-Come
tanti anni fa Kizzer... Cristo,
siamo sempre delle fottute adolescenti!-
Detto
questo, Sugar rise. Per Kim, la sua risata corrosa
dal fumo era sexy come durante la meravigliosa scopata di dieci anni prima.
Probabilmente non era vero: era solo ciò che voleva farle credere la sua mente
per non sentirsi troppo traditrice, bensì innocentemente rapita dalla
prorompente sensualità della sua cara amica. Non le andava di peccare d’incoerenza:
aveva detestato sua madre, non voleva detestare se stessa
Con
Saint le cose si erano fatte sempre più serie. Convivevano ormai da parecchio
tempo, avevano allargato insieme l’attività del sexy shop e la loro passione
non era di certo diminuita: era certa di poterla ormai definire la storia della
sua vita, la sua casa. Per quanto riguarda Sugar,
adesso viveva da sola in un piccolo appartamento lavorando come commessa per
mantenersi, con uomini che andavano e venivano. Il loro rapporto era sempre
stato molto stretto ma, negli ultimi mesi, forse lo era troppo.
Era
nato tutto da sguardi e ammiccamenti, come ogni storia clandestina e fatta di
sesso. In effetti, il loro rapporto era diviso in due compartimenti stagni ben
definiti: amicizia in apparenza, sotto sotto tanto
sano sesso.
Saint
non sospettava nulla, immersa nelle sue varie attività non era proprio riuscita
a rendersene conto; senza contare una certa bravura di Kim nel nascondere
azioni poco lecite.
Kim e
Sugar erano sotto le coperte nell’appartamento di
quest’ultima, con le serrande abbassate e il neon del soffitto acceso. Kim la
stringeva fra le sue braccia, baciando ed annusando
ogni tanto i suoi capelli, cercando il fantomatico capello bianco maledetto da Sugar e sorridendo. Non lo trovava proprio.
-Sto
diventando vecchia Kizzer?- La guardò coi suoi teneri occhi scuri, come un gatto che, facendo le
fusa, attendeva carezze.
-Ma
no Shug, sei sempre fresca come un’adolescente.-
La
guardò perplessa: -fanculo! Lo dici solo per farti
una scopata!- Si staccò, ma Kim la strinse di più, impedendole di allontanarsi.
La baciò furtivamente, mentre le resisteva: il classico gioco delle parti.
Dopo un’ora abbastanza piacevole, il cellulare di Kim squillò.
Saint era venuta a prenderla. Chiese di Sugar.
-Certo che verrà a cena, dolcezza. Ci vediamo fra poco
piccola, baci-. Kim chiuse la chiamata sorridendo.
Sugar si alzò per vestirsi: -sei incredibile. Diabolica.-
-Stai zittà.-
Si vestirono ed uscirono. Presero
l’ascensore, per darsi gli ultimi baci della giornata.
Saint le aspettava sorridente. Sembrava sempre innamorata.
I capelli erano cresciuti, dandole un’aria dolce, quasi materna. Lei e Kim si
salutarono con un bacio. Kim si sedette accanto a lei, lasciando Sugar sola nei posti dietro.
Sugar a volte rimaneva
esterrefatta di fronte alla scioltezza dell’amica. Era troppo vera, innaturale:
forse Kim non era presa abbastanza da lei! Se i suoi dubbi erano fondati, sarebbe
diventata isterica. Non era più una ragazzina, si rendeva perfettamente conto
che per lei essere l’ossessione qualcuno era fonte di
felicità. Vedere Kim e Saint parlare teneramente, parlare
della loro giornata sorridendo come se vivessero davvero in un mondo di panna e
di zucchero era davvero insopportabile: voleva Kim per se.
Sì, Sugar aveva intenzione di
corteggiare Kim come non aveva mai fatto con altri.