Everything
and nothing
Fiera
del libro.
Mi
piacciono i libri, quindi sono contenta di essere qui.
Non
che dove vivo io sia concesso leggere..
O
meglio, posso leggere. Solo che posso farlo solo se si tratta di
testi che mi vengono indicati dai miei superiori.
E
per testi intendo antichissimi libri di lingue che è
necessario
conoscere, antichissime testimonianze del potere che possediamo..
Antichissimi
libri che non mi danno alcuno stimolo.
Eccetto
quello di vomitare.
Si.
Non mi piace essere quello che sono.
Ed
è anche per questo che ho accettato questo lavoro.
Perchè se
riuscirò a portarlo a termine, mi verrà concesso
un premio.
E
il mio premio, quello che chiederò se riuscirò a
fare ciò che devo
nel migliore dei modi, sarà la libertà.
Libertà
da regole che mi stanno strette.
Ma
sopratutto libertà da un mondo che non sento appartenermi.
Ovviamente
non posso negare quello che sono.
Non
sono un essere umano.. e a dirla tutta, diventarlo non è che
mi darà
chissà cosa...
Gli
esseri umani sono imperfetti..
Anche
quelli come me lo sono.. Ma a differenza di noi, l'umanità
non si
ferma mai.
Cerca
nuovi stimoli, nuovi credo. Nuove cose...
Continuamente,
insistentemente lotta per non restare fermo.
Molte
volte lo fa maldestramente.. Ma lo fa.
Quelli
come me invece, sono inchiodati al passato.. Alla tradizione.
A
ciò che era, perchè sono convinti che non ci sia
niente di
migliore.
“Noi
siamo esseri perfetti. Potenti e superiori agli umani!”
Questo
è quello che mi hanno sempre detto.. Che mi hanno insegnato.
E
questo è esattamente quello in cui non
credo.
Perchè..
se fossimo davvero perfetti, se fossimo.. potenti e superiori a loro,
perchè mai parteciperemmo a cose, come le guerre, per cui
gli umani
sono incolpati?
Mi
spiego meglio: se agli umani viene data la colpa di tutte le cose
brutte che accadono nel mondo, perchè noi ci comportiamo
come loro
combattendo le loro stesse battaglie?
L'ho
chiesto una volta.. Lì a.. casa mia.
“Che
domande.. Dobbiamo risolvere i casini che combinano e riportare il
giusto equilibrio!” mi è
stato risposto con tono ovvio.
Si,
ok.. l'equilibrio.
Ma
quale equilibrio? Il nostro o il loro?
Perchè
noi non abbiamo un equilibrio.
Sparsi
per il mondo senza radici.. Che equilibrio e che stabilità
pretendiamo di avere?
Quindi
suppongo che per ristabilire l'equilibrio, si intenda quello degli
uomini.
Ma
se li riteniamo inferiori a noi, perchè ci preoccupiamo di
aiutarli?
Non
sarebbe più logico lavarsene le mani?
Si.
Credo che lo sarebbe.
Ma
noi siamo una razza strana..
Ed
io non voglio essere strana.
Ho
poteri.. capacità e.. si, qualche vantaggio rispetto agli
uomini.
Ma
ho anche qualche vantaggio rispetto ai miei simili.
Io
ho un corpo, anche se non sono un essere umano..
Loro
no e sono costretti ad indossare vestiti di carne umana..
Di
quegli uomini che tanto disprezzano.
Quindi
se, non sono umana, ma non sono nemmeno totalmente uguale ai miei
simili, cosa sono di preciso?
Lo
scherzo di una natura capricciosa? Un dono? O una maledizione?
Non
lo so..
E'
per questo che, se avrò il mio premio, chiederò
di essere libera..
Libera
anche di scegliere cosa essere.
Ma
prima devo raggiungere lo scopo.. E considerato che stiamo per
arrivare a Toronto, e che non so come convincere Sam e Dean a
seguirmi dentro, e una volta finito, a portarmi con loro.. Beh.. non
sono sulla buona strada per adempiere completamente e correttamente
al mio compito.
“Cosa
devo fare signore?” chiedo in
silenzio chiudendo gli occhi.
“Tutto
quello che è in tuo possesso.”
“Ma
come devo fare? Indicami la strada da seguire e la
seguirò.”
Sto
implorando.. Ma sono sicura che in cambio riceverò una
risposta
criptica.. come sempre.
“Questo
compito è stato dato a te, perchè sei la
migliore.. Stella. Questa
è la strada da seguire. Fidati del tuo istinto e fai quello
che
ritieni giusto.”
Come
non detto!
Riapro
gli occhi e Sam e Dean mi fissano.
“Hey..
Stai bene?” mi chiede il minore dei due.
Annuisco
e sorrido. “Si.. io sono solo stanca.”
Entrambi
annuiscono e si guardano intorno..
“Siamo
a Toronto.” mi dice Dean “Suppongo che i tuoi amici
ti stiano
aspettando.”
Mi
stiro un po'.. O meglio, fingo.. Non sono stanca e non mi sento
addormentata.
“Suppongo
di si!” esclamo “Anche se trovarli in mezzo a
questa folla sarà
complicato. Per quel che ne so potrebbero già essere andati
via.”
“Chiamali
e dai loro appuntamento in un posto preciso.”
Grazie
Sam.. sei un genio.
Peccato
che io non abbia amici ad aspettarmi qui.
“Non
ho il cellulare.. Si è rotto in contemporanea con l'auto..
Ma non
importa.. Farò un giro, e se non li trovo me ne
tornerò a casa.”
dico.
“Come?”
chiede Dean.
“Non
so.. autobus, auto a noleggio.. A piedi. Con l'autostop. Per venire
qui sono stata fortunata.. Troverò un modo.”
Scendo
dall'auto salutandoli e cammino piano e distrattamente.
Spero
che scendano e mi fermino.
Se lo fanno vuol dire che provano
simpatia per me e non vogliono lasciarmi sola. O che mi credono un
soggetto psicologicamente disturbato e non vogliono avermi sulla
coscienza casomai dovesse succedermi qualcosa.
O
più semplicemente, il loro istinto nell'aiutare la gente,
supera
tutto il resto, diffidenza compresa.
E
loro vogliono.. aiutarmi.
Mi
fermo al primo stand.
Libri
di lingue antiche.
Aramaico,
greco, latino, enochiano.. E un libro scritto in un antichissimo
dialetto borbonico.
Interessante.
Lo
prendo e lo sfoglio velocemente.
Non
perchè non mi interessa, ma perchè leggo..
velocemente.
Parla
di antichi rituali e atti sacrificali, ma non credo che questo umano
che lo vende, sappia di che si tratta.
“Le
piace signorina?” mi chiede “E' un antico libro di
ricette di
cucina borbonica.”
Ricette
di cucina.. Si! Certo.
Gli
sorrido e gli do dei soldi.
Comprerò
questo libro.
Non
mi serve a niente, ma preferisco non lasciarlo in mano ad un tipo
così poco.. sveglio.
E'
un libro pericoloso, che va usato con cautela.
E
non sono propriamente sicura che lui sia il tipo adatto a maneggiarlo
come si deve.
Lo
ringrazio e mi giro pronta a raggiungere un altro stand.
Sam
e Dean sono dietro di me..
Li
sento, ma fingerò di non essermene accorta.
Devo
fingere. Ho una copertura da mantenere.
“Non
sapevo che ti interessassero i libri antichi.”
Faccio
finta di sobbalzare quando Dean parla e mi volto di scatto.
“Non
mi interessano infatti... E' solo che,” guardo il
proprietario
dello stand che mi fissa e mi avvicino a loro abbassando la voce
“l'uomo.. quello che li vende. Beh.. mi sembrava che ci
tenesse
tanto a vendere qualcosa, e così ne ho preso uno.”
Sam
e Dean seguono le mie parole annuendo e poi scuotono il capo
perplessi.
“Comunque,
che ci fate ancora qui?” chiedo
“genuinamente” sorpresa..
“Beh
noi.. abbiamo pensato di aiutarti a cercare i tuoi amici.” mi
spiega Sam.
“Grazie.”
dico piegando un po' il capo “Siete molto gentili.”
Loro
sorridono.. e poi iniziamo il tour per cercare gli amici che non
esistono.
Giriamo
per ore ed ore e alla fine, quando è già sera,
Sam e Dean mi
comunicano che non possono più rimanere con me.
Ma
prima di andarsene vogliono assicurarsi che io stia bene.. Quindi si
offrono di accompagnarmi ad una stazione degli autobus.
“Allora..
dove abiti?” mi chiede Sam.
Oh
credimi! Non ci si arriva in autobus.
Sto
per inventarmi qualcosa ma.. mi sento male.
E
credo di essere impallidita.
E
anche tanto perchè, Sam e Dean mi fissano preoccupati.
“Stai
bene?” mi chiedono.
Io
li guardo e li sento.. ma.. non sono in grado di rispondere.
E'
qui!
Lo
sento.
La
sua aura mi fa stare male.. E' malvagia e di certo fa a pugni con la
mia.
E
ora che racconto?
Se
dico di stare male mi porteranno in uno di quei posti dove.. come si
chiamano? Ah si, ospedali!
Ma
una volta che mi allontaneranno dall'energia che mi fa star male,
tornerò come nuova.
E
poi, come potrei spiegarlo?
Penso
un attimo chiudendo gli occhi e le parole del mio superiore mi
ronzano in testa.
Mi
ha detto di fidarmi del mio istinto.
Il
che significa – credo – che devo fare quello che
credo sia
meglio.
E
per me, sopratutto in un momento come questo, non c'è niente
di
meglio della verità.
Mi
metto dritta e poi mi avvicino alla fonte del mio malessere.
E'
un ragazzo.. Alto e carino.
Mi
spiace fare questo al suo corpo.. ma non ho scelta. Non qui per la
strada.
Anche
se non c'è praticamente nessuno a parte noi.
Gli
tiro un calcio e poi una ginocchiata in viso.
Colpi
che lo stordiscono e provocheranno un lieve mal di testa al corpo
che “ospita” l'essere, ma che non lo uccideranno.
“Ma
che fai?” mi urla Sam “Sei impazzita?”
Dean
invece mi osserva e basta..
Sam..
sei carino, ma forse un po' troppo innocente per questo lavoro.
“Seguitemi!”
dico loro mentre trascino il corpo stordito.
Percorro
vicoli bui, avvalendomi del mio.. senso di orientamento
soprannaturale, e giungo ad una specie di capanno.
Apro
la porta ed entro.
Sam
e Dean mi seguono.
Borbottano
qualcosa tra di loro.. e credo che abbiano le armi pronte
Dopotutto
anche io reagirei così se fossi in loro.
Io
non avrei bisogno di armi, ma questo è un dettaglio.
Poggio
il corpo per terra, con le spalle contro una vecchia parete e mi
allontano poco.
“Si
può sapere chi diavolo sei?” mi urla Dean.
Sa
che il momento di chiedere è adesso.
E'
più strategico di Sam.
Faccio
un grosso respiro e mi sento scuotere un po'.
Alcuni
superiori mi urlano in testa di non fare quello che sto per fare.
Ma
io, col tempo, ho imparato ad ascoltare solo il mio
diretto
superiore. E lui non sta parlando.
Si fida di me!
E
questo mi basta per procedere.
Dico
loro di pazientare un attimo e fisso il corpo che ho trascinato fino
a qui, riprendere i sensi e guardarmi ridendo a crepapelle.
“Stella..”
sussurra ridendo.
Lo
guardo e piego appena la testa.
“Vieni
fuori da lui e torna da dove sei venuto.. Ora!” esclamo.
Il
viso davanti a me si tinge di terrore. E poi, una forte energia esce
dal corpo. Sale in alto e poi ricade in terra, dissolvendosi in una
specie di cerchio di fuoco che scompare non appena ho finito.
Ora
rimaniamo io, Sam e Dean.. e il corpo svenuto di un povero uomo che
provvederò a rimettere in sesto prima di rimandare a casa.
“Quello
era.. Cosa.. Cosa sei tu?” mi chiede Sam.
Mi
avvicino al povero tramite e gli accarezzo la fronte.
Lui
si sveglia e mi guarda impaurito per un attimo..
Le
sue ferite sono guarite ed è ora di tornare a casa.
“Va
tutto bene.” lo rassicuro “Dimentica tutto questo
e.. torna a
casa.”
Schiocco
le dita e lui scompare.
Sam
e Dean sono sconcertati.
Li
guardo e sospiro..
“Sono..
tutto e niente allo stesso tempo.. Ma sostanzialmente.. Sono un
angelo del Signore!”
Le
mie ali si spiegano per un attimo.. A differenza di quelle dei miei
simili, sono fatte di luce.. Più o meno.
Sam
e Dean mi guardano esterrefatti.
Le
voci nella mia testa cessano.
E'
il mio lavoro. E lo faccio a modo mio.
Richiudo
le ali, e il mio superiore mi è accanto.
E'
arrivato il momento.. Ora il gioco si fa duro.
|