleva solo un buon motivo per prendersela
con me,
nient’altro. >>
Ally era basita. A bocca aperta. Poi
le sfuggì un sorriso.
<< Ma Andrew, io non me la
sono affatto presa per quel che ha detto Boone! Era riferito
esclusivamente a
te. – alzò le spalle, e riuscì a renderlo un movimento elegante – E poi
Boone
non ti odia, fa solo un po’ il burbero. Sa che siete diversi, ma ti
vuole un gran
bene. >>
Andrew alzò le sopracciglia così
tanto che sembrava che gli stessero per sparire al di là
dell’attaccatura dei
capelli, stupito fino all’inverosimile da quel fiume di parole.
<< Ma allora perché te ne sei
andata … ! >>
Ally si fece seria e si abbracciò il
busto, cercando di reprimere la voglia di prendere a testate il muro, o
di
soffocarsi di lacrime fino a sprofondare nell’oblio.
<< Sai … - rispose infine,
guardandolo mestamente – Io sono cambiata moltissimo.
La persona che sono stata … Anche se Ephram mi vuole bene, anche se c’è
Famiglio con me, anche se tutti voi sembrate apprezzarmi … se n’è
andata. E’ un
cambiamento che continua a sconvolgermi, a ferirmi ogni volta. Non è
colpa tua,
o di Boone, o di chiunque altro. Sono le cose ad essere cambiate. C’è …
c’è
come un grosso muro, dentro di me, con dentro ciò che ero. E picchia
forte
anche più di te prima alla mia porta. E fa un gran male, davvero. Non
riesco ad
andare oltre, non ci riesco! >>
Le sfuggì un singhiozzo e chinò il
viso.
<< Ally … >>
Una voce ferita si spinse fino a
loro, e la ragazza oltrepassò Andrew con lo sguardo appannato. Dietro
di lui,
si accorse appena le lacrime le scivolarono via dagli occhi, appena un
gradino
più in giù rispetto al piano, c’era Ephram.
<< Scusami tanto, Cugino
Ephram – bisbigliò una voce che non era la sua, ma una diversa, che
sembrava
venire dal suo petto – Non ce la faccio. E’ così che vanno le cose.
>>
Il viso le si contrasse con forza
per il dolore, per il pianto. Aprì la porta e se la chiuse dietro prima
che
chiunque potesse fermarla. Sentirono solo la chiave girare più e più
volte
nella toppa.
°°°
<< Oggi sei proprio
l’immagine
della felicità, Ally! >> considerò Lin a voce alta, con palese
ironia.
Gin, Ken e Don interruppero la loro
conversazione su un serial TV che la sua amica aveva candidamente
ammesso di
detestare e rimasero a fissarle in silenzio.
Solo allora Ally sollevò lo sguardo
dal suo piatto e aggrottò le sopracciglia.
<< Il sarcasmo è la più bassa
forma di umorismo. >> replicò acida.
Sbuffò, abbassò lo sguardo e sbuffò
di nuovo.
Tornò a fissare Lin, che la stava
guardando in paziente attesa.
<< Okay, okay. – continuò - Ho
solo avuto dei problemi a casa, tutto qui. Non è il caso di scaldarsi
tanto.
>> concluse in tono polemico.
Ken, che Ally aveva scoperto essere
il diminutivo di Keanu - peraltro le andava molto più a genio come nome
- prese
un boccone dal proprio piatto e rispose.
<< Non capisco come tu faccia
ad avere tanti problemi. Se io vivessi lontano di miei sarei la persona
più rilassata
del mondo. >>
<< Anche io pagherei per
essere nella tua situazione. - gli diede man forte Gin – Il divorzio è
stressantissimo, ma per me, mica per i miei! >>
Don s’interessò subito del problema
di Gin e i due ripresero a parlare fitto fitto.
<< Tuo cugino ti ha chiesto di
fare qualcosa che non vuoi, tipo uscire, divertirti? >> Lin
continuava ad
usare un tono ironico, mentre Keanu (non c’era storia, le piaceva molto
più di Ken ) la fissava a bocca aperta.
Ally si appoggiò ad una mano e
sorrise contro voglia
<< Eh … No, non ancora almeno.
E’ solo che gli è arrivato all’orecchio un mio pensiero poco felice e
temo che
l’abbia ferito. >>
Lin si morse un labbro.
<< E non ti puoi scusare? >>
chiese col tono dell’ovvio, ma Ally scosse il capo.
<< No. E’ la verità e non c’è
un modo più carino per dirla. >>
Ken si schiarì la voce << Non
puoi farti perdonare in nessun modo? >>
Le ragazze lo fissarono entrambe, un
po’ stupite. Per Ally era strano che qualcuno si inserisse nelle sue
conversazioni con Lin. Eppure quel ragazzo sembrava attendere proprio
una sua
risposta.
Sospirò.
<< Non credo debba perdonarmi nulla.
Cioè … era
una conversazione sul mio modo di … vivere … Che lui conosce … E come
potrebbe
perdonare tutta la mia vita? >>
Ken sembrò paralizzato dalla serietà
della questione e si voltò in cerca di Lin, che era senza dubbio più
abituata
di lui ai quesiti amletici di Ally.
La ragazza orientale stava
sghignazzando bellamente.
<< Sempre più melodrammatica,
Scozia ! Per me la terapia dell’abbraccio funziona alla grande su tuo
cugino!
Testala ancora! >>
Ally rise improvvisamente. Lin aveva
un modo di sgonfiare le sue preoccupazioni e i suoi drammi,
semplicemente
saltandoci sopra a tutto peso, che la faceva sentire sempre più
leggera, un
attimo dopo aver parlato con lei.
Poi posò una mano sul braccio di
Keanu << Non farci caso, ragazzo mio – gli raccomandò l’orientale
– Ally
sembra sempre sul punto di buttarsi giù dal cornicione, ma le basta un
po’ di
saggezza Zen per rimettersi in sesto! >>
<< Saggezza Zen? – Ally sgranò
gli occhi – Ma lo sai, di che cosa stai parlando? >>
Ken posava lo sguardo ora sull’una,
ora sull’altra.
<< Ragazze. – le chiamò – Io
non ci sto capendo nulla! >>
<< Bene. >> approvò Lin.
<< Oh … L’ora di mensa è
finita. >> osservò Ally.
Lei e Lin si alzarono e Ken le
seguì, mentre Gin e Don rimanevano a parlottare tra loro.
La Voce rimase in silenzio per tutte
le lezioni del pomeriggio, lasciando ad Ally la possibilità di
concentrarsi
facilmente. Si sottopose all’ora in più di canto con estremo stoicismo
e,
infine, riuscì a tirare il fiato. Lin la precedeva di un passo e non
esitò a
trascinarla per una manica fino al parcheggio. La accompagnò fino al
cancello
bianco con la sua vecchia auto, mentre Ally notava quanto fosse bella,
alla luce
del cruscotto, che si era accesa appena lei aveva aperto lo sportello
per
scendere.
<< Grazie – soffiò - Mi tiri sempre
su di morale! >>
La compagna le lanciò un’occhiata di
sfuggita e sorrise. << E a cosa servono gli amici, se no? –
chiese
retorica – Hai presente quel proverbio, “il vero amico si riconosce nel
momento
del bisogno”? – attese che lei annuisse – Bene, dimenticalo. I veri
amici sono
quelli che ti illuminano le giornate, non quelli che ti lasciano
piangere. Tu …
sei una persona triste, Ally. Per ora il tuo cielo non risplende. O
meglio. Sei
tu che non vedi il sole. Io sono … - Lin smosse la mano sul volante –
Sono il
tuo lavavetri personale. Serve una bella smerigliata alle tue finestre,
temo.
Finora riesco a far entrare il sole solo a spiragli. >>
Ally ridacchiò e scosse il capo, ma
Lin le prese una mano, bloccandole in gola la risata.
<< Dico sul serio, Scozia.
Devi sforzarti di essere più felice di così, altrimenti non ne uscirai
mai. Sei
forte abbastanza. La forza fa parte di te, sei tu che non la vedi. Ma
io me ne
accorgo. Anzi, sono convinta che tutti
se ne accorgano. Credici anche tu. >>
Ally si morse un labbro e guardò le
loro dita strette tra loro. << Però … >> sospirò, la voce
un po’
più grossa del normale, perché era già sul punto di piangere.
<< Però cosa, Ally? >>
<< Se non trovassi la forza,
Lin! Sarei destinata a soccombere, allora? A morire? >>
<< Secondo il mio popolo – Lin
la guardò negli occhi con un’intensità frastornante, eppure serena –
Non è la
quercia a resistere alla furia della tempesta. Non è la quercia, ma il
giunco
flessuoso, che si piega ai colpi del vento senza spezzarsi mai –
sorrise e
tornò la ragazza un po’ matta di sempre, assolutamente compiaciuta di
quello
sfoggio poetico. Scrollò le spalle – La forza è una qualità che cambia
da
individuo a individuo, e si modifica nel corso della vita – strinse di
più le
dita tra le sue – Tu non soccomberai.
>>
Ally le rivolse un sorriso lacrimoso
<< Grazie, Lin … >>
La ragazza scoppiò a ridere e
allargò le braccia << E vai con la terapia dell’abbraccio!
>> la
incitò strillando, stringendosela forte al petto e scuotendola,
facendola
ridere tra le lacrime.
La tenne a sé per un minuto, poi la
allontanò.
<< Passa un bel finesettimana,
Scozia. Ok? Fai la pace col cuginetto e stai serena. >>
Ally annuì.
<< E ora sbrigati a scendere,
mi si stanno congelando le chiappe con quello sportello aperto! >>
Ally scattò fuori dall’auto e obbedì
di corsa. Le fece ‘ciao-ciao’ con la mano attraverso il vetro appannato.
Risero entrambe, poi Lin si
allontanò. Ally la guardò svoltare l’isolato, poi inspirò l’aria gelida
dell’inverno, si voltò verso il cancello ed espirò.
Forza
e coraggio!
Sospirò la Voce, ammazzando un po’ la tensione.
°°°
Contrariamente al giorno
precedente,
solo i tre gatti la accolsero. Era venerdì pomeriggio e , considerò,
forse
erano usciti tutti. I Normali avevano un senso del finesettimana
spiccato,
alcuni sembravano addirittura vivere solo per quei momenti, senza
godersi il
resto della settimana. Salì le scale lentamente e guardò per qualche
secondo la
porta di Boone, indecisa se bussare. Era sicura che lui fosse in casa,
e non
voleva disturbarlo se stava studiando. Non che non lo chiamasse già a
sufficienza. Però quel pomeriggio era più che convinta che lo avrebbe
infastidito, tutto lì. Perciò abbassò la maniglia della porta di camera
propria
con un gomito, poi ricordò di aver chiuso a chiave e dovette posare
anche
Famiglio, per rovistarsi le tasche. La trovò, aprì la porta, fece
entrare il
gatto e se la richiuse dietro, senza che dalla stanza di Boone venisse
alcun
segnale che l’avesse sentita, o che si sarebbe affacciato, l’avrebbe
salutata e
avrebbero parlato un po’, così magari Ally gli avrebbe confessato che
le era
mancato quel mattino, ma proprio non era riuscita ad affrontare nessuno
e per
questo era uscita prima, e che aveva aspettato al freddo fuori per non
essere
accolta freddamente da lui o dagli altri.
Deglutì e avanzò nella stanza, posò
il gattino sul letto, dove Famiglio si acciambellò.
Si abbassò sulle ginocchia e gli
grattò la testa con un dito.
<< Non c’è proprio nessuno,
vero? >>
Famiglio le rispose prontamente.
Charlotte
è andata a studiare da una collega d’università, Boone non si è fatto
vedere in
giro dopo che te ne sei andata. E’ sceso appena tu hai chiuso la porta
di casa,
ha aspettato guardandomi tutto il tempo e poi è risalito su, e ha
urlato dietro
a tutti quantiche si dessero una mossa, perché lui non avrebbe
svegliato
nessuno quel giorno, così ha svegliato Andrew che è uscito da camera
sua mentre
Boone si sbatteva dietro la sua e lui mi ha preso e mi ha portato a
letto con
lui e si è riaddormentato. Ephram ha raccomandato a Coon di tenerci
compagnia,
ma Coon non mi ha spiegato dov’è andato. E’ uscito senza dire niente.
Sintesi,
felide, sintesi! Lo
rimbeccò la Voce. Ally contrasse le labbra in un sorrisino.
<< Ecco, appunto. >>
sospirò, riferendosi a Boone. Scalciò gli scarponcini e finì col sedere
a
terra. Si bloccò e riprese a togliersi furiosamente i calzini, poi il
maglione
e i jeans, con un po’ d’impegno e sollevando i fianchi goffamente.
Fortuna che
il parquet non era freddo e che la stanza era riscaldata. Andò
all’armadio e
scelse un lungo abito nero di lana intrecciata stretta, se lo
drappeggiò
intorno e annuì, quindi infilò un accappatoio e le babbucce da casa.
Lasciò
socchiusa la porta di camera sua, per il gatto e si chiuse nel bagno
“delle
ragazze”, che lei e Charlotte dividevano al primo piano. I ragazzi
erano stati
obbligati da tempo immemore ad usare quello al piano terra da una
caparbia
Charlotte, i primi tempi della loro convivenza. Si diresse verso la
vasca, dato
che non tollerava la doccia nel modo più assoluto. La faceva sentire in
trappola.
Riempì d’acqua la vasca e versò
contemporaneamente Sali e bagnoschiuma, quelli che Ephram le aveva
fatto
comprare. Erano quasi finiti e fece una smorfia, perché sicuramente il
cugino
l’avrebbe costretta ad andare con lui a ricomprarli. Il solo pensiero
di uscire
… Scosse il capo e sciolse il nodo dell’accappatoio. Lo appoggiò sul
ripiano
degli asciugamani. Sapeva benissimo che Lin aveva ragione. Solo … non
riusciva
ad accettarlo.
Scivolò nell’acqua con un sospiro di
piacere e si lasciò andare contro il poggia schiena. La sensazione
dell’acqua
calda era meravigliosa, e la schiuma una novità piacevole del Nuovo
Mondo. Si
massaggiò le braccia e le cosce coi granuli dei sali non ancora
sciolti, e poi
prese a insaponarsi con impegno, un sorriso rilassato e inconsapevole
sulle
labbra rosse.
<< Ehi! >> la voce di
Charlotte le arrivò col rumore della porta che si apriva, e subito dopo
la
raggiunse un refolo di aria fredda.
Ally si limitò a scivolare di più
sotto il livello della schiuma, arrossendo penosamente.
<< Cha – Cha – Charr –
lotte!>> gemette abbracciandosi le ginocchia per coprirsi meglio.
La ragazza più grande le rivolse un
gran sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
<< Ero venuta a fare la doccia –
spiegò
con noncuranza, posando i suoi vestiti – Disturbo? >>
Ally era sempre più imbarazzata.
<< N- no. >>
Non le sembrava gentile rispondere
altrimenti, ma non si era mai lavata con qualcuno nella stessa stanza.
Tranne
le Ninfali. Ma non erano propriamente persone.
<< Vuoi che ti dia una mano
con la schiena? >>
Charlotte si era accorta della vergogna
che arrossava il viso di Ally, ma aveva deciso di gettarsi a testa
bassa
nell’impresa di rendere un po’ più disinvolta e fiduciosa quella strana
ragazzina. Anche a costo di farla passare attraverso le esperienze più
imbarazzanti che le venissero in mente. E poi, che c’era di male a
farsi un bel
bagno con qualcuno accanto? Non era che non avesse mai visto una
ragazza nuda,
e non c’era niente di cui vergognarsi.
<< No! – gridò Ally – C - cioè, ci dovrei
arrivare … >>balbettò,
quasi fioca dopo lo strillo. Era senza respiro.
Charlotte inarcò un sopracciglio e
la fissò pensierosa, poi si avvicinò a grandi falcate e tirò su le
maniche
dell’allegro maglione rosso che indossava.
Sghignazzò davanti alla sua faccia
scandalizzata e si allungò a prendere spugna e sapone. Con un sorriso
estremamente sadico, ordinò: << Tirati su, Ally … >>
<< M – Ma … >> provò ad
obiettare la sua vittima.
<< Suvvia, Ally, non ti mangio
mica! >>
Non le restava che rassegnarsi. Si
abbracciò le cosce e strinse i denti, allungandosi per esporre spalle e
schiena.
Teneva gli occhi chiusi in attesa
che Charlotte la toccasse. Nessun essere umano, a parte sua madre,
l’aveva mai
vista nuda.
<< Hai una belle bellissima.
>> si complimentò Charlotte, passandole delicatamente la spugna
sulle spalle
e la nuca.
<< Grazie. >>
Charlotte sospirò e le sollevò i
capelli e si arrestò quando la vide sobbalzare.
<< Che c’è? Ti ho tirato i
capelli? >>
<< No … No. – Ally sollevò gli occhi
verdi,
sorpresa. Era stato insolito, ma non le aveva fatto male – Sto … Sto
bene.
>>
Charlotte le sorrise.
<< Bene. Com’è andata oggi? >>
chiese, come avrebbe fatto se fossero state in cucina, in salotto, a
fare altre
cose. Come se fosse normale farsi lavare la schiena da una mano amica,
diversa
dalla propria.
<< Normale … - sussurrò Ally,
riappoggiando il mento sulle mani, convinta che Charlotte avesse un
dono per
far rilassare la gente – La mia compagna Lin mi ha accompagnata in
auto.
>>
<< E ti è venuta voglia di un
bel bagno caldo … >>
<< Non … - Ally sporse un po’
di più il collo, senza volere – Non c’era nessuno e io ho pensato che
non avrei
dato fastidio … >>
Charlotte aggrottò le sopracciglia.
<< Oh, povera piccola! –
esclamò, soffermandosi su una sola parte della frase – Devi esserti
sentita
abbandonata, io odio vedere questa casa vuota! Ma Boone? Lui doveva
essere qui
a studiare! Scommetto che non si è nemmeno fatto vedere! Ah, ma appena
lo vedo
gli farò una sfuriata indimenticabile! Per fortuna sono tornata a casa!
>>
<< No, no! – Ally si tirò su e
mosse le mani – Lascia stare Boone, per favore! Sono io che non ho
voluto
disturbarlo, e … e poi … c’erano Famiglio e Coon! E il gattino
randagio! Non
ero sola! Davvero! >>
Charlotte la fissava con uno strano
sguardo. Sorrise piena di compassione.
<< Ally … - disse – tu lo sai
che non sei affatto un disturbo, vero, piccola ? >>
Quella frase, detta con quel tono e
quello sguardo, le chiuse la bocca.
Oh,
adesso basta tacere! Questa ragazza mi piace, Ally! – la Voce era entusiasta
– Non quanto suo fratello, però … Accidenti, conosce
le parole giuste!
<< Non disturbi. – continuò
dolcemente – Tutt’altro. A noi fa davvero piacere averti intorno, ed
Ephram ti
vuole così bene! Si sente responsabile di te. E lo stesso tutti noi.
Boone più
di tutti. Oggi aveva un diavolo per capello, e solo perché non ti ha
visto a
colazione, lo so. Secondo me gli piaci. E anche ad Andrew piaci.
>>
Ally aveva le guance talmente rosse
da sentirle incandescenti, e a Charlotte fece tenerezza. Come aveva
fatto ad
essere gelosa di una creatura tanto delicata? Era stata un mostro.
Scostò un
ciuffetto dalla fronte bianca della ragazza, e questo sembrò scuoterla.
<< Oh. >> riuscì solo ad
esalare.
Lotte sorrise divertita.
<< E poi – disse scherzando –
ti sembra che strofinerei la schiena a chicchessia? >>
Scosse la spugna e fece una
linguaccia ad Ally, che sorrise timidamente.
<< Grazie, Charlotte. Grazie.
Dopo Ephram, tu sei la persona più gentile che conosca. Grazie …
>>
Ma già sull’ultima parola, la sua
voce si spezzò in un singhiozzo e chinò il capo di lato, senza riuscire
ad
arginare le lacrime.
<< Ma … ma … Oh, Ally!
>> sospirò Charlotte abbandonando la spugna nella acqua e
abbracciandola
stretta, nonostante il maglione. Prese ad accarezzarla con delicatezza
sul
collo e sui capelli umidi.
<< Sc – scusa, L – lotte, t –
ti sto bagn – bagnand – oo. N- non ri- esco a smet – tere. S- cusa.
>>
<< Non smettere. – mormorò
Charlotte – Sfogati. Non c’è alcun bisogno di tenersi sempre tutto
dentro …
>>
Qualcosa, dentro Ally, sembrava non
aspettare altro. Si lasciò stringere e cullare finché l’acqua non si
raffreddò
inevitabilmente, continuando a singhiozzare disperatamente. Ad un certo
punto
le sue mani trovarono il maglione di Lotte ed Ally vi si aggrappò come
ad un’
ancora di salvezza. Alla fine sentiva brividi che le correvano su tutto
il
corpo, e Charlotte si sporse a stappare la vasca e a prendere il tubo.
Regolò
l’acqua con difficoltà, perché Ally continuava a starle aggrappata
addosso, e
prese a sciacquarla maternamente, lavandole i capelli con uno shampoo
al
basilico che Ally aveva comprato chissà dove. Si distrasse appena il
tempo di
chiedersi dove accidenti potessero mai vendere uno shampoo
al basilico e riprese a massaggiarle piano il capo. La
allontanò solo per il tempo di spogliarsi anche lei e infilarsi nella
vasca.
Ally sembrava spossata, e si lasciò lavare come una bambina
addormentata, solo
che i suoi occhi verdi erano bene aperti, spalancati. Ma sembrava non
vedessero
niente che potesse essere guardato anche con occhi diversi dai suoi.
Charlotte
dovette stringere i denti per non farsi prendere dal panico. Aiutò la
ragazza
ad uscire dalla vasca e la avvolse nel suo accappatoio, sistemandole un
asciugamano
sulla testa.
<< Adesso devi strofinare,
Ally. – le impose – Strofina anche se senti di non volerti più muovere,
mi sono
spiegata? >>
Si diede una ripulita veloce nella
vasca, sempre tenendola d’occhio, mentre Ally strofinava a scatti e non
riusciva
a seguire un ritmo costante. Ma strofinava forte, convinta. I suoi
occhi non si
staccavano dallo specchio del bagno.
<< Cosa guardi? >> le
chiese con finta noncuranza mentre si drappeggiava un telo intorno al
corpo.
<< Gli occhi … >> si
sentì rispondere con voce soffocata.
Charlotte aggrottò la fronte.
<< Ti darò una crema per il
rossore, non ti preoccupare. – mormorò, sentendo un brivido di sollievo
correrle sulla schiena – Per così poco … >>
La ragazza tacque e sedette sul pouf
quando la più grande ve la trascinò. Lotte tirò fuori la spazzola e
l’asciugacapelli da uno stipetto.
Solo che Ally non si riferiva al
rossore che dominava nel suo contorno occhi e sul suo naso. Ally aveva
gettato
un’occhiata distratta allo specchio, e le era sembrato di vedere … Non
lei. Allysia. I suoi occhi scintillanti,
cangianti.
Aveva strofinato forte per sperare di non stare sognando, ma a che
serviva, se lei non sognava più. Aveva strofinato forte e non era più
riuscita
a distogliere lo sguardo, troppo spaventata di veder sparire quel
riflesso. Gli
occhi di Allysia sul suo viso strapazzato dal pianto. La prendeva una
strana
ansia di tornare a guardarsi, e , quando Charlotte la fece sedere,
ritrovò
anche quegli occhi. Poté notare, quindi, che non erano proprio gli
stessi. Ma c’era
qualcosa di Allysia nei suoi occhi, un brillio, un’ombra di ciò che
Allysia
stava per ore ed ore a fissare nello specchio. C’era, dentro di lei.
In
me …
Per poco non riprese
a singhiozzare.
Di gioia. Le labbra le tremarono e quasi non si accorse del pettine con
cui
Charlotte stava dando un senso alla sua capigliatura.
<< Hai dei bei capelli. –
stava dicendo Charlotte, la lingua incastrata un attimo tra i denti
mentre
tracciava una scriminatura dritta col pettine – C’è stato un periodo in
cui me
li sarei voluti tingere di nero, sai? Ma non sarebbero mai stati belli
come i
tuoi. >> commentò, un pizzico d’invidia tutta femminile.
<< Davvero ?>> la voce
naturale che scivolò fuori dalle sue labbra era quasi quella di
Allysia. Quasi
sicura. Di certo non la sua.
Il
coro! Realizzò.
Era
quella la voce che il canto le tirava fuori? La Kildanen poteva
essersene
accorta prima di lei?
Certo
che sì.
La Voce era rimasta silenziosa per
tutto il tempo del suo sfogo.
Ricordi
che hai ignorato la conversazione tra me e il tuo famiglio, ieri? Ci
sono
tantissime cose che di recente ti sfuggono.
Charlotte non si era accorta del suo
tumulto interiore e stava continuando a parlare.
<< Sì, proprio così. Ma alla
fine non ho mai messo mano alla tintura, Boone me l’ha sempre impedito.
>>
<< E perché? >> non poté
impedirsi di chiedere Ally, sia alla Voce che a Charlotte. Solo una
rispose.
<< Non gli piacciono i capelli
tinti. E diceva che il mio è un bel colore. >>
Ally contrasse le labbra in un
piccolo sorriso. Le faceva male la bocca.
<< E’ vero. E’ un colore così
caldo. I tuoi capelli sono bellissimi. >>
Ally sentiva il getto caldo del phon
sulla nuca. E le parole della sua bocca dolente, lei non sapeva se
appartenessero a lei o ad Allysia. Un unico corpo, la stessa bocca, gli
stessi
nei, disposti allo stesso modo, quelli che Charlotte aveva visto,
prendendosi
cura di lei.
Ma Ally non avrebbe mai pronunciato
parole tanto schiette e disarmanti. Però era Ally che
aveva conosciuto Charlotte.
Ha
valore questo?
Certo
che ha un valore, bambina. Ma Allysia sei tu. Non ci sono differenze
tra la tua
anima e la sua. E io lo so, perché albergo in te. Tu sei rimasta la
stessa
ragazza generosa e forte di un tempo, è solo che non te ne accorgi,
concentrata
come sei sul dolore. Ed è comprensibile.
La Voce aveva un tono
dolcissimo.
Era vero, era diventata molto più indipendente dai suoi sussurri, ma
aveva
conquistato in cambio una maggiore capacità di percepirla. A tratti
sembrava
quasi … materna …
Ehi,
per chi mi hai preso?! Non sono mica come quel tuo gatto! Ringhiò la Voce,
imbarazzata.
Ally non riuscì a reprimere un
sorriso. E in quel momento mise di nuovo a fuoco il suo riflesso.
Charlotte le
stava scostando i capelli dagli occhi e li stava spostando
all’indietro. Il
sorriso che aveva sul viso era Ally in ogni millimetro, e pieno di una
fragilità che in Allysia non esisteva.
Sembrava non esistesse – la corresse la Voce – Tutti conservano una parte più delicata nella propria anima,
ma Allysia
la serbava anche più gelosamente degli altri, perché non gliela
ferissero in
alcun modo. E sei tu, Ally. E’ te che
Allysia custodiva. Tu sei la scheggia più fulgida della sua anima,
quanto di
più soffice Allysia aveva in sé. E Allysia ti aveva tenuto nascosta,
perché
sapeva quanto tu fossi preziosa.
Ma
cosa dici?!
Il tono sconvolto aveva interrotto
la Voce, e il sorriso aveva abbandonato il suo viso pallidissimo.
Ha
ragione la Voce, Ally.
Il miagolio di Famiglio giunse attraverso la porta, e Charlotte si
sporse
distrattamente per aprirne uno spiraglio e farlo entrare. Quel suono le
posava
come una carezza sui capelli, sulla spalla e su un fianco.
Allysia è sempre stata consapevole di tenerti dentro di sé. Non sei
un’estranea, per lei, sei lei. Abbi
fiducia in me, Ally. Sono al tuo fianco fin dal giorno che sei venuta
al mondo.
E abbi fiducia in te.
Sentito,
Ally?
<< Non abbassare la testa,
Ally. Ho quasi finito. >> la riprese Charlotte.
<< Scusa! >>
La più grande sorrise.
<< Prego. Stai meglio?
>> chiese con cautela.
Ally si fissò di nuovo nello
specchio, e sorrise, felice più di quanto non fosse mai stata da quando
era solo Ally.
<< Decisamente. Grazie, Charlotte. >>
rispose.
<< Che bel sorriso! – si
complimentò Lotte ammiccando – Questo è quello che voglio vedere, solo
bei
sorrisi sul tuo viso. – posò il phon e le tolse il telo di spugna dalle
spalle
in un gesto teatrale – Et voila,
mademoiselle. La signorina è pronta per essere vestita! >>
<< Merci. – rispose automaticamente Ally prima
di sgranare gli occhi –
Non ci crederai, ma questa frase me l’hanno detta un mucchio di volte.
>>
Si scambiarono uno sguardo sorpreso,
poi Lotte aggrottò la fronte.
<< Parli anche il francese,
quindi. – borbottò – Avevate proprio tanti servitori, eh? >>
<< Non servitori. - puntualizzò. Ally era
indecisa su come descrivere le
Ninfali. Non erano persone ! – C’era
chi si prendeva cura di noi. Non
esiste una cosa del genere in questa metà del mondo, e non può essere
spiegato
facilmente in ogni caso. Pochissime famiglie possono vantare i servigi
offerti
ai McNamara. >> si morse un labbro, cercando di spiegare senza
tradirsi.
<< C’entra qualcosa un
rapporto di protezione ricambiato con devozione? >> fece incerta
Charlotte.
Ally la guardò sbigottita << E
tu come … come … >>
Lotte non era sicura di poter
parlare. E se Ephram si fosse arrabbiato?
Annuì: e che diamine, aveva
appena fatto il bagno a quella ragazza,
e l’aveva sentita, vista piangere tra le sue braccia! Era così dolce
stare ora
a parlare con lei, che Charlotte non avrebbe rovinato le cose
negandosi. Si
strinse nelle spalle e si buttò.
<< Tuo cugino aveva la stessa
avversione per gli elettrodomestici che dimostri tu, quando è arrivato
qui. Il
classico atteggiamento di chi non hai mai dovuto nemmeno mettere su
l’acqua per
un tea. E’ stato lui a darmi questa definizione. Solo che all’epoca non
sapevo
che fosse un aristocratico. Accipicchia! >>esclamò, ancora
incredula.
<< E’ una spiegazione corretta.
– annuì Ally – Non tutti i nobili sono uguali, Charlotte. E’ un grande
privilegio, quello che ci viene concesso. I McNamara sono una famiglia
potentissima, con domini in tutte le terre del Sud e perfino del Nord …
titoli!
– corresse precipitosamente, mordendosi la lingua – Volevo dire titoli.
E
talmente tanti appellativi che basta aggiungere il nome McNamara per
annullarli
tutti. Io stessa – esitò – A scuola ero Allysia di McNamara,
e tanto bastava per presentarmi a tutti i balli … le
feste, cioè. E alle cerimonie, e a tutte le porte che il bel mondo può
aprirti
in terra di Scozia. >>
<< Santo Cielo. Non riesco
nemmeno a figurarmela una cosa del genere! – Charlotte cominciava un
certo
senso d’inferiorità farsi strada perfino nella sua aperta mentalità
yankee –
Devono trattarvi alla stregua di divinità! Che cosa ci fate voi tra noi
comuni
mortali? >>
Ally chinò lo sguardo finché
Charlotte non riuscì più a vedere il verde delle sue iridi. Si alzò dal
pouf.
<< Per Ephram è stata una
specie di promozione. – rispose con un tono del tutto diverso da quello
usato
fino ad allora. Andò a prendere il
vestito nero. – Per me invece è stata una punizione, un modo per
allontanarmi
da ciò che mi era caro. Sono due cose diverse – il tono era sfumato in
tristezza – ma anche mio cugino soffre >>
Sciolse il nodo dell’accappatoio e
infilò direttamente il vestito, poi sollevò la gonna per infilare gli
slip. Si
era nascosta un po’ dietro lo scaffale degli asciugamani, ma del resto
Charlotte aveva già avuto una panoramica integrale del suo corpo.
<< Parli dei giorni in cui è
triste, vero? Quelli di quando sparisce dalla circolazione. >>
Ally annuì seccamente, guardandola
con una maturità negli occhi che la fece apparire bella in modo
indecente.
<< Tiene alto il nome dei
McNamara. – rispose amaramente, scoccando un’occhiata a Famiglio,
immobile e
silenzioso - A suo padre non importa della felicità del suo
Primogenito, o che
a lui non piaccia affatto. Né Ephram oserebbe dire una cosa simile in
pubblico,
farebbe vergognare suo padre. – il tono, che era diventato irritato e
freddo
come una folata di vento invernale, si addolcì – E preferisce tacere
piuttosto
che tornare. E’ felice qui. Non lo avevo mai visto sorridere tanto in
una vita
intera, è giusto che rimanga qui. Suo
padre ha una pessima influenza su di lui, e su tutti noi. – le sfuggì
una
risata ironica – E ironico, ma lui dice esattamente la stessa cosa di
me.
Ephram crede che io sia stata portata qui per essere protetta … invece
sono qui
perché la mia famiglia non aveva più
intenzione di darmi la sua protezione. – le lacrime salirono
inaspettate a
sfiorarle le ciglia, dispettose – Non dirglielo mai, Charlotte. Non è
ancora
pronto per sentire cose simili, e per me è troppo presto per
spiegarglielo. Non
dirglielo … >>
Lotte si stava rivestendo in
silenzio. Le mancavano solo i jeans, che stringeva in una mano.
<< Tu con me ne stai parlando
… >> iniziò incerta.
Ally contrasse un sorriso.
<< E’ straordinariamente
facile dirti la verità. Mi piaci molto, ma sei pericolosa per i miei
segreti.
Spero di potermi fidare di te. >>
Nessuno
aveva mai
parlato in termini così
seri a Charlotte. Mai. Neanche
Ephram, neanche Boone. E nessuno tranne suo fratello era mai stato in
grado di
cogliere la sua capacità di comprendere, attrarre la verità. Inspirò
profondamente. Boone aveva ragione, Ally le sarebbe piaciuta molto, se
l’avesse
accettata.
E l’accettò.
<< Anche tu, Ally. E. –
aggiunse – Puoi fidarti di me, non rivelerò le tue confidenze. Ho
proprio
bisogno di un’amica come te. >> confessò sincera.
Ally si sentì scaldare in un modo
che non c’entrava col suo abito di lana. Tutti amavano Allysia e
accettavano
Ally. Ma non avevano mai avuto bisogno
di lei.
Visto,
piccola, quanto sei speciale?
Mormorò la Voce, sotto il miagolio delicato di Famiglio.
Ally sorrise smagliante e annuì, e
quando Charlotte fece lo stesso risero entrambe.
Poi Charlotte finì di vestirsi, e
uscirono dal bagno insieme.
°°°
Andrew ed Ephram si erano
incontrati
sulla via di ritorno, ed attraversarono il salotto conversando del più
e del
meno. Davanti alla porta della cucina rimasero impietriti entrambi.
Con l’ampio grembiule a fiori di
Lotte sul vestito nero, Ally stava versando un composto dentro
l’impasto di
quello che aveva l’aria di essere proprio uno degli sformati di
Charlotte. Che,
da parte sua, sorvegliava le azioni della ragazza con cura materna.
<< Ehi, ma che succede? >>
Ephram spostava lo sguardo dall’una all’altra. Le due ragazze si
scoccarono
un’occhiata complice, ma fu Lotte a rispondere.
<< Ally ha espresso il
desiderio di partecipare ai turni per i pasti, ma visto che al momento
non sa
cucinare, divideremo il mio. Per le pulizie le ho già spiegato quasi
tutto. Le
prime volte ci divideremo i compiti, poi farà da sé. >>
<< Cosa?! >> esclamò
Ephram stralunato.
Ally alzò lo sguardo su di lui e si
paralizzò.
<< Per te non va bene … ?
>> chiese, improvvisamente incerta.
Il cugino si affrettò a rassicurarla
<< Oh, no, piccola, va benissimo! Se vuoi farlo davvero … >>
La vide illuminarsi e annuire
<< Sì! Sì, davvero. M i fa piacere. >>
Ephram si lasciò sfuggire un sorriso
pieno di speranza. Non voleva altro che sua cugina tornasse se stessa.
<< Bene. >>
Sembrava che il pensiero di
rimandarla in Scozia l’avesse del tutto abbandonato, e se ne sorprese
lui
stesso. Ally si era ambientata, e si era affezionata a lui, e ora
voleva
aiutarlo, e prendere parte alla sua vita, per quanto disgraziata fosse.
Forse
avrebbe accettato ciò che il suo cuore provava per Charlotte senza
condannarlo
troppo duramente. Sembrava che tra le due si fosse instaurato un certo
equilibrio. La speranza lo infiammava.
<< Andate a mettervi qualcosa
di comodo. E chiamate Boone. >>
Charlotte li scacciò con un gesto.
Ephram obbedì con un sorriso, mentre
Andrew si attardò un attimo.
<< Voi due … non me la
raccontate giusta, sappiatelo! >> esclamò, quando Ephram non fu
più a
portata d’orecchio.
Ally gli scoccò uno sguardo sorpreso
e fissò Lotte in cerca di rassicurazioni. Le giunsero sotto forma di
una
strizzata d’occhio.
Andrew guardò Lotte a sua volta,
chiedendosi se avrebbe detto ad Ally della sua storia con Ephram, prima
o poi.
Non ce la vedeva a tradire un segreto, ma nemmeno a mentire ad Ally.
Entrò in cucina, tirò una manica di
Ally che minacciava di crollare da un momento all’altro e, quando la
ragazza
alzò il viso per guardarlo, le sorrise.
<< Ricordati che non devi
dimostrare nulla a nessuno, va bene? >>
Aveva avvicinato il viso al suo ed
Ally arrossì.
Troppo
vicino!
Strillò la
Voce, oltraggiata, facendo sobbalzare
Famiglio il quale, sotto al tavolo, agitato anche dal turbamento di
Ally, piantò
gli artigli a fondo nella gamba del ragazzo.
<< AHI! – gridò il
proprietario della gamba offesa, tirando indietro l’arto e trovandoci
ancora
Famiglio attaccato – Ehi, tu! Ma che ti è preso! >> ululò.
Famiglio cercava freneticamente di
sfilare via gli artigli dai jeans pesanti di Andrew.
Charlotte si rannicchiò per
aiutarlo, ghignando senza preoccuparsi di nasconderlo, mentre Ally guardava ansiosa il gatto senza preoccuparsi
di Andrew, ma impossibilitata a prenderlo in braccio, per via delle
mani ancora immerse nell’impasto.
Charlotte sembrò comprendere al volo
l’agitazione di Ally, e prese Famiglio in braccio per avvicinarlo a
lei.
Famiglio si fissava gli artigli, l’immagine dello sconvolgimento felino.
Mi
dispiace! Miagolò.
Mi sono
agitato e poi quella maledetta cosa
ha strillato anche nella mia testa … Come ha fatto?
Ben
ti sta, felide!
ringhiò la Voce, l’autocompiacimento che trasudava da ogni sillaba
scandita.
Non
lo so ! Taci, Voce! Non è il momento di scherzare!
<< Andrew, scusa … - si
ricordò di lui, mortificata quanto il gatto – E’ stata colpa mia …
>>
Charlotte la fissò, attraversata da
un insieme di sensazioni stranissime.
Innanzitutto Famiglio, seppure sotto
al tavolo e vicino ad Ally, non era stato toccato da nessuno. Inoltre
Ally era veramente
convinta che la colpa fosse sua.
Qualcosa le diceva che c’era del
vero nelle
parole di Ally, ma non era affatto logico. Una cosa impossibile.
Non aveva mai percepito tante
sfaccettature tutte assieme. Fu distratta da Andrew che le prese il
gatto di
mano e lo abbracciò delicatamente.
<< Piccolino, cosa c’è? Non ti
sono più simpatico? >> gli chiese, sinceramente deluso.
<< Cos’è successo? >>
Boone ed Ephram varcarono la soglia della cucina assieme.
<< Cosa ci fa il gatto in
cucina? >> chiese Ephram severamente.
<< Si è spaventato e ha
infilzato Andrew. >> spiegò Charlotte mentre la voce le sfumava
in un
tono assolutamente divertito. Era contenta che Andrew non si fosse
arrabbiato.
<< Che cosa gli hai fatto?
>> chiese subito Boone, avvicinandosi per controllare il gatto,
studiandogli le zampette delicate – Non l’avrai pestato? >>
<< No! – s’interruppe – La
coda non c’era già da prima, no? >>
Guarda
come lo coccolano! Protestò
stizzita la Voce.
Ally scosse la testa. Invidiosa, Voce.
Era imbarazzata.
<< No, davvero, Andrew non ha
nessuna responsabilità. Era solo … troppo
vicino …>>
I due ragazzi si guardarono e poi
guardarono lei, interrogativo il biondo e sospettoso il moro.
Ephram si affrettò a toglierla
d’impaccio.
<< L’importante è che Famiglio
si sia calmato. Datelo a me, lo porto da Coon e dal randagio. Non mi va
che
resti in cucina. >>
Nooooo!
protestò Famiglio.
Ben
ti sta! Lo
rimbeccò
la Voce, malignamente.
<< Basta! - esclamò Ally.
Tutti la guardarono, e aveva gli occhi un po’ sgranati – Se qualcuno lo
tiene
in braccio va bene. Giusto, Ephram? Per favore – mormorò scoccando
un’occhiata
al cugino – Sto già fuori tutto il giorno. Non voglio allontanarmi da
lui per
niente al mondo. >>
<< Lo tengo io. – si propose
Boone immediatamente, senza riflettere – Tu va a cambiarti. >>
ordinò ad
Andrew prendendoglielo quando accennò a una protesta. Si voltò a
guardare Ally.
Aveva un’espressione corrucciata, ma sembrava cercare di dominarla. Gli
sembrava chiaro: Ally avrebbe preferito che fosse Andrew a tenere il
suo gatto.
Si sentiva invadere da una cocente delusione. Ma era chiaro che lei
preferisse
Andrew. Andrew piaceva sempre di gran lunga più di lui.
Ma l’espressione di Ally divenne
grata.
<< Oh, Boone, grazie. >>
cominciò con tono sincero, salvo interrompersi di colpo.
<< Che c’è, Ally? >>
Ephram assunse un tono improvvisamente allarmato. E se l’agitarsi di
Famiglio
fosse stato connesso al suo legame con Ally? Fu lui quello che si
avvicinò
maggiormente alla verità. La ragazza scuoteva il capo, mentre Famiglio
arruffò
di colpo il pelo.
Basta
Voce, per favore! Mi stai facendo male!
La Voce stava rimbrottando Famiglio
duramente. S’interruppe quando il dolore di Ally si riflesse su di lei,
annichilendola.
Oh,
per tutti i Maghi! –
esclamò, improvvisamente conscia di ciò che stava combinando – scusa! non avevo mai, mai provato un tale
desiderio di essere …
Al
posto mio? –
Famiglio fu stranamente comprensivo, in un modo che ad Ally sfuggiva.
Sì
…
Il gatto si calmò istantaneamente, e
anche la ragazza si rilassò.
<< Sto … sto bene. Ho avuto un
capogiro. >> mentiva, e Charlotte se ne accorse.
<< Vuoi riposarti? Per favore,
Ally, non ti stancare. >> fece il cugino, assolutamente
preoccupato.
<< No, sto bene, ti dico.
Voglio finire qui. Boone, siediti, per favore! Qui, vicino. >>
rispose
con aria stanca.
Tanto valeva cercare di accontentare
anche la Voce. Che era commossa dalla loro comprensione.
Boone obbedì docilmente, con
sorpresa di tutti, e Charlotte si lavò le mani per aiutare la sua
apprendista
cuoca, colpita dall’espressione ansiosa di Ephram.
Si schiarì la voce.
<< Ora devi chiudere … okay …
no, aspetta, deve combaciare con l’altro foglio dell’impasto. Sì,
brava. – le
sorrise – E’ fatta! >>
La ragazza annuì e scostò un ciuffo
dalla fronte sfregandolo via con un braccio. Rivolse un sorriso a Boone
e Boone
lo ricambiò senza quasi rendersene conto. Non si era mai sentito così
spinto
verso quella ragazza, attratto come nell’orbita di una stella.
Quando infine Ally infornò la
pirofila con lo sformato e si lavò le mani, Charlotte li scacciò
allegramente
dalla cucina, sfilando con destrezza il grembiule alla ragazza mentre
li
spingeva in direzione del salotto.
Si accomodarono sul divano, mentre
Ephram veniva trattenuto per apparecchiare la tavola, e Boone le
cedette Famiglio,
che si sporse verso il viso della ragazza, guardandola con assoluta
adorazione.
Ally lo abbracciò con affetto.
<< Tutto bene? >> le
chiese Boone con gentilezza.
Ally annuì. << Sì, grazie. Sei
stato gentile ad aspettare di là. >>
<< Non mi è dispiaciuto
affatto. – rispose sincero – Sono contento che tu … ecco … che tu vada
d’accordo con mia sorella. >>
Ally lo guardò prima di tornare con
gli occhi al suo gatto.
<< E’ così … dolce. E
trascinante. Lei … mi ricorda, in un qualche modo, ricorda molto … - Me, avrebbe voluto dire. Scosse il capo
– Sto bene con lei. – aggrottò leggermente le sopracciglia – Ha delle
idee
assurde, ma finiscono sempre col funzionare, chissà come. >>
<< Ah, non ti puoi neanche
immaginare quante ne pensi. Lotte sarebbe in grado di sconvolgere la
vita a
chiunque. – le sorrise – Mi fa piacere, Ally, davvero. – le sorrise –
Ti vedo
più serena. >> E più bella,
avrebbe voluto aggiungere. Si vergognò di sé: faceva mille ramanzine al
giorno
ad Andrew che Ally era ancora una bambina, e lui invece la studiava,
guardava
senza poterselo vietare il bel viso ancora arrossato dallo sforzo, la
maniera
in cui quell’abito così particolare lasciava scoperto il collo e
l’attaccatura
della clavicola.
<< E’ stata una bella giornata.
– concesse Ally con un sorriso, guardandolo negli occhi – Ho scoperto
che ci
sono persone che credono in me. Questo mi fa sentire un certo calore,
nel
petto. Non pensavo – si portò una mano al cuore – Che sarebbe successo
di nuovo.
>>
Famiglio si rannicchiò di più contro
di lei, che lo baciò sulla testolina tonda.
Boone era rimasto affascinato da
quelle movenze. E dalla maniera in cui gli occhi socchiusi lasciavano
intravedere un bagliore irresistibile. Si sporse verso di lei.
<< Ehi, siete qui! – Andrew si
sporse sul divano e rise – Meno male che Lotte era distratta,
altrimenti
avrebbe messo a sgobbare anche me ! >>
Ally alzò gli occhi verso di lui e
gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
<< Che scansafatiche! >>
Boone si adombrò. Andrew scherzava e
rideva, e questo senza dubbio ad Ally piaceva molto. Andrew si era
seduto
accanto a lei dal lato opposto rispetto a Boone ed accarezzava Famiglio.
<< Preferisco stare qui con
te, Ally, cosa vuoi farci? >>
Vuoi
un altro graffio?
Lo provocò la Voce. Ally scosse il capo, un sorrisino sulle labbra
color
ciliegia.
<< Allora perché non mi dai
una mano con chimica, più tardi o domani? Mi servirebbe proprio.
>>
sospirò.
<< Tutto quello che vuoi.
>> le concesse, suadente.
Boone si alzò, attirando i loro
sguardi. Incrociò gli occhi di Andrew per un secondo, poi raggiunse
Coon e il
trovatello sul tappeto. Non c’era posto per lui su quel divano.
Andrew continuò a seguirlo con lo
sguardo e contrasse le sopracciglia. Si sentiva un po’ in colpa nei
confronti
di quel suo amico tanto ombroso. Poi tornò a guardare il viso
sorridente di
Ally. Anche lei stava guardando Boone con una certa luce negli occhi.
Qui
sta succedendo qualcosa …
Ghignò tra sé. Vediamo se posso
accelerare un po’ gli eventi … Circondò le spalle di Ally con un
braccio,
con un movimento disinvolto, e accentuò il sorriso quando Boone, nel
voltarsi,
sobbalzò e tacque, visibilmente a fatica.
Vedi
un po’ che ti combino, caro il mio bacchettone …! Ridacchiò tra sé, e
abbassò la voce
tenendosi molto vicino ad Ally quando le chiese quali fossero le
nozioni di
chimica che non aveva chiare.
°°°
In cucina, Ephram stava
facendo di
tutto. Be’, tutto tranne
apparecchiare la tavola. Aveva tirato su Charlotte contro il muro e la
stava
baciando con genuino entusiasmo.
<< Ehi … Ephram … Ephram, asp
… mmh … se entra … tua cugina? >> gli chiese Charlotte col fiato
corto,
tra un bacio e l’altro.
<< Credevo non glielo volessi
tenere nascosto. >> rigirò la frittata Ephram con un sorriso
pieno di
desiderio. Le morse delicatamente il mento.
Charlotte aveva lo stomaco pieno di
farfalle.
<< Non glielo voglio
nascondere. Ma credevo che tu lo
volessi. Per proteggerla. >> gli rispose seria, sottraendosi a
fatica da
quell’assalto delicatissimo e terribilmente dolce. Non riusciva a
capire perché
Ephram avesse cambiato idea. E questo le importava moltissimo.
Quelle parole lo fecero
immediatamente rabbuiare. Ephram guardò le labbra carnose e un po’
gonfie della
ragazza che amava, dolci e succose come frutta tropicale. Inspirò
profondamente
e la lasciò andare, staccandosi da lei.
<< Quando migliorerà – disse
serissimo, il tono accorato che le fece mancare un battito – Io vorrei
dirglielo. Sta così bene con te! Vorrei che stesse bene. Correrei il
rischio …
>>
E s’interruppe di colpo, mentre un
piccolo frammento del suo cuore si crepava, perché il rischio era
troppo,
troppo alto, e Charlotte troppo indifesa. E lui, davvero, avrebbe
voluto che
Ally stesse bene, e avrebbe voluto che Ally capisse, e avrebbe voluto
tantissime cose tutte impossibili, perché Charlotte non era come lui e
non
meritava una vita in clandestinità, né di sentirsi dire bugie su bugie.
Ally era una strega di Sangue Puro.
Una McNamara, per giunta.
Charlotte era una Normale, che di
lui non sapeva nulla. Non delle cose importanti, almeno. Non delle cose
… che
avrebbero potuto influire sulla loro storia. Perché Charlotte sapeva
quali
fossero il suo colore e il suo tipo di cioccolata preferiti, i suoi
gusti
musicali, le idee filosofiche e … e anche come piegava i vestiti, come
sospirava ai suoi baci e sapeva tutto,
ma lui sapeva che non era sufficiente, non quando c’era così tanto a
dividerli.
La verità era che, se Ally si fosse davvero
ripresa, lui avrebbe solo dovuto combattere contro un nemico in più.
Guardò Lotte, la sua così fragile
Lotte, con occhi pieni di dolore.
<< Non importa, Lotte –
biascicò – Dimentica tutto. >>
Le diede le spalle e prese a
ordinare i recipienti e gli utensili che erano ancora sul tavolo, che
le
ragazze avevano usato per lo sformato, impilandoli in un contenitore
più grande
per toglierli dal tavolo.
<< McNamara! – esclamò
Charlotte alle sue spalle, sbigottita e arrabbiata – Voltati, su.
Finirai con
l’inciampare in quel muso lungo, lo vedo da qui. >> sbuffò,
tenendosi
stretta la frustrazione sessuale, dato che non era il momento. Quanto è problematico questo ragazzo! Alzò
gli occhi al cielo, quando lo vide fare una specie di piroetta su se
stesso.
Gli tolse di mano il vassoio e lo appoggiò con decisione sul ripiano
della
cucina. Poi appoggiò le mani sui fianchi, prendendo, senza volere, la
stessa
posizione di sua madre quando stava per farle una ramanzina. Ephram non
riusciva a reggere il suo sguardo.
<< Dimmi cosa c’è, su, muso
lungo. >> lo incoraggiò con dolcezza.
Il ragazzo le prese le mani tra le
sue e le portò al viso, per baciargliele.
Ehi!
Questa si chiama ‘distrazione’!
sibilò una vocina ironica dentro Charlotte, ma il resto di lei era
tutto
soggiogato sotto l’incredibile romanticismo del gesto.
La sentiva tremare appena sotto le
sue labbra.
<< Non ti farei mai soffrire,
mai. Sei la cosa più preziosa che ho. Piuttosto che perderti … io mi
ammazzo,
ecco. L’ho detto. >>
La vena ironica di Charlotte
prevalse e le fece alzare le sopracciglia
con un’aria vagamente incredula.
<< Io non ti voglio lasciare.
Pensi che ti lascerei se tua Cugina sapesse di noi? >>
A quelle parole le scattò un piccolo
‘clack’ nella testa, come un
ingranaggio che si inceppa e lotta per
mettersi a posto e continuare a girare nella giusta direzione. Incontrò
gli
occhi colpevoli di Ephram.
<< Tu! – sibilò, cercando di
ritrarre le mani, ma a quel punto fu Ephram a stringergliele per
trattenerla –
Il problema non è se Ally lo sa, vero? Il problema sono io! Tu ti
vergogni di me! – tirò le mani con più violenza, e
riuscì a liberarle e a stringerle a pugno – Nobile Ephram – sibilò con
scherno
– Questa yankee non è abbastanza per
te, giusto? >>
<< Non per me! – sussurrò
concitato Ephram – Per me tu sarai sempre molto più che abbastanza, per
me tu
sei tutto e più di tutto! >>
La prese per i gomiti e le piantò in
viso gli occhi più sinceri e più tormentati che lei avesse mai visto.
Ma non
usò il suo Potere su di lei, perché, se lei lo avesse lasciato, sarebbe
stata
molto più al sicuro che con lui. Avrebbe sofferto, certamente, ma era
meglio
che le si spezzasse il cuore piuttosto che la testa, di quello Ephram
era più
che convinto.
<< Tu diventerai capofamiglia e tornerai in
Scozia …
>> sussurrò Charlotte, e gli occhi le si riempirono, con sua
vergogna, di
lacrime.
Ephram chiuse gli occhi << Se
potessi, resterei qui con te per sempre, Charlotte. Ma non potrò
restare in
eterno. Se qualcuno dei miei parenti lo sapesse … sarebbe pericoloso.
>>
tremò a quella prospettiva, e lasciò che lei lo sentisse e si
spaventasse a sua
volta.
<< Cosa potrebbero farti,
Ephram! Diseredarti? Finiscila, non siamo certo Romeo e Giulietta!
>> gli
rinfacciò Charlotte, caustica.
Ephram sbiancò.
<< Be’, forse. – disse con
voce sorpresa, perché a quello non aveva proprio pensato. Si morse le
labbra –
Charlotte, a dire il vero non credo. Sono troppo importante. Mi
punirebbero, mi
richiamerebbero in Scozia e non potrei rifiutare di partire. Mi
impedirebbero
di tornare qui con ogni mezzo! E se anche mi diseredassero, mi
toglierebbero il
Casato e tutto il mio potere, le mie responsabilità ricadrebbero sulle
spalle
di mia sorella! Ha solo otto anni, Charlotte! E in più non
continuerebbe il
nome McNamara e questo segnerebbe la sua intera vita, e io non posso
permetterlo. Suze non se lo merita. Per la miseria, non se lo
meriterebbe
nessuno! – esclamò – Se arrivassero a sapere quanto mi sono compromesso
con te
… potrebbero anche arrivare a farti del male. Io … ho delle
responsabilità
precise, verso mio Padre, verso la mia Famiglia
e verso il mio Casato. E devo proteggerti, perché ti amo. Non
oso
immaginare che razza di pericoli correresti … >>
<< Sei un cretino! – Charlotte
sfruttò la sua vicinanza per tirargli un pugno sul petto – Che cosa
vuol dire
tutta questa storia! Non me ne hai mai parlato! >>
<< Perché solo saperlo è già
un rischio per te! >>
Charlotte era a dir poco sbigottita.
E riusciva finalmente a capire perché Ephram fosse stato così
refrattario a far
diventare le cose tra loro più intime, all’inizio. Solo che capirlo non
arginava la rabbia.
<< Ti ammazzerei, Ephram! –
picchiò un altro colpo contro il suo petto – Perché non mi hai mai
detto nulla,
avremmo risolto questa cosa insieme! >>
<< Come faccio a spiegarti che
non si può risolvere? – Ephram sfoderò un tono esasperato che gli
fruttò un
altro pugno sul petto – Ehi, mi stai facendo male! >>
<< Sì, perché sei lo scemo più
complessato del mondo! Cosa pensi, che io ora ti voglia lasciare? A me
non
interessa niente della tua famiglia, né i titoli né l’approvazione,
mettitelo
bene in testa! >> replicò caparbiamente.
Il litigio stava degenerando da un
tono drammatico ad uno arrabbiato senza che se ne accorgessero, ed
Ephram
strinse le labbra.
<< E cosa avrei dovuto dirti?
“Charlotte ti amo dal primo momento che ti ho vista, ma non posso
essere tuo
perché la mia famiglia non consentirebbe un matrimonio”? Io lo so che ti voglio sposare! E che vorrei
che i miei figli avessero il tuo viso, il tuo taglio d’occhi e della
bocca! Ma
guardati, Charlotte! – esclamò – Tu sei … >>
<< Cosa? >> lo sfidò. Si
trattenne dal colpirlo di nuovo, sicura che lui gliene avrebbe dato
motivo a
breve.
Invece lui si addolcì.
<< Sei dolce. E spontanea, e
generosa. Sei onesta e sei così libera
… La vita con me ti annienterebbe, questa è la verità. >>
<< Anche tu sei libero,
Ephram! >>
<< Qui. – rispose il ragazzo –
Qui dove posso stare con te. Però un giorno io dovrò tornare. Presto. E
non
potrò portarti con me. >>
Charlotte sentì la sua voce
incrinarsi prima che lui abbassasse la testa e smettesse di
trattenerla. Rimase
immobile, ora che avrebbe potuto colpirlo liberamente. Rimase ferma, in
silenzio, perché c’era una verità ineluttabile nelle parole di Ephram e
questo
lei non l’aveva messo in conto. Lei che si era sempre pensata come una
ragazza
aperta e libera dalle convenzioni, lei che si era divertita e qualche
volta
aveva tenuto il piede in due scarpe, che aveva gestito le sue relazioni
con
allegria, con sportività ed era in buoni rapporti con tutti i suoi ex
fidanzati, e che si era ripromessa di condurre quella storia nella
stessa
maniera spensierata … lei sentiva che perdere Ephram avrebbe
significato
morire.
<< Sei solo uno stupido! –
singhiozzò – se ti sei innamorato di me da subito e già sapevi che ci
saremmo
lasciati, perché hai perso tanto tempo? Perché non sei stato con me da
subito,
perché non mi hai dato più tempo?! >>
<< Cosa? – Ephram la guardava
straziato dalle sue lacrime – Charlotte, non piangere! Se vuoi
lasciarmi … ti
prego, ti imploro, fallo. Se vuoi smettere adesso, io ti starò lontano.
>>
<< Cretino! – gli strillò, e
questa volta lo strillo era piuttosto sonoro – Finiscila di dire queste
cose!
Sei solo un idiota scozzese! – si morse forte un indice per smettere di
urlare
e gli sibilò – Io ti resterò accanto comunque, sono innamorata di te!
>>
Ephram chiuse gli occhi, sentendo un
calore morbido avvolgergli lo stomaco << Tu non pensi proprio mai
alle
conseguenze, vero? >> mormorò.
<< Per quello basti tu,
zuccone. – gli allungò un pugno sulla spalla, ma mollemente, stavolta,
mentre
con l’altra mano si asciugava il viso dalle lacrime – Io non ti lascerò
mai,
mai e poi mai! >>
<< Non vorrei disturbarvi,
colombi, mentre vi dichiarate eterno amore. – la voce di Andrew li fece
sobbalzare – Ma vi pregherei di tenere bassi i toni, se non volete
farvi
scoprire. Di là c’è ancora Ally e ho dovuto dirle che venivo io a
vedere perché
stavate urlando. >> mentì.
L’ultima parola coincise con il
trillo del forno, segno che lo sformato era cotto.
Charlotte andò a spegnerlo prima che
bruciasse, senza dire neanche una parola. Ephram riprese a togliere le
cose dal
tavolo e si affrettò ad apparecchiare la tavola.
Andrew annuì e tornò in salotto, per
avvertire che era ora di cena. Fortuna che aveva chiuso la porta del
salotto
appena aveva sentito le loro voci. Ed era rimasto ad origliare, a quel
punto. Scosse
il capo. E i due colombi non si erano accorti proprio di nulla.
Questa
storia non mi convince affatto,
pensò.
°°°
Ally guardò lo sformato,
concentrata
nel tagliarlo e darne una porzione ad ognuno, come Charlotte le aveva
detto.
Quando estrasse la prima fetta dalla pirofila adagiata sul tagliere di
legno,
studiò con attenzione gli strati d’impasto. Aveva un bell’aspetto.
Servì Boone per primo e se stessa
per ultima, e sorrise quando tutti iniziarono a mangiare senza
esitazioni.
<< Ehi, è buono! – esclamò
Andrew, sventolando la forchetta come una bandiera – Brava, Ally!
>>
Boone annuì << Vero. E’
buonissimo, meglio di quelli di mia sorella. >>
scherzò, ma Charlotte non raccolse.
Ally si voltò verso l’interessata,
curiosa di sentire soprattutto i suoi commenti. La trovò assorta e si
oscurò.
<< A voi non piace? >>
chiese, aggiungendo anche Ephram che era ancora più scuro in volto.
Suo cugino sobbalzò come se qualcuno
l’avesse scalciato sotto il tavolo. La guardò in tralice ed esclamò
<<
Scusa, puoi ripetere? >>
Ally aveva le labbra contratte per
la delusione:<< La cena – ripeté, la voce più spenta – Non piace
né a te
né a Charlotte. >>
<< Ma quando mai! – intervenne
l’interpellata – E’ buonissimo! >>
Sembrava arrabbiata. Che se la fosse
presa per il commento del fratello?
<< E’ vero. – confermò Ephram
cadendo dalle nuvole – Sei stata brava, ma del resto hai avuto una
buona guida
… >>
Charlotte gli scoccò un’occhiataccia
tale da farlo ammutolire di colpo. Poi Charlotte si girò per regalarle
un
sorriso, sincero quanto bastava perché Ally non ci rimanesse ancora più
male
<< Sei stata brava. – aveva una voce poco vivace, assolutamente
non da
lei, e sorrideva un po’ troppo quietamente – La prossima volta lo farai
da
sola, va bene? >>
<< Certo. – Ally si affrettò
ad annuire. Cos’aveva Charlotte? – Io … volevo dirti grazie. Per oggi.
Cioè,
anche per … prima, sai. >>
Lotte allargò il sorriso, che
finalmente le raggiunse gli occhi << Non c’è niente di cui tu
debba
ringraziarmi. E mi ha fatto piacere insegnarti, oggi. >>
<< Ally, ma tu non mangi? –
intervenne Andrew – Non ti fai una buona pubblicità. >>
<< Giusto – convenne Ephram –
Cena con calma, cuginetta! >>
<< E’ una splendida serata, se
tutti mi danno ragione. >> sospirò appagato Andrew.
Tutti risero, perfino Boone, anche
se non poté trattenersi dallo scrollare il capo. Scoccò un’occhiata
inquisitoria alla sorella minore, decisamente sotto tono. Lei ed Ephram
evitavano di guardarsi, però si lanciavano occhiate quando erano sicuri
che
l’altro non li stesse osservando. Guai in
paradiso?
Spostò nuovamente l’attenzione su
Ally, che in quel momento annuì soddisfatta. Sospirò e sentì una
gomitata
provenire da Andrew.
<< Pace? >> gli
sussurrò.
Per un attimo rischiò che il boccone
che stava masticando gli andasse di traverso. Era lui che avrebbe
dovuto
scusarsi. Scosse la testa e si sporse verso il biondo.
<< Solo se dopo facciamo un
giro in moto. >>
Andrew gli rivolse un gran sorriso.
Era una cosa che succedeva raramente, perché Boone declinava quasi tutti gli inviti di Andrew a rilassarsi
un po’ . Boone gli sorrise di rimando. Quant’era contento di essere un
uomo.
Per loro le cose erano più facili: niente abbracci sentiti, niente
parole di
scuse complicate, niente discorsi a cuore aperto. Si rilassò sulla
sedia e
sorrise tra sé.
<< Ally, domani ti va di
andare per negozi? Dobbiamo comprare incensi e candele … >> stava
dicendo
Ephram.
La ragazza stava mangiando, per cui
pulì la bocca con un tovagliolo prima di rispondere affermativamente.
Charlotte prese nota del gesto. Era
così elegante, Ally! Così beneducata, e delicata come il profumo di un
fiore.
Abbassò il capo. Per quanto io possa
sforzarmi, non riuscirò mai ad essere così. Mi chiedo perché ci provo.
Non c’è
proprio speranza …
<< Così quando torni studiamo
chimica. >> aggiunse Andrew.
<< Dovrà buttarti giù dal
letto. – convenne Boone, sapendo quanto i due cugini fossero mattinieri
– Te ne
rendi conto, vero? >>
<< Certo! – esclamò felice
Andrew, annuendo e ammiccando ad Ally, che arrossì – Mi sveglierai con
un
bacio, mia principessa? E la colazione a lett –offf! Ahia,
Ephram! - sussultò, tirando indietro la sedia – Ma che avete
con questa gamba, stasera! >> prese a massaggiarsi la stessa
gamba che
Famiglio aveva artigliato.
Ally e Boone scoppiarono a ridere,
mentre Ephram sibilava.
<< Voi due studiate in
salotto! E se per quando torno non sei ancora fuori dal letto, vengo a
svegliarti a suon di legnate, chiaro? >>
Boone nascose il suo ghigno dietro
un bicchiere, ma Charlotte se ne accorse.
<< Perché non fai dormire Ally
un po’ di più? Per una volta che non ha la scuola, sarebbe meglio se si
riposasse, no? >> chiese in tono vagamente nervoso.
Ephram la guardò a bocca aperta. Mi parla?
<< F- forse hai ragione. –
deglutì un groppo doloroso in gola – Meglio se ti riposi, Ally. Ti
sveglio io.
>>
Ally era dubbiosa << Come vuoi
… >>
Andrew nascose una risatina dietro
un colpo di tosse e Boone si ritrovò a bere un lungo sorso d’acqua per
non
dover intervenire.
Famiglio, che era seduto su un
cuscino che gli aveva sistemato ai piedi della sua sedia, miagolò.
Ally gli sorrise.
Vuoi
restare di più a letto?
Se
vuoi tu. Potremmo giocare.
E
tu, Voce?
E’
meglio se riposiamo.
– rispose dopo un po’, seriamente.
Ally corrugò le sopracciglia. E
incrociò gli occhi grigi di Boone.
Il ragazzo era curiosamente attratto
da quello sguardo vivo. Si pentì di aver proposto ad Andrew di uscire:
voleva,
improvvisamente, mandare tutto a monte per restare a casa con Ally.
Possibile
che tu debba vivere ogni scelta come un sacrificio? Si rimproverò irritato.
Era giusto stare con Andrew quella sera. E
poi, nonostante tutte le loro divergenze, si divertiva con lui, e
almeno Andrew
riusciva a non fargli prendere tutto così seriamente. Fino ad un attimo
prima,
non aveva affatto pensato di voler restare a casa. Poi un fruscio lo
aveva fatto
voltare e aveva trovato quegli occhi verdi ad accoglierlo come pozzi
infiniti.
E’
solo una bambina
– ricordò a se stesso – Hai quanto, sette
anni, più di lei? Cosa ti passa per la testa! – studiò quel viso
bianco e
delicato, e quella bocca dolce – Così
indifesa …
Sospirò pesantemente e distolse lo
sguardo. Ally aveva mantenuto il suo, invece.
Boone
sembra turbato. Stasera è agitato, combattuto … Chissà che cosa prende
a tutti
quanti.
La Voce assentì vagamente, felice
che Ally assecondasse il suo desiderio di tenergli gli occhi addosso.
Sai,
Ally –
disse dopo un po’ – Sei davvero troppo buona.
Ally stava addentando una mela.
Masticò lentamente.
Cosa
vuoi dire?
Io
lo so. –
esclamò
Famiglio – Hai dimenticato cos’è successo
prima di cena?
Ah,
quello. Ma non era nulla! Sono convinta che tu non lo abbia fatto per
cattiveria, Voce.
La Voce tacque,
mentre Ally si
alzava.
<< Bene, ragazzi. Io sono un
po’ stanca. – osservò in tono distratto – Preferirei andare a dormire.
>>
Ephram rimase interdetto <<
Non vuoi il dolce? E’ una torta biscotto, l’ho presa alla cioccolateria
tornando a casa … >>
Ma lei scosse la testa <<
Magari domani, se me ne lasciate una fetta. Buona notte, ragazzi.
>>
<< Ciao, piccola. Dormi bene.
>> le raccomandò Charlotte allungando una mano verso di lei.
Ally si avvicinò e la abbracciò
<< Grazie, Lotte! A te devo dei ringraziamenti speciali! >>
<< Ehi! – protestò Andrew –
Anch’io voglio l’abbraccio della buonanotte! >>
Fu colpito contemporaneamente da un
calcio di Ephram e da uno scalpellotto di Boone.
<< Oooh, ahia, accidenti!
>>
Charlotte non riuscì a trattenersi e
scoppiò in una risata acuta, mentre Ally arrossiva.
<< Sei proprio incorreggibile,
Andrew! – osservò imbarazzata – Scommetto che esci anche stasera.
>>
<< Stasera ancora di più! – la
voce veniva quasi da sotto il tavolo, perché Andrew si era abbassato
per
massaggiare la gamba con una mano, mentre l’altra era andata alla nuca,
e per
un attimo sembrò che il suo gomito parlasse per lui. Infine si
risollevò – Esco
con il bacchettone! Un evento da ricordare. >>
Tutti si girarono verso Boone, che
stava cercando di fare il finto tonto.
Ally era più che sorpresa, ma annuì
in fretta e si mosse con più velocità di quanto fosse necessaria per
infilare
la porta.
<< Divertitevi. >> disse
solo, uscendo e salendo velocemente le scale, con Famiglio alle
calcagna.
Che
novità sono queste?
Stava chiedendo incredula la Voce.
Ally accese la luce di camera sua e
chiuse a chiave.
<< E chi se lo aspettava, da
Boone! >> esclamò scalciando via le babbucce e allentando il
vestito,
mentre Famiglio saliva calmo sul letto.
C’è
stato un solo giorno, da quando siamo in questa casa, in cui qualcosa
non ci ha
sorpreso?
Chiese
allegro.
°°°
Al piano di sotto,
l’attenzione si
era spostata sull’uscita affrettata di Ally.
<< Credo che qualcuno debba
parlarle. Sembrava piuttosto disorientata >>
<< E’ compito mio. >>
Ephram si alzò, cupo.
<< No. – lo interruppe Boone –
Salgo io a parlare. In fondo, è per me. >> si alzò ed uscì dalla
stanza
talmente in fretta che non lasciò a nessuno il tempo di replicare.
°°°
Boone si sentiva
straordinariamente
agitato, dietro quella porta. Con l’impulso di entrare senza bussare,
prendere
Ally per le spalle e scrollarla. E guardarla in quegli occhi verdi come
oceani.
Idiota! Si strillò mentalmente
sardonico. Ma pensa tu … !
Scrollò il capo e batté due volte le
nocche contro il legno.
Ally, da dentro, sobbalzò. Non aveva
ancora sfilato il vestito e si stava guardando allo specchio, spiando
il
luccichio stupefacente che ancora le danzava nello sguardo. A volte
rispondeva
a Famiglio a voce alta, meravigliandosi della quantità di sfumature che
aveva
conquistato la sua voce.
<< Chi è? >> si affrettò
a chiedere, posando al suo posto lo specchio.
<< Sono Boone! >> si
sentì rispondere.
Oh,
per tutte le stelle del firmamento!
Trillò la Voce, facendo sobbalzare lei e Famiglio.
Ally si affrettò ad aprire, mentre
rifletteva sulla sfumatura estremamente femminile che aveva colto
nell’esclamazione. Anche il suo udito era più percettivo?
Uscì sul pianerottolo.
<< Cosa succede? >>
cercò di darsi un tono. Aveva ancora il vestito allentato, ed era a
piedi nudi.
Boone la guardò sgomento <<
Sembri … - bella, avrebbe voluto
dire. – un po’ stravolta. C’è qualcosa che non va? >>
Ally trovò la sua voce molto profonda,
ora che erano da soli e non era più distratta da tutti gli altri
elementi.
Profonda, ma non cavernosa. Gli sorrise, un sorriso nuovo, meno
insicuro.
<< Non lo so. – rispose
sincera – Sto cercando di capirlo. Credo di avere qualche problema a
definire i
dettagli della questione. >> ammise.
Boone era perplesso. << Parli
del fatto che stasera esco con Andrew?>>
°°°
<< Hai visto? E’
andato subito
al sodo! Mi devi dieci dollari! Uah! – esultò Charlotte a bassa voce –
Un deca!
>> Lei ed Andrew si erano nascosti ai piedi delle scale, per
origliare,
appena Boone era sparito al piano di sopra.
<< Non vuol dire niente!
>> la contraddisse niente, sempre bisbigliando.
<< Piantatela di origliare! –
sibilò Ephram, stizzito – Non … non è corretto! >>
I due gli lanciarono la stessa
occhiata intimidatoria, facendolo allontanare da loro. Immusonito, si
rifugiò
in salotto, e guardò Coon attorcigliarsi protettivo intorno al randagio.
Ho
sentito tutto, prima.
Lo informò il gatto.
Non
avevo dubbi.
Ribatté
velenoso Ephram. Spero solo
che Ally non dica niente di troppo,
o mi toccherà Confonderli tutti quanti.
Dillo,
che ti piacerebbe che una certa persona dimenticasse le tue infelici
uscite di
questa sera.
Ephram si guardò in grembo.
No.
Io … E’ meglio se mi odia, se non vuole più stare con me. Se solo
potessi
proteggerla, sarei comunque felice.
Tu
non la vuoi proteggere, la vuoi amare.
Lo rimbeccò Coon. Alla prossima
occasione, tornerai a farle gli occhi dolci. Non sei in grado di starle
lontano
a lungo.
Ephram scattò e mancò poco per gli
rispondesse a voce alta. E invece ce la
farò! Perché io la amo, ecco perché! Io la amo, e la difenderò sempre
da tutti
e …
E
proprio perché la ami, non riuscirai a non starle accanto. Rispose Coon pacatamente. Proprio perché anche lei ti ama, non
rinuncerà a te. E’ così che vanno le cose.
Un
giorno dovrà rassegnarsi comunque. Rispose
cupo.
Non
tanto presto!
Ma
cosa pensi! Dovresti volerla al sicuro, come me! Ephram era arrabbiato, e
ferito.
Perfino il suo animale magico lo contraddiceva!
Tu
dovresti voler essere felice, invece.
Lo rimbeccò Coon. Non voglio litigare con
te, sei troppo nervoso. Chiuso il discorso.
Coon si alzò elegantemente e si
diresse fuori dalla stanza, altezzoso.
Ephram gli mandò un accidenti di
puro cuore, a cui rispose una pernacchia mentale davvero poco felina.
°°°
Ally si morse un labbro.
<< Un po’ mi hai sorpreso
anche tu. Perché … In genere tu la notte dormi. – sorrise di nuovo –
Però mi è
venuto in mente che volessi scusarti con Andrew a modo tuo. In fondo
siete
amici … e tu ti prendi sempre cura delle persone che ami. >>
Lo guardava con occhi così limpidi
da mandargli un brivido giù per la schiena.
Ah!
Ma come ha fatto?
Boone si sentiva improvvisamente scoperto, di fronte agli occhi acuti
della
cugina di Ephram, ma non poté fare a meno di annuire. Quanto
hai capito di me, Ally? Di tutti noi? Quanto riesci a vedere,
quanto in profondità riesci ad andare, con i tuoi occhi verdi?
Ally li teneva rivolti verso i suoi,
e senza pensarci Boone li incrociò.
<< E starai attento ad Andrew,
stasera. >>
La sentì a fatica. Annuì di nuovo, e
si chinò piano, per osservare meglio quella scintilla così affascinante
…
Un rumore soffocato li distrasse
entrambi. Boone aggrottò le sopracciglia, sospettoso, e fece due passi
indietro, verso il pianerottolo. Raggiunse le scale prima che potessero
nascondersi.
<< Brutti … - cominciò,
interrompendosi subito e notando che erano sul punto di scappare – Non
posso
crederci, stavate origliando! >>
<< O – oh! >> borbottò
Andrew tirando una manica di Charlotte. Esibirono in simultanea un
sorriso
innocente.
Ally vide Boone scendere
precipitosamente le scale e si affacciò dal pianerottolo.
Charlotte le fece ‘ciao-ciao’,
facendola ridacchiare. Sedette sul primo scalino e Famiglio, che
l’aveva
seguita, le salì in grembo, così che potessero godersi entrambi la
sfuriata di
un Boone furioso e decisamente imbarazzato.
Quando finì di urlare, era
accaldato, e rosso in viso.
Ally sorrise ad Andrew << Non
fargli fare troppo tardi. – raccomandò – Domani vorrà sicuramente
studiare.
>>
Il ragazzo le strizzò l’occhio,
Boone, che non si era accorto che lei era sulle scale e aveva seguito
tutta la
scena, la guardò sconvolto, Lotte scoppiò a ridere ed Ephram, che era
rientrato
dal salotto per sentire il motivo delle urla, rivolse ad Ally uno
sguardo
benevolo.
La ragazza si alzò per tornare in
camera, ma si bloccò appena Boone la richiamò.
<< Ma, Ally! – le gridò dietro
– Credi davvero che me ne andrei in giro con Andrew dopo che si è
comportato
così? >>
<< Certo! >> gli rispose
un folto coro, formato da tutti gli umani di casa.
E
che diamine!
, pensò Boone, indeciso se scoppiare a ridere o offendersi a morte.
Il sorriso di Ally prevalse sugli
altri, forse perché non aveva ironia. Solo fiducia. Fu per quello che
Boone si
concesse una risata rilassata, riprese a salire le scale e urlò dietro
un
<< Muoviti, cialtrone, prima che cambi idea! >> seguito
dall’esultanza del biondo in questione.
Mentre attraversava il pianerottolo
per andare a cambiarsi per la serata, passò accanto ad Ally. Si fermò,
perché
non riusciva a passare oltre.
La ragazza lo guardò con quegli
occhi sinceri.
<< Buon divertimento. >>
gli augurò sorridendo.
<< Grazie. >> le
sussurrò.
Ally tornò in camera e chiuse a
chiave di nuovo.
E’
andata bene anche stavolta.
Osservò serena la Voce.
<< Non c’è nulla che possa
andar male, qui. >> bisbigliò Ally, inginocchiandosi per posare
un bacio
sulla testa di Famiglio.
°°°
Ephram si rigirò nel letto
per
l’ennesima volta, pensando all’ effetto
butterfly. Se era vero che il battito d’ali di una farfalla in
America
poteva causare un tornado in Giappone, i suoi continui movimenti
avrebbero
devastato quella terra irrimediabilmente!
Coon, sdraiato con aria rassegnata
ai piedi del lettone, ma dal lato opposto per non prendersi calci
involontari,
muoveva la folta coda grigia su e giù, scocciato.
Era già notte inoltrata, e non c’era
alcuna speranza che il suo Mago si decidesse a dormire, e tutto perché
non era
andato a supplicare perdono a Charlotte, che non gli aveva più rivolto
una
parola, dopo che Ally se n’era andata e gli altri due ragazzi erano
usciti.
Avrebbe dovuto completare alcuni rituali, ma aveva combinato diversi
disastri e
quando c’era mancato poco che non mandasse a fuoco le tende, si era
messo a
letto. Poi aveva preso un libro d’università, poi un romanzo, poi le
parole
crociate. Infine si era accucciato sotto le coperte ed era rimasto
immobile per
quanto, due minuti? Coon osservava il suo lento dibattersi nel vortice
dell’incertezza, quando sarebbe bastato andare da lei. Avvertì un odore
particolare e s’immobilizzò. Era buio ed Ephram non riusciva a vederlo,
per cui
si alzò e sedette su un pouf vicino alla finestra, in attesa.
Un lieve bussare fece sobbalzare
Ephram, che si tirò di scatto a sedere.
Coon contenne il divertimento e il
sollievo.
<< Chi è? >>
<< Sono io. – la voce di
Charlotte era bassa, ma perfettamente riconoscibile – Posso entrare?
>>
<< Ce – certo. >> balbettò
Ephram, coprendosi il ventre. Si tese ad accendere l’abat jour sul
comodino, e
la stanza fu invasa da una luce dorata soffusa, mentre Charlotte
varcava la
soglia, in camicia da notte, e si chiudeva la porta dietro. La vide
posare uno
sguardo confuso sul disastro di cera che non si era preoccupato di
pulire, e
poi guardare lui con aria decisa, e insieme esitante.
<< Ho detto che non
m’interessa, prima. – disse solo – Io resterò con te … per tutto il
tempo … che
mi concederai. >>
Ephram allargò gli occhi, cercando
di scacciare la speranza, e la gioia, che si facevano largo nel suo
cuore.
<< Ne sei sicura ? Sarà una
strada terribile, Lotte. E. E io. Non potrò mai dirti tutto. Lo
capisci?
Davvero puoi essere d’accordo su questo?
>>
<< Non sono d’accordo affatto.
– la ragazza si avvicinò sedette sul
bordo del letto – Ma morirei piuttosto che staccarmi da te. >> si
sporse,
e gli posò un bacio sulle labbra, cautamente.
Sussultò quando Ephram la prese per
la vita e la tirò bruscamente contro il proprio petto, cominciando a
baciarla
quasi con ferocia.
<< Ti farai male … - mormorava
tra i baci, con voce tormentata – Ti farai male, e io sono così
stupido, così
stupido a permetterlo … >>
<< Tu devi solo amarmi.
>> Charlotte si allontanò appena per spegnere la luce, ma Ephram
le
bloccò la mano.
<< Lascia così. – ordinò, e un po’
supplicò – Voglio guardarti
… per tutta la notte … >>
Charlotte si arrese con un sospiro,
e nascose il viso contro il suo collo << Ti amo. Da morire.
>>
Ephram si scostò per prenderle tra le
mani quel viso adorato. E cominciò così la loro nuova notte. Non
distolsero lo
sguardo l’uno dall’altra nemmeno per un secondo.
°°°
Ally aprì gli occhi, ma
era ancora
buio pesto. Mosse la testa, occhieggiando intorno, ma non riusciva
nemmeno a
trovare la finestra, sempre illuminata dalla neve candida. E dov’era la
sua
radiosveglia? Doveva essere andata via la luce, per questo non la
trovava.
<< Famiglio? – chiamò – Voce?
>>
<< Ally, sono qui. E’ stretto,
questo letto … >>
<< Ma se misuri 15 centimetri in
tutto, compresa la coda che non hai ! >>
Ally sussultò: quelle voci sarebbero
dovute venire da dentro la sua testa,
non da fuori!
<< Famiglio, Voce! – mormorò
attonita – Dove siete? Cosa sta
succedendo? >>
Qualcosa urtò la sua coscia ed Ally
si rannicchiò terrorizzata.
<< Sta tranquilla, sono io.
Vieni. >>
Era la voce di Famiglio, e lei si
rilassò senza quasi accorgersene. Cercò a tentoni davanti a sé, e
sfiorò una
pelle calda e delicata. Un viso.
<< Famiglio! >>
Le labbra sotto le sue dita si mossero,
e sentì il fiato caldo contro la mano quando le rispose: << Sì,
mia
strega? >>
La luce si accese di colpo, ma non
era accecante, e Allysia guardò il viso contro cui aveva la mano. Si
spostò e
lo guardò meglio.
<< Famiglio, ti sei
trasformato in un ragazzo! >>
Il ragazzo occhieggiò al proprio corpo e sobbalzò,
cominciando a
toccarsi con le mani i fianchi, il torace, le cosce, il viso.
<< Oh. – osservò Ally – Hai
tenuto le orecchie da gatto. >>
Famiglio vi posò le mani con
sollievo. Anche gli occhi erano gli stessi, uno azzurro e uno giallo,
sebbene
avessero un taglio molto simile a quello umano.
Si squadrarono e Famiglio si scostò
per permettere di tirarsi a sedere sul letto.
Famiglio da umano era sconcertante.
Sottile e pallido, dimostrava non oltre quattordici anni. Il viso era
soffuso
di rosa in corrispondenza delle guance e sulle labbra, e gli occhi
erano ornati
da sopracciglia chiare. Aveva i capelli dritti e scompigliati, bianchi,
con
qualche ciuffo tartaruga nero e rosso, come il mantello della sua
versione
felina. Le orecchie, le stesse di quando era un gatto, erano
proporzionate al
suo nuovo viso, grandi e arrotondate. Ally tese le dita verso quelle
escrescenze e districò le sue mani unghiute, che avrebbero potuto
ferirle.
<< Sei magnificamente bello. –
lo lodò, sentendosi meno sorpresa di quanto avrebbe voluto – Non farti
male,
mio bellissimo amico.>>
Gli accarezzò le mani bianche dalle
dita provviste di artigli.
<< Quando la smetterete di
farvi i complimenti …>> iniziò una voce sarcastica.
I due si voltarono verso la fonte
del suono.
<< Voce! >> esclamò
Ally, mentre contemporaneamente Famiglio si strozzava dicendo .
<< Sei
una femmina! >>
In effetti, la Voce mostrava una
figura giunonica e decisamente femminile, avvolta da uno spesso velo
nero intorno
al viso. Il corpo era fasciato da strati su strati di seta nerissima,
ed Ally
scostò le coperte per scendere dal letto, con ancora la camicia da
notte di
lana pesante molto pudica con cui era andata a letto. Guardò con
circospezione
verso il suo gatto – che ora era un ragazzo - scoprendolo vestito di
una corta
camiciola ed un paio di calzoncini, entrambi bianchi. Erano tutti e tre
a piedi
nudi. Un movimento nero attrasse il suo occhio, e Allysia si accorse
che la
Voce – che ora aveva un corpo – si era tirata in piedi, ed era molto
più alta
di Ally.
<< Usciamo da qui. – propose –
Voglio vederci chiaro. >>
Famiglio annuì e si diresse verso la
porta << Con cautela. >> disse, ma quasi a se stesso, prima
di
socchiudere la porta e lanciare un gridolino: << Che succede!
>>
gridò Ally.
Famiglio lasciò andare la porta e
fece un passo indietro.
Un prato, incredibilmente verde e
profumato si stendeva, coperto di erica, davanti a loro.
<< La Scozia …
>>sussurrò rapito il ragazzino, cadendo in ginocchio.
<< Questo è … un sogno …
>>
E nel momento in cui lo disse, si
accorse che non poteva essere altro. Ally inspirò profondamente. Il
primo sogno
dopo … un mese ? Un mese e qualcosa, forse.
<< Ma certo. >> concordò
la Voce, oltrepassando Famiglio in uno svolazzo di tenebra.
Ally aiutò Famiglio a rialzarsi.
<< Meglio seguirla. >>
Il ragazzino annuì, tenendole la
mano con delicatezza, per non graffiarla con le unghie a forma di
mandorla che
spuntavano dalle sue dita sottili.
<< Ally. – bisbigliò commosso
– Stai sognando! >>
La ragazza annuì e si scambiarono
uno sguardo emozionato.
<< Volete muovervi? Qui è
tutto verde !>> sibilò la Voce.
Famiglio affilò gli occhi <<
Non voglio lamentarmi, ma avresti dovuto sognarla senza audio. >>
borbottò, facendola sogghignare ed attirandosi un insulto a mezza voce
dalla
donna più in là.
Si affrettarono verso il prato verde
che si stendeva a perdita d’occhio, punteggiato di datura, lavanda ed
erica. La
magnifica terra di Scozia si stagliava imperiosa sotto i loro sguardi
avidi.
Ally non aveva realizzato quanto le fosse mancata, in
tutto quel tempo, e neanche quanto avesse
sofferto anche Famiglio, la cui mano tremava forte nella sua. Erano
stati così
felici, nella verde Scozia. Così liberi.
<< Il Castello McNamara –
indicò la Voce – Cosa vuoi fare, Allysia? >>
L’attenzione della ragazza era tutta
per una nuvola scura che li stava superando nel cielo.
<< Seguiamola, presto!
>> ansimò.
Ally non si ricordava di aver mai
avuto tanta forza nelle gambe, ma le sembrava di importanza vitale
seguire
quella nube grigia. Corse e corse finché fu davanti alla laguna oscura.
Lì
altre nubi si addensarono, acqua su acqua, e l’immagine le fece dolere
il
petto.
<< Boone! – singhiozzò –
Boone! >>
Cadde in ginocchio e batté i palmi
delle mani per terra, per non accasciarsi. Strinse forte le palpebre.
<< Allysia! >> Famiglio
le cadde accanto e la strinse forte.
<< Attenta! – gridò la Voce –
Stai attenta, Allysia! >>
Ally spalancò gli occhi e,
all’improvviso, la laguna era sparita, e anche i suoi accompagnatori.
<< Allysia, c’è qualcosa che
non va? >> la voce quieta di Salem era accanto a lei. Volse gli
occhi,
sgranandoli quando lo vide, i capelli d’argento a sfiorargli le spalle,
la
casacca da mago lunga fino a metà coscia, dove si apriva rivelando i
pantaloni.
Ally si graffiò una mano e cadde, cadde, cadde, ma Paqui rallentò la
sua caduta
fino a farla sedere, e accanto a lei c’era ancora Salem, seduto
composto, con
una mano tesa verso le sue.
<< Dammi la tua mano. >>
le ordinò morbidamente, e sospirò beatamente quando poté chiuderla tra
le
proprie.
<< Perché ... il tuo profumo è
così buono, quando mi Guarisci ? >> gli chiese, sapendo quale
sarebbe
stata la risposta.
<< Perché mi piace farlo …
>>
<< Ah! >>
Ally balzò a sedere sul letto, così
velocemente che le vertebre diedero uno schiocco. Aveva il respiro
affannoso e
rantolante. Famiglio corse verso di lei dal fondo del letto e posò le
zampette
morbide sul suo grembo. Ally aveva le guance bagnate, e si accorse che
stava
piangendo.
<< Sei qui! >> gemette,
e lo strinse al petto.
I miagolii le risposero.
Sono
qui, sono qui con te!
<< Voce? >> singhiozzò.
Presente! La sentì esclamare, con
un’ombra di
sollievo.
Il
primo sogno …
Ally cercò di rilassare le gambe,
che sentiva rigide e dolenti.
E’
meglio se dormi, ragazza mia.
– mormorò la Voce – Domani ne parleremo.
Ally si distese, tenendo stretto
Famiglio. Avvolse entrambi sotto le coperte e chiuse gli occhi,
riaddormentandosi di colpo.
°°°
Charlotte era uscita dalla
stanza di
Ephram molto presto, quel mattino, per non correre il rischio di farsi
cogliere
in flagrante, ed era andata a dormire nel proprio letto. Dopo un paio
d’ora, fu
svegliata da un assurdo trambusto sul pianerottolo. Infilò una
vestaglia sulla
camicia da notte e uscì dalla stanza, ancora assonnata, trovandolo che
bussava
forsennatamente alla porta della Cugina.
<< C’è qualcosa che non va?
>> chiese andandogli vicino.
Ephram aveva le belle sopracciglia
corrugate per la preoccupazione.
<< Ally non risponde e la sua
porta è chiusa a chiave. Non so cosa fare! >> esclamò, frustrato.
<< Non ti agitare tanto, starà
dormendo … >>
<< No! Senti, è successo
qualcosa. Io lo so, me lo sento. Lei non … Ha sempre avuto il sonno
leggero, e
da quando è qui si è sempre svegliata, di notte >>
E
ho ritentato i miei rituali, stamattina, e sta succedendo qualcosa di
strano,
qui.
Ephram strinse i denti fino a farli
stridere.
<< Che cavolo … >> Boone
si affacciò da camera sua.
<< Ally non apre ed Ephram sta
andando in paranoia. Gli ho detto che probabilmente sta dormendo, ma
lui non
vuole arrendersi. Notte brava col biondo, mh? >> s’informò.
Boone annuì e si passò una mano
sugli occhi, poi uscì sul pianerottolo
con i pantaloni del pigiama e una maglia di cotone grigio a
maniche
lunghe, che era la sua tenuta per la notte.
<< Mi ha fatto fare un tour
dei suoi locali preferiti. >> sbadigliò, mentre Ephram li
ignorava e
continuava a bussare.
Lotte sorrise: si ricordava
benissimo di quando Andrew se la trascinava dietro, prima che lei si
mettesse
con Ephram. Ed era fa-vo-lo-so.
Aggrottò le sopracciglia: il suo
ragazzo stava facendo troppo rumore, adesso, perché Ally non lo
sentisse.
Stava per dargli manforte quando
sentirono la chiave girare nella toppa e il visetto pallido e assonnato
di Ally
emerse appena.
Ephram le prese il viso tra le mani
e la strattonò, tirandola a sé.
<< Stai bene! – esclamò – E’
da un quarto d’ora che busso, ma che ti è successo! >>
Ally divincolò la faccia, il viso
assolutamente adorabile mentre se ne stava lì ancora semiaddormentata,
cercando
di collegare la lingua al cervello.
Lotte sbuffò una risata mentre la
sentiva bofonchiare.
<< Che razza di modi, certo
che stavo dormendo. >> e guardò in cagnesco suo cugino, che alzò
le
sopracciglia.
Boone sentì improvvisamente caldo al
collo a quel tono biascicato, che gli regalò un brivido.
<< Scusami. >> balbettò
Ephram, mortificato.
Ally continuò a guardarlo male, o
forse stava solo cercando di metterlo a fuoco, chissà.
<< Ciao, ragazzi. Bentornato,
Boone. – bofonchiò – Non fare quella faccia, non è successo niente. Ci
vediamo
a colazione. >> e chiuse la porta, senza lasciare loro tempo di
rispondere.
I tre si guardarono. Charlotte
sorrideva ironica e diede una pacca affettuosa ad suo ragazzo.
<< Tu, un giorno – gli disse
solennemente – sarai un padre molto apprensivo. >>
Boone non riuscì a trattenersi dal
sorridere, mentre Ephram arrossì.
<< Oddio. >> mormorò
solamente, coprendosi il viso con le mani.
Che
razza di spavento!
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E rieccomi qua con un capitolo nuovo.
Oddio, ho appena dovuto fare il lavoro due volte perchè mi si erano
SOLO scaricate le batterie del mouse e non sapendolo ho riavviato il pc
mandando in vacca due ore di lavoro! Non è giusto, ci sono un sacco di
cose da dire e non posso certo lasciarle passare sotto silenzio!
Innanzitutto, nessuno ha commentato
la foto di Charlotte. Credevo avrebbe avuto più successo, io ho avuto
una folgorazione appena l'ho trovata googleando! E' Charlotte, in
effetti, dal naso agli zigomi ai capelli. Tranne che per gli occhi, che
nel racconto sono grigi ... ma anche color cioccolato hanno il loro
perchè, che ne dite? Voglio, esigo, pretendo i vostri giudizi, positivi
o negativi che siano! Fatemi felice, su! Tanto la ragazza, chiunque
sia, appena troverà la sua foto in questo racconto, mi denuncerà per
abuso di immagine o che so io, quindi fatemi godere adesso, finchè non
dovrò sborsare fior di quattrini o un contratto come attrice nel film
che trarranno dal libro appena lo avrò pubblicato! (megalomane...)
Ho trovato le foto di quasi tutti i personaggi, c'è il buio totale solo
su Salem : voi come ve lo immaginate? Se trovate qualche giovine di
bell'aspetto su google o volete fornirmi dei nomi, sono aperta a tutte
le possibilità : io DEVO trovargli una faccia! Mica è facile, un
diciassettenne coi capelli bianchi e gli occhi scuri, e l'aria
depressa!
Poi: ho adorato scrivere questo
capitolo (un po' meno mi è piaciuto copiarlo su pc, perchè è
luuuuuuungo! Ah, udite udite! I capitoli avranno tutti più o meno
questa lunghezza, d'ora in poi, così almeno mi perdonate il fatto che
non posto mai! ), perchè è pieno di novità e di tanti passetti in
avanti che Ally compie per tornare ad essere se stessa. E' un capitolo
pieno di speranze, insomma, anche se Ally e gli altri non sembrano
accorgersene. Proprio per questo il capitolo si intitola "Inconsapevole",
perchè è un aspetto che ho cercato di sviluppare in ogni personaggio:
Ally è inconsapevole di come e quanto stia cambiando e stiano cambiando
gli altri per lei, Charlotte non sa cosa precisamente le nasconda il
suo ragazzo, Ephram non sa che cosa succede alla cugina nè cosa
nasconda Charlotte(voi ci avete pensato?), Boone ha scariche ormonali a
go-go!(per la mia gioia e per il divertimento di Andrew, pare).
Paradossalmente, quello che sembra saperne un po' più di tutti è proprio Andrew
(perchè ha manie di protagonismo, e non riesce a smettere di farsi gli
affari altrui: NdBoone), forse perchè applica il ragionamento scientifico senza
rendersene conto ... in fondo studia chimica, è abituato alle reazioni!
Comunque, almeno ho riequilibrato il suo Karma riempiendolo di calci.
^^ (ghigno malefico).
Ephram: ha un'Abilità Specifica
Mentale Di Contatto (mamma che parolone!), cioè il suo potere agisce
sulla mente in maniera specifica, crea confusione assopendo la
volontà; di contatto, perchè può crearla solo attraverso un contatto,
visivo o toccando la persona che vole confondere. Per farvi capire,
invece l'Illusione, l'Abilità Magica di Allysia, è un'Abilità
Aspecifica Materiale Totale, perchè agisce su un qualunque oggetto
anche a grandi distanze e non ha nessuno dei limiti che la materia
impone. Il casato McNamara è un casato di guerra, l'ho già detto?
Prendono un sacco sul serio queste cose!
Tornando ad Ephram, quello del capitolo scorso è semplicemente il suo
compito, il
famoso Mandato cui fa riferimento la Voce: i Maghi puri, come Allysia
ed Ephram, spengono i focolai di Magia che si aprono nel Nuovo Mondo,
terra a cui la Magia è preclusa (salvo rarissime eccezioni): è un grande onore (e una solenne rottura di balle) ricevere il Mandato. Il Fronte
dell'Intolleranza - che poi è l'intero Stato di New York, dove si trova
Buffalo, devo ricordarmi di mettere una digressione - è la zona in cui
si verificano i casi maggiori di Normali che usano la magia senza
averne il diritto: una Magia Nera, che è contro Natura, come dice
Ephram , e che si basa sulla sofferenza e sulla morte, e che per questo
è considerata un peccato, appunto, contro il naturale stato delle cose:
chi si ricorda di Salem, a questo punto? Il suo potere ha un senso
laddove ci siano dolore e sofferenza, per questo i Guaritori sono
considerati la feccia del Mondo Magico: sempre per citare la Voce,
però, questa è una pecca ideologica del Mondo Magico, spiegherò in
seguito perchè.
Infine: grazie a tutti quelli che
hanno commentato Il Riconoscimento e la mia one-shot Twilight, Addio a
Denali! Grazie, davvero!
Stavolta le foto di Ephram: qui,
qui,
qui
e qui.
Fatemi sapere, ragazze, davvero!
E anche Andrew, perchè mi sento
buona. Forse questo lo avete già visto in giro: qui e qui,
anche se il mio Andrew è più sorridente di così!
E oraaaaaa .... spazio commenti!
Addy: ho
riso molto per il tuo commento: sì, Andrew fa lo stupido, di tanto in
tanto, ma come vedi si riscatta altrettanto! E Charlotte ha la capacità
camaleontica di scordarsi i suoi guai, pur di smorzare i momenti di
tensione (soffrirà di disturbo bipolare) E cosa pensi adesso
dell'emotività latente nel mio Boone? Non è assolutamente strabiliante
con l'aria confusa? Ad Ally fa male la testa per via della tortura che
ha subito, e infatti non si fa mai toccare neanche dal cugino. In
questo capitolo le cose cambiano, ma ne rimane sorpresa lei stessa. Hai
visto che terribile segreto nascondeva Ephram? La scena che ho
descritto era abbastanza forte, e devo dire che mi è pianto il cuore al
dover mettere animali morti nel mio racconto (mette mano al
fazzoletto), però almeno Ephram ha salvato il salvabile! E' il suo
lavoro, distruggere la Magia Nera ... anche se scritto così fa tanto
Supereroe. Lin è una pazzerella, ma vedi, Ally ha, diversamente da
Allysia, la capacità di attorniarsi di persone che sono attratte dalla
sua fragilità e dalla sua purezza: finora hanno cercato tutti di
aiutarla, ma chissà che qualcuno non tenti di approfittarsene, un
giorno! (sogghigna) SWpero di essere stata esauriente! A presto,
piccola!
Lucyette:
vedo che apprezzi tutti i miei personaggi e cerchi di vedere oltre le
apparenze! Si stanno aprendo tutti, con Ally, e io cerco di mostrare
sia i loro pregi che i loro difetti (visto che ne hanno un sacco!)
Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!
Giulia91:
felice che tu abbia apprezzato la lunghezza, anche questo è lungo come
la fame, avrai notato. Come ho già spiegato ad Addy su, Ally non ha una
fortuna sfacciata con gli amici, attira persone che sono affascinate
dalla fragilità! E' una cosa che non dico mai e potrebbe passare per
semplicismo narrativo. Forse dovrei lavorarci su (Uhm). Si è capito che
anche a me piace fare la passeggera in moto? ^^ Io ADORO girare con la
motocicletta, anche se, di contro, non mi metterei mai a guidarne una.
Sono strana, eh?
Andrew è abbastanza bello, sì (vedi la foto su! Era un altro volto
introvabile! Ma ieri sera ho avuto un altro colpo di genio! ). La
cioccolateria è un luogo di pace cosmica, è chiaro! Ed è anche il luogo
in cui Ally scopre di parlare con Charlotte molto più facilmente che
con tutti gli altri, per un'attitudine precisa della ragazza: ti
consiglio di tenerlo d'occhio, questo dettaglio! Ho seminato qualche
allusione qua e là! Sono felice che ti sia piaciuto tutto! spero che
questo capitolo sia all'altezza, anche se è decisamente più burrascoso
del precedente (litigano tutti!)
BlueSmoke:
graziegraziegrazie per gli aiuti tecnici! Sono contenta che il capitolo
ti sia piaciuto, il respiro che senti, anche in questo, ce l'ho messo
io, infatti sono in debito d'ossigeno per quanto ho scritto! Boone è un
grande, una specie di genio comico represso (questa battuta la
incollerò ad Andrew, prima o poi, e gli frutterà qualche altro
sganascione): ha un po' paura dei sentimenti, perchè è stato ferito in
passato, ma in realtà è sempre stato molto più chiuso della sorella
minore. 'Sti maschi!!! In realtà Ally non è a metà tra loro: è solo
molto più indietro. Ha praticamente dovuto reimparare a vivere e a a
rapportarsi con gli altri, e lo fa a tentoni, come quei bambini piccoli
che, anche se gli sorridi, vanno a nascondersi dietro le gambe della
mamma. I suoi interessi sono "congelati", in qualche modo, e passano in
sordina anche per lei. Però, piano piano, imparerà a fare più chiarezza
nei suoi pensieri, consci e inconsci ( hai visto che stoccata quella
del sogno?), e quel giorno, potrebbero essere guai per tutti, nessuno
escluso (semina spoiler con naturalezza). Allysia non sa quasi niente
del Nuovo Mondo! Ma confermo, la calza era DECISAMENTE di pessimo
gusto! (che cattiva ad averlo notato!) Per Ephram, è chiaro il
paragrafetto in alto ? (hai visto che casino colossale ha combinato
stavolta?)
Spero di aver detto tutto, in ogni
caso non esitate a farmi domande, anche via e-mail!
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