Buongiorno,
miei cari lettori!
Stamattina,
mentre in teoria stavo studiando, mi è venuta in mente
l'ispirazione, ripensando anche ad una telefonata avuta con un'amica.
Questa
storia, infatti, è dedicata a Martina!
Dunque...beh..non
so che dire..d'altro, quindi mi appresto a raccontarvi!
Non
temete perchè tra oggi e domani pubblico gli aggiornamenti
di alcune mie storie per coloro che le aspettano, ma questa non potevo
non scriverla*_*!
Era una sera molto buia.
Le folgori rischiaravano il cielo plumbeo di Athene con la loro potenza
elettrica.
Sotto la pioggia scrosciante, un bambino dai capelli cremisi correva in
una foresta.
Il visetto serio, anche se ancora infantile, creava una strana
contrapposizione con la forte emozione che stava provando e che gli
aveva turbato il bel visetto.
L'abitino, una tunica greca di vecchio modello, che lo faceva sembrare
un piccolo antico greco, a dispetto dell'aspetto poco mediterraneo, era
fradicia e lo impicciava nei movimenti, dappoicchè era
ancora più aderente del normale.
Dai capelli lisci, lunghi fino alle spalle e color rubino scivolavano
sul viso dai tratti delicati e femminei stille d'acqua piovana.
Il bambino aveva già una buona muscolatura, come
testimoniava una corsa veloce, rapida ed il passo era elastico e
sicuro, come se conoscesse molto bene il luogo in cui si trovava e non
si curasse della forte oscurità.
Si fermò in una radura e svelto si arrampicò su
di un albero, ove era stata costruita una casa rudimentale, che
sembrava opera di un bimbetto, anche se particolarmente sveglio, visto
che la suddetta casa non era crollata.
Il piccolo vi entrò di corsa e si appoggiò ad una
parete, iniziando a piangere, rannicchiato su sè stesso,
celando i caldi occhi nocciola con le braccine.
Era dovuto scappare dal Dormitorio, ma sapeva bene che presto qualcuno
sarebbe andato a cercarlo, sarebbe uscito dalla casa, incurante del
temporale e lo avrebbe trovato.
Era andato apposta nel luogo segreto, il loro luogo segreto, l'unico
posto nel quale era loro concesso di essere bambini di cinque anni e
non piccoli soldati.
Certo che lo avrebbe trovato lì: era il loro posto sicuro e
segreto, quindi sicuramente Milo sarebbe giunto.
*Camus! Eccoti...ti ho trovato!*
Esclamò, infatti, una tenera vocetta infantile.
Camus sollevò lo sguardo ed incrociò gli occhi
con quelli di un altro bambino dal viso vispo ed intelligente, anche
lui fradicio di pioggia.
I lunghi e scomposti capelli biondi, gocciolanti di pioggia, erano ora
lisci ed arrivavano appena sotto le spalle.
Milo fissava Camus con gli occhi azzurri allegri e sempre gioiosi ora
preoccupati perchè Camus era bagnato.
Sapeva che Camus era lì: quella era la sua Casetta
sull'albero, l'aveva costruita da solo con un piccolo aiuto dei
soldati, ma era stato lui e Camus era l'unico che avesse il permesso di
salirci senza di lui.
Camus non parlava e, non vedendo alcuna reazione se non il ricambiare
il suo sguardo, Milo si avvicinò e si mise seduto davanti a
lui.
*Camus, dobbiamo tornare indietro...sei tutto bagnato. Se non ti
asciughi, ti ammali e poi raggiungi la mamma in cielo e non voglio che
tu vada via.*
Disse, sicuro delle sue nozioni mediche.
Era un bambino di cinque anni, anzi di quattro anni e mezzo, a fine
ottobre avrebbe compiuto gli anni e Camus doveva essere presente,
insomma non era divertente stare fino ad ottobre senza Camus e poi
così non poteva dargli il suo regalo, senza contare che era
solo agosto.
Camus sollevò lo sguardo umido sul viso di Milo.
Milo era Milo, quindi con lui Camus poteva essere anche carino, dolce e
gentile, con gli altri bambini era più freddo e non amava
parlare con loro, ma Milo era diverso.
Camus era Camus, quindi Milo odiava vederlo triste; era una cosa brutta
che Camus piangesse e soprattutto gli faceva male al cuore sentire e
vedere le sue lacrime. Poteva sopportare le lacrime di tutti, ma non di
Camus.
Si avvicinò così il piccolo Achille e
ripulì il tenero visetto di Camus da quel segno di dolore.
*Perchè piangi, Camus? Lo sai che non mi piace vederti
piangere...è una cosa brutta. Tu con me devi sempre
sorridere.*
Disse, rimprovverandolo quasi e guardandolo con occhi teneri e dolci.
Camus prese un respiro e si accinse a raccontare a Milo il motivo della
sua sofferenza.
*L'ancella mi ha detto che io e te non possiamo sposarci, quando saremo
grandi. Perchè Dio non vuole. Lui vuole che i maschi sposino
le femmine. Non mi piacciono le bambine. Sono stupide, a me di stupido
piaci solo tu. Però, se Dio non vuole come possiamo fare?*
Domandò con un tono di voce sconsolato, fissando Milo negli
occhi.
Milo mise su un buffo broncio e poi esclamò.
*Io non sono stupido!*
Si avvicinò a Camus e gli fece il solletico per punizione,
poi quando si stancò di sentirlo ridere, lo
guardò di nuovo per poi dire.
Solo Milo aveva il lusso di vederlo piangere, perchè Camus
non amava farsi vedere in lacrime da nessuno, se non da lui.
Erano due anni che non piangeva più e diceva di non esserne
capace, perchè le ultime lacrime le aveva versate per la
mamma.
Diceva sempre anche che un uomo non deve mostrare a nessuno il proprio
dolore, che non doveva far vedere le lacrime a nessuno,
perchè erano un segno di debolezza, ma sapeva bene che Milo
poteva anche vederlo debole, perchè anche lui aveva visto
debole Milo.
Non si sentiva debole, perchè Milo piangeva con lui.
Le lacrime ancora percorrevano le guancie candide di Camus e Milo
decise di fermarle subito.
Milo scoppiò a ridere quando Camus finì di
parlare.
*Cosa ne può sapere una donna? Camus, noi non siamo mica
seguaci di Dio. Noi siamo seguaci di Athena e lei non ha niente in
contrario. Pensa agli eroi...avevano tutti un amico speciale che gli
piaceva.*
Disse sicuro, mentre la sua mente infantile gli suggeriva Achille,
Alessandro Magno e tutti gli eroi dei tempi antichi.
Il viso era serio mentre parlava e il biondino mise una mano sui
capelli bagnati di Camus, carezzandoli e godendo della loro morbidezza
e del fatto che erano bagnati.
Camus doveva asciugarsi o si sarebbe ammalato presto.
Camus fissò Milo dapprima sospettoso per poi chiedere con
sguardo speranzoso.
*Davvero, Milo?*
Milo guardò quello sguardo e sorrise, avvicinandosi al
piccolo dai capelli rossi.
*Ma certo, Cam! Fidati di me. Conosci anche tu Achille, no?*
Disse con un morbido sorriso, mentre il piccolo rosso annuiva con
sguardo rapito.
Subito Milo riprese a parlare.
*Se così non fosse, allora un fulmine mi colpirà.*
Disse, non venendo colpito da alcun fulmine, sorrise e
guardò il bimbo con uno sguardo saccente.
Se c'era una cosa che Milo adorava era l'avere ragione in modo
assoluto.
*Hai visto? Ho ragione! Nessun fulmine mi ha colpito!*
Esclamò sicuro.
Si avvicinò al viso del bambino e gli dette un bacio sulla
guancia, come per mantenere una promessa con lui.
Era il simbolo del loro affetto quel bacio innocente, dato tra bambini
innocenti.
Milo si alzò in piedi e dette la mano a Camus per farlo
alzare.
*Andiamo, piccolo mio.*
Disse, uscendo dalla capanna sempre tenendo per mano Camus.
Camus si era alzato ed aveva seguito Milo con passo elastico, ma quando
Milo lo chiamò piccolo lo guardò un momento e poi
disse quella che per lui era un'ovvietà.
*Milo...io sono più grande di te. Sei tu quello piccolo.*
Disse con un visetto serio.
Era così in effetti Camus era di poco più grande
di Milo e gli dava fastidio, quando l'altro gli dava apertamente del
bimbetto, essendo lui più grande.
I due bambini tornarono sotto l'acqua per tornare al Dormitorio ed
essere sgridati a dovere, tenendosi per mano, come se dovessero
sostenersi a vicenda.
Quanti anni erano passati da quella sera.
Ora Camus aveva quattordici anni e sarebbe partito di lì a
poco per allenare i suoi nuovi discepoli.
Era un onore.
Lui era il primo così giovane ad avere quel grandissimo
privilegio, ma quanto era difficile adempiere ad un dovere.
Doveva lasciare solo Milo, doveva proprio abbandonarlo per sei anni, il
tempo minimo dell'addestramento, ed anche se sapeva che non poteva fare
altrimenti, era grande la
sofferenza di lasciarlo solo e per così tanto, di non
poterlo stringere nè vedere.
Era ancora agosto ed era ancora una sera in cui vi era un forte
temporale.
La pioggia scivolava sulla sua figura atletica, allenata, ma sempre
sottile, splendida per portamento e grazia.
Milo era appoggiato ad un albero a braccia incrociate e lo guardava
rapito da almeno mezz'ora, mentre l'acqua scrosciante lo infradiciava.
Era bello....semplicemente bello.
Si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò morbido.
Era fiero Milo, fiero perchè Camus era felice di aver
ottenuto un incarico importante, ma era infelice perchè
doveva salutarlo.
Quella era l'ultima sera insieme.
*Sei bello, Camus. Fai attenzione a non bagnarti troppo...potresti
ammalarti.*
Disse Milo con dolcezza, mentre posava il mento sulla spalla del
ragazzo, come se avesse bisogno di un'ulteriore vicinanza.
Camus annuì e si girò verso di lui.
*Non temere, Milo.*
Milo sorrise, per poi volgere lo sguardo verso la statua, ancora
visibile da lì, di Athena.
*Non mi tradire.*
Disse all'improvviso il ragazzo dai boccoli biondi.
Camus sorrise discretamente, per poi dire.
*Non ti tradirò mai. Se dovesse un fulmine colpirmi, sarebbe
perchè ti ho mentito.*
Disse, non venendo chiaramente colpito da nessun fulmine.
Aggiunse poco dopo, nel vedere l'espressione stupita di Milo per quelle
parole, così simili alle sue di quando era bambino.
*Hai visto? Avevo ragione!*
Esclamò, posando un delicato bacio sulle labbra del greco.
Gli prese la mano ed inizò a camminare verso il Dormitorio.
*Andiamo, piccolo mio.*
Si tenevano per mano i due, come quando erano bambini.
Milo in quel momento ebbe la certezza che qualunque cosa fosse
successa, loro due sarebbero sempre tornati al punto di inizio,
tenendosi per mano.
Note
dell'Autrice.
Che
dire di questa storia? Avevo deciso di scrivere un racconto dove Camus
e Milo fossero due bambini...fossero completamente innocenti, ma dato
che sono cresciuti prima del tempo ho dovuto ambientare il tutto a
quando erano due bimbetti.
Spero
che vi piaccia ed ora vi metto a disposizione una scelta: potete
sciegliere se volete solo questa coppia o se devo aggiungere anche
qualcosina sulle altre coppie, che per me sono Mu-Shaka, Death-Aphro,
Aiolos-Saga!
Sciegliete
voi, scrivendo nella recensione e stabilendo anche l'ordine!
Io
mi adeguo! Il motivo per cui Milo e Camus sono un pochino diversi da come ci si aspetta è chiaramente perchè hanno cinque anni, quindi il loro modo di parlare è infantile e i loro ragionamenti sono quelli di due bambini piccoli.
Un
bacio ed alla prossima!
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