È
più vergognoso diffidare dei propri amici che esserne
ingannati.
(La
Rochefoucauld)
Una
cosa che
ho sempre saputo è che quando avrei avuto un amico sarebbe
stato per sempre.
Per questo, checché ne possano dire gli altri, i miei Amici
sono tre: Sirius, Remus
e Peter.
Tutti
dicono
sempre che siamo sociali, parliamo con tutti, siamo “i
secondi migliori amici
di tutti”, a parte i Serpeverde, ovviamente, ma la
realtà è ben diversa. Il
nostro gruppo è chiuso, né potrebbe essere
altrimenti. Perché noi siamo diversi.
Non per forza superiori, per quanto la maggior parte delle volte sia
così, ma
diversi. Siamo parte di un meccanismo che funziona con noi quattro, ma
che
crollerebbe con qualcuno in più come una valigia con troppi
vestiti. E senza
incantesimi ad aiutarla.
Però,
noi
quattro, per noi quattro, siamo
tutto. Siamo fratelli, siamo amici, siamo compagni, siamo famiglia,
siamo
figli, siamo padri. Il nostro è un piccolo mondo di per
sé autosufficiente, non
impermeabilizzato ma comunque chiuso.
Perché
sebbene
siamo quattro persone distinte e notevolmente divergenti, insieme siamo
una
forza impossibile da ignorare. Per i miei amici darei tutto. E so che
loro
farebbero altrettanto. Mi fido ciecamente di loro come so che loro
ciecamente
si fidano di me.
È
una sensazione
straordinaria, sapere cosa siamo perché siamo insieme.
Uno
per tutti,
tutti per uno.
Un amico
è un regalo che si fa a se stessi.
(Robert L.
Stevenson)
Sirius.
Sirius
credo
sia uno dei miei migliori risultati. L’essere riuscito a
liberare i suoi occhi
da quell’ombra che li velava, che li offuscava, è
una soddisfazione come se ne
provano poche volte nell’arco di una vita.
Mi
ricordo
com’era quando arrivò, aveva un che di disperato
in ogni gesto, e al contempo
una forza che gli impediva di chiedere aiuto e un orgoglio che lo
portava
avanti, malgrado tutto. Era una persona tanto forte da riuscire a stare
accanto
a me senza spezzarsi. L’ho costretto io, in
realtà. Lui era ancora convinto di
essere solo una pedina dei Black, anche se a livello inconscio sapeva
già che
era qualcosa in più, qualcosa
di
diverso. Il suo smistamento l’ha confermato.
E
l’essere
riuscito a indurlo a mostrarsi è una cosa per cui non
sarò mai abbastanza
soddisfatto.
È
un regalo
che avevo deciso di farmi fin dal primo momento in cui l’ho
visto, perché
sapevo, riuscivo a vedere come sarebbe potuto essere se gliene fosse
stata data
la possibilità.
E
quando lo è
diventato… oh, ho pensato di aver fatto davvero dei miseri
sforzi per un dono
così grande. Un amico. No, il mio
migliore amico. Il primo, fino alla fine.
Il
fratello
che non avevo mai avuto.
Una
volta
disinibito, è diventato autenticamente la metà
mancante della mia mente:
eravamo un tutt’uno, due entità con
un’empatia talmente forte, talmente
naturale da non aver bisogno di spiegazioni. È sempre stato
così fra me e
Sirius: basta un’occhiata per capirci, perché in
quell’occhiata c’è tutto.
Lo
splendore dell'amicizia non è la mano tesa né il
sorriso gentile né
la gioia della compagnia: è l'ispirazione spirituale quando
scopriamo che
qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi.
(Ralph
Waldo Emerson)
Remus.
Remus
è stata
la persona che più mi ha aiutato a trovare fiducia in me
stesso. Non perché
avesse fatto qualcosa in particolare, per quanto quei suoi modi pacati,
gentili
e garbati erano talmente complementari a quelli più vivaci e
chiassosi di me e
Sirius che era un piacere anche solo lo stargli accanto. E poi ci
aiutava con i
compiti, cosa molto importante.
No,
era il
fatto che ha riposto la massima fiducia possibile in me.
In noi.
Si
è mostrato
il più coraggioso di tutti noi. Il suo segreto
così grande, così pericoloso,
così odiato, è stato riposto in tre ragazzini di
poco più di dodici anni senza
remore, basandosi solo sulla nostra promessa che gli volevamo bene, che
non avevamo
intenzione di abbandonarlo.
Non
si crede a
quanto possa fare bene la fiducia degli altri.
Remus
ce l’ha
dimostrato: non in gesti o parole, ma nel semplice fatto che
semplicemente
guardandoci, conoscendoci, ha deciso di credere in noi, di riporre in
noi
quella fiducia che io morirei prima di tradire. È stato in
grado di farmi
sentire un dio, per la sua fiducia.
Non
è tanto l’aiuto degli amici a giovarci, quanto la
fiduciosa certezza
che essi ci aiuteranno.
(Epicuro)
Peter.
Peter
è un
caso strano. Guardandoci, uno potrebbe chiedersi cosa fa fra noi. So
che molti
lo fanno.
Eppure
senza
di lui i Malandrini sarebbero mozzati di un braccio. Peter non è solo un
satellite, è come un fratellino
più piccolo, di cui bisogna prendersi cura ma da cui in
cambio riceviamo
affetto e ammirazione e collaborazione incrollabile: Peter ci vuole
bene,
perché sa che non lo tradiremo mai, e che se si trovasse nei
guai lo
aiuteremmo, come abbiamo sempre fatto e come sempre faremo.
Peter
per noi
farebbe tutto, ci aiuta, ci supporta e ci segue, e anche se a volte
è un po’
ansioso o esagerato è un Malandrino come tutti gli altri.
È in grado di
infiltrarsi ovunque, Peter. Sa tutto, vede tutto. È il
nostro informatore più
fidato.
La
gente è
stupida. La gente non si accorge di lui quando è da solo,
solo perché è
piccolo, poco appariscente, silenzioso. Non sa che attraverso di lui
passano le
basi per i nostri piani più eclatanti, non sa che senza di
lui dovremmo
sprecare il doppio delle energie per raggiungere i nostri scopi.
Non
sa che
Peter è un bravissimo attore, che finge idiozia solo
perché è utile. Da idioti
si possono osservare molte più cose.
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