Ciao Gioie era da un po’
che non ci si vedeva ^^. Quindi eccomi con una nuova storia
ma questa volta, sui personaggi di Harry Potter. I capitoli saranno
corti perché dovevo rientrare in un certo limite. Spero vi piaccia. Aspetto
ansiosa i vostri commenti.
Un bacio.
Amalia.
Quarta classificata al concorso “I
Edizione Contest Artistico - Storie, coppie e colori” di MaBra
Nick: Amalia89
Titolo: Exposed fantasy
Coppia assegnata: Luna e Charlie
Altri personaggi: Famiglia Weasley – Dracula – Vaiolet – Xenophilius
Lovegood.
Pairing: Luna – Charlie
Prompt: Dafne e Apollo
Genere: Sentimentale - Drammatico
Rating: Verde
Avvertimenti: Long Fic
Trama: Una Luna persa come sempre nella semplicità e nella purezza dei suoi
pensieri, conoscerà per la prima volta l’amore, un sentimento che le farà così
paura, da mutare la sua natura ed il suo destino per
sempre.
NdA: Apollo e Dafne, per me rappresentano l’amore nella sua chiave più suprema. Da una parte, abbiamo un Apollo innamorato
perso e dall’altra, una Dafne terrorizzata dall’amore di quel giovane eroe. Il
sacrificio e il dolore della perdita racchiuse in due semplici figure ed in una breve leggenda intrisa di tutta la disperazione
che questo sentimento può portare.
Capitolo 1
Finalmente erano arrivate le vacanze Natalizie, da quando
non c’era più mamma, io e papà non le passavamo più a casa.
Eravamo soliti fare qualche viaggio strano, particolare,
visitando posti che non avevamo mai visto.
Quest’anno, ci saremmo recati in Romania, dove si sarebbe
tenuta la mostra di quadri più popolare del mondo magico la “Exposed fantasy”, giunta
alla sua centocinquantesima esposizione.
Le iscrizioni erano aperte a tutti, bastava saper disegnare ed avere fantasia. Certo, c’erano anche regole molto severe,
controlli minuziosi affinché nessun mago imbrogliasse, creando il dipinto con
la magia.
«Luna sei pronta?». La voce di papà
mi raggiunse dal piano inferiore della mia casa.
«Sì, scendo». Risposi, chiudendo il bagaglio e
raggiungendolo.
Quando lo vidi, un sorriso spuntò
naturale sul mio volto. Aveva lunghi pantaloni neri, decorati con centinaia di
stelline gialle, la camicia era tutta stropicciata e di un rosso così acceso,
che ipnotizzava ed, ovviamente, il suo inseparabile
cappello blu a punta, cosparso di lune bianche.
Ci incamminammo fuori, sul vialetto, parlottando del più e
del meno.
Aveva sentito che alla mostra di quest’anno, avrebbe
partecipato anche uno dei fratelli Weasley, ma non sapeva quale con esattezza,
erano così tanti…
Quando arrivammo in aeroporto, come
sempre, i babbani che perquisivano al metal detector, fecero storie con papà,
era un tipo bizzarro e in loro, suscitava sospetti ed ansia.
Quando finalmente ci lasciarono passare, si lamentò di
quanto fossero seccanti tutti questi controlli.
«Incredibile! Tengono fermo me per mezz’ora e fanno salire a bordo gente molto più
pericolosa. Avrebbero bisogno di qualche mia invenzione». Inveì, sistemandosi
il cappello sulla testa.
«Sono controlli necessari papà e per la loro sicurezza».
Ribattei, con il mio solito tono pacato.
Salimmo sull’aereo ed ovviamente,
non mancarono gli sguardi straniti e divertiti dei passeggeri ma a noi, non
interessava.
Amavamo viaggiare sui mezzi babbani, soprattutto papà.
Per passare il tempo, sfogliai una copia del giornale di nostra
proprietà, “Il Cavillo”.
Nel numero di questo mese, papà aveva trattato il problema
dei morbillini, piccole creature rosse e rotonde, che si attaccavano alla pelle
dei bambini babbani e non.
I medici sostenevano che fosse una specie d’infezione
cutanea, ma lui, che ne aveva studiato uno da vicino, diceva che in realtà erano
dei dispettosi animaletti che portavano un gran fastidio e prurito, ed il modo migliore per disfarsene, era bagnarli con del
talco ai fiori di lilium, sostanza alla quale erano molto allergici.
Durante il viaggio, ci offrirono cibo e bevande, papà non
mangiò nulla, troppo eccitato all’idea di andare finalmente a vedere la mostra
di cui tanto aveva sentito parlare.
«Luna, mi raccomando ricordami di darti la pozione quando
saremo arrivati al castello».
«Quale castello?». Domandai incuriosita.
«La mostra si terrà in Romania, ma
noi alloggeremo assieme ad altri come noi in Transilvania, nel castello del
signor Dracula. La pozione serve per renderci meno… appetibili». Bisbigliò,
avvicinandosi al mio orecchio.
Asserii, perdendomi nei miei pensieri.
Non mi accorsi del tempo che era passato, così, quando
all’altoparlante annunciarono di allacciarci le cinture perché stavamo per
atterrare, mi stupii di quanto fosse passato velocemente.
«Sono già le quindici, tra venti
minuti dovremmo essere alla passaporta! Sbrighiamoci».
Si muoveva veloce in mezzo alla gente, afferrammo i nostri bagagli ed uscimmo dall’aeroporto.
Faceva freddo, così mi strinsi nella mia giacca foderata di
peli di colorosus, un piccolo animaletto che prendeva il nome grazie al calore
della sua pelliccia.
La cambiava ogni venti giorni, l’avevo raccolta per sei
lunghi mesi prima di riuscire a foderarmi il giubbotto.
Seguii papà lungo un sentiero tortuoso, c’eravamo
allontanati dalla strada, inoltrandoci in un piccolo boschetto.
Sentimmo delle voci provenire a poche centinaia di metri da
noi, ci affrettammo e finalmente trovammo un altro piccolo gruppetto di maghi.
Erano quattro, tutti attorno ad una pallina da tennis.
«Buon pomeriggio». Salutai.
Si voltarono verso di me ed i loro
occhi, caddero sui miei orecchini a lampadario, sorrisi, per ringraziare del
muto complimento.
Se li fissavano con così tanta intensità, forse voleva dire
che gli piacevano.
Ebbero appena il tempo di ricambiare il nostro saluto, che
la passaporta s’illuminò, questo voleva dire che di lì a qualche secondo, sarebbe
svanita.
Ci affrettammo a poggiarci sopra le dita e come sempre, fummo
risucchiati da un vortice immenso e catapultati nella
nostra realtà.
Atterrammo tutti in piedi ed io, mi guardai attorno
meravigliata.
Eravamo in cima ad una collina
rocciosa e sotto di noi, una folla di gente in scopa spingeva per entrare
all’interno della stanza che ospitava la mostra.
Era sospesa nel nulla a centinaia di metri dal suolo, aveva
una forma circolare, tranne che all’entrata, dove una lunga e quadrata
scalinata bianca, faceva bella mostra di sé.
Salimmo sulle scope messe in dotazione per l’evento e ci
mettemmo in coda.
Ero impaziente di vedere i mille colori sgargianti, di
sentire l’odore acre di tinta e magia. All’improvviso, fui sicura al cento per
cento, che quella che stavo per vivere, sarebbe stata una delle esperienze più
belle della mia vita.