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La
felicità della vita è fatta di frazioni
infinitesimali: i piccole elemosine, presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno
sguardo
gentile, di un complimento fatto col cuore.
Samuel
Taylor Coleridge
Seduta sotto il
gazebo della tenuta di Ray, sfoglio le pagine del libro che ho preso a leggere
senza una reale attenzione, lui è seduto poco distante e sta scrivendo delle
cose al pc senza deconcentrarsi e senza alzare lo sguardo, ma la verità è che
io nonmi concentro a leggere perché
ancora nella mia testa si affollano le immagini degli ultimi giorni.
Quando due giorni
fa Vic e Jos sono tornati a casa, ci trovarono ancora seduti sul divano in
silenzio e con un aria afflitta, Ray si è alzato e ha parlato a tutti esponendo
al sua idea e la mia decisione.
Vic ne fu molto
contenta, anzi direi soddisfatta per l’esattezza della decisione di tornare in
Irlanda con lui, tanto che dopo averlo abbracciato si precipitò ad aiutarmi a
fare la valigia.
In aereo rimasi silenziosa,
non riuscivo ad associare il fatto che stessi partendo con Ray dopo mesi di
solitudine e paura di andare avanti da sola.
Ray invece aveva
una faccia come poco convinta, come se stesse cercando di assimilare la notizia
e la responsabilità che intendeva prendersi, ma poco dopo mi parlò.
“Hai bisogno di
qualcosa?”
“No grazie sto
bene!” poi rimase in silenzio, come se stesse pensando a qualcosa.
“Quando l’hai
capito?” mi domandò spiazzandomi per qualche minuto.
“Non ci avevo fatto
attenzione… fino a quando Vic non mi ha messo in testa la pulce…”
“Vic… era con te?”
“Si, quando abbiamo
fatto il test si eravamo a casa tua… quando seti tornato quella sera, eravamo
li che aspettavamo te per dirtelo ma… non c’è stata occasione!”
“Mi dispiace…io
sono confuso…”
“Non è un problema…
è naturale…” improvvisamente mi parve stanco, come se non avesse dormito.
“Vic è sempre stata
con te?”
“Si, lei e Jos…”
“Mi… da fastidio
pensare che non ero li…”
“Ray…”
“No, fammi parlare…Sono
arrabbiato con me stesso perché ho sempre creduto che il giorno in cui avrei
appreso di diventare padre sarebbe stato il giorno più bello della mia vita…la
felicità, la notizia che arriva inaspettata, l’attesa dal dottore, il fiato
sospeso…” si voltò a guardarmi e vedere quegli occhi verdi così malinconici mi
fece male.
“Mi dispiace Ray…”
“Tranquilla… da
questo momento mi prenderò cura di voi due fino alla sua nascita e non gli
faremo mancare mai niente…” mi sorrise ma io pensai subito a quella cosa
chiamata senso del dovere.
Ritornata alla realtà
ora mi ritrovo a guardarlo scrivere e capisco quanto deve essere difficile per
lui avere un vuoto di memoria e scoprire tutte le cose più assurde in un solo
colpo. Capisco che lui si senta escluso dall’arrivo del nostro bambino e
capisco quanto possa essere triste per lui non esserne parte.
“Quando sono
tornata a NewYork, ho fatto subito una visita medica…” Ray alza la testa di
scatto e ora punta su di me gli occhi verdi che tanto amo e che tanto mi
piacciono.
“Ancora non si
vedeva nulla, ma dalle analisi era palese che lui ci fosse e che era presente…
è stato strano perché non mi sentivo diversa…” sospiro e ricambio il suo
sguardo, lui si alza e si viene a sedere accanto a me.
“Il primo mese è
passato in fretta, ho fatto la mia prima ecografia alla 7° settimana…” apro il
libro dove avevo sistemato le ecografie e esco la prima foto.
“Ecco vedi? Vedi
questo puntino nero? È il cuore e qui c’è il bambino…è ancora piccolo qui…” si
avvicina evidentemente emozionato e prende tra le mani la foto…trema nel farlo.
“Lo vedo…”
“Ho cominciato a
stare male al secondo mese, la nausea mi prende al mattino ma per me è sempre
stato un suo modo di manifestarsi…” rimase ad osservarmi.
“Ecco questa l’ho
fatta al 5° mese…vedi che adesso si vede? Ecco la testa tonda, le braccia, le
gambe…e la bocca…” sento Ray trattenere il fiato e automaticamente lo faccio
anche io.
“Si…”
“Dovresti sentire
che battito forte e veloce…” alza lo sguardo su di me e mi guarda commosso ma
felice.
“E’ bellissimo
Eve…” mormora prima di poggiare la testa sulla mia pancia e lasciarsi andare in
un abbraccio. Mi basta poco per capire che sta piangendo e subito lo abbraccio
forte a me.
“Ray…”
“Vorrei tanto che
quello che credevo che fossimo fosse vero…che non ci sia questo immenso buco
dentro la mia testa e che finalmente potessimo vivere questa cosa come la
normalità che dovrebbe essere…”
“Ray… non abbiamo
finto del tutto…tu mi hai detto di amarmi e di volermi con te…così come io ti
amo e ti voglio con me…” alza lo sguardo su di me come incredulo.
“Tu mi vorresti
ancora?”
“Certo…sei…l’uomo
più incredibile che io conosca…mi hai fatto capire quanto in realtà io sia…
sempre stata soggetta solo alla mia vita lavorativa… tu mi hai insegnato a
voler bene e a voler questo… una famiglia….”
“Eve…io ho sempre
sentito affetto per te e io ti credo quando dici che ci amiamo…e ora con il
bambino in arrivo…mi hai reso felice da morire e… mi dispiace di essermi
comportato da stolto e di aver lasciato che l’orgoglio parlasse per me per
tutti questi mesi…”
“Forse in realtà
questo periodo c’è servito per capire realmente che cosa vogliamo e cosa
siamo…”
“Si..hai ragione…”
mi sorrise mostrandomi non solo i suoi bei lineamenti ma anche due deliziose
fossette che mi fecero stringere il cuore.
“Sposami…” per un
momento ho pensato che stesse scherzando poi vedendo la sua faccia a pochi
centimetri dalla mia e il suo ardore nel parlare ho capito che non era così…
“Eve…sposami…eravamo
felici quando facevamo finta…pensa quanto possiamo esserlo se ci sposiamo
ora…io voglio che tu e il bimbo diventiate parte della mia vita…”
“Ray… non devi fare
questo…io non voglio che tu ti senta in obbligo verso di me e verso …”
“Evelyn…io lo
voglio…mi sei mancata terribilmente in questi mesi, io ho sentito la tua
mancanza e credo di aver ricordato come doveva essere stare senza di te per poi
averti ritrovata…tu eri qui… con me…ricordo quanto ti vidi la prima mattina…”
“Ricordi?”
“Si, ho dei momenti
di lucidità ogni tanto…. Io lo voglio… voglio potermi svegliare e trovarti giù
come quella volta…”
“Ray…ne sei sicuro?
Insomma tu non puoi…è la verità?”
“Certo…pensi che
sia solo un chiacchierone?”
“Non so che dire
Ray…” abbasso lo sguardo sulle mani in grembo ma subito Ray mi alza il viso per
guardarmi e poi pian piano baciarmi delicatamente.
Dopo mesi e mesi che
ho immaginato e vissuto nella mie testa il tocco delle sue labbra e delle sue
mani, adesso che finalmente lo sento mi sembra di tornare a respirare.
Il suo bacio è
leggero, un sospiro, un gemito sfugge dalle sue labbra mentre mi stringe a se
fino a farmi male e poi ecco che cambia tono e capisco che anche lui ha bisogno
quanto me di poter stare insieme.
Ricambio il bacio e
non posso fare a meno di sorridere mentre lo stringo e lo sento accanto a me,
Ray mi guarda e sollevandosi mi prende per mano e mi porta con lui.
“Ma dove andiamo?”
“Vieni…non
discutere!”
“Non discuto…sono
solo curiosa…”
“Aspetta e vedrai…”
scuoto la testa e osservo il suo profilo mentre camminiamo verso il prato verde
poco distante.
Ray ha portato una
coperta e ora la stende prima di prendermi per mano ed aiutarmi a stendermi a
mia volta, un po’ impedita e un po’ divertita.
“Che facciamo qui?”
“Guardiamo il cielo
e pensiamo…!”
“Ah e a che cosa?”
“Come a che cosa?
Al matrimonio e al nome per nostro figlio…”
“Uhm…” si stende
accanto a me e si solleva su un gomito a guardarmi con gli occhi verdi pieni di
felicità.
“Allora… mi
piacerebbe sposarti qui.. in questo prato…sotto la quercia…che ne dici?”
“Qui?”
“Si, proprio qui…
conosco un buon pastore, metteremo un bel gazebo bianco e chiameremo Vic e
Jos…”
“E’ una bella
idea…”
“Si… faremo una
cerimonia molto intima, solo noi e i testimoni e poi dopo daremo una festa dove
invitiamo i nostri amici e conoscenti che dici?”
“Si..sarebbe
bellissimo…”
“No… sei tu
bellissima… nostro figlio ti ha fatto diventare più bella sai?”
“Grazie…”
“Maschio eh…potremmo
chiamarlo Declan…”
“Declan?”
“Si… era il nome di
mio padre…
“Declan, James…”
Ray mi sorride e automaticamente gli accarezzo il volto seguendo un impulso
“Si…mi piace…”
sussurra abbassandosi fino ad arrivare alla mia pancia dove poggia una mano e
sussurra…
“Declan…sono
papà…cerca di non fare disperare la mamma…” scoppio a ridere, sono felice…
felicissima come non mai.
** **
La sera stessa tornando a casa la prima cosa che fa Eve è
stata quella dichiamare Vic e Jos per
raccontare loro tutto ciò che è success, la sento ridere e la vedo seduta sul
divano impegnata a raccontare e a accarezzare con la mano la pancia.
Declan… mio figlio sta crescendo li e io mi sento pieno
di vita…
Un flash mi sovviene mentre osservo quella scena, una
jeep e un uomo biondo… l’uomo che si fa chiamare Worren ma che io chiamerei
volentieri bastardo.
Mi parla e mi sta minacciando, mi sta chiedendo una firma
e mi sventola davanti alla faccia un foglio da firmare… ricordo di Eve e della
sua venuta qui e del fatto che sono partito lasciandola da sola…ero andato
dall’avvocato a Londra, ho stilato un accordo… c’è un foglio da qualche parte
con delle istruzioni.
Passo una mano sul viso ed ora sento che Eve sta in
silenzio, mi osserva come preoccupata e mi si avvicina piano.
“Va tutto bene?”
“Si, certo…a meraviglia!” ho ricordato… che cosa devo
fare.