I personaggi non sono
miei, tutti i diritti riservati. La storia non ha fini di lucro.
Can't you just let me be?
By Mistica
"I never want to see you unhappy
I thought you'd want the
same for me."
"Cosa c'è?"
La voce arrogante dell'asino spezzò il silenzio, irritante
come non mai: Merlin scattò sulla difensiva, maledicendo il
lampo di acutezza che Arthur stava manifestando nel momento meno
opportuno.
"Niente."
La risposta gelida e fasulla fece piombare per qualche istante il
silenzio ma non spense la curiosità dell'erede al trono:
l'arroganza sparì dal volto e dalla voce, lasciando spazio a
una leggera, quasi impercettibile, nota di preoccupazione.
"C'è qualcosa. Dimmelo. Va bene, so che sono un principe e
che non possiamo essere amici. Ma se non fossi un principe...".
"Cosa?"
Merlin si voltò dall'altra parte, rendendosi conto che non
desiderava sentire una parola di più: voleva rimanere da
solo, senza pensare, senza essere costretto a nutrirsi di illusioni.
"Insomma... Forse andremmo d'accordo."
"Quindi?"
"Quindi puoi parlare con me."
Orgoglioso e a testa alta, Arthur si stava esponendo con lui
più di quanto non avesse mai fatto: con una fitta al cuore,
nascondendo agli occhi del principe il dispiacere e la vergogna che in
quel momento provava per se stesso e le proprie bugie, Merlin
replicò acidamente.
Forse così avrebbe tenuto a bada la testardaggine di
quell'asino borioso.
"Certo. Ma se voi non foste un principe vi direi di farvi gli affari
vostri."
"Merlin!"
L'esclamazione scandalizzata dell'asino lo fece quasi sorridere:
riusciva a immaginare l'espressione orgogliosa e irritata sul suo
volto, segnata anche dalla rassegnazione per la mancanza di rispetto
del suo servo.
A riscuoterlo dai suoi pensieri fu un cuscino lanciato dall'asino:
sospirò, frustrato, cosciente del fatto che non l'avrebbe
mai avuta vinta.
"E allora che cosa c'è?"
"...Ve lo dico."
Quel 'se' pronunciato da Arthur pochi istanti prima aveva rafforzato
ancora di più le barriere di Merlin: se Arthur non fosse
stato un principe non ci sarebbero state menzogne, nè
limiti, nè segreti.
Se Arthur non fosse stato un principe avrebbe avuto qualcuno con cui
sfogare la propria ansia, ora che stava per incontrare il padre che non
aveva mai conosciuto.
Se Arthur non fosse stato un principe non avrebbe dovuto nascondere la
sua vera identità, non avrebbe dovuto contare solo
sull'appoggio di un Drago che, dopo tanti consigli mirati a salvare il
deretano reale del rampollo dei Pendragon, si era fatto ripagare con la
libertà: libertà che stava distruggendo Camelot e
spegnendo vite di cittadini innocenti.
Se Arthur non fosse stato un principe si sarebbe sfogato, confessando
la sua frustrazione per quella responsabilità troppo grande
che ora gravava sulle sue spalle.
Se Arthur non fosse stato un principe avrebbero riso insieme all'idea
di un Destino così grandioso costruito su misura per loro.
E, soprattutto, se Arthur non fosse stato un principe e non fosse stato
un uomo, forse non si sarebbe sentito così in colpa ogni
volta che lo guardava negli occhi e lo desiderava un po' di
più.
Ma Arthur era un principe: mostrarsi debole non sarebbe servito a
nulla, nè a lui nè all'asino, per
questo doveva continuare a proteggerlo anche dalla
verità, mettendo da parte ogni debolezza. A costo di
soffocare i suoi stessi sentimenti, confusi e opprimenti.
Per questo mentì, blaterando qualcosa sul fatto che Gaius
gli mancasse e sul destino incerto di Camelot: il silenzio che
seguì l'ennesima bugia gli fece intendere che il principe,
per quanto asino, non c'era cascato.
Stava per abbandonarsi al sonno quando sentì che il letto di
Arthur scricchiolò rumorosamente, accompagnato da un gemito
di dolore, dovuto alla ferita. Merlin si rannicchiò tra le
lenzuola, pensando amaramente che finalmente avesse deciso di girarsi
dall'altra parte e di lasciarlo in pace, almeno per quella sera.
Non si aspettava però di sentire improvvisamente un peso sul
materasso e un corpo caldo disteso ad un soffio al suo, vicino eppure
quasi troppo lontano: le coperte furono tirate dall'altro lato senza
troppa delicatezza ed infine un respiro leggero, tiepido, prese a
sfiorare la sua nuca.
"Cosa state facendo, asino?"
Borbottò in un sussurro, incapace di muovere un solo muscolo
per scostarsi o, meno razionalmente, per avvicinarsi ulteriormente a
quella inaspettata fonte di calore.
Arthur non era intenzionato a rispondere quella domanda, semplicemente
per il fatto che non c'era risposta: aveva agito di impulso, come
sempre, sentendo che in quel momento Merlin aveva bisogno di lui.
Anche se non fosse stato un principe, avrebbe fatto qualunque cosa per
cancellare la tristezza da quel volto. Così chiuse gli
occhi, fingendo di dormire: sapeva che come principe non avrebbe dovuto
battere in ritirata neppure di fronte a verità scomode,
così aveva deciso di agire semplicemente come un uomo,
lasciandosi guidare dall'affetto e non dall'orgoglio.
Merlin non era solo.
Per la prima volta consapevole di ciò, il ragazzo dai
capelli neri serrò la mascella, travolto dalla sensazione
dello stomaco che si contorceva e delle orecchie che andavano a fuoco:
chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere da tutto quel calore che gli
riscaldava il cuore.
"...Grazie, Arthur.".
Un ultimo sospiro, poi il silenzio accompagnò la melodia dei
loro sogni.
"I never want to see you unhappy
I thought you'd want the
same for me.
I'm trying not to think
about you
Can't you just let me be?
So long, my luckless
romance
My back is turned to you
I should've known you'd
bring me heartache
Almost lovers always do."
(Almost Lover
by A Fine Frenzy)
FINE
Che dire, è la mia prima fanfiction su Merlin, frutto di
un'impellente ispirazione a cui non sono riuscita a ribellarmi, avendo
troppo vivida nella mia testa questa scena, sulle note della canzone
'Almost Lover' degli A Fine Frenzy.
Ringrazio Elyxyz per la bellissima recensione (la mia prima recensione, tra le altre cose. Da parte di un'autrice che amo alla follia XD Sono veramente su di giri) e, su suo consiglio, ecco la traduzione del pezzo in inglese:
"Non ho mai voluto vederti
infelice
Pensavo volessi lo
stesso per me.
Sto cercando
di non pensare a te
Non puoi semplicemente
lasciarmi stare?
Così a
lungo,mio sfortunato romanticismo
La mia schiena
è girata verso di te
Dovevo capirlo che mi
avresti portato ad un attacco di cuore
I quasi amanti lo fanno
sempre"
Vi auguro buona lettura e vi ringrazio di esser giunti fin qui.
Aspettando impazientemente critiche e consigli,
la vostra
Miss
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