The Unforgiven

di _thunderstorm_
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PREMESSA
Ordunque, mi accingo ad aprire una nuova raccolta impregnata di musica. E' un'idea un po' particolare, che ha come cornice un presente apparentemente carico di rimpianti, di dolore, di amarezza. Questo primo capitolo è un prologo di cornice, le seguenti flash si addentreranno nel passato del protagonista, piccoli sprazzi di perfezione perduta, incentrati principalmente (per adesso l'idea è questa) sul rapporto con il fratello (e no, l'incesto non c'è, non mi piace XD). Per chi già mi conosce, non strappatevi i capelli dalla disperazione, cercherò di alternare amarezza con dolcezza, tenterò di evitare il polpettone totalmente angst a cui tendo sempre. XD
Comunque, sì, beh, il prologo sarà un po' deprimente, ma poi mi riscatterò, uhm? ^^' Il Sasuke della cornice è fortemente OOC, però, insomma, è motivato dall'età avanzata. Almeno, spero.
Bene, al più presto la prima flash. Ben accetti commentini sull'idea e su questa introduzione, tanto per rendermi conto su come devo gestire il tutto.
Buona lettura!





What I've felt
What I've known
Never shined through in what I've shown
Never be
Never see
Won't see what might have been
What I've felt
What I've known
Never shined through in what I've shown
Never free
Never me
So I dub thee unforgiven
[Metallica]


Non aveva mai pensato alla vecchiaia: gli era sempre parsa un concetto troppo lontano, alieno da lui e dal suo modo di essere, ombra talmente indefinita da non essere considerata. Era una debolezza umana, una delle tante cose che impediva il raggiungimento della perfezione, perfezione a cui lui, come tanti altri, aveva ambito.

Sorrise, la bocca si tirò, increspando l’intero viso.
Sciocco.

Era così difficile giungere a quella banale verità? Probabilmente sì, dato che ci aveva impiegato tanti anni a comprenderla, dato che molti cadevano nello stesso tranello in cui era cascato lui. Così semplice.
La perfezione non esiste. La perfezione non si crea.

Guardò la sua mano, raggrinzita, studiò per un attimo quelle vene bluastre che risaltavano appena sotto la sottile pelle bianca.
Aveva creduto di poter diventare sempre più forte? Di poter essere invincibile? Di poter controllare gli eventi? Di cambiarli forse? Di raggiungere una qualche distorta forma di perfezione?
Certo che sì, certo che sì.
Sciocco.
Singolare come la vecchiaia potesse portare con sé tutto l’intero peso di una vita di errori, di verità scoperte tardi. Di una fottutissima vita umana. Oh sì. Sasuke Uchiha era un essere umano qualsiasi, vincolato ai suoi limiti, legato ai ricordi che non poteva modificare, o soffocare con la vendetta.
Aveva creduto di essere pressochè perfetto? Certo che sì, inconsciamente ne era stato convinto.
Ora, però, sentiva tutto il peso degli anni. Sospirò, i troppi ricordi pressavano in testa.
Si rendeva conto che era sempre stato un bambino, un bambino cresciuto male, quel piccolo Uchiha cresciuto in mezzo a persone che cercavano ognuna la propria singolare perfezione, non badando agli altri, distruggendosi a vicenda.
Un bambino che, perso tutto, era sempre stato alla ricerca della sua dannatissima perfezione, non sapendo che la perfezione che cercava consisteva in un abbraccio di un fratello, di una carezza di una madre, di una approvazione del padre.
Una perfezione irrimediabilmente perduta.

La perfezione non esiste. La perfezione non si crea.
Erano rimasti solo i ricordi passati, assieme ad un presente che portava con sé la speranza di una quieta, lunga pace. Solo quello.

Erano rimasti solo i ricordi passati. E la voglia di scaricare tutta la colpa su qualcuno. Imperdonabile.










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