L'ARMATURA

di Glance
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L'armatura scintillante, compagna di tante battaglie, alla fine, lo aveva tradito, . Aveva ceduto, permettendo alla lama affilata di penetrare nella carne viva, lacerando.
L'armatura aveva ceduto sotto i colpi della battaglia che durava da troppo.
Dello scintillio di un tempo era rimasto ben poco.
Era sudicia di sudore, polvere e del sangue di tante battaglie e, adesso, anche del suo.
La ferita era profonda, difficile da rimarginare.
Aveva sfiorato il cuore che non si era ancora arreso.
Disteso sul campo di battaglia, senza forze, completamente sfinito e inerme, osservava il cielo e le sue nuvole indolenti scivolare su tutta quella follia.
Aveva creduto che valesse la pena, che servisse, che fosse un suo dovere. E alla fine cosa rimaneva? Solo il dolore che germogliava da quei corpi martoriati accomunati dal medesimo destino.
Il campo di battaglia, da quella prospettiva, sembrava un mondo sconosciuto e lontano, dove tutto appariva immenso e ci si sentiva piccoli e senza senso.
Delle braccia sollevarono la sua resa, portando il loro aiuto, liberandolo dalla costrizione della compagna di tanti scontri.
La ferita pulsava, il sangue caldo sgorgava macchiando la camicia.
Il tempo delle battaglie, delle guerre cruente era finito, almeno per lui, senza parole di scuse o di perdono. Non c'era rimpianto.
Non c'erano più torti, né ragioni.
C'era solo il rumore cupo della battaglia in lontananza.
Le cicatrici di vecchie ferite da perdonare e quell'ultimo colpo con il suo dolore che toglieva il respiro che non smetteva di sanguinare.




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