Sakura
Ciliegi
I ciliegi in
piena fioritura profumavano l’intera stanza di Maiko, che,
seduta sul davanzale della finestra della propria camera con le
ginocchia raccolte contro il petto, non aveva alcuna intenzione di
andare a dormire.
Era molto tardi, ma non le importava. Le lancette della sveglia sul
comodino alle sue spalle avevano superato da un pezzo la mezzanotte e
Maiko sapeva bene che sua madre si sarebbe infuriata se
l’avesse trovata ancora in piedi.
Ma non le importava.
Scosse la testa e lasciò che i lunghi capelli corvini si
bagnassero di luce lunare, catturando ogni riflesso argenteo e ogni
alito di brezza notturna. Dopo l’assolata giornata che aveva
trascorso, aveva davvero bisogno di un po’ di quiete nella
penombra notturna. Passò le dita tra le ciocche lisce e
morbide e alzò gli occhi al cielo stellato.
Guardava la luna. Le parlava. Le si rivolgeva come ad una vecchia
amica. Cercava nel suo tondo lucente le risposte che il giorno celava.
Non tutto è poi così manifesto sotto la luce del
sole.
I ciliegi erano appena fioriti quando Seiji si era trasferito a Tokyo e
aveva cominciato a frequentare lo stesso liceo di Maiko. La ragazza
aveva una sua istantanea impressa nella mente, proprio nel momento del
suo ingresso sulla soglia del cancello della scuola.
Alto, moro e dai lineamenti delicati, Seiji avanzava senza fretta sotto
il sole del mattino con lo zainetto in spalla, perfetto nella sua
divisa scura nuova di zecca. Bello nel senso più letterale
del termine, senza però risultare effeminato. Aveva colpito
subito tutti, sia per il suo fascino, sia per la sua bravura: nel giro
di poche settimane, si era rivelato essere uno studente di poco
inferiore a Maiko, la migliore dell’istituto.
Entrambi erano studenti brillanti e promettenti, e i professori
nutrivano grandi speranze per loro.
“Potresti uscire con me,” le aveva detto un giorno
Seiji, quando i petali di ciliegio avevano cominciato a tingere di rosa
e arancio il marciapiede del viale della scuola.
“Potresti lasciarmi in pace,” aveva reagito Maiko
in malo modo, colta alla sprovvista. “Dobbiamo tutti studiare
e io non posso ancora permettermi certe distrazioni. I miei genitori
hanno investito tanto su di me, non ho intenzione di deluderli in
questo modo. Devo riuscire ad entrare in una buona
università.”
Seiji l’aveva osservata a lungo, mentre Maiko si sentiva
arrossire. Lei, che si era sempre considerata mediocre di aspetto e
spigolosa di carattere, stentava a credere che un ragazzo
così bello potesse nutrire qualche interesse verso una del
suo genere. Ma Seiji aveva continuato a fissarla sotto il sole
pomeridiano che filtrava dagli alberi del viale, poi aveva colto un
fiore da un ramo sopra le loro teste e gliel’aveva appuntato
tra i capelli corvini, facendola arrossire ancora di più.
“I ciliegi fioriscono ogni anno,” aveva mormorato.
“Ma non tutte le occasioni si ripresentano allo stesso modo.
Fai quello che ritieni più importante. Se è
destino, ci incontreremo ancora.”
Da quel momento, Maiko e Seiji non si erano più rivolti la
parola.
La ragazza si passò nuovamente le dita tra i capelli,
domandando silenziosamente consiglio alla luna. Non era pronta per
innamorarsi. Non aveva tempo da dedicare a certe cose. Sapeva che,
forse, un giorno, se ne sarebbe pentita, ma in quel momento aveva altro
a cui pensare.
La scuola. Lo studio. La carriera. Il matrimonio sarebbe arrivato a
tempo debito.
Seiji…
Lo avrebbe rivisto l’indomani a scuola.
Lo avrebbe evitato, come sempre.
I ciliegi erano ancora spogli in quel periodo dell’anno, ma,
mentre percorreva a passo spedito la via
dell’università, Maiko percepì
chiaramente un aroma familiare di fiori appena sbocciati. Non poteva
essere. Si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Gli altri
studenti la sorpassarono senza notare nulla di strano e anche lei
riprese lentamente a camminare dopo aver cercato qualcosa che non era
riuscita a trovare. Eppure…
Il liceo era terminato, gli esami erano andati esattamente come voleva
e Maiko si era brillantemente iscritta
all’università che aveva tanto desiderato. Tutto
era andato secondo i piani. Sapeva che anche Seiji si era diplomato con
voti altissimi, ma durante l’estate non aveva avuto
più sue notizie. Maiko si domandò vagamente dove
fosse finito, a quale università si fosse iscritto.
Scrollò le spalle e i lunghi capelli corvini le caddero
sulle spalle come seta liquida. Schermandosi gli occhi con una mano per
via della luce del sole troppo intensa, procedette a testa bassa fino
ai cancelli della scuola.
“Maiko-chan.”
Maiko sussultò. Quella voce. Quella confidenza.
L’odore di ciliegi in fiore la travolse, cogliendola del
tutto impreparata. Alzò la testa e vide Seiji appoggiato al
muro dell’ingresso a caviglie incrociate, in un bagno di sole.
“Seiji-kun,” mormorò Maiko a fior di
labbra.
Seiji le andò incontro con calma, sorridendo placidamente,
rigirandosi un bocciolo di fiori tra le dita. Glielo appuntò
nella tasca della camicetta e le toccò appena il viso.
“I ciliegi sono fioriti ancora.”
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