Con gli occhi di Bailey
Capitolo 6
Bailey passeggiava verso il Wallman’s di Tibby. Era
uscita un po’ prima del solito, perché aveva voglia di fare un giretto
da sola.
Pensava
alle amiche di Tibby. Era affascinata da loro… provò a immaginarsi una bella ragazza mora che dipingeva
tranquilla il mare della Grecia, Lena. E una ragazza dalla pelle scura e i
riccioli folti che si arrabbiava con la nuova
fidanzata del padre e i suoi figli biondi e silenziosi che la guardavano
perplessi, Carmen. E, infine, quella che la
affascinava di più, una ragazza biondissima che giocava a calcio lanciando
occhiate languide al suo bell’allenatore messicano, Bridget.
Si
chiese se conoscendole di persona sarebbe rimasta delusa, e sorrise tra sé.
Magari Lena non era tanto bella, Carmen non era così cattiva e Bridget non era tanto bionda. Poteva anche essere che Tibby avesse esagerato nel descriverle per impressionarla. O magari lei le vedeva proprio così, perché erano le sue
migliori amiche e per lei erano perfette.
Bailey sospirò. Tibby si rendeva conto di
essere incredibilmente fortunata?
Bailey ammise a sé stessa che un po’ la invidiava. Era sempre piena
di progetti grandiosi, aveva tre grandi amiche con cui aveva
un rapporto anche più che fraterno, cosa provata dai Pantaloni.
Già,
i Pantaloni. Erano i jeans di cui le parlava in
continuazione. Tibby le aveva raccontato che, l’ultimo giorno prima che le amiche partissero, aveva
trovato dei blue jeans in fondo all’armadio di Carmen e aveva insistito per
provarli. Le amiche l’avevano guardata ammirata. Lei, la timida pallida Tibby, con quei jeans stava
benissimo. Le andavano un po’ sotto i piedi, ma pazienza. Allora aveva proposto
che li provasse anche Bridget, la più alta. Ancora
una volta, i pantaloni si adattavano perfettamente alle gambe forti e muscolose
di Bridget. Allora li provò anche Lena. Lena stava
bene con qualsiasi cosa, le aveva detto Tibby, ma quei pantaloni erano incantevoli su di lei.
Mancava solo Carmen. Lei non voleva provarli, convinta che non le sarebbero andati,
perché era decisamente la più voluttuosa delle
quattro, con il tipico fisico delle portoricane. Ma i
pantaloni non avevano trovato resistenza sulle cosce, e avevano avvolto
perfettamente il corpo morbido di Carmen. Se i jeans
andavano bene a tutte e quattro avevano qualcosa di magico, aveva detto. E così erano nati i Pantaloni Viaggianti.
Se li sarebbero tenuti a turno, ogni settimana circa. Bailey
era curiosa di vederli addosso a Tibby.
***
Bailey entrò nel Wallman’s e individuò subito Tibby che attaccava
i prezzi sulle confezioni di matite colorate.
“Pantaloni
da paura” commentò Bailey, vedendo l’amica. Erano
quelli i famosi jeans?
“Questi
sono i Pantaloni” disse Tibby orgogliosa.
Bailey ora capiva perché li riteneva magici. Per quanto ammirasse Tibby, doveva ammettere che i pantaloni che indossava di
solito la rendevano simile a tutto fuorché a una
ragazza… ma quei jeans le stavano proprio bene, la rendevano più femminile.
“Ti
stanno benissimo” disse ammirata.
“Dovresti
vederli sulle mie amiche” rispose Tibby.
“è
già successo qualcosa con i jeans?” chiese Bailey. Ormai anche lei si era convinta del fatto che
fossero magici.
“Bè, sì e no. Un ragazzo ha visto
Lena nuda e il nonno di lei ha cercato di prenderlo a
pugni” disse l’amica con un sorrisetto. “Se tu
conoscessi Lena, sapresti che per lei è un bel problema.”
Bailey rifletté. “Lena è quella che sta in Grecia.”
“Esatto”
“Bridget li ha già avuti?” domandò curiosa.
“No,
la prossima è Carmen. Poi tocca a Bridget.”
“Vorrei
sapere cosa ci farà lei” meditò Bailey.
“Qualche
follia” scherzò Tibby. Ma
poi parve esitare.
Bailey osservò il suo viso. “Sei preoccupata per Bridget, vero?”
L’amica
era pensierosa. “Forse” considerò lentamente. “Forse lo siamo tutte un
pochino.”
“Per
sua madre?” chiese Bailey. Tibby
le aveva raccontato che la madre di Bridget era morta
pochi anni prima, e Bridget
era rimasta a vivere con il fratello gemello e il padre. Praticamente
viveva da sola, aveva detto Tibby.
“Sì.
Soprattutto per quello.”
“Era
malata?” domandò Bailey. Tibby
non le aveva detto in che circostanze era morta.
“No…
non fisicamente, perlomeno. Aveva… una brutta depressione.”
“Ah”
disse Bailey. Capì che era meglio cambiare argomento.
“Insomma… e a te è già successo qualcosa da quando hai i Pantaloni?”
“Ho
rovesciato una Sprite e Duncan
mi ha accusato di tenermi gli scontrini.”
Bailey sorrise. “Ossia?”
“Ho
dimenticato di dare lo scontrino a una cliente” spiegò
l’altra.
“Ah”
commentò Bailey. “Brutto” scherzò.
“Allora,
sei pronta ad andare al Pavillion?” chiese Tibby.
“Certo.
Ho portato la roba e caricato tutte le batterie.” Bailey aveva preso l’abitudine di passare a casa di Tibby per lavorare sul film mentre lei non c’era. Tibby le aveva spiegato le cose principali, tipo come
aggiungere la colonna sonora e montare le varie riprese, e ormai Loretta la lasciava sempre entrare.
“Bene.
Andiamo!” esclamò Tibby.
***
Quando
arrivarono al Pavillion Margaret,
la donna che dovevano intervistare, stava ancora lavorando alla cassa, per cui dovettero aspettare qualche minuto.
Entrate
nell’atrio del cinema, Bailey riconobbe il ragazzo per cui Tibby aveva una cotta. Thomas, o qualcosa del genere. Anche
Tibby lo vide, a giudicare dalla sua espressione
sognante.
“Ma cosa ci trovi in quello lì?” esclamò Bailey.
“Niente,
a parte il fatto che è uno dei ragazzi più belli che
io abbia mai visto” rispose Tibby aspra.
Il
ragazzo le notò, e si diresse verso di loro. “Ehi, Tibby.
Come te la passi?”
Tibby ci mise un attimo a capire quale doveva essere la risposta. “Bene”
disse rigida.
A
Bailey venne da ridere. L’amica era piuttosto
ridicola in quel momento.
“Lavori
da Wallman’s?” chiese ancora il ragazzo. Uno dei suoi
amici scemi ghignò.
“No,
porta quel grembiule solo perché è stupendo” intervenne Bailey,
senza riuscire a trattenersi.
Tibby sussultò. “Ci vediamo” disse rivolta al ragazzo e ai suoi
amici, e trasportò l’amica fuori dal cinema. “Bailey, tieni la bocca chiusa, ti spiace?” disse
arrabbiata.
“Perché dovrei?” ribatté Bailey.
In
quel momento, apparve Margaret. “Ragazze, ci siete?”
Bailey lanciò un’occhiataccia a Tibby, e
quella rispose “Sì, siamo pronte”
Qualche minuto più tardi, l’intervista era cominciata. Margaret sedeva su uno sgabello davanti a
una parete con il poster di Ragazze a
Beverly Hills.
“Margaret, da quanto tempo lavori qui?” domandò Tibby.
“Bè, vediamo…” la donna ci pensò su. “Doveva essere il 1971”
“Quanti
film credi di aver visto?”
“Più
di diecimila, direi”
“E il tuo preferito?”
“Non
saprei, veramente. Sono così tanti! Questo lo adoro”
disse indicando il poster alle sue spalle. “E anche Fiori d’acciaio è uno dei miei
preferiti”
“è
vero che sai recitare scene intere?”
Margaret arrossì. “Certo. Bè,
non voglio esagerare. Riesco a ricordare solo qualche parte. In questo momento
ce n’è una davvero carina di Sandra Bullock. Volete sentirla?” propose entusiasta.
A
Bailey venne un’idea. “Possiamo guardare un film
insieme?
“Vuoi
dire se possiamo entrare e guardarne uno ora? Tutte e
tre insieme?” chiese la donna stupita.
“Esatto”
confermò la ragazza.
Margaret fece un gran sorriso. “Sì, credo che possiamo. Ce n’è uno davvero carino che sta iniziando in
sala quattro.”
Entrarono
nella sala.
“Di
solito io sto in piedi in fondo” disse la donna. “Ma
questi posti sono davvero carini, non vi pare?”
Si
sedettero in tre posti vicini. Durante tutta la commedia, Margaret
si girò a guardare le ragazze così tante volte che sia Tibby
che Bailey si chiesero quanti di quei diecimila film
avesse visto in compagnia di qualcuno.
***