Fandom: Doctor Who.
Pairing: Dottore/Master (Ten/Master, Eleven/Master).
Rating: Pg;
Genere: Avventura,
Romantico.
Warning: Slash, Spoiler! (4x17/4x18 – The End of Time, e tutta la 5°serie).
Summary: Il Carnevale Veneziano, un
Dottore confuso, un Signore del Tempo comparso dal nulla, un Giacomo Casanova
di passaggio, e infine le stive di Barbanera.
Note: Scritta per la
challenge HMS Maouropia
Treasure Hunt di fanfic_italia (la
mia cartellina qui)
su prompt “E’ sufficiente che ci sia un fiocco in un posto ridicolo”.
Dedica: A maddythevampire
come pagamento anticipato per lei-sa-cosa ;)
DISCLAIMER: Purtroppo il Dottore ed il Master non mi appartengono
– così come gli altri personaggi di fantasia e storici citati – ed, ovviamente,
a nessuno salterebbe mai in testa di pagarmi per i deliri che scrivo.
Di Maschere e Pirati
Sole, pioggia, neve,
tempesta
sui tuoi capelli, su quello che hai visto
e braccia per tenere e fianchi per ballare.
Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
ma adesso forse ti puoi riposare
un bagno caldo e qualcosa di fresco
da bere e da mangiare…*
Rose si aggrappò al primo oggetto a portata di mano, mentre il TARDIS
atterrava con il consueto frastuono di motori.
«Dove siamo?» domandò, quando finalmente tutto si fermò.
«Lo vedrai presto!» esclamò il Dottore, riemergendo dall’enorme
guardaroba e porgendole uno splendido abito settecentesco color cobalto.
«Indossa questo» aggiunse con un gran sorriso.
Il volto della ragazza s’illuminò mentre accettava quella
meraviglia e si spostava per cambiarsi.
«Benvenuta al Carnevale di Venezia!» annunciò pomposamente
il Signore del Tempo, poco dopo, aprendo la porta della cabina e porgendole una
maschera decorata di piume blu da poggiare sugli occhi, sorretta da un
bastoncino di legno dipinto d’argento.
Erano atterrati direttamente in una delle stanze del Palazzo
Ducale, e la musica proveniva dal gran salone e dalle strade, dove le stelle
splendevano su piazza San Marco in un cielo sgombro di nuvole, perfetto per i
fuochi d’artificio.
Il Dottore indossava il suo solito completo marrone, ma si
calò una maschera dorata sulla parte superiore del volto ed offrì il braccio
alla sua compagna, dirigendosi verso la sala da ballo. Per entrare dovevano
prima venir presentati al Duca, e sorridendo il Signore del Tempo si fece
annunciare come Ser Dottore del TARDIS
e compagna, mostrando con nonchalance la propria Carta Psichica.
Una volta superato quell’irrisorio intoppo – e scambiate
quattro interessanti chiacchiere con il reggente di Venezia – trascinò la
ragazza a danzare.
Rose era semplicemente radiosa e, mentre volteggiavano tra
maschere, abiti sfarzosi e nasi incipriati, al Dottore non era mai sembrata più
bella.
Al cambio di musica un uomo li interruppe, e rivolgendosi al
lui domandò: «Mi perdoni, signore, posso rubarle la sua dama per un ballo?»
«Oh, ma certo» concesse gentile, notando che l’amica voleva
approfittarne.
«Mi concede questo ballo, signora?» chiese allora il
gentiluomo mascherato a Rose, con una voce che avrebbe fatto svenire le fanciulle
più pudiche.
«Volentieri».
«Posso avere l’ardire di chiederle il suo nome?» continuò lo
sconosciuto, facendole un perfetto baciamano.
«Rose Tyler» rispose lei, arrossendo appena.
«Giacomo Casanova, incantato dalla più bella inglese che
abbia mai messo piede a Venezia, Milady» si presentò a sua volta, accompagnandola
al centro della pista.
Quando sentì quel nome, il Dottore tentò di raggiungerli e
recuperare l’amica, ma qualcuno lo prese gentilmente per l’incavo del gomito. Si
voltò e, prima ancora d’incontrare lo sguardo dell’uomo che lo aveva
trattenuto, venne investito dal suo profumo; un odore sottile, inebriante –
tanto che si chiese come avesse fatto a non riconoscerlo, nonostante quella
folla di persone – indimenticabile: il profumo di un altro Signore del Tempo.
L’uomo aveva una maschera nera con un enorme e buffo naso
che gli copriva gli occhi e, quando il Dottore fece per aprire bocca, si posò
un dito sulle labbra, facendogli cenno di tacere. Poi lo tirò piano per il
braccio, lasciando scorrere la mano fino ad afferrare il suo polso, mentre
fendevano la folla e si rifugiavano in una delle tante stanze del castello.
Non appena la porta si chiuse, l’uomo gli posò un palmo s’un
fianco e lo spinse delicatamente contro di essa. «Permetti?» mormorò, portando
l’altra mano alla sua maschera, ma non aspettò la sua risposta prima di
sfilargliela. «Ah, così giovane…» sussurrò, incontrando il suo sguardo, «sono
arrivato troppo presto».
«Cosa… come…» balbettò il Dottore, troppo stordito per
articolare un pensiero coerente. I Signori del Tempo erano tutti morti nella
Guerra del Tempo, lui era l’ultimo rimasto.
«Mi hai riconosciuto?» replicò l’altro, togliendosi a sua
volta la maschera.
Il Dottore trattenne il fiato, semplicemente troppo
incredulo per rispondere – cosa che la diceva lunga su quanto fosse sconvolto.
«Di il mio nome» lo incitò l’altro
uomo.
«Il Master» sussurrò lui, e le labbra del suo antico rivale
catturarono le sue, strappandogli – oltre alla capacità di parlare – quella di
pensare. «Com’è possibile?» domandò quando gli fu consentito riprendere a
respirare.
Il Master sorrise, posando la fronte sulla sua: «Spoilers»
soffiò con malizia sulla sua bocca, «Dovrà passare ancora un po’ di tempo,
prima che tu lo scopra, ed io devo trovare la versione di te che coincide con
me. Ma forse te lo hanno già accennato…» spiegò, piegandosi per sussurrargli
qualcosa all’orecchio: «Tu non sei solo».
Gli rubò un altro fuggevole bacio e poi gli calò bruscamente la maschera sul
viso, così in basso da coprirgli gli occhi.
Quando il Dottore la scostò, il Master era sparito, e non
capì come avesse fatto, sinché notò una seconda porta rimasta socchiusa.
*°*°*°*°*
Le onde s’infrangevano violente contro le pareti del
vascello, mentre la tempesta infuriava all’esterno ed il cielo tuonava
minaccioso.
Il Dottore estrasse il Cacciavite Sonico dalla tasca interna
della propria giacca, armeggiando con un forziere chiuso nella stiva della Queen Anne’s Revenge. Sussultò e si
voltò di scatto, quando senti un rumore di passi, poi qualcuno lo afferrò per
le spalle, facendolo girare del tutto, e lo spinse a sedere sul coperchio del
baule. Due labbra morbide s’impossessarono con violenza delle sue e, quando
riaprì gli occhi, il suo sguardo incontrò un sorriso malizioso.
«Trovato» sussurrò il Master, inginocchiandosi davanti a
lui.
«Come… cosa…» incespicò il Dottore.
«Questo l’ho già sentita» sogghignò l’altro Signore del
Tempo, facendo penzolare davanti ai suoi occhi una maschera nera dal naso
spropositatamente lungo.
Gli occhi del Dottore si sgranarono, mentre ricordava un
carnevale veneziano di diversi anni prima. «Sei tornato» mormorò, «ma… com’è
possibile? L’ultima volta che ti ho visto stavi riportando Gallifrey al suo
posto, credevo fossi rimasto intrappolato nella Guerra del Tempo».
«Ho trovato questo
e sono riuscito a fuggire appena in tempo» rispose il Master, mostrandogli un
bracciale simile a quello del Capitano Jack Harkness, «Rudimentale ma efficace.
Sono mesi che ti cerco attraverso il tempo e lo spazio» concluse.
«Mi avevi trovato a Venezia, ma era troppo presto» comprese
il Dottore, ricordando quello strano incontro.
L’interpellato annuì. «Non sapevo nemmeno che ti fossi
rigenerato. E… cielo, quanto sembri giovane,
mi sento quasi un pervertito. Cos’è questo?» sibilò infilando un dito nel
laccetto che stringeva il collo della sua camicia.
«I papillon sono cool»
replicò il Dottore ed il Master inarcò un sopracciglio, chiaramente pronto a
ribattere qualcosa, ma vennero interrotti.
Rory si precipitò giù dalle scale e si fermò a pochi passi
da loro, respirando pesantemente. «Amy… Capitano… funi…» smozzicò tra una boccata
d’aria e l’altra.
«Il TARDIS traduce tutte le lingue, ma sono abbastanza
sicuro che quello che hai detto non abbia senso» replicò il Dottore.
«Barbanera ha catturato Amelia» si sforzò di chiarire il
ragazzo, riprendendo ad ansimare poco dopo.
«Molto bene!»
esclamò lui, balzando in piedi «Credo che dovremo finire il discorso più tardi»
aggiunse rivolgendosi al Master, prima di accingersi a seguire Rory.
L’altro Signore del Tempo, però, lo afferrò per un braccio.
«I tamburi sono scomparsi, Dottore. Mi chiedevo se è ancora valida».
«Che cosa?» replicò lui perplesso.
«L’offerta di viaggiare insieme» spiegò il suo amico
d’infanzia, ed un lento sorrise si disegnò sulle labbra dell’altro.
«Ma certo» rispose «Ora però andiamo, Barbanera non è famoso
per essere gentile» aggiunse, prendendogli la mano e correndo verso le scale,
su cui il marito di Amy li aveva già preceduti.
«GERONIMO!» fu l’ultima voce che si udì attraverso i tuoni,
prima che irrompessero sul ponte della nave.
…Ti apro io la valigia
mentre tu resti lì
e piano piano ti faccio vedere
c'erano solo quattro farfalle
un po' più dure a morire.
E sole, pioggia, neve, tempesta
sulla valigia e nella tua testa
e gambe per andare
e bocca per baciare.*
FINE.
*La strofa d’introduzione e quella conclusiva sono entrambe
tratte da una bellissima canzone, “Il
Peso della Valigia” di Luciano Ligabue.