[Sfiga Fandom Fest @ Fanworld] Kushiel's Legacy,
Anafiel/Rolande, spada
Contggio
parole: 730
Note:
una versione alternativa di come avrebbe potuto essere il famoso
giuramento di Anafiel. Non so, forse non ha motivo di essere, ma me
lo sono immaginato e ho dovuto scriverlo così.
Ah,
visto che mi era stato chiesto: le poesie sono mie, non vengono dal
libro.
***
Presterei giuramento, mio principe,
di seguirti e proteggerti sempre.
Sul sacro precetto del Beato Elua
prometterei di starti accanto.
Sulle sferze di Kushiel
affermerei la mia lealtà.
Sulla saggezza di Shemazai
confermerei i miei voti.
Sull'amore di Naamah
ti direi che mai ti mancheranno i miei baci.
Per le navi di Azza
potrei assicurarti che non perderò mai la rotta.
Per dolce profumo delle terre di Anael
ti ricorderei che ti sarò vicino.
Sulla musica celestiale di Eisheth
giurerei di unire per sempre la mia voce alla tua.
Eppure è un altro il mio giuramento:
sulla spada di Cassiel io prometto
di amarti fino a rinunciare a te.
-E' bella.- mormorò Rolande accarezzando delicatamente il
bordo
della pergamena.
Anafiel gli tirò dispettosamente giù le lenzuola
di dosso. -Tu di
più.-
Il principe sorrise e posò la poesia sul comodino accanto a
sé. -E'
triste, però.-
-Perché?-
-Perché dovresti rinunciare a me?-
-Se tu smettessi di amarmi.-
-Non smetterò.-
-Non fare promesse che non puoi mantenere, Rolande. Quando un giorno
dovrai sposarti per dare degli eredi al regno, io ti auguro che lo
farai con gioia. Magari la amerai e allora io farò un passo
indietro.-
Rolande stese le braccia, invitando Anafiel a stringersi a lui. -Sei
la persona più nobile e altruista che io abbia mai
conosciuto. Ma
non hai pensato che potrei anche continuare ad amarti?
Perché sei
così tragico?-
-Perché sono un poeta.- rise il giovane.
Amor mi tiene il cuore ostaggio,
né mai lo lascia, di giorno e di notte,
e sempre sospiro il tuo nome, mio amato.
Solo vederti è sollievo alla pena,
e stringerti a me è dolce conforto,
naufragare in te è miele divino,
incomparabile piacere dell'animo e dei sensi.
Doloroso è il sole che si leva
su un letto freddo e illumina noi, soli, divisi,
ma splendida è la notte
o anche il giorno di nubi e tormenta
se tu mi sei accanto, mio amato.
Anafiel si liberò dall'abbraccio di Rolande e si
alzò dal letto.
-Che fai? Non avrai mica intenzione di vestirti e uscire?!-
domandò
simulando un tono estremamente scandalizzato.
-Certo che no! Ti pare che potrei desiderare essere in un qualunque
altro luogo al mondo quando qui ci sei tu... e senza vestiti?- poi
tornò serio -C'è qualcosa che voglio fare. Posso
prendere la tua
spada?-
Rolande sgranò gli occhi e rise. -Non ti pare un po' troppo
presto
per il suicidio d'amore, mio appassionato poeta? Dopo tutto siamo
ancora insieme.-
-Cretino.- borbottò Anafiel facendo l'offeso -Come
pretendono un
giorno di far salire al trono un cretino della tua specie io proprio
non lo so. La tua spada mi serve per un giuramento.-
-Ma nella tua poesia hai appena detto che...-
-Infatti si tratta di qualcos'altro.- sfoderò la lama ben
lucidata e
porse l'elsa a Rolande. Poi posò le mani sopra le sue e si
inginocchiò di fronte a lui, seduto sul letto.
-Giuro di non tradirti, e di rispettare la tua volontà
qualunque
essa sia, giuro di amarti anche da lontano e giuro di proteggere te e
chiunque ti sia caro, e tutti i tuoi discendenti finché
avrò vita.
Accetti queste promesse?-
-Ti amo, Anafiel.- mormorò Rolande, sentendo che la voce
stava per
tradirlo -E accetto.- si bloccò, non riuscendo ad esprimere
quanto
si sentisse fiero di essere oggetto dell'amore di un uomo simile, e
quanto lo rendesse felice e nello stesso tempo fosse intristito da
quel giuramento tanto drammatico, che gli faceva pensare ad un futuro
separati, e peggio ancora, separati per volontà sua,
poiché
l'idea di poter un giorno smettere di amare Anafiel gli appariva
peggiore dell'idea di poter soffrire per una separazione forzata: era
come pensare di tradire se stesso.
Ma tutto questo non lo disse.
Invece lasciò la presa sulla spada che cadde sul tappeto con
un
tonfo attutito.
Anafiel la osservò cadere, pensando che avrebbe dovuto
scriverci
sopra una poesia, prima o poi, su quell'acciaio brillante che
racchiudeva tante promesse di eroismo, di gloria e morte, ma poi le
braccia di Rolande lo attirarono nuovamente sul letto.
E allora non ci furono più futuro a cui pensare, poesie da
scrivere, o
regni da governare.
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