Il sole splendeva alto
nel cielo cicladico: l'isola era gremita di turisti, anche se la
stagione turistica vera e propria non era ancora iniziata. Seduta
tranquillamente su una sdraio vicino ad un chiosco sulla spiaggia a
sorseggiare una bibita, vi era una giovane donna con una lunga treccia e
dai lineamenti ben disegnati. Si avvicinò alla donna un cameriere con
un vassoio, e poggiò sul tavolino un quotidiano ed un'altra bibita. <<Efcharistò
poli.>> disse la donna con gentilezza, sorprendendo il
giovane cameriere. <<...Parlate greco, signorina? Parakalò,
kiria.>> <> Il giovane cameriere voleva
però saperne di più. <Apò pou erxetai?>>
[Da dove viene?] La giovane donna si tolse gli occhiali da sole,
rivelando due occhi color nocciola. <<...Inghilterra. Sono
inglese.>> Il cameriere sorrise e tornò al suo lavoro. La
giovane inglese sfogliò il quotidiano arrivato assieme alla bibita: in
linea di massima venivano riportate notizie sulla situazione politica
del paese e sulla cronaca. All'apparenza nulla d'interessante, almeno
per lei. Continuò a sfogliare il quotidiano, arrivando alle pagine di
cultura; un'intera pagina era dedicata all'ambizioso progetto del
Ministero dei Beni Culturali ellenico di ripristinare e recuperare siti
archeologici. Vi era un elenco delle opere considerate “ Patrimonio
della Grecia”, di straordinario valore artistico e storico. La
giovane inglese pensò divertita: Finalmente il mondo verrà a conoscenza
di bellezze perdute nel tempo... Non fece in tempo a finire di pensare
che lo sguardo cadde sull'ultimo nome della lista del Ministero. Un nome
che lei conosceva bene. <<...Saint Francis'
Folly...>>
La
giovane donna inglese era una famosa archeologa di nobile famiglia,
conosciuta per le sue scoperte di rilevanza internazionale. Il suo nome
era al centro di dibattiti accesi ed intense discussioni, per via del
suo lavoro e delle dicerie che aleggiavano sulla sua persona, sul fatto
che molte imprese da lei compiute arrivavano a mischiare l'inspiegabile e
l'incredibile. Lei era Lara Croft, contessa di Abbington e cacciatrice
di tesori. Lara continuò a leggere il nome del monastero di Saint
Francis' Folly, ed un nodo alla gola l'assalì con forza: lo Scion e
tutto ciò che rappresentava rivedrebbero di nuovo la luce grazie al
programma di restauro da parte dei Beni culturali ellenici. No,
non può accadere! Se la storia dello Scion diventasse di dominio
pubblico, non oso pensare cosa possa succedere! Rapidamente pagò
al giovane cameriere e sparì nella cittadina.
Le strade sterrate facevano
rimbalzare la moto presa a noleggio al porto, ma Lara non ci fece caso:
erano altre le cose più importanti. Poteva prendere un aereo, ma non era
così fortunata da incrociare tutti gli orari. Già... non siamo
in Inghilterra... pensò: se il tempo lo permetteva in un giorno
intero sarebbe arrivata a Saint Francis' Folly. Non aveva tempo per
fermarsi ed ammirare il paesaggio, quello era un piccolo rimpianto che
si sarebbe portata dietro fino al possibile ritorno nella terra
ellenica, ma solo ed esclusivamente per una meritata vacanza.
Il monastero conosciuto col nome
di Saint Francis' Folly sorgeva su un complesso di rocce arenarie che si
emergevano dalle pianure circostanti della regione greca della
Tessaglia. Quel complesso era una vera e propria meraviglia naturale:
conosciuti col nome Meteora, che in greco significa Roccia del Cielo,
erano uno dei luoghi più straordinari del paese. Lara optò per una
salita meno sfaticante, ma più primitiva: salì a bordo di una
rudimentale seggiovia, che offriva una valida e coraggiosa alternativa a
centinaia di gradini. Senza guardare il vuoto sotto di sé, in breve
tempo (ma a lei sembrò veramente un' eternità) mise finalmente i piedi
sul suolo. Il fatiscente complesso era davanti a lei, esattamente
come la prima volta che aveva risalito a piedi il complesso di rocce,
alla ricerca di Pierre Dupont e dello Scion di Atlantide. Nulla era
cambiato: tutto era rimasto immutato dalla sua ultima visita; l'enorme e
pesante mondo era sul pavimento, esattamente nel luogo dove aveva
fatto scattare il meccanismo per aprire il portone che nascondeva i
segreti di Saint Francis. Lara però non ne era così sicura. Forse era il
sesto senso di “Tomb Raider” che la rendeva sospettosa di tutto, ed
istintivamente controllò che le Uzi fossero cariche. Cautamente
superò il mondo e raggiunse il portone: la donna guardò il corridoio che
spariva nelle Stanze delle Divinità, ma improvvisamente i suoi occhi
videro qualcosa che non aveva assolutamente messo in conto.
Istintivamente urlò, e ci dovettero parecchi nanosecondi per riprendere
il controllo di sé stessa: rapida estrasse le Uzi, sparando
all'impazzata ed imprecando contro quella cosa che non aveva
ancora preso una forma a lei conosciuta, la sua mente era ancora in
preda allo spavento: lei, che aveva visto cose inimmaginabili! La
cosa sembrava completamente immune alle pallottole, ma non sembrava
neanche interessata a Lara: la donna cominciò a rendersi conto che la
cosa stava assumendo un aspetto simil-umano, finché lo raggiunse. Un
aspetto che Lara non si sarebbe mai immaginata; Davanti alla donna
apparve un uomo alto e atletico, con indosso un intera panoplia
da antico guerriero ellenico, armato di lancia, scudo e spada. Mancava
però qualcosa all'equipaggiamento. L'elmo. L'uomo guardò Lara con uno
sguardo fiero e freddo, e con una voce pacata parlò in una lingua
simile al Greco Antico. L'archeologa comprese qualche parola, ma guardò
quello strano essere con uno sguardo misto tra l'interesse e la
tensione. L'uomo continuava a parlare, la sua voce era come un
particolare mantra, finché terminò con una parola: Tihocan. Lara
non credeva alle proprie orecchie. Tihocan? Uno dei tre sovrani di
Atlantide? Cosa c'entravano i membri del triumvirato con quel guerriero
uscito dalle viscere di Saint Francis? Oppure vi era un nesso? La
donna si avvicinò, rinfoderando le armi: non erano necessarie. Il
guerriero la imitò. I due si studiarono, finché Lara tentò un
approccio. Indicò se stessa con la mano. <<...Lara.>>
poi indicò il guerriero. Lui la guardò in silenzio, finché indicò se
stesso. <<<...Diomedes.>> lo pronunciò alla
greca. Un altro colpo per la giovane archeologa: Diomedes? Non era
storicamente possibile. Ma è assurdo... Diomede non è mai
esistito! Appartiene al mito dell'Iliade... e comunque dopo la guerra di
Troia lasciò la sua patria e raggiunse l'Esperia. Sembrava che
Diomede avesse la facoltà di leggere nel pensiero della donna, e con
quel tono sempre pacato rispose con un inglese completamente privo di
accento, facendola rimanere senza parole. <<...Questo è quello
che hanno tramandato i cantori, per volere di Atlantide.>> Lara
si mise le mani nei capelli: quel guerriero poteva essere un essere
creato da Natla, possedeva delle facoltà incredibili. Gli era bastato
ascoltare solo qualche pezzo di parole da lei pronunciata e aveva
acquisito la lingua. <> Diomede rispose sempre con quel tono pacato. <<...Tu
come puoi conoscere Tihocan? Possiedi delle armi che i miei occhi non
hanno mai visto...>> si fermò un momento. <<...Ora ho
capito chi sei... sei la straniera che mi ha risvegliato.>> Risvegliato?
Pensò Lara. <<...Tu sei quella che ha depredato lo Scion...
quell'arma intrisa di sangue innocente.>> Lara lo interruppe. <> Diomede la scrutò. <<...Quello che conosci,
in realtà non è esatto.>> <> <<...La
leggenda è stato un sistema per nascondere la verità...>> più
parlava, più Diomede utilizzava un linguaggio sempre più moderno. Merito
della sua natura. <<...Io ho servito Atlantide, le guerre che
ho combattuto per sfamare il bisogno di conquista del
triumvirato.>> ed a bassa voce, maledisse ancora il nome di
Tihocan. Lara era scettica. <<...Quindi fai parte
dell'esercito di Natla. Lo Scion ti ha riportato alla vita. Sei il primo
essere però dotato di ragione.>> Lui annuì. Lara continuò. <> Diomede in quel momento la guardò con odio. <<...Io
ero il Re di Argo... quando tornai da Ilio** scoprì che mia moglie
Egialea tramava contro di me. Ho servito il mio paese, e Tihocan cosa
ha fatto? Ha deciso di sostituirmi sul trono di Argo con un
certo...Ippolito. Nessuno si ricordava il mio nome, loro
avevano cancellato tutto.>> Lara ascoltava il tutto con
interesse: così sembrava che dietro il mito ci fosse Atlantide, e il
Triumvirato nel ruolo degli dei. <> <<...Lui mi ha umiliato:
non servivo più, così decise si sostituirmi... ma non gli è bastato! Mi
ha tolto ogni bene... la mia città, il mio popolo, la mia
armatura.>> Lara lo guardò. Si ricordò che in un passo
dell'Iliade Diomede diede un altissima prova di cavalleria e lealtà:
anziché scontrarsi con un guerriero legato a lui da un vincolo di
amicizia ed ospitalità con la sua famiglia. Gettò a terra le armi, ed
anziché combattere, i due nemici si strinsero la mano e si scambiarono
le armi. <<...L'armatura?>> Diomede sospirò. <<...Il
mio elmo. Solo con il mio elmo potrò finalmente riposare... Tihocan mi
sigillò con la forza, ma tu mi hai liberato.>> e sorprendendo
Lara, s'inchinò dinanzi a lei. <<...E ti sono
riconoscente.>> La donna sentì il proprio istinto da Tomb
Raider farsi più vivo. <<...Io sono tornata qui perché ho
scoperto che il governo Greco ha intenzione di restaurare questo
monastero: se scoprissero i sotterranei di Saint Francis... hai idea di
che cosa può accadere, vero?>> Diomede annuì. <>
Avevano siglato un patto: Lara
aiutava Diomede a recuperare il proprio elmo, lui avrebbe sigillato i
sotterranei per sempre, al sicuro. La cosa doveva però essere
completata entro 24 ore: altrimenti i primi tecnici avrebbero visto il
lungo corridoio oltre il portone... I due si erano già incamminati
fino al piano terra dei sotterranei, raggiungendo il portone aperto da
Lara tanti anni prima grazie alle quattro chiavi custodite nelle Sale
delle Divinità: una per ogni divinità e titano. Poseidon, Efesto,
Damocles ed Atlas. Non era quel luogo però la loro meta. Dovevano
superare il magnifico Colosseo e l'enorme statua di re Mida, prima di
raggiungere la destinazione: la tomba di Tihocan.
<> disse Lara, per rompere la monotonia. Diomede
fu rapido nel rispondere. <<...Non è stato messo in evidenza,
non è lo Scion. Apparentemente è solo un vecchio elmo, i lunghi
pennacchi rosso fuoco... non so se è più così.>> I due si
incamminarono lungo il sentiero che portava alla cisterna. <> <> Lara si fermò. <> Lui
la guardò con uno sguardo freddo. <<...Esiste, ma non potevi
saperlo.>> e si fermò davanti ad un muro con un fregio tratto
dalla mitologia: ritraeva una lotta tra Erakles e Tritone. Lara lo
guardò. <> Diomede osservò con attenzione il fregio,
e toccò con un dito la coda di Tritone: il fregio si sgretolò,
rivelando così un passaggio. <> Lara
accese un bengala, ma la fievole luce verde non permetteva di vedere ad
una distanza ragionevole. Pur camminando lentamente davanti a Diomede
per fare luce, si rese conto troppo tardi di non avere più il terreno
sotto i piedi: rapida riuscì ad a girarsi ed aggrapparsi, e i suoi
anfibi toccarono qualcosa di appuntito e pericoloso. Improvvisamente
sentì una forza quasi invincibile prenderla su di peso e sollevarla. Si
rese conto che la forza misteriosa era Diomede. In quel momento
l'archeologa vide sparire dalla propria mente l'ultimo briciolo di
sospetto nei confronti della creatura dell'esercito di Jaqueline Natla. <>
disse Diomede e Lara annuì. Se non era per lui la donna poteva
rimanerci, dentro quella fossa. Sembrava essere l'unico ostacolo
all'interno del passaggio, e senza particolari problemi i due si
ritrovarono di fronte l'imponente complesso della tomba di Tihocan. Lara
vide quello che rimaneva dei centauri a guardia del tempio e dei poveri
resti di Pierre Dupont. I centauri: erano stati ostici da
sconfiggere, dei veri e propri guardiani. <> chiese Diomede. <> Il
guerriero rimase in silenzio, poi disse a bassa voce. <<...Non
li hai sconfitti...>> La donna era convinta di aver compreso
male. <> non terminò di
dire la farse, che qualcosa si mosse: era come se all'interno dei
centauri ci fosse qualcosa di misterioso, non comprensibile alla mente
dei non adepti atlantidei. In pochi velocissimi attimi le membra dei
centauri si ricongiunsero, riprendendo così la forma originaria. Lara
serrò le mascelle ed estrasse le Uzi. <>
urlò la donna, pronta a far fuoco, livida di rabbia. Diomede sguainò
la spada, pronto a battersi. <> Lara
immaginò cosa intendesse Diomede: tutti gli artefatti in cui era venuta
in possesso, all'apparenza non avevano lasciato nulla su di lei, invece
l'avevano marchiata. Lo Scion, il pugnale di Xian, l'Infada, l'Iride,
il terribile amuleto di Horus, erano per sempre su di lei, in lei. <> e
sparò contro gli zoccoli, ma i centauri sembravano immuni. Diomede prese
la lancia e colpì al ventre una di quelle bestiacce, e Lara ne
approfittò per depredare di nuovo lo scudo con la superficie
riflettente, ma venne colpita dall'altro centauro, che era quasi del
tutto imbizzarrito. Rimase tramortita per quel poco tempo che bastò a
Diomede di domare l'ultima bestia. <> urlò il guerriero, e Lara non se lo fece ripetere due
volte: rapida corse all'interno del mausoleo, alla ricerca dell'elmo. <> urlò ad alta voce, e con furia e tensione
rovistò negli angoli delle stanze, tra cocci e anfore ancora integre.
Finché, nascosto e abbandonato dai tempi antichi, lo vide: l'elmo. I
lunghi e sontuosi pennacchi rosso fuoco erano più voluminosi che mai. Sentì
all'esterno del mausoleo le urla di Diomede e del centauro, e rapida
agguantò il cimelio. Uscì correndo, ed urlò a Diomede: <> e lo lanciò. Il guerriero riuscì a liberarsi
ed a riprendere di nuovo possesso del proprio elmo: lo indossò, e quello
che accadde spaventò a morte il centauro. L'essere si imbizzarrì di
nuovo, finché Diomede afferrò la lancia, estraendola dall'altro
centauro, e colpì mortalmente l'altra bestia. Passarono alcuni
interminabili secondi per Lara, che scese dai gradini del mausoleo di
Tihocan. Guardò il guerriero ellenico. <<...Bene... credo
che sia finita.>> Lui la guardò. <> disse solennemente, e abbassando lo
sguardo e la voce, aggiunse: <<...Grazie.>> Una
potente ed improvvisa scossa di terremoto lasciò sorpresa Lara, e
Diomede gli urlò: <> Lara però ribatté: <> ma
comprese che era giusto così. La donna lo guardò un'ultima volta: É
come dice il mito...Diomede era un sovrano ed un guerriero, uno degli
eroi più conosciuti ed amati del mondo greco classico, diffusore della
Civiltà... Lasciò il guerriero al suo destino e si tuffò in
acqua, salvando così la propria vita.
<<Kiria...
kiria, state bene?>> Lara aprì lentamente gli occhi:
quando le sue pupille riuscirono a rendere più nitida l'immagine, vide
davanti a sé un giovane. Il cameriere del chiosco sulla spiaggia. <<...Ma
cosa? Dove mi trovo?>> Il giovane la guardò con uno sguardo
sorpreso. <<...Siete ad Amorgos, famosa per essere diversa
dalle isole dell'arcipelago delle Cicladi.>> Amorgos? Ma
anche quando ero arrivata in Grecia ero ad Amorgos... <> Lara era parecchio confusa. Il
ragazzo scoppiò a ridere. <<...Trovato? Ma, kiria...
non vi siete mossa da qui. Avete bevuto un po' di Ouzo, forse non siete
abituata. Avrete sognato.>> Lara lo guardò senza parole: sogno?
Tutto quello era un sogno? <<...E... ho detto
qualcosa di strano durante questo... sogno?>> e guardò il tavolino
con la bibita e il quotidiano: la pagina della cultura parlava della
lista del “Patrimonio della Grecia”. Il nome di Saint Francis' Folly
risultava. Si alzò dalla sdraio. <<Kiria, dove andate
adesso?>> chiese il cameriere, preoccupato. Lara prese il
quotidiano e sorrise. <<...Sono curiosa di vedere un monastero
ellenico...>> e silenziosa lasciò la spiaggia, così come era
giunta. |