Capital
Letter #4 - { D }
~
Diary
Non
sta bene
leggere i diari altrui.
E’
violazione
della privacy.
Sua
sorella, quando era più piccola, teneva un diario.
Chika lo ricordava ancora, poggiato sulla sua scrivania, con la
copertina
azzurra lucente e il lucchetto a difenderlo dai malintenzionati.
Non
avrebbe mai potuto dimenticarlo, custodiva la
chiave dentro una scatolina nascosta nel cassetto delle mutandine.
Quante
volte l’aveva aperto e aveva cercato quel
maledetto pezzo di metallo?
Non
era mai riuscito a leggere una sola riga. Anche
perché poi suo padre se l’era portata via, diario
compreso.
Chissà
quante cazzate ci aveva scritto? Era solo una
bimbetta all’epoca, quali grandi eventi avrebbe mai potuto
descrivere in quelle
pagine?
Purtroppo
la sua curiosità non era mai stata appagata,
nonostante gli innumerevoli tentativi. E a distanza di anni, si
chiedeva ancora,
di tanto in tanto, cosa avrebbe trovato in quel diario.
Magari
qualcosa su di lui, sul loro rapporto; gli
voleva bene? Le piaceva stare in sua compagnia?
Avrebbe
dato qualsiasi cosa pur di sapere cosa sua
sorella pensasse di lui. Certe volte davvero non capiva cosa le
passasse per la
testa. Non parlavano molto quando stavano assieme: lei era sempre
impegnata a
digitare mail per i suoi amici, senza mai distogliere lo sguardo dal
piccolo
monitor del suo cellulare.
Era
frustrante, davvero.
Ed
ecco perché quando, passando per puro caso davanti
alla stanza aperta della schiavetta Michiru, vedendo sul basso tavolino
al
centro della stanza un piccolo volumetto rettangolare dalla copertina
familiare, non seppe resistere alla tentazione di fiondarsi nella
camera e di
prenderlo fra le mani.
Era
molto simile a quello che teneva Momoka, con l’unica
differenza che la copertina era di un verde limone a dir poco orrendo.
La
schiavetta l’aveva lasciato incustodito, per di
più
nemmeno sigillato col lucchetto.
Lo
fissò per alcuni secondi, chiedendosi se fosse
meglio rimetterlo a posto o cominciare a leggerlo avidamente. Sentiva
una
vocina nella testa che lo implorava di scoprire i più
reconditi segreti di
Michiru, ricordandogli che probabilmente, anzi sicuramente, tra quelle
pagine avrebbe trovato qualcosa che
riguardava lui stesso e Shito.
Si
guardò attorno, accertandosi che non stesse
passando nessuno, e sgattaiolò in un angolo, il diario
stretto fra le mani.
Chissà
dove era finita la sua proprietaria e quando
sarebbe tornata?
Se
ne preoccupò giusto il tempo di girare la
copertina, poi i suoi occhi vennero letteralmente catturati dalla fitta
rete di
parole che copriva i fogli bianchi.
Sfogliò
le pagine, scorrendo con lo sguardo le date in
alto a sinistra: 3 aprile, 4 aprile, 6 aprile…
Si
fermò al 24, giorno in cui lui e Shito l’avevano
incontrata la prima volta, nel corridoio della scuola.
–
“24 aprile: continuo a vedere i collari neri un po’
dappertutto. Mi fanno una paura tremenda, ma non posso farci nulla. Due
ragazzi
molto popolari a scuola, Shito Tachibana-kun e Chika Akatsuki-kun,
hanno quel
maledetto affare al collo…” –
Chika
si chiese con una certa ansia se vi fossero
delle loro descrizioni.
Leggendo
velocemente, finì alcune pagine più avanti,
trovando una specie di scheda su sé stesso e il suo compare.
Divertito, si
soffermò su di essa.
–
“ Shito-kun è davvero un bel ragazzo, con dei
profondi occhi dalle sfumature amaranto…”
Tzè,
osanniamo pure la perfezione del Baka!
“E’
alto e ha delle belle mani bianche.”
…Ok, mi sta
venendo da vomitare.
“Sembra
un tipo freddo e distaccato, ma penso
piuttosto che sia molto riflessivo e intelligente. Certe volte, quando
lo
guardo, vedo un velo di tristezza dipinto sul suo volto, che poi
però svanisce
quando sente che qualcuno lo chiama per nome.” –
Dopo
pochi giorni, sembrava che la schiavetta avesse
capito perfettamente che tipo di persona fosse Shito.
Senza
esitazione, Chika passò alla pagina accanto:
–
“ Chika-kun invece è un tipo pieno di energia, uno
di quelli che ti coinvolgono nelle situazioni più disparate,
che tu lo voglia o
no.”
Sono
decisamente più divertente io, di quel Baka. Tsk.
“Ha
dei capelli e un modo di vestire un po’ strani, ma
si vede che è un bravo ragazzo.”
…E l’elogio
alla MIA di bellezza, dov’è? Eh? Gliela faccio
pagare questa alla schiava,
altrochè!
Passò
forse una buona mezz’ora a divorare i resoconti
delle loro giornate, leggendo le impressioni che le altre persone le
avevano
suscitato, ridendo come un pazzo alle pagine dedicate alla
“storia” che aveva
avuto con Soutetsu, commentando a voce alta le situazione in cui Chika
Akatsuki
era stato dipinto in un certo modo, lamentandosi se Michiru esprimeva
rabbia
nei suoi confronti o rimanendo in quieto silenzio quando leggeva le
cose
spiacevoli che erano capitate in quei mesi.
Improvvisamente
però, l’argomento trattato in quelle
pagine cominciò a vertere su di un unico punto;
all’inizio Chika pensò di aver
letto male, o che gli occhi stessero cominciando a fargli brutti
scherzi.
Ma
dopo una strofinata, ed aver ricominciato il
paragrafo dall’inizio, si rese conto che invece non vi era
stato alcun errore
di comprensione.
Michiru
sospettava qualcosa. Sospettava di loro
due.
…Cazzo.
Cazzo.
Cazzo!
Pensò
subito di dover mettere in guardia Shito, di
dovergli dire che la schiava sapeva. Il terrore lo pervase da capo a
piedi,
facendogli sentire improvvisamente un’afa asfissiante.
Ancora
più furtivo, si nascose, per quanto fosse possibile,
in un angolo della stanza e si concentrò sui tratti morbidi
e tondi di
inchiostro.
–
“Oggi ho osservato, così per caso, Chika-kun e
Shito-kun mentre camminavamo per strada verso la scuola. Erano
leggermente più
indietro di me, abbastanza distanti l’uno
dall’altro, finchè non abbiamo
svoltato per la salita che porta al cancello principale. Ho buttato un
occhio
indietro, e li ho visti camminare decisamente più vicini,
parlando in maniera
tranquilla, stranamente. Shito-kun lo guardava in modo strano, come se
fosse
preoccupato di qualcosa. Non ho potuto sentire cosa si dicevano, ma poi
ho
visto la mano di Shito-kun toccare il braccio di Chika-kun.
E’ stato un attimo,
ma mi è sembrata una carezza.” –
Così
aveva visto.
Oltre
al terrore, Chika iniziò a sentire in maniera
pressante pure l’imbarazzo.
Doveva
esserci dell’altro. Sfogliò con ansia sempre
crescente, acchiappando frammenti che riportavano i loro nomi: in uno
si
guardavano con fare complice durante il pranzo, una volta erano spariti
per
farsi rivedere solo la mattina seguente, un’altra erano stati
intravisti sulle
scale, un’altra ancora erano stati sentiti degli strani
rumori provenire dalla
loro stanza.
Si
fermò quando trovò le pagine dedicate alla loro
breve vacanza al mare di quell’estate.
Sentì
un nodo piuttosto grosso stringergli la gola.
“In
quei giorni potrebbe aver visto di tutto.”
Senza
pensarci due volte, si buttò a capofitto nella
lettura:
–
“Mentre mi dirigevo con Koyomi-san nella sala
comune, ho sentito le voci sommesse di Chika-kun e Shito-kun. Solo che
non sono
riuscita ad ascoltarli, dato che Koyomi-san mi stava raccontando di un
tizio
che aveva conosciuto sulla spiaggia. Poi, quando ho voltato lo sguardo
verso i
pannelli che dividevano il corridoio e la sala, poco prima di aprirli,
ho visto
in trasparenza le sagome delle loro ombre piuttosto vicine. Poi,
Chika-kun ha
piegato la testa di lato e le due ombre si sono come unite.”
–
Chika
ingoiò un gemito.
Erano
finiti.
Finiti.
Finiti.
Un
dubbio gli si insinuò nella testa. Cercò subito
di
dissiparlo, scorrendo velocemente fino al punto interessato:
–
“Abbiamo giocato al gioco del Re, e ad un certo
punto è toccato a me decidere le due persone che avrebbero
dovuto eseguire
l’ordine. Quel gioco è divertente, ma anche
abbastanza terrificante. Non sai
mai cosa potrebbero dirti di fare, e c’è una
grande ansia nell’aria.
Ma
dovevo accertarmene. Tutto ciò che avevo visto
doveva avere un senso. Ho pregato che il mio intuito ci azzeccasse, e
ho detto
il primo numero. Chika-kun ha avuto una reazione cristallina, quindi
non poteva
che essere lui. Ho pregato una seconda volta che la fortuna fosse dalla
mia
parte, e il numero quattro infatti era proprio Shito-kun. So di essere
una
stupida, ma non potevo lasciarmi scappare questa occasione.
Quei
due non me la contavano giusta. Quando ho
ordinato loro di baciarsi, all’inizio Chika-kun era
decisamente contrariato e
imbarazzato, mentre solitamente avrebbe inveito in malo modo. Shito-kun
sembrava piuttosto tranquillo, ma era particolarmente teso. Ha anche
detto
qualcosa all’orecchio di Chika-kun prima di procedere, e poi
l’ha baciato con
fare, come dire, professionale. Come se fosse abituato a tutto quello.
Ha pure
dischiuso le labbra, ad un certo punto.
Se
fra loro due non ci fosse nulla, Shito se ne
sarebbe andato subito senza dire una parola. D’altronde,
già il ballo con
Soutetsu l’aveva fatto sentire decisamente in soggezione,
figurarsi una cosa
del genere!
Per
me, fra Shito-kun e Chika-kun c’è qualcosa di
segreto e clandestino. I loro comportamenti sono troppo equivoci per
non
accorgersene.” –
Ecco.
Ora sì che erano nella merda.
Michiru
li aveva scoperti. Eppure aveva detto cento
volte a Shito di fare più attenzione.
Maledizione.
Certo,
Michiru non era una che andava a raccontare i
fatti degli altri in giro, ma la paura che prima o poi anche il resto
della
ciurma avrebbe saputo, lo fece sentire in trappola.
Chiuse
in fretta il diario e lo rimise dove l’aveva
trovato, poi scappò veloce dalla stanza, cercando Shito.
Lo
incrociò in corridoio, che si avviava tranquillamente
verso la sua stanza.
-
Oh, Akatsuki, ti stavo cercando.-
Chika
si fermò davanti a lui, l’espressione sconvolta.
-
Michiru sa.- sputò tutto d’un fiato, gli occhi
sgranati.
-
Eh?- inarcando il sopracciglio, l’altro lo fissò
confuso.
-
Di noi due. L’ha capito. Ci ha visti.-
Entrambi
rimasero in silenzio a scrutarsi.
-
E tu come lo sai?- gli chiese Shito, incrociando le
braccia.
-…ho
letto il suo diario.- rispose Akatsuki,
abbassando la testa argentata, sentendosi colpevole. Sapeva che si
sarebbe
arrabbiato. Avrebbe detto cose del tipo: “E la privacy, non
sai cos’è?” oppure
“Feccia, dovresti tenere le mani a posto, non è
roba tua.”
Aspettando
la ramanzina, tamburellò col piede sul
pavimento cedevole in legno.
-
Fammelo leggere. –
Chika
sollevò il viso di scatto. Aveva sentito bene?
Si
sentì afferrare per le spalle, abbastanza
violentemente.
-
Andiamo nella sua stanza.-
-
Sei matto, baka?
Starà tornando ormai e comun…- Shito lo
fulminò prima che potesse concludere e
si incamminò verso la porta della stanza della schiava.
Perché
anche le cose più stupide dovevano trasformarsi
in questioni di vitale importanza?
Guardandosi
continuamente dietro, lo seguì a ruota.
Erano
loro due e il volumetto. Shito lo spalancò e
subito, febbrilmente, divorò intere pagine senza fare un
solo commento, con
ansia crescente.
Chika
buttava uno sguardo al diario, uno alla porta,
uno al viso dell’altro.
Cominciava
a sudare freddo.
Aveva
avuto una pessima idea. Davvero pessima.
Il
ticchettio dell’orologio a parete dalle lancette
rosa di Michiru completava il quadro angosciante.
Shito
era quasi alla fine. Però sembrava che lo stesse
facendo apposta a metterci tanto a leggere quelle due ultime righe.
E
che cazzo.
-
Senti baka,
perché non lasciamo perdere e ce ne andia…-
Straaap.
Fu
una frazione di secondo. Un battito di ciglia.
Chika rimase basito.
-
…che cazzo hai fatto?-
Shito
si guardò attorno, quasi incredulo del suo
stesso gesto.
Strette
in una mano, le ultime pagine del diario di
Michiru.
-
…le ho strappate. – fu la risposta secca e sincera
che Akatsuki ricevette, dopo un interminabile istante di sgomento
generale.
Se
prima erano nella merda, ora erano decisamente
fottuti.
-
Sei proprio un coglione! E ora? Le riattacchi?
Magari con uno sputo reggono! – Lo aggredì Chika,
cercando di afferrare le
prove del terribile misfatto – Dammi qui, demente! –
-
Stupido! Lascia stare!- Shito fece resistenza,
allontanando la mano dalle dita frementi dell’altro
– Troviamo una soluzione! –
Si allontanò da lui, poggiando il diario ormai monco sul
tavolino in legno.
-
E sentiamo la tua genialata, dai!- Incrociando le
braccia, Akatsuki mostrò il suo migliore broncio, quello che
diceva: “E’ una situazione del cazzo, ed
è tutta
colpa tua.”
Anche
se in realtà sapeva benissimo che per prima
cosa, LUI non avrebbe dovuto ficcare il naso, e le mani, nella roba
altrui.
-
Bisogna farle sparire. Michiru non deve sapere,
assolutamente, che siamo stati noi. –
Si
scrutarono per un po’, poi Chika protese la mano
verso l’altro.
-
Faccio io. –
Shito
sembrava alquanto scettico sul da farsi. Chika
lo sollecitò aprendo e chiudendo la mano un paio di volte,
mentre si avvicinava
leggermente.
-
Cosa vuoi farne? – poggiò la carta sul palmo
aperto,
esitando un attimo. Ma senza degnarlo di uno straccio di risposta,
Chika
appallottolò le pagine, spalancò la bocca, e le
fece sparire al suo interno.
-
Ma che diav…! – Shito si precipitò sul
suo compare,
cercando di fargli risputare l’indigesto cibo.
–
Potevamo anche bruciarle, idiota! –
Ma
ormai Chika quasi si stava affogando, il tempo
continuava a scorrere beffardo, e il diario stava lì,
aspettando che la sua
padrona lo aprisse e vedesse l’orribile delitto.
Tossendo,
Akatsuki prese il diario in mano – C’è
solo
una cosa…coff… che possiamo fare.-
-
Soutetsu? –
- Non sei poi così
ottuso come pensavo, baka.-
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