XI
– The
end... Oppure no?
Quella
mattina, quasi per abitudine, avevo preparato la colazione per due
persone; mi accorsi solo un secondo dopo – quando urlai a
gran voce
il nome di Hayama – quanto fosse stato inutile scomodarsi
tanto.
Era passata
una settimana, quella mattinata doveva segnare la resa dei conti.
Fine. Stop. Addio. Tante care cose, insomma... Ci saremmo separati e
avremmo condotto una vita diversa e chissà per quali vie
traverse il
destino ci avrebbe guidati.
Sfilai
l'anellino dorato dall'anulare sinistro: ecco, potevo dirmi
ufficialmente fuori da quel rapporto.
In verità,
però, sapevo che alcune cose non si risolvevano in modo
così
semplicistico: quello che all'esterno pareva un mutamento,
all'interno era un bombardamento.
Chinai per un
momento il capo – no, non potevo! Abbassando il capo anche le
lacrime tornavano a tormentarmi e la finta barriera di indifferenza
che mi ero costruita andava miseramente in frantumi – poi lo
rialzai, scacciando i brutti pensieri.
Afferrai le
chiavi di casa e mi lasciai tutto alle spalle, ad eccezione del
presente.
Corsi,
costringendomi a non pensare a nulla: le rampe di scale sembravano
infinite. Proprio quando aprii il portone, avanzando con un piede al
di fuori dell'edificio, vidi Aya Sugita, la mia migliore amica, che
mi sorrideva. Mi stava aspettando, seduta sul cofano dell'auto.
«Cosa ci fai
qui?»
Chiesi, con
ovvietà.
«Ho pensato
che ti fosse stato d'aiuto un po' di appoggio morale»
Farfugliò
lei, piuttosto vaga.
Poi m'invitò
a salire in macchina e io non trovai nulla da obbiettare in quel
momento; fu un viaggio silenzioso, in verità. Avevo mille
pensieri
in testa, per quanto volessi negarli erano tutti lì... Non
vedevano
l'ora di sopraffarmi e vedermi impazzire.
«Comunque,
se hai bisogno...»
Provò ad
imbastire un discorso Aya, con la solita delicatezza che la
contraddistingueva.
«L'appoggio
morale non è necessario. E' solo una seccatura in meno.»
Dissi,
provando a sfoggiare il sorriso più naturale possibile.
«Sana,
dimentichi che ti conosco.»
Esordì Aya,
riservandomi un'occhiata sfuggente.
Certo, non
speravo di ingannare lei ma, quanto meno, di riuscire a dibattere con
Akito e litigare come sempre, comportarmi com'ero solita e...
E
niente,
qualcosa era cambiato.
Sì, perché
due parole così non potevano liquidarsi con uno “scusa,
ma ho
paura di aver bevuto troppo ieri”.
Sarebbe stato davvero
meglio, se avessi bevuto – pensai in quel momento.
Aya aveva uno
sguardo innamorato, nei suoi occhi brillava una luce speciale: non
era ancora il momento per chiederle come stesse andando la sua
relazione con Tsuyoshi – avrebbe risposto “bene,
meravigliosamente!” e io l'avrei invidiata. E questo non era
da
amiche. Indi, preferii fare a meno di chiederle delucidazioni circa
la sua vita privata – sapevo che era ricambiata e questo mi
faceva
male. Sì, era egoistico da parte mia ma era la
verità.
Mi morsi il
labbro inferiore, in quel momento, con veemenza: dovevo solo
nascondere la sofferenza, quel bastardo non meritava nemmeno una
lacrima. Un giorno ci avrei riso su, sì.
Senza nemmeno
accorgermene ero scesa dalla macchina. Stavo salendo i gradini di
marmo, senza curarmi troppo di Aya che mormorava qualcosa alle mie
spalle.
Alzai gli
occhi, riconoscendo il suo profilo. Mi sforzai di apparire naturale,
serrai perfino i pugni – la voglia di odiarlo e amarlo in
contemporanea – ma il cuore batteva ugualmente a mille. Akito
non
mi guardò neppure, grugnì solamente:
«Per una volta puntuale»
Scrollai le
spalle con noncuranza poi, puntando un dito contro il suo sterno,
borbottai: «Senti un po', senza troppe chiacchiere, entriamo
dentro
e andiamocene.»
Quanto mi
avessero fatto male quelle parole – dentro, erano lame
d'acciaio –
non poteva minimamente saperlo, tuttavia Akito non parve scomporsi
più di tanto e mi diede le spalle. Varcammo l'immenso
ingresso, ad
una modesta distanza l'uno dall'altra. Le parole si urtavano con i
silenzi ma, quest'ultimi, non si facevano mai sopraffare. Fu una
camminata breve e, al contempo, eterna, dolorosa, come se tutte le
speranze morissero firmando un foglio di carta.
Curioso,
no?
Firmai con
fatica, ignorando il groviglio che bloccava la mia gola; Akito,
invece, scrisse frettolosamente il suo nome su quel pezzo di carta,
come se la parola fine si potesse decretare con la legge.
Una signora
di mezz'età ci fissò un nano secondo poi,
comprendendo la tensione,
si sbrigò frettolosamente a timbrare i fogli di carta, che
attestavano ciò che doveva essere chiaro ad entrambi.
Finita. Ecco,
era finita.
Ma
cos'era
la fine?
Per molti era
il principio di un altro inizio: un nuovo capitolo, un'altra saga,
un'altra coltellata al cuore per altri. Per me, la fine rientrava in
quest'ultima definizione.
«Perfetto, è
annullato.»
Dichiarò la
donna, fabbricando un sorriso forzato. «Ah... gli
anelli.»
Precisò,
come a voler dare la batosta finale.
Akito si
voltò, sfilando rapidamente dal proprio anulare quel
cerchietto
dorato e poggiandolo con malagrazia sul bancone. Feci altrettanto, ma
con meno freddezza... come se volessi conservare il calore di
quell'anello; lo sfilai dalla tasca, però, cercando di
imitare
l'ennesimo gesto privo di sentimento.
La donna
annuì, augurandoci una vita
serena. Chissà
perché le
persone, quando dicevano così, mi suonavano tanto false; non
volevo
mettere in discussione che non avessero buone intenzioni, piuttosto
non riuscivo a capire come la vita di due individui freschi di
divorzio potesse godere di serenità.
«E adesso?»
Sussurrai, un
passo dietro lui. Akito cacciò le mani di tasca, sbuffando:
come al
solito il mondo lo irritava.
«Adesso me
ne vado, Kurata»
Cercai di
mandare giù quel boccone; eppure, lo vidi voltarsi e
trasmettermi
qualcosa telepaticamente. Ero quasi certa che dietro il suo sguardo
si nascondesse una frase, ma non era mia intenzione scoprire quale
–
p a u r a.
Sì, paura di annegare e non riuscire a fare
ritorno a riva – volevo che fosse lui ad illuminarmi.
Tuttavia,
compresi di essermi fatta troppi film mentali; cadde un baritonale
silenzio tra di noi, che preferii riempire io.
«Esci con...
qualcuna?»
Faticai ad
ostentare indifferenza: sebbene gli occhi mi si stessero già
riempiendo di lacrime all'interno, volevo dare a vedere una certa
tenacia – insomma, la debolezza non era cosa che mi
confaceva, men
che meno con un uomo.
«Lo farei.»
disse, guardando distrattamente verso destra. «Se non mi
stessi per
sposare.»
In un primo
momento, faticai a comprendere; tuttavia, con l'ausilio del suo
sguardo, iniziai a mettere a posto le tessere di quel puzzle senza
fine qual era Hayama e analizzai il quadro d'insieme.
«Cosa...
Hayama, stai parlando seriamente?»
Di tutta
risposta, Akito si avvicinò a me. Bastò
un'occhiata piuttosto
maliziosa e un bacio tutt'altro che innocente a farmi capitolare.
Se stavo
morendo era tra le braccia di Hayama e affondando le mie labbra nelle
sue, poteva anche andarmi bene.
«Non credere
che sprecherò ulteriormente il fiato, Kurata.»
Minacciò, ad
una spanna dal mio volto. Le mani di Akito erano ancora immobili sui
miei fianchi, mentre io non accennavo a spostarmi di un millimetro
–
pur lamentandomi per il fatto che dovessi alzare le punte e rimanere
in tale posizione – per paura che l'incantesimo si spezzasse.
«Tradotto:
sì, Sana Kurata... sono
pazzo di te?»
Ridacchiai.
Lo sguardo
vago e vagamente imbarazzato di Akito in quel momento fu la cosa
più
bella che avessi mai visto: era un'espressione che mi ricordava la
felicità, senza bisogno di cercarla altrove.
Sì, perché
era tutta lì: in quel paio di occhi color miele –
apparentemente
di ghiaccio – che erano riusciti a calamitare il mio corpo,
la mia
anima e la mia mente... in una settimana.
«Lo sai che
mi stai per sposare sobrio, vero?»
Azzardai,
quando varcammo la soglia dell'edificio e uscimmo alla luce del sole.
«Vuoi che mi ubriachi?»
Risi...
prenderlo sul serio era un'impresa assai ostica.
«Tradotto:
non vedo l'ora!»
Esclamai,
iniziando a prenderci gusto. Akito si voltò verso di me, mi
afferrò
saldamente per la seconda volta e soffiò ad un centimetro
dalle mie
labbra: «Se proprio vuoi sentirtelo dire, principessina, ti
amo.
Uhm, va bene?»
Stentai a
credere a quelle parole, il biasimo era evidente nei miei occhi ma,
soprattutto, sulla mia bocca – giaceva un'ovale, una
circonferenza
di proporzioni pachidermiche.
«Akito?»
Mormorai,
quando il suo sguardo era rivolto altrove. Accennò un
ghigno,
indifferente com'era solito, ma fui io a poggiare le mie labbra sulle
sue, stavolta. In quel momento lo stupii, ne ero certa.
Poi lo presi
per mano, afferrando allo stesso tempo il mio destino.
Sapete
cosa penso?
Quando
sposai per la seconda volta Akito, ero ubriaca: sì, ebbra di
felicità.
Fine.
Doverose
spiegazioni: se ve lo chiedete,
sì, Aya sapeva di tutto il piano
architettato da Akito, per questo ha accompagnato Sana. A far
ragionare Akito è stato Tsuyoshi, anche se non l'ho
menzionato,
come sempre XD.
Quando Akito
chiama Sana “principessina” dovete leggere questa
parola in tono
vezzeggiativo, come a prenderla in giro.
Ovviamente,
ci sarà uno Spin Off di questa fic, come promesso.
Probabilmente
domani, visto che parto Giovedì sto facendo di tutto per
aggiornare
quante più cose possibili T_T.
Se tutto va
bene, domani Spin off di questa fic e di “True
love”.
E' stato
difficile trovare un finale, è dalle sette di sera che ci
lavoro –
e ora sono le tre e mezza di mattina XD – mi sembrava sempre
troppo
banale. Spero davvero di non aver dato questa impressione
ç_ç.
E' finita, un
po' mi dispiace perché sono affezionata a questa fic... E a
Sana e
Akito, a distanza di anni <3.
Ringrazio
tutti i miei sostenitori e i commentatori del precedente capitolo:
BabyDany94
(e sì, alla fine arrivano anche i finali XD.
Grazie mille, un bacio!), Ili91
(Meno male, ho sempre paura di
sforare con l'IC! Un bacio e grazie!), ryanforever
(a dir la
verità non era il famoso gazebo, essendo un AU non l'ho
menzionato
XD. Comunque grazie mille per tutto e un bacione! Ah, già
che me lo
chiedevi nella recensione dell'altra fic: vado a Napoli, dai miei
parenti per circa un mese. Dèi me ne scampino XD), delichan123
(grazie per il commento, ho aggiornato prima che ho potuto *_*. Spero
tu abbia gradito il finale, un bacio e grazie per la favolosa
recensione XD), jera
(Jessy, pensavo che non ci fossi più su
Efp dal momento che non ti vedevo in giro ç_ç.
Sì, ho cambiato
nick perché diciamo che questo mi rappresenta di
più XD. Comunque,
sempre io <3. Mi fa piacere che ti sia piaciuta così
tanto la
storia... confido anche nella parte finale! Un bacio e grazie
mille!), _Rob_
(corto, per tenere la suspance XD. Sì, questo
era l'ultimo... spero ti sia piaciuto *-*. Un bacio e mille
grazie!).
E non so in quale altra maniera ringraziare
le 51 preferite e le 40 seguite e una ricordata che mi
dimostrano di tenere a questa fic :)
Non credevo che facesse tanto successo,
giuro ò_ò.
Ringrazio quindi, nello specifico:
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Grazie davvero, siete stati di
sostenimento, sempre!
Direi
che tolte le due spin off e la drabble che ho intenzione di postare...
ci si rivede a Settembre con Sana e Akito :)
Torno sempre con qualcosa XD.
Kiki.
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