Orsetti
Gommosi
Mentre
il ragazzo, seduto accanto
a lui sul divano, apriva il sacchettino di plastica in modo, ovviamente, rumoroso, Arthur
sbuffò con
la chiara intenzione di trasmettergli il suo fastidio.
Perché
di lì a poco avrebbe
cominciato a masticare in modo disgustoso, come al solito, e gli
orsetti
gommosi, che di norma possono essere considerati una cosa carina,
sarebbero
inevitabilmente diventati uno spettacolo detestabile, e sarebbe stato
costretto
a sbraitare per interrompere quello scempio di gommose creaturine
colorate.
Non
che considerasse quel sospiro
un valido deterrente, per l’americano, ma in fondo al cuore
ci sperava che, in
un momento d’improvvisa sensibilità, Alfred si
limitasse a metterne in bocca una,
a masticarla in modo educato, e a
riporre il sacchettino nella credenza.
Per
rimarcare quello che nella
sua mente era velocemente passato da un “per favore,
no” a un “se ci provi ti
ammazzo”, si voltò a fissare eloquentemente
Alfred, con un’inquietante ardore
omicida che emergeva dal profondo delle sue iridi smeraldine.
Il
giovane, che ormai aveva la
bocca piena di un paio di manciate di caramelle, bofonchiò
qualcosa ricambiando
lo sguardo di Arthur.
L’inglese
ebbe un brivido
d’insofferenza, vedendo quella scena
così… volgare.
E
si chiese perché mai aveva
accettato di andare a casa sua per un film. Sapeva, già
prima di partire, che
sarebbe stata una lunga serata di
sofferenza.
Strabuzzò
gli occhi quando, dopo
averlo sentito ingoiare ancor più rumorosamente di quanto
non avesse masticato
poc’anzi, gli sporse il sacchettino.
“
Vuoi?”
Lasciandosi
sfuggire un altro
sospiro, Arthur affondò la mano in quel piccolo sacchetto
dorato, e ne estrasse
un orsetto rosso, alla fragola.
Alfred
sorrise soddisfatto e, a
quel sorriso, l’inglese annuì distogliendo lo
sguardo, e si mise in bocca
l’orsetto, tenendolo sulla lingua senza masticare.
“Grazie
per essere venuto… volevo
chiederti una cosa.”
Sentendo
quel tono serio, così
inusuale, per l’americano, Arthur sussultò,
rischiando di soffocarsi con la caramellina,
e lasciandosi sfuggire due colpi di tosse.
“Mh”
Avrebbe
voluto dirgli qualcosa,
chiedergli di cosa volesse parlargli, ma non riusciva più a
dire nulla.
Odiava
quando Alfred era serio.
Non riusciva ad essere spontaneo con lui, davanti a quello sguardo
limpido e
ardente. Preferiva di gran lunga quando si comportava in maniera
stupida e
cafona. Almeno sapeva come prenderlo.
“Mi
dai un bacio?”
Ora
l’avrebbe ucciso. Che diavolo
di domanda era? A quanto pareva, aveva davanti sempre il solito
stupido, né più
né meno.
“Mai.”
Iniziò
a masticare un bordo della
caramellina che ancora teneva in bocca, nervoso, e quando
sentì la mano di
Alfred prendere la sua, all’improvviso, si morse la guancia
per l’agitazione.
Trattenendo le smorfie di dolore a cui normalmente si sarebbe
abbandonato,
continuava a guardare dritto davanti a sé, cercando di non
incrociare lo
sguardo con l’americano.
“Ho
detto no!”
Alfred
ridacchiò.
“Andiamo,
Arthur, poi ti prometto
che la smetto!”
L’inglese
alzò un sopracciglio,
voltandosi verso di lui.
“Certo.”
Rispose con il miglior
tono ironico del suo repertorio. Ma inorridì quando vide
Alfred avvicinarsi a
lui con le labbra a cuore.
“Ehi,
ehi, ehi! Stammi lontano!”
L’americano
lo trascinò a sé con
l’aiuto della sua forza e poiché Arthur aveva
girato il capo in tempo per
sfuggirgli, gli stampò un bacio sulla guancia.
“Sei
sempre il solito frigidone.”
Disse
ridacchiando.
“Io
non… non sono frigido. Solo
che non mi piaci.”
“Bugia.”
Alfred
replicò con decisione,
mentre lo teneva ancora tra le braccia.
“
Ma per favore!”
L’inglese
si voltò di nuovo verso
di lui, alzando gli occhi al cielo. Ma fu un errore, perché
subito le labbra di
Alfred incontrarono le sue.
Balzò
indietro Arthur, non appena
percepì il contatto, come un gatto che si sente minacciato,
e soffiò tra i
denti un “Ti ha detto no!” mentre con la mano si
strofinava le labbra, come spaventato
che qualche particella di quell’idiota gli fosse rimasta
attaccata addosso.
“Ti
odio.”
Borbottò.
“Io
no.”
Replicò
Allfred.
“Non
mi interessa.”
“Nemmeno
a me.”
E
lo baciò di nuovo, stavolta
assicurandosi che non gli sfuggisse.
Arthur
emise alcuni suoni di
protesta, mentre cercava invano
di
spingerlo via, scalciando e schiaffeggiando, senza ottenere risultati,
tanto
che infine si arrese e rimase immobile, tra le braccia di quello
stupido.
Quando
Alfred si allontanò
abbastanza da farlo muovere, gli si lanciò addosso
infuriato, dandogli dei
pugnetti sul petto, indispettito, arrabbiato, ma soprattutto
imbarazzato.
“Basta,
basta, basta!”
L’americano
alzò le mani in segno
di resa, chiedendogli più volte di calmarsi ma, vedendo che
non accennava a
smettere di accanirsi su di lui, gli prese i polsi, imponendogli di
fermarsi.
“Ti
dà davvero così fastidio?”
Chiese
seccato, alzando la voce.
Arthur
aprì la bocca per
ribattere, ma non riuscì a spiegarsi, così si
alzò, e corse verso la porta, per
fuggire lontano da quell’enorme problema che era sempre stato
Alfred.
E
l’americano se ne rimase lì, a
mangiare orsetti gommosi, senza preoccuparsi di seguirlo. Sarebbe
tornato.
Tornava sempre.
Ofelia's space:
bene... altra
fanfiction che mi ha tenuta ferma 2 giorni. Voi direte: è
cortissima, come hai fatto a metterci due giorni, esimia testa di
quella cosa che inizia con c e finisce con o? L'OOC temutissimo. Quando
non si tratta di P0rn, dove purtroppo percepisco l'OOc come necessario,
cerco di stare il più IC possibile, soprattutto
perchè in passato ho commesso l'impuro atto di fare roba
OOC, e me ne dolgo con tutto il cuore. Ebbene, se con Sealand e
Lettonia è stato facile, con sto brutto Tsundere di Iggy ed
il suo Idiotissimo Compare è stato più difficile.
Ora sono più o meno soddisfatta, perciò la posto.
A Voi il giudizio. UU
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