L’urlo.
L’urlo
improvviso lo svegliò dal sonno. Spaesato,
impiegò
qualche minuto prima di rendersi conto di dove si trovava.
Aprì e richiuse più
volte gli occhi, fino a quando non riconobbe la tenda sopra di lui. La
pioggia
primaverile batteva con forza sulla tenda facendo rumore e gonfiandola
man mano
che si accumulava.. A quell’urlo non era seguito nessun altro
rumore.
Zell si
sollevò dal suo sacco a pelo e gettò
un’occhiata a
Squall. Il suo migliore amico dormiva, apparentemente ignaro
dell’urlo, ed era
completamente avvinghiato al suo Gunblade. Era strano che non si fosse
svegliato e che non avesse distrutto la tenda con
quell’attrezzo infernale.
Infilò i jeans, memore di quell’unica e umiliante
occasione in cui Quistis
l’aveva sorpreso a girare in boxers per il campus del Balamb.
Tutta colpa di
Zone e dei suoi stupidi scherzi da Trabiano. Da allora Zell non usciva
mai
dalla sua camera senza essere sicuro di indossare almeno i jeans,
Quistis
sapeva essere terribile a volte e Zell sospettava che, mandarlo a
combattere
senza armi contro l’Archeosaurus del centro
d’addestramento non fosse l’unica
cattiveria che lei fosse in grado di mettere in atto.
Dunque Zell
uscì sotto la pioggia e camminò incurante verso
la tenda posta di fronte a quella che condivideva con Squall.
Lì dormiva
Selphie. Aveva deciso di partire con lui e Squall nonostante le
avessero detto
più volte che si trattava di una missione pericolosa. Squall
le aveva proposto
di accettare la direzione del Garden sino al momento del suo ritorno,
ma lei
non aveva accettato neanche quell’offerta e i due ragazzi
ancora non riuscivano
a spiegarsi il perché della sua ostinazione.
“Sel?
Selphie stai bene?”
Sussurrò
Zell da dietro l'entrata mentre l’acqua gli
scrosciava addosso. Aveva i piedi e le gambe completamente ricoperte di
fango.
Mentre aspettava una risposta sentì del trambusto arrivare
dall’interno, poi la
sua migliore amica aprì la tenda. Zell sorrise, intenerito
vedendola in quello
stato. Si asciugava gli occhi coi pugni delle mani, aveva la spallina
del
solito vestito giallo leggermente abbassata e sembrava una bambina
piccola
svegliata da un incubo. Si trattenne dal dirle il famoso ‘te
l’avevo detto di
non venire con noi’.
“Ehi…
Va tutto bene?”
Nel domandarlo
Zell usò un tono di voce dolcissimo. Selphie
singhiozzò e si gettò fra le braccia del ragazzo
incurante della pioggia e del
fango e del petto nudo di Zell. Lui l’accompagnò
dentro la tenda, rovistò sul
pavimento alla ricerca della torcia e, trovatala, cercò
l’asciugamano
trovandolo sullo zaino da viaggio della ragazza. Le asciugò
il viso
delicatamente, asciugandoglielo con quella che era quasi una carezza.
“Ci
sono io con te, non aver paura.”
“Ho
avuto un incubo.”
“E’
normale, ti avevamo detto che questa strega attacca
sfruttando le nostre paure.”
“In
questo caso non è proprio così. E’ un
sogno che faccio
già da tempo. Ma non pensavo di svegliarti, mi
dispiace.”
“Lascia
stare… L’importante è che non si sia
svegliato quel
vecchio bacucco, sai quanto rompe se si alza di cattivo
umore.”
Selphie
abbozzò un sorriso e andò a sedersi sul suo sacco
a
pelo mentre Zell usava lo stesso asciugamano che aveva usato per lei
per
asciugarsi il torace sotto la luce soffusa della torcia. Poi, quando fu
sicuro
di non rischiare di prendersi un accidente, andò a sedersi
accanto a Selphie
stringendosela forte al petto. Amava tenerla stretta a se
così, il che accadeva
di rado da quando lei e Irvine formavano una coppia fissa. Aveva
sofferto molto
di quel distacco obbligatorio; avrebbe sofferto troppo continuando a
starle
troppo accanto. Non era lui il ragazzo che Selphie amava. In
quell’istante,
Zell sperò vivamente che Selphie non si accorgesse del cuore
impazzito che a
momenti gli sarebbe schizzato fuori dal petto.
“Era
da tanto che non mi soffocavi con la tua presa da orso.”
“Non
ce n’è mai stata occasione fino a questo momento.
Preferivi un altro genero di prese.”
“Ehi,
non sarai mica geloso?”
“Perché
no?”
Il silenzio
scese fra di loro. Selphie si accoccolò meglio
fra le braccia muscolose del suo migliore amico che allungò
un braccio per
prendere una coperta e aprendola coprì entrambi. Era un
silenzio leggermente
imbarazzante, almeno per Zell che avrebbe preferito mordersi la lingua.
Allora
decise di romperlo con una delle sue uscite.
“Allora,
questo sogno proprio non ti va di raccontarmelo?”
“Ti ho
detto che non è proprio un sogno. Non so come
spiegartelo.”
“E
allora provaci. Magari riesco a darti una spiegazione
sensata.”
“Una
spiegazione sensata da te? Oddio, allora quelle di
Quistis cosa sono?”
“E’
semplice, verità assolute.”
Selphie
scoppiò a ridere, e contagiato dalla risata anche
Zell rise. Era proprio come ai vecchi tempi, quando Irvine non era
ancora
entrato nel cuore della bella SeeD e Zell si chiedeva se fosse il caso
o meno
di rivelare i propri sentimenti per lei. Alla fine aveva preferito non
rovinare
la loro amicizia, e Irvine ne aveva approfittato. Non portava rancore
nei suoi
confronti. Al contrario, erano buoni amici, e poi che colpa poteva
avere il
Galbadiano se aveva saputo cogliere l’occasione? Al massimo
l’unico da
biasimare era proprio Zell. Preso dai suoi pensieri, a stento si
accorse che
Selphie aveva iniziato a raccontare. Per fortuna non si era perso molto
del
racconto, mentre le accarezzava dolcemente i capelli.
“Nel
sogno vedo una finestra che da su un cielo oscuro, senza
nessuna stella né la luna. E poi compare una sagoma
femminile che si affaccia
alla finestra dandomi inizialmente le spalle. Non le vedo il volto, ma
avverto
la potenza e il terrore che da lei si emanano e capisco che
è una strega.
Quando la donna si gira verso me mi assale sempre una immensa paura e
non
riesco ad urlare anche se vorrei farlo con tutte le mie forze. Quella
strega
sono io. Ha i miei stessi occhi verdi ma privi di alcuna luce, il mio
stesso
sorriso ma senza alcuna espressione di gioia, le mie stesse guance ma
non lo
stesso rossore.”
Mentre
raccontava, Selphie ricominciò a piangere. Zell
continuò ad accarezzarle le spalle e i capelli per
rassicurarla, scuotendola
delicatamente per risvegliarla dalle sensazioni che la stavano facendo
ricadere
nel suo baratro di tristezza.
“Hai
paura di diventare una strega Sel?”
La ragazza non
disse nulla, ma annuì ed emise un mugolio
sommesso. Zell cacciò fuori un respiro profondo e la
voltò verso di lui.
Selphie si copriva gli occhi e il volto con le mani e Zell dovette
faticare per
abbassargliele. Sorrise nel vedere quegli occhioni magnifici
completamente
bagnati e glieli asciugò ancora.
“Sei
brutta quando piangi Sel.”
Si
scansò appena in tempo dal pugno che lei stava per
rifilargli,
ma perlomeno l’aveva fatta sorridere di nuovo. Mentre lei
finiva di piangere la
osservò serio, cercando di trovare le parole giuste per
rassicurarla. Le prese
le mani, che in confronto alle sue sembravano minuscole, e la
guardò negli
occhi.
“Tu
sei già una strega. Mi hai stregato durante il nostro
primo incontro, quando sei precipitata giù da quella rupe, e
mi hai incantato
con quel sorriso meraviglioso che ti ritrovi e le guance rosse per la
fatica
che avevi fatto per raggiungere me e Squall. Mi hai stregato con la tua
risata
e il tuo entusiasmo, quando decidevi di organizzare gli eventi del
Garden e mi
costringevi ad aiutarti. In realtà ho sempre adorato starti
dietro, perché
emani una positività che mi scalda sempre il cuore. Mi hai
stregata coi tuoi
occhi la sera in cui passeggiando per il giardino del Garden dopo la
festa per
celebrare la vittoria contro Artemisia ho capito che non avrei mai
più potuto
fare a meno di te nella mia vita. Ecco perché, se anche tu
dovessi mai
diventare una strega (ed è impossibile visto che non hai dei
poteri magici a
parte quelli che tutti noi assimiliamo coi Junction), io combatterei
contro il
mondo intero per metterti al sicuro così come Irvine o anche
Squall (credo). E
ti aiuterei a capire chi sei davvero, non Selphie la strega ma Selphie
la
ragazza che col suo entusiasmo dona felicità e amore agli
amici.”
Selphie
scoppiò a ridere, emozionata dalle parole di Zell.
Mai si sarebbe aspettata tanto affetto da quel ragazzo biondo con gli
occhi
azzurro cielo e il sorriso perennemente stampato sulle labbra. Era
riuscito,
con quelle poche ma azzaccate parole, a scaldarle il cuore.
“Irvine
non lo farebbe mai… Lui ama… la vita
comoda.”
“Allora
sarò io il tuo cavaliere. E non ti abbandonerò
mai.”
Sapeva che era
vero. Sapeva che Zell non l’avrebbe
abbandonata mai, a differenza di Irvine che spesso la lasciava sola
anche nelle
piccole difficoltà che doveva affrontare. Guardò
negli occhi il suo migliore
amico, consapevole che su di lui avrebbe sempre potuto contare. Lo
abbracciò e si
addormentò poco dopo fra le sue braccia, concedendosi un
lungo sonno senza
incubi e ricco di serenità.
***
Quando Selphie
si era addormentata Zell aveva preferito
tornare nella sua tenda. Aveva combinato fin troppi danni con le parole
la
scorsa notte, non voleva combinarne anche coi fatti. Per fortuna
Selphie
sembrava troppo stanca per il sogno e non si era accorta di nulla, ma
almeno
era più tranquilla.
Squall era
già in piedi e sistemava il Gunblade sulle sue
spalle quando Zell si svegliò. Non disse nulla sulla nottata
precedente, ma il
suo sguardo era eloquente.
“Sta
bene… Sto bene anch’io.”
Squall era
l’unico a sapere. O perlomeno Zell credeva che
sapesse, non ne avevano mai parlato. Squall non era il tipo da
confidenze del
genere, ma era dotato di un grande intuito. E poi era il suo migliore
amico da
anni.
Zell
finì di prepararsi per riprendere il viaggio assieme ai
suoi amici. Uscì dalla tenda per richiuderla, vide Selphie
che aveva già messo
a posto la sua, e mentre Squall faceva lo stesso con la loro le rivolse
un
enorme sorriso. Il sole splendeva alto, come se la pioggia avesse
portato via
il maltempo assieme alle preoccupazioni. E quando furono pronti a
lasciare il
campo, mano nella mano Zell e Selphie si avviarono dietro Squall,
pronti ad affrontare
quella nuova avventura tutti e due insieme, come sempre era stato, con
la
sensazione che, finalmente, qualcosa stava per cambiare.
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