plagiarize
N. B. : questa storia non ha intenti polemici.
Meglio spiegare perché e come nasce questa ff.
L’ho scritta soprattutto
per prendermi in giro, dopo aver sbollito una rabbia che mi aveva
assalito per un motivo infondato.
Nasce perché, anche se
dico sempre che non do molta importanza alle mie storie, io ci metto
davvero l’anima. con essa ci finiscono dentro, emozioni,
sensazioni, passioni, paure.
Plagiare una storia è come
rubare un po’ di anima, e con essa, un po’ di sensazioni.
Per favore, lasciatemi anche le mie paure.
Ecco perché nasce Plagiarize. Prendetela come una storiellina qualunque...
PLAGIARIZE
Isabella Swan, da tutti conosciuta come Bella, era la miglior
scrittrice della sua classe, e di questo era maledettamente fiera. Non
era la sua unica qualità, ma...quando scriveva la sua anima si
librava in alto, trasportandola in mondi lontani, in posti sconosciuti,
facendola sentire viva e libera...la sua anima si apriva e le sue
sensazioni erano amplificate. Perché lei non scriveva con le
parole, lei scriveva con l’anima.
Anche il suo più acerrimo nemico, il suo compagno di banco,
Edward Cullen, conosciuto da tutti nella scuola per la sua incredibile
bellezza, che nascondeva una mente eccelsa in tutte le materie,
riconosceva a Bella la sua capacità di rendere con poche parole
un mondo intero. Era l’unica cosa in cui si faceva battere, ma
non per questo non gli rodeva non essere il primo anche in quel campo.
Come ogni mattina i due compagni di banco non si salutarono ma si
guardarono in cagnesco, non si sopportavano. Anzi, più lontano
stavano meglio era per la quiete della classe. Erano soliti perdersi,
durante dibattiti accesi, in disquisizioni senza capo ne coda. Per
migliorare il loro rapporto il professor Molina, l’unico biologo
che comprendeva meglio le persone che la sua materia e dallo spiccato
gusto sadico nello sperimentare le reazioni psicologiche dei suoi
studenti, aveva deciso di metterli come vicini di banco. Sadismo puro.
O forse aveva scorto una scintilla tra i due diretti interessati, che
invece non l’avevano vista, o la ignoravano consapevolmente.
E come ogni mattina, Edward palesò la sua presenza in modo
rumoroso, sbattendo lo zaino sul banco, solo per dare fastidio a Bella
che aveva iniziato a scrivere su quel suo blocco di appunti fatto a
mano. Aveva racconto, in tutte le stanze di casa sua, un po’ di
fogli, di tutti i tipi ma con un lato bianco. Li aveva messi in ordine
e li aveva fascicolati con un nastrino azzurro. Ogni volta che un
pensiero le passava per la mente, lei estraeva quel suo piccolo tesoro
dalla cartella e lo intrappolava sulla carta immacolata.
Quella mattina le vorticavano per la mente le immagini di un sogno...un
angelo assassino...scrisse velocemente l’introduzione, per
fermare almeno su carta un ricordo che piano piano scemava.
Venne interrotta dall’ingresso del preside. Tutti per rispetto si alzarono.
“seduti ragazzi.” L’uomo sorrise, cordiale.
“l’associazione degli ex alunni ricorda che mancano solo
pochi giorni alla scadenza del concorso di scrittura che ha indetto per
voi studenti dell’ultimo anno. Ovviamente siete tutti caldamente
invitati a partecipare.”
Isabella rivolse tutta la sua attenzione al preside, in piedi davanti
alla cattedra. Erano settimane ormai che cercava la storia giusta da
scrivere, senza che una sola idea degna di nota le sfiorasse la mente.
Aveva paura di esser in quella fase nota come blocco dello scrittore. Sperò che fosse solo una crisi da foglio bianco e che sparisse presto.
“dovete inventare una storia. Non ci sono limiti di trama ma non
deve superare le 3000 parole. il bando del concorso è ancora
affisso in bacheca. Ricordatevi che il premio è una borsa di
studio. Buona giornata e buona fortuna a tutti.” Il preside si
congedò. Una borsa di studio...le serviva. Avrebbe coperto
almeno in parte le spese per l’università...forse per
questo Bella sentiva la tensione che le bloccava le parole. sospirando,
rivolse lo sguardo alla bozza che strava scrivendo. Che quel sogno
fosse una sorta di presagio? Sorrise.
“partecipi, Swan?” si informò Edward.
“paura di perdere come sempre?” lo schernì lei. Il
loro piccolo battibecco venne interrotto dal professore che
iniziò la lezione. Bella tornò a concentrarsi sui suoi
fogli, rilesse velocemente quanto scritto, sbuffò e distrusse
definitivamente quello che considerava un sogno troppo effimero e
slavato per essere scritto.
Edward la osservò per qualche secondo. Distolse lo sguardo dalla
sua compagna di banco, l’unica ragazza di tutta la scuola che lo
innervosiva e lo attirava allo stesso tempo. si ripromise di
partecipare, anche se non aveva bisogno di nessuna borsa di studi,
perché quella era la sua ultima occasione per riuscire a
batterla almeno una volta nel suo stesso campo.
Spazientito Edward distrusse l’ennesimo foglio. Lo
accartocciò in preda alla rabbia e lo lanciò
distrattamente nel cestino, sperando di fare canestro. Stava perdendo
la pausa pranzo per scrivere quella dannata storia, e tutti i suoi
tentativi si erano risolti in un mucchietto di fogli appallottolati
fuori dal cestino. Perché nemmeno fare canestro gli riusciva
quel giorno. Imprecò mentalmente per la sua imminente disdetta.
Isabella Swan avrebbe vinto, ancora una volta. si alzò e
andò a sistemare il disastro di carte che aveva buttato per
terra. Senza fare apposta, nell’impeto del riordino fece cadere
il cestino che riversò tutto il suo contenuto sul pavimento.
Ecco, quella giornata era un disastro totale. L’attenzione di
Edward venne catturata da un foglio scritto in modo poco aggraziato.
Avrebbe riconosciuto ovunque quegli scarabocchi. Le parole erano
confuse, grandi e minuscole, quasi illeggibile e asterischi e rimandi
ovunque e molte righe spesse solcavano la carta, bucandola quasi,
segnalavano i continui ripensamenti.
Era uno di quei fogli di Isabella, probabilmente lo stesso che
l’aveva sorpresa a scrivere quella mattina che aveva trovato
sepoltura tra le altre cartacce. Allungò la mano, la
fermò a mezz’aria, titubante. La ritrasse, ma facendosi
coraggio afferrò il foglio. Ma si, si disse, che male poteva
fare solo una sbirciatina?
“Swan! Cullen! Nel mio ufficio, ora!”il preside
entrò sbraitando in classe, interrompendo Molina nel bel mezzo
della descrizione della riproduzione cellulare. I due compagni di banco
si guardarono perplessi, mentre il preside usciva incazzato come era
entrato. Molina fece loro un gesto esplicito, invitandoli ad eseguire
l’ordine. Perplesso, si stava chiedendo come tutti che avessero
combinato, erano i migliori studenti dell’intera scuola. I due
condannati si avviarono tetri per il corridoio.
“hai fatto qualcosa?”
“io? No. tu?”
“niente degno di nota.” Rispose il ragazzo ridacchiando
nervoso per l’improvvisa convocazione. Bussarono titubanti alla
porta del preside che li aggredì non appena varcarono la soglia.
“mai...mai in tutta la mia carriera mi era successa una cosa del
genere. In un concorso ufficiale, poi!” si alzò dalla
poltrona di cuoio scuro sbattendo davanti ai loro occhi due elaborati.
“li riconoscete?” i due ragazzi annuirono. “allora
saprete spiegarmi perché l’incipit è uguale.”
Sorrise freddo e senza gioia, quasi perfido.
“EH?” l’esclamazione di Isabella risultò un
urlo. “non è possibile! Questo...” titubò e
abbassò gli occhi sul pavimento. La voce, quando
continuò, risultò solo un sussurro appena udibile.
“questo...è un mio sogno.”
“non mi interessa chi ha copiato chi. Lascio tutto nelle vostre
mani, siete adulti e dovete prendervi le vostre responsabilità.
Uno dei due deve ritirare lo scritto.”
Edward venne congedato, ma il preside trattenne ancora Bella.
“signorina Swan...se posso permettermi...cambi il finale, deve esserci qualcosa di più...emozionante.”
Quelle parole però non furono udite anche al di là della porta leggermente aperta.
Quando Bella uscì dall’ufficio del preside si
scagliò come una furia contro il suo compagno che prontamente si
difese, consapevole di essere lui il colpevole.
“l’hai buttato via! Non venirmi a fare le prediche sul plagio, Swan.”
“l’ho buttato via, certo, non era perfetto.”
Ribatté altezzosa. “e che schifo, ti metti a frugare tra
la spazzatura?!”
“se copi e incolli una ricerca di Wikipedia non è plagio.”
“no, è solo idiozia.”
Edward continuò come se lei non avesse parlato. “e se tu
butti una cosa, non ti appartiene più, quindi chiunque
può usarla.”
“ti perseguiterò Cullen, stanne certo. Uno di noi due deve
stracciare il suo testo. E quello sarai tu.” Lo minacciò
prima di andarsene a testa alta verso la mensa, borbottando uomini. Borbottio al quale Edward rispose con donne...
Come gli aveva promesso, Bella nei giorni seguenti lo tartassò
perché ritirasse il suo scritto. Non lo lasciava stare un
secondo, lo seguiva nei corridoi, lo infastidiva durante le lezioni e
la pausa pranzo. Tanto che il ragazzo esasperato, alla fine di una
lunga giornata di scuola, sbottò in un corridoio vuoto.
C’erano solo loro due a litigare.
“va bene! lo straccio!” sorrise furbescamente. “ma a
una condizione.” La ragazza tremò solo per un secondo,
indietreggiando. C’era un motivo se Edward era il ragazzo che
tutte volevano, oltre ad essere bello e intelligente, era affascinate e
sapeva ammaliare con il suo profondo sguardo verde.
E purtroppo anche lei veniva attratta dal suo charme. Come una falena dalla luce.
“cio...cioè?” riuscì a chiedere balbettando.
“ammetti che l’angelo assassino sono io.” Bella
sbiancò all’istante, facendo un altro passo indietro e
cozzando contro il muro. Edward si sporse in avanti, intrappolandola
tra il suo corpo e la parete a cui si appoggiò con le mani ai
lati della sua testa. Isabella avrebbe voluto scappare, tanto era
l’imbarazzo che la faceva arrossire. Sempre più rossa
deglutì a vuoto.
“ammetti che mi sogni ogni notte. Nella tua bozza il killer si
chiamava E. C.” i loro volti erano a pochi centimetri. Sentivano
sulle loro pelli il fiato l’uno dell’altro. “il
preside ha detto che il tuo finale non lo convince. Ti voglio dare
un’idea...”
Bella sbarrò gli occhi quando le labbra che tanto desiderava
sentire si posarono sulle sue. Quanto le aveva agognate? Ogni notte
sognava quel momento e per scacciare la tentazione di saltargli addosso
come una ragazzina preda degli ormoni. Lo trattava tutti i giorni con
odio e indifferenza per non fargli capire il suo interesse.
“questo è il finale giusto.” Mormorò il ragazzo quando interruppe il bacio.
E la lasciò lì, con lo stomaco in subbuglio.
EPILOGO
“Bella?” sorrisi felice nel sentire la sua voce.
“sono qua!” il mio angelo era tornato a casa, probabilmente
stanco come tutti i giorni. Lo facevano lavorare troppo...sorrisi di
nuovo. sembravo una madre apprensiva.
“che fai?” mi chiese appoggiandosi allo stipite della porta
dello studio, bello come un fotomodello. Sollevai le spalle, mentre,
tentando di non farmi vedere, salvai il file sul computer. “stavi
scrivendo?” annuii, non potevo nascondergli niente. mi raggiunse
alla scrivania e, portatosi dietro alla mia poltrona, mi
massaggiò piano e con delicatezza le spalle. mi stavo rilassando
sotto il suo tocco caldo, distendendo i muscoli contratti dopo molte
ore passate a scrivere.
“che scrivevi?”
“una storiella.” Risposi evasiva, ma si chinò su di
me e mi baciò il collo, facendomi sospirare. Anche dopo tanti
anni, mi faceva sentire una ragazzina con gli ormoni impazziti.
“la bozza per un nuovo libro?”
“no, dottore, questa storiella non verrà mai pubblicata.” Confessai. Le sue mani interruppero il massaggio.
“perché?” chiese perplesso.
“perché questa è la storia di un bellissimo angelo dannato che plagia una povera ragazza indifesa.” Rise e io mi beai del suono della sua risata.
“per fortuna che la ragazza indifesa non fosse molto innocente
come voleva far credere. Visto che ha rincorso il suo sogno e
l’ha baciato...”
“dettagli.” Borbottai arrossendo al ricordo di come
l’avessi fermato dopo che si era allontanato per il corridoio
deserto e l’avessi baciato con passione, sorprendendo non solo
lui, ma anche me stessa per aver agito d’istinto.
“su, andiamo a letto che è tardi.” Mi aiutò ad alzarmi, premuroso.
“sai...ho anche allegato la storia del killer.” Confessai
mentre mano nella mano, ci dirigevamo alla camera da letto. “la
mia versione, naturalmente.” Precisai prima che ridesse di nuovo.
“hai scritto la nostra storia...immagino che ci sai un
motivo...” insinuò mentre si spogliava. Ammirai il suo
petto nudo, le mie guancie andarono a fuoco. “e dai Bella! non
è la prima volta che mi vedi nudo...” insinuò
malizioso. “anche se mi fai impazzire quando arrossisci...”
Non gli diedi corda o saremmo finiti male. Già gli ormoni erano troppo
padroni del mio corpo... “ho scritto la storia per il
bambino.”
“è...è bellissimo.” Si era avvicinato e aveva
incatenato i nostri sguardi. I suoi occhi luccicavano emozionati. Si
chinò sul mio ventre e lo baciò. “sarai una madre
eccezionale.”
“e tu un padre meraviglioso.” Ci baciammo, trasmettendoci
tutto il nostro amore. Da quel bacio rubato in corridoio ne erano
seguiti tanti altri. La nostra storia, iniziata tra i banchi di scuola
grazie ad un concorso di scrittura, che naturalmente avevo vinto, aveva
attraversato periodi belli e periodi brutti, alti e bassi. Ma ogni
volta, dopo il temporale spuntava l’arcobaleno. E presto sarebbe
arrivato il nostro primogenito a rendere ancora più luminose le
nostre vite e più intenso il nostro amore.
“ti amo Edward Cullen.”
“ti amo Isabella Cullen.”
p. s. dell’autrice: bene,
come detto nell’introduzione, non ci sono intenti polemici e
spero che non ci saranno discussioni inutili o dannose.
Ho preso spunto da una mia one-shot, My killer Angel...sarebbe
la storia che scrive Bella, in pratica. Non avevo altre idee e quindi
l’ho sfruttata perché volevo rendere più
concreta questa one-shot. (i riferimenti a quella storiella sono
pochi...)
Grazie a tutti quelli che hanno letto e a chi vorrà scrivere un commento.
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