Cianciua:
biascica. Mi hanno suggerito di non togliere i miei regionalismi,
specialmente nel genere comico o demenziale, ché son buffi e
convivono bene con il mio stupido umorismo.
Premio per la
Vincitrice - a parimerito con Aya88 - del primo mini contest, indetto
sul forum di Urdi: Storyteller lover. Colei che tutto beta. Spero
appunto che tu non trovi degli orrori schifosissimi o che tu, nel
caso, sappia perdonarmi! u.ù
La
vita è breve per un motivo di slice
L'espressione di
Kabuto si fa disgustata quando entra nell'enorme salone adibito a
sala da pranzo; in quel covo dall'entrata scheletriforme sembra
impossibile imbattersi in un essere vagamente sano. Certo,
il fatto che una persona come Yakushi possa schifarsi, e ritenersi
anche la persona meno cerebropatica di quel salubre luogo
scavato 'nella morte' di un
animale, è già di per sé qualcosa che mette in
guardia, ma anche il corpo di uno sfortunato Nessuno mezzo
maciullato, ciucciato e masticato, non porta decisamente alla pace
dei sensi. Tuttavia, il nostro eroe, non si lascia
scoraggiare; da niente, aggiungerei, anche perché... avete
presente Kabuto, vero? “Zetsu,” chiama quello,
mellifluo anche quando è seccato. “Dove sono Red e
Tobi?” Il rumore di mascella e di carne fradicia si ferma un
momento e sono invece ben udibili i meccanismi del piccolo e bipolare
cervello della frasca (dis)umana. “Chi è Tobi?”
biascica poi, senza aspettare chiarimenti e ributtandosi
immediatamente su quella che ha tutta l'aria di essere una
costola. Kabuto sospira. Questi problemi un tempo non
sussistevano, c'era talmente tanto malcontento che si potevano
uccidere i sottoposti più stupidi e inutili senza, per questo,
privarsi della bassa manovalanza. Ma Zetsu è utile in fin
dei conti, perché è notoriamente uno che non si fa i
cazzi suoi. Una spia talmente nel profondo da non smettere mai di
esserlo e la sua deformazione professionale, generalmente, è
utile agli elementi viscidi come il buon (?) caro (?) vecchio (...)
leccapiedi (!) di Orochimaru. Ovviamente, se quel simpaticone
avesse potuto avere anche solo un assaggio, un flash nella mente, di
quello che sarebbe stato il futuro, avrebbe di certo preferito
dilungarsi sulla personalissima teoria del caos di Orochimaru - ovvero: se Orostronzo starnutisce a Oto, il palazzo dell'Hokage collassa su se stesso a Konoha. E per
quanto amasse il ninja leggendario al punto da dividere l'affitto
nelle sue umili spoglie, l'unica cosa che trovava decisamente
fastidiosa del suo padrone, al pari di quell'insana e inspiegata
eterosessualità, era proprio quel suo essere prolisso su
argomenti, che venivano oltretutto trattati un giorno sì e
l'altro pure, come i piani di distruzione di massa e l'agognata
immortalità. Comunque, ignaro della tempesta che si agitava
all'orizzonte, Kabuto continua la sua ricerca del trecentenario
idiota suo alleato. Guardandosi bene dal precisare che se l'è
andato a cercare di sua spontanea iniziativa però, e
preferendo invece commentare che gli alleati sono come i parenti: non
si possono scegliere. È una bella favola, dal suo punto di
vista.
Zetsu che, senza
missioni da fare, ha sempre qualcosa in bocca, interrompe un momento
la sua dieta antropobiotica
per seguire il pescivendolo. Ha sempre un buon odore di cibo crudo,
in fondo. Il pescivendolo, che sa quanto può essere idiota
un folle come Kabuto, si è sempre tenuto alla larga dai suoi
sghignazzamenti; quindi trovarselo davanti dopo aver svoltato un
angolo di quel dedalo di corridoi sotterranei, ansante e scarruffato,
gli procura non poco disappunto. “Kisame! Dov'è
Madara?” perpetua Yakushi, nella sua ricerca
spacca-ghiande-a-tutti. Ora, Kisame non è stupido; è
grosso, è blu, è un mezzo squalo ma non ha due peni e
si fa i cazzi i suoi, ma non è stupido. Quindi ha visto giusto
quel che doveva essere visto, il resto ha preferito non vederlo pur
immaginandoselo, però, ecco, non è che gli importi più
di tanto di quel che fanno gli altri: le persone intorno a lui sono
libere di agire come vogliono e non c'entra assolutamente niente che
lui la sera si chiuda a chiave nella sua stanza. Proprio per via di
questa sua apertura mentale risponde con enorme tranquillità
all'ennesimo essere mitologico che deve sopportare nella sua vita. “È
a scoparsi Sas'ke.” afferma aiutato da un pollice che indica
dietro di sé, superando Orobuto per dirigersi nella sala
comune con Zetsu ancora appresso che cianciua* qualcosa, o qualcuno,
morto da mesi. Kabuto si reputa una persona sana, come tutti gli
squilibrati, e quindi aggrotta la fronte, piegando la testa di lato,
invidioso ancora una volta dell'Uchiha più giovane che ha la
fortuna di poter essere preso dal suo maestro; senza trovarci alcun
riferimento con sé stesso ovviamente, perché lui ama
Orochimaru di un'amore platonico che all'occorrenza sarebbe potuto
sfociare in qualche effusione, ma niente di serio,
insomma. Orochimaru al suo interno alza gli occhi al cielo e
sbuffa, tediato, questo risveglia il suo coinquilino ancora
predominante sull'uso del corpo, permettendogli di muoversi verso le
stanze di Madara.
Sasuke piega la
testa di lato, stringe gli occhi e poi allontana di un po' il
giornale che tiene tra le mani. Madara si affanna alle sue spalle
intento in ben altri sollazzi ed esprime il suo compiacimento belando
un “Cazzo!”, stremato. “Fai troppo rumore,”
comunica Sasuke, stringendo gli occhi per riuscire a leggersi
l'oroscopo. Madara si lascia cadere di lato, volgendo il viso al
giornale. “E tu troppo poco,” commenta asciutto,
irritato. Quel ragazzino lo eccita lo stesso, anche se sta lì
fermo e si legge il giornale mentre lo prende, perché il
fratello sottostava a certe richieste in cambio di informazioni,
mentre lui lo fa per noia quasi, concedendosi, ma scocciandosi di
tutto. E infatti lo sente sbuffare e voltarsi supino interrompendo
quei suoi pensieri inutili. Ha una semi erezione il ragazzino e si
tocca solo perché altrimenti sentirebbe dolore a non
soddisfarsi, ma Madara lo sa che questa sua debolezza gli urta più
di essere toccato da lui e si avvicina passandogli la lingua
sull'interno coscia fino ad arrivare al pube. Quando approfondisce le
attenzioni Sasuke sospira e si rilassa, ma proprio in quel momento la
porta della stanza si spalanca. Rimangono tutti immobili per un
momento. Kabuto apre e chiude la bocca a intervalli regolari,
cambiando espressione più volte, senza emettere suoni se non
versi strozzati, Sasuke ha la testa voltata all'indietro verso la
porta e le sopracciglia alzate che gli conferiscono un'aria tra il
sorpreso e il disappunto per essere stato interrotto, Madara ha la
fronte aggrottata e l'erezione del ragazzino in bocca. Mugola
infastidito, tirandosi su e rivolgendosi a Kabuto per l'insetto che
è. “Cosa c'è di così importante da non
poter aspettare il tempo di un orgasmo?” chiede
scocciato. Orochimaru che ha le dita davanti agli occhi larghe in
modo da coprirsi ma vedere ugualmente, si chiede per una frazione di
secondo perché lui non abbia mai avuto il piacere di conoscere
Sasuke così intimamente, e questo fa saltare i nervi a Kabuto
che s'indigna, sbuffando come un toro. “I nostri piani ad
esempio, Madara caro. Potresti gentilmente rimandare gli aspetti
ludici di questa convivenza e seguirmi nella sala comune? Questo covo
assomiglia sempre di più ad un centro sociale e i ragazzini
sociopatici che sono di là mi innervosiscono,” fa
presente Kabuto che riferendosi a Juugo e Suigetsu non scarta però
l'ipotesi di poter includere anche Kisame e Zetsu in quella sua
sagace descrizione. Madara ha una pazienza millenaria, si sa,
chiunque abbia a che fare con Sasuke ce l'ha poi, quindi alza gli
occhi al cielo maledicendo Orochimaru, ché è sempre
colpa sua perché Kabuto è il suo tirapiedi, e cerca
febbrilmente una soluzione che non includa abbandonare subito il
corpo caldo sotto di sé. Poi però evidentemente sceglie
di infischiarsene alla grande e lo comunica al suo alleato con
un'alzata di spalle. “Se vuoi partecipare entra, altrimenti
aspettami nella sala comune e quando sarò-saremo,” si
corregge avvertendo il basso ringhio giungere dal ragazzino, “
in comodo ti raggiungeremo.” conclude rituffandosi sulle parti
intime di Sasuke. Orobuto tentenna un momento sulla porta.
Orochimaru è riuscito a prendere il controllo della gamba
destra e fa un passo all'interno, verso il letto, mentre Smithers-
ahn, Kabuto si trascina fuori sbattendo la porta affinché
arrivi chiaro e tondo tutto il suo immenso fastidio.
Zetsu sta ancora
cibandosi di qualcosa privo di vita, ma questa volta sembra che non
ce l'abbia mai avuta, neanche prima: dalla sua bocca infatti spunta
una gamba, ma non è umana e al grande tavolo manca una
sedia. Kisame, seduto dall'altra parte, si tiene la testa tra le
mani; lui tra perversi trecentenari, ragazzini sociopatici, piante onnivore e bicrome, dorme un minuto per notte anche se si
barrica dentro la sua stanza e tiene il lume acceso. Il fratello di
Itachi poi si è rivelato essere psicopatico abbastanza da
raggiungere picchi di schizofrenia allucinanti persino per gli
standard della malavita, e invece quando si rivolge a Orobuto non sa
mai se parlare al singolare, al plurale, o al femminile. Non solo il
crimine non paga, ma fa anche fare gli incubi, e le occhiaie di
Itachi parlavano tremendamente chiaro. Quando entra Kabuto nella
sala, Zetsu smette per un momento di trangugiare tutto ciò che
ha la malaugurata sfortuna di esistere e gli rivolge una domanda
apparentemente innocua quale se abbia trovato Madara o meno.
Ovviamente lì, di innocuo, non c'è niente,
assolutamente niente, e infatti Orobuto reagisce scagliandogli contro
una pietra del diametro di una delle facce degli Hokage scolpiti a
Konoha e urla stridulo di farsi i fatti propri. Ché in
effetti, ragiona Kisame, guardandosi bene dal dirlo ad alta voce, non
è che sia proprio una brutta scelta quella di farsi i
sottoposti propri... eeeh i fatti propri, si corregge scuotendo la
testa e premendosi le dita sugli occhi. Passano poche decine di
minuti ed ecco sua maestà Uchiha-Psyco Sasuke seguito da
Uchiha voi-non-immaginate-quanta-pazienza-ci-voglia Madara fare il
loro ingresso. Ascoltare tutto quello che Zio Maddy blatera vuol
dire farsi un viaggetto in quel suo cervello martoriato dalla
degradazione della sua longeva follia, quindi è importante
saper comprendere i punti salienti. “...e quindi partiamo
alla volta di Konoha domani mattina all'alba,” conclude lo
zietto, osservando di sbieco Sasuke che si rigira tra le dita un
kunai. “È tutto chiaro?” Sasuke lo guarda e lo
vede anche, Madara crede di esserne abbastanza certo, ma non è
sicuro che quello slancio di pietà nei suoi confronti - perché
quella di Sasuke non è altro che pietà - equivalga a
essere ascoltato. Probabilmente, anzi, lo ha perso alla prima
congiunzione. “Io raderò al suolo Konoha, tu fai cosa
ti pare,” comunica magnanimo Sua Maestà, facendo
ricordare che la prima congiunzione era molto vicina all'inizio del
discorso. “No.” lo riprende Madara cercando di essere
il più breve possibile e omettendo congiunzioni di
sorta. Sasuke sbuffa, si muove sulla sedia cambiando posizione e
aggrotta la fronte, stizzito. “Io dico di sì.”
sbotta avvertendo con un'occhiataccia che non ci sono molte altre
cose da dire, diciamo pochissime, facciamo nessuna. Kabuto
dall'altra parte del tavolo, vedendolo agitarsi sulla sedia, si rende
conto di essere l'unico in piedi e si guarda intorno per scorgere il
suo posto a sedere. Kisame pensa distrattamente che con Zetsu nei
paraggi venga bene quel gioco dove quando la musica si ferma devi
metterti a sedere e ad ogni giro dev'essere tolta una sedia, ma la
sua attenzione viene catalizzata ancora una volta sui protagonisti da
uno sbuffo piuttosto concitato alla sua sinistra. “Io non ho
intenzione di fare tutte quelle cose, tutti quei sotterfugi, per
schiacciare degli inutili insetti.” Madara chiude gli occhi
per un momento conscio che iniziare una frase rivolta a Sasuke con un
“Ragiona” sarebbe stupido oltre che inutile, prende
coscienza del nervosismo che sembra attanagliarlo anche se in realtà
non ne conosce il motivo e ne ignora anche la piena colpa. Poi lo
asserva per un attimo e opta per un paterno insegnamento, pacato e
orientativo, sicuro che la figura del padre accompagnata da qualche
scapaccione a suo tempo avrebbero fatto miracoli con molti dei suoi
indisciplinatissimi sottoposti. “So cosa ti ribolle dentro,
ma nella vita bisogna avere pazienza e...” La risata che lo
interrompe fa ammutolire anche gli uccellini che cinguettano fuori e
che si odono dalle fessure della cupola alta della sala comune. “Cosa
vuoi saperne tu della vita, Madara?” sbruffoneggia iroso e
compito Sasuke, rivolgendosi ad un secolare pezzo d'antiquariato come
lo zietto, e demolendo quindi qualsiasi barlume di speranza sulla sua
latente intelligenza, in quelli che lo circondano. “Tu non sai
niente.” conclude caustico, con la voce tanto bassa che Kabuto
sente un brivido freddo corrergli sulla schiena. Kabuto! No,
dico... Madara rimane un tantino basito e a corto di parole per,
diciamo, una quindicina di secondi abbondanti, poi il ragazzino si
alza e si dirige fuori con passo lento e malcelata rabbia; alché,
passandosi una mano sul viso e sospirando per farsi forza, da bravo
zio, lui gli corre dietro, uscendo in corridoio e bloccandolo sul
posto con una frase ad effetto. “Puoi smetterla per un
momento di comportarti come se fossimo tutti degli idioti?” Sasuke
ha un fremito al braccio mentre si volta e spintona la spalla di
Madara fino a toccare il muro. “E tu pensi che io sia
disposto a fare le tue stupide orge? Tu sei un Uchiha, io sono un
Uchiha, non mi farò mai toccare dai tuoi sottoposti e tu non
puoi decidere per me, mettitelo bene in testa.” dice,
proseguendo poi per la sua strada che nessuno sa quale è,
nessuno, nemmeno lui, ma sssssh non diciamolo troppo forte. Madara
ha sulle spalle un tentato golpe, varie distruzioni di massa, secoli
di storia, massacri, sacrifici, milioni di tecniche, ha accumulato
venti miliardi di ore di Sharingan attivo e nessuno si è mai
lamentato di come scopa, ma l'isteria dell'adolescenza l'aveva
completamente rimossa. E rimane lì, nel mezzo del corridoio,
ricordandosi a malapena di aver invitato Orobuto a partecipare con
loro poche decine di minuti prima. Un rumore sordo in basso lo
scuote quel tanto che basta per fargli distogliere lo sguardo dalla
schiena del ragazzino che sparisce nel buio e il cranio di uno
pterodattilo entra nel suo campo visivo quando Zetsu lo raccoglie da
terra e comincia a mangiarselo, partendo da un orecchio. “Scusa
capo,” biascica lui, prendendo a camminare e sparendo nel buio
del fondo del corridoio. “Allora,” lo sveglia del
tutto Kisame con il suo vocione e la sua imponente stazza, “domani
all'alba partiremo per Konoha?” Madara si passa una mano
sulla faccia dimentico di avere su la maschera, e sospira, davvero
troppo stanco per dire qualsiasi cosa, limitandosi ad annuire. Kabuto
nella stanza di là è diventato come Zetsu e sta
litigando con una parte di sé che prevale sempre di più,
e quella sì che sarà una bella gatta da pelare. Gli
verrà un'ulcera, pensa zio Maddy prima di incamminarsi a sua
volta e sperare di svanire, come fanno tutti, nel buio del fondo del
corridoio per non tornare mai più.
Owari
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