- L'erede dei Riddle -
PROLOGO
La neonata piangeva nella sua culla.
Non aveva casa e non aveva famiglia, ormai.
L'uomo ferito fece un passo sbilenco nella sua direzione e la prese con
il braccio tatuato. Gli occhi assenti vagarono per un momento sul
piccolo collo della bambina, dove scintillava una catena d'argento che
sosteneva un pesante medaglione.
Le strade di Hogsmeade erano popolate da maghi in festa quella sera. Ma
non c'era nulla da festeggiare per lui, né per la
bambina, perché, se avessero saputo chi erano, non ci
sarebbe stato scampo per nessuno dei due.
Guardò ancora una volta la neonata e un paio di occhi neri e
brillanti le risposero intelligenti. Lui le spostò un ciuffo
di soffici capelli dalla fronte e lei gli afferrò il dito
con la mano, sorridendo per mostrare una bocca rosea e sdentata.
L'uomo non rispose al sorriso.
Doveva scappare e non essere visto.
Ma le urla di gioia erano dappertutto e non poteva incamminarsi per le
strade principali. I segni del suo schieramento erano ben visibili su
di lui e lei avrebbe corso dei rischi.
Gli ordini erano stati chiari: proteggi la bambina a costo della vita.
Sistemala in un luogo sicuro, dove potrà crescere
sviluppando i suoi poteri, e un giorno la troveremo e torneremo a
prenderla.
Non si discutevano gli ordini.
La sua scelta era caduta sul villaggio di Hogmeade: un posto
così vicino al luogo per loro più pericoloso del
mondo in quel momento non sarebbe mai stato sospettato.
Girando l'angolo, vide un orfanotrofio e il suo primo impulso fu quello
di abbandonare il fagotto ad una strega e di fuggire il prima
possibile. Ma ricordava cosa gli era stato detto: Evita gli
orfanotrofi, e così fece.
Le voci si fecero più vicine e il panico si
impossessò di lui.
Vide una casa vicina, nascosta a sguardi indiscreti, e
lasciò la bambina, assicurandosi che il medaglione piegato e
rotto fosse ancora al suo collo. Sarebbe stata l'unica cosa che li
avrebbe potuti condurre a lei.
Si affrettò a scrivere il suo nome su un pezzo di carta e
pregò chiunque la trovasse di prendersi cura di lei,
perché la sua famiglia era morta.
<> Disse, abbandonando
sulle scale la piccola, che, infastidita dal gelo del pavimento, si
mise a piangere.
Quando l'uomo fu colpito al petto da una maledizione era già
lontano, ormai.
*
*
*
VENTIDUE ANNI DOPO
Il treno si fermò sbuffando e cigolando al binario di King's
Cross.
Era giugno e Hogwarts chiudeva come ogni anno per le vacanze estive,
riportando i giovani maghi alle loro famiglie.
Harry e Ginny Potter sorrisero mentre guardavano i loro i loro figli
scendere dal vagone trasportando dietro di loro i pesanti bauli.
James stava stuzzicando il fratello Albus, mentre Lily, l'aria molto
scocciata a causa dei loro continui litigi, camminava dritta per dritta
in direzione dei genitori: le erano molto mancati durante la lunga
assenza dalle vacanze natalizie ad ora.
Harry sorrise ripensando ai giorni in cui era stato lui a salire su
quel treno: certo, ne aveva passate di avventure.
Anche Ron ed Hermione erano lì con lui ad aspettare che i
figli arrivassero.
<>
Urlò Ginny abbracciando i loro figli.
Harry sorrise e li abbracciò a sua volta, ma mentre lo
faceva una sensazione strana lo avvolse e, per la prima volta dopo anni
ormai, la cicatrice bruciò.
Si ritrasse spaventato: nessuno, per fortuna, se ne era accorto e si
era trattato solo di una fitta momentanea.
Eppure, c'era stata.
Gli occhi, involontariamente, scivolarono alla sua destra, come
richiamati da una forza sconosciuta.
La folla era in movimento, ma lei era ferma in mezzo al flusso.
In un attimo, fu come se niente attorno a lui avesse più
colore. C'era solo la ragazza in mezzo alla strada.
Un sorriso malizioso sul bel viso e una scintilla negli occhi neri
tanto quanto i capelli lunghi, che le ricadevano morbidi e mossi sulle
spalle.
I suoi occhi erano fissi su di lui e Harry si sentì
all'improvviso scoperto, inprotetto e sussultò.
La bocca della ragazza si piegò in un sorriso divertito e il
dito indice si posò sulle labbra, intimandogli di mantenere
il silenzio.
Poi tutto riprese a scorrere e Harry distolse lo sguardo.
In quella frazione di secondo lei era scomparsa.
Nessuno se n'era accorto tranne che lui, a tal punto che, se non fosse
stato per un insignificante particolare, avrebbe pensato fosse stato
tutto frutto della sua immaginazione. Dopo ventidue anni, la cicatrice
bruciava di nuovo.
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