Capitolo 2
– Ammissioni e negazioni
«Oh,
così tu sei una delle nuove matricole!».
Una
donna dai capelli rossi si avvicinò a me con
cordialità, vederla così
allegra e pimpante mi fece arretrare di qualche passo.
«Sì…
sì, esatto.» risposi imbarazzata.
«Benvenuta,
io sono Willow Rosenberg.»
«Piacere,
il mio nome è Agata… Condorelli.» mi
vergognai del mio cognome
che in confronto al suo era cacca, inoltre non ero abituata a parlare l’inglese e solo
il fatto di essere in un luogo molto
lontano da casa mi rendeva irrequieta.
«Vieni,
ti accompagno al dormitorio. Hai bisogno di aiuto con i
bagagli?»
stranamente riuscii a comprendere ciò che disse come se
stesse parlando in
italiano.
«No,
grazie, ce la faccio.» risposi cordialmente.
La
sconosciuta aveva un non so che di familiare, come se la conoscessi da
sempre.
Durante
tutto il tragitto la fissai stranita, ma il mio pensiero primario
era ancora quello del “come sono arrivata qua?”.
Qualche mese
prima, quando riferii
del modulo ai miei genitori, questi la presero a ridere.
«Ma
dai, la signora-
«”Signorina”.»
«La
“signorina” ti avrà dato il modulo
sbagliato. Invece di aprirla avresti dovuto riportarla subito
indietro.»
«Non
ci avevo pensato...»
«E poi
se era scritto in inglese
chissà dove si trovava questa accademia. Lascia stare, non
abbiamo abbastanza
denaro per mandarti all’estero.».
Ci rimasi male
nonostante sapessi che
quel modulo ormai era andato perso.
Dopo le
persuasioni da parte dei miei
genitori dimenticai questo fatto e iniziai gli esami per entrare nella
facoltà
di legge, di lettere e filosofia.
Qualche giorno
prima di saper i
risultati degli esami ricevetti una lettera di ammissione in inglese da
parte
della “fantomatica accademia di scrittura”. Quando
tradussi il contenuto ad
alta voce ai miei genitori, il loro cinismo mutò in
entusiasmo, insistendo che
era il luogo più adatto a me e che i soldi non erano un
problema.
Stavolta provai
io a persuaderli, ma
quando posai la lettera sul tavolo, questa scivolò a terra
facendo svolazzare
un foglietto poco più in là. Mi avvicinai e lo
colsi… era un assegno! Era un
assegno con un enorme quantità di denaro perfetto per
mantenermi all’estero per
almeno tre anni.
«Siamo
arrivate.» Willow mi portò di fronte ad una porta
in legno
massiccio. In alto c’era una piccola insegna con scritto
“D3-4K” al posto del
numero della camera.
«Che
significa?»
«Quello?
“Dormitorio tre, quarto piano, camera K”, serve per
distinguere
le camere dagli altri dormitori.»
Ero
talmente persa nei miei pensieri che non mi resi conto dove mi aveva
portato.
Per un attimo ci scambiammo uno sguardo in silenzio, a giudicare dal
suo sembrava
aver capito che ero in difficoltà.
«Dai
vieni, ti faccio fare un giro per l’accademia.»
Posai la
valigia e la seguii.
Una volta scese al piano
terra mi bloccai vedendo
alcuni tizi vestiti in modo molto strano, avevo
già il dubbio se questa era un vera
accademia di scrittura o meno, ma feci finta di niente.
Man mano che andavamo
avanti un pensiero buffo mi
passò per la mente: possibile che mi trovavo in una specie
di Hogwarts? No, non
può essere. A parte il fatto che Harry Potter non
è mai stato un mio interesse e
poi questi tizi, compresa Willow, non avevano la faccia da scuola di
magia, o
almeno mi sembravano troppo grandi per esserlo.
A dividere i dormitori da
quell’edificio che doveva
essere un’accademia, c’era un enorme spiazzale con
tanto di panchine e di spazi
verdi, dove alcuni gruppi di ragazzi di età differente,
seppur fosse sera, si
stavano riunendo. Avevano quasi tutti facce da bravi ragazzi, non
sembravano
proprio essere tipi che mi ero abituata a vedere in Italia, anzi,
avevano
addirittura un abbigliamento orientale o molto, e quando dico molto
intendo sul
serio, bizzarro.
Ciò che mi fece
capire che questo non era un luogo
normale fu un ragazzo di un gruppetto poco distante da me che con un
movimento
veloce di mani creò una sfera d’aria dove si
sedette iniziando a percorrere
tutto il parco ad una velocità impressionante ridendo di
cuore. Mi bloccai.
«Ok, ora si che
sono a Hogwarts.» borbottai mentre
Willow imbarazzata mi trascinò via iniziando a farfugliare
frasi come se
volesse distogliermi da ciò che avevo visto.
Dopo aver corso per almeno
una decina di minuti la
donna mi portò in un’enorme biblioteca dove un
uomo composto e dall’aspetto
elegante leggeva un libro sorseggiando del caffè, quando si
accorse di noi due
sembrò stupito.
«Willow, che ci
fai qui?»
«Ero
passata…» mi indicò con lo sguardo come
se avesse
combinato un guaio.
L’uomo si
alzò subito, schiarì la voce e mi diede da
parlare con gentilezza.
«Benvenuta…
tu sei una nuova matricola, giusto?»
«Esatto…»
risposi ancora sotto shock.
L’uomo
cercò di distrarmi facendomi visitare la
biblioteca, iniziò a dire che se avessi avuto dubbi o
problemi bastava
semplicemente andare da lui per trovare una soluzione.
Non stesi molto a sentirlo,
più che altro avevo
intenzione di iniziare a fare domande a raffica su
cos’è esattamente questo
posto, ma interromperlo mi sembrò un gesto da maleducati,
quindi mi limitai ad
aspettare che avesse finito di parlare.
«Questo non
è un luogo normale, vero?» arrivai subito
al dunque.
«Ma certo che lo
è! Cos-Cosa ti fa pensare il
contrario?» rispose Willow nel panico.
Rupert, così
aveva detto fosse il suo nome, bloccò
la donna e mi rispose con sincerità.
«No, questo non
è un luogo da considerare
“normale”.».
Era la risposta che volevo.
«Ah?» ma anche quella che
non mi aspettavo.
Avrei voluto dire:
“E io che ci faccio qui? Le sembro
il tipo con poteri magici? Cosa sono, Harry Potter al femminile? Sono
una maga?
E voi? Ahahahahah!!” e avrei iniziato a delirare urlando come
un’indemoniata
con la schiuma alla bocca. Mi limitai a dire «Ah?
Ah.».
***
Ho
finito di
correggere anche questo capitolo (YEEEH!), spero che vi sia piaciuto.
È
un po’
lento come inizio, ma visto che questa storia è nata dal
nulla sto iniziando a
costruirla pian piano ad ogni capitolo.
Se
avete
dubbi, domande, suggerimenti o correzioni sono disposta a prenderli in
considerazione!
A
proposito,
il personaggio ritratto nell’immagine sopra è
Agata, per adesso ho potuto
utilizzare solo quei due bozzetti, ma al più presto
disegnerò le scene e alcuni
personaggi da mettere all’inizio o alla fine di ogni
capitolo.
Ci
vediamo al
terzo!