Note
dell'autrice:
Questa
è la m mia prima ff Frobin** si sente orgogliosa** e
necessita di qualche piccola precisazione. Veniamo subito al
dunque.
E' ambientata dopo
Thriller Bark, perchè è in quelle saga che mi
sono accorta di questa coppia stupenda, e penso che sia il vero
"inizio" della Frobin, per quanto nella saga precedente sia piena di
indizi Frobin, o come diavolo si chiamano. A me piacciono, e
sinceramnto li vedo bene insieme per una serie di motivi del tipo,
compatibilità di carattere, complicità e
capacità di comprendere visto il passato simile (non
uguale). ecc.
Per questo ho deciso
di scrivere questa storia, ma credo che sia ovvio
ù.ù.
La storia vuole
descrivere come si sviluppa il loro legame, come appunto si arriva ad
un sentimento d'amore. Franky e Robin dopo gli avvenimenti TB, iniziano
a capire che tra di loro esiste un legame più forte. Spero
vivamente di esserci riuscita.
Prendo sia il punto di
vista sia di Robin che del Cyborg.
OOC:
ho inserito quest'avvertimento essensialmente perchè ritengo
sia Robin che Franky personaggi difficili da descrivere rimanedo in IC,
sopratutto in coppia. Quindi, essendo la prima volta che scrivo su di
loro, o voluto proteggermi da eventuali pestaggi
é_é ma spero davvero di essere riuscita a
rimanere IC il più possibile! ^.^
Ogni vostra
recensione è gratita!
Buona lettura
fanny87
Voglio vivere di Te
La navigazione procedeva tranquilla e molto lentamente a causa della
mancanza di vento, poco disposto a favorire il loro viaggio
verso la prossima meta. In compenso, si fa per dire, faceva molto
caldo, l’aria afosa comprimeva i polmoni, i vestiti si
appiccicavano fastidiosamente alla pelle sudata.
Robin se ne
stava seduta sulla sdraia,
riparata da un ombrellone, leggendo uno dei suoi libri di storia
nonostante quella calura opprimente.
Sulla Sunny era
difficile rimanere in pace a godere di un po’ di silenzio,
data l’esuberanza del capitano e dei suoi compagni.
Tuttavia, quel giorno, il caldo era riuscito a sconfiggere
anche l’animo irrequieto e assetato
d’ avventura di Rufy crollato
addormentato sul prato erboso della Sunny. Quel silenzio anomalo era
rotto soltanto dai colpi di martello di Franky, intento a
costruire nel laboratorio qualche nuova diavoleria.
Robin chiuse gli occhi
e si lasciò cullare da quell’insolita musica. Per
Nami suonava strano, eppure quel suono metallico continuo e costante,
sempre uguale, aveva agli occhi di Robin un no so che di
rassicurante. Rassicuranti come le stesse braccia che
sferzavano quei colpi . Sentire qualcosa che rimaneva sempre
uguale, per lei, dava certezza, la certezza che c’era
qualcosa per lei di durevole e non passeggero.
“eeeh! Che
caldo che faaaaaaaaaa!” ululò Rufy svegliato da
quel pisolinio.
Robin
ridacchiò chiudendo e il libro, si alzò dallo
sdraio osservando il suo capitano. Rufy si grattò
la testa guardando in giro ancora un po’ assonnato,
ma si accorse che il ponte era deserto.
“Ben
svegliato Rufy.” Salutò la mora
Il ragazzo
alzò la testa di poco e incontrò lo sguardo
divertito ma stranamente dolce della donna.
“ Sanji ha
preparato limonata e bibite ghiacciate per tutti.
Sicuramente ne darà anche un po’ anche a te,
Rufy.” Informò divertita Robin.
“
Sanjiiiiiiiiii voglio anch’io la limonata!”
esclamò quello correndo verso la cucina.
Il capitano
era buffo, pensò fra sé. Ma era anche un ottimo
capitano.
In tanto
, Franky continuava lavorale alla sua invenzione
facendo risuonare nell’aria i colpi di
martello scandendo il tempo di quella giornata afosa.
Aveva preso un
bicchiere di limonata per lui, sapendo che non se sarebbe rimasta molta
al passaggio del capitano. Era ancora lì sul tavolo,
così decise di portargliela personalmente.
Robin silenziosamente scese sotto coperta a curiosare un poco: Franky
era volto di spalle e non si accorse della sua presenza.
Rimase lì ad osservare i movimenti ritmici ed instancabili
di quelle spalle possenti, le stesse che l’avevano
così prontamente protetta ad Enies Lobby.
Provò a
scappare, nonostante le manette di agalmatolite
marina, cercò di correre con
quanto fiato in gola perché ormai aveva capito, lei voleva
vivere, lei poteva vivere ed aveva un motivo per farlo, e doveva
vivere: per i suoi nakama, per il suo sogno.
Cadde.
I
marine avevano iniziato a sparare, ma qualcosa
improvvisamente impedì ai proiettili di arrivare, un ombra
immensa si era pota tra lei e la morte.
Robin
alzò lo sguardo , sorpresa, perché davanti a lei
vide le possenti spalle di Franky.
Lui
era lì per lei.
Non
sapeva nulla di lei, eppure, era riuscito a leggerle dentro, a capire
cosa veramente le faceva male, quello di cui più temeva. E
questo le faceva paura.
Non
riusciva nemmeno a capire perché Franky si ostinava a
volerla aiutare, a volerla fare tornare a tutti i costi in quella
ciurma che aveva deciso di abbandonare.
Si
era arresa. Ma lui, la spingeva a continuare a combattere:
sul treno marino prima, nella torre della giustizia in seguito, e ora
lì sul Ponte che portava alla porta della giustizia, Franky
stava combattendo perché lei tornasse dai suoi,
stava combattendo per lei.
Perché?
E una risposta non la trovava. Con la ragione almeno.
Tutto
accadeva troppo velocemente: Spanda, come lo chiamava Franky,
venne colpito da un misterioso proiettile, così i suoi
marine: era Usopp c lanciò tutte le chiavi che avevano
raccolto.
Una,
due, tre, quattro e alla fine quelle manette si aprirono: Era libera!
Robin
per un momento si sentì mancare tuttavia c’era
lì Franky pronto a sorreggerla.
Robin non poteva dimenticare nemmeno quando finalmente Rufy
sconfisse Rob Lucci, di come per sfuggire si erano gettati nella
cascata.
Kokoro, la sirena,
lanciò i fruttati sulla barca, Chopper e Rufy rovinarono a
terra, mentre lei cadde fra le braccia di Franky. Protetta di
nuova dal suo corpo metallico.
Ripensando agli avvenimenti di Enies Lobby, Robin
si era ricordata di quanto Franky l’aveva
aiutata, sorretta, protetta. Per questo, forse, aveva finito
per sentire tutto ciò che riguardava il carpentiere come
protettivo e rassicurante. Anche il suono dei colpi del martello sul
ferro delle armi che costruiva.
Non erano
così, infondo, le sue bambine? Non erano forti e resistenti?
Proprio come chi le costruiva.
Franky era
così imponente, e a lei le cose imponenti le erano sempre
piaciute. Per un momento ripensò a Sauro.
Fu in quel momento che
il Cyborg si voltò e si accorse che Robin lo stava
osservando lavorare. Con un dito alzò gli occhiali e
guardò Robin perplesso.
“Tieni, è un po’ di limonata, ti
rinfrescherà.” Disse sorridendo.
“Hmm…”
borbotto lui prendendo il bicchiere che la donna gli porgeva. Con
l’altra invece cercava di afferrare un fazzoletto di carta
per asciugarsi la fronte madida di sudore, ma stranamente non lo
trovava.
Una mano
fiorì all’improvviso con il fazzoletto e
delicatamente tamponò la sua fronte sudata.
Robin sì
ridacchiò, era troppo buffo con quell’aria
imbarazzata, quasi timida. Si sedette elegantemente su un pezzo di
ferro senza parlare.
“SUPER…
ma niente è meglio di una cola fresca!”
notò Franky poggiando il bicchiere sul pavimento.
Robin sembrava come
ogni giorno, eppure non sembrava la stessa.
“Che
c’è?” chiese spazientito.
“Niente”
rispose lei.
Accavallò
le gambe, sporse il busto verso di lui e appoggiò
il mento sulla mano,il gomito sulla gamba.
“Ti osservo. Mi piace vederti al lavoro.Non Posso?”
“Mpf…come
vuoi”.
A lei non sarebbe mai riuscito a negargli nulla, dio solo sapesse
perché.
La verità,
quella più inconfessabile, era che Franky non avrebbe mai
potuto rifiutare qualcosa alla donna che una volta gli aveva strizzato
le palle per costringerlo ad unirsi ai pirati di Cappello di paglia.
Per un uomo SUPER come lui era difficile superare lo shock.
Dopo essere riusciti a
seminare il vice ammiraglio Garp, ripreso il viaggio vero e proprio,
aveva provato a chiedere spiegazioni alla donna, anche con un
certo tono offeso. La risposta che ricevete lo spiazzò.
“fufu… sei un tipo ostinato e ci avevano
detto di usare le maniere forti, no?” rispose lei
“
Dopotutto quello che hai fatto per farmi tornare, non potevo
lasciarti fare una sciocchezza simile.” Continuò
guardandolo negli occhi. Franky ne era rimasto ipnotizzato, quasi non
potesse più staccare gli occhi dai suoi e pensare che aveva
ragione.
Robin era diversa, lo sentiva, e fin da subito gli fu chiaro.
Nonostante lei ere un pericolo per il mondo, nonostante il suo amato
Tom lo avesse avvertito di quanto pericolosa fosse,
Franky aveva visto ciò che si nascondeva
dietro a quei occhi profondi e impenetrabili, e sapeva che Robin non
era quello che dicevano e diceva di essere.
Aveva visto nei suoi
occhi la stessa sua sofferenza, quella sensazione dilaniate di sentirsi
colpevoli a tal punto di considerare anche la vita un crimine.
Franky si era
ripromesso che non avrebbe più costruito Navi, aveva dato
vita a qualcosa che aveva fatto del male gli si era rivoltata contro,
Robin, voleva una verità, e il suo sogno l’aveva
costretta a una vita impossibile.
Erano diversi, ma
erano simili,e rano complici. I loro destini si erano
incrociati ancor prima di conoscersi. Quel legame si era
sempre più stretto correndo fianco a fianco nei
corridoi bui del castello a Thriller Bark. Ed era a certo che Robin
sentisse la stessa cosa.
Franky riprese a
lavorare al SUPER cannone Battle Franky 73, così
concentrato in ciò che stava facendo da
non accorgersi più di nulla.
Continuò a
lavorare senza stancarsi mai perché per lui tutto quello non
era fatica ma era passione. Franky amava il suo lavorare e amava quello
che costruiva mettendoci anima e corpo. Si compiva quasi una
trasfigurazione quando Franky costruiva uno dei suoi progetti.
Era per questo che
Robin piaceva osservarlo. Era un anima curiosa
dopotutto, e quello per lei era qualcosa di interessante e
affascinante: un attaccabrighe, scontroso, che andava in giro in
mutande e in camicia Hawaiana e per giunta scoppiava in lacrime tutte
le volte che sentiva una storia commovente, quando lavorava ad una
nuova invenzione si trasfigurava dalla felicità che provava;
si, tutto quello secondo Robin era dannatamente bello.
Era la stessa felicità, lo stesso stupore che compariva nel
suo viso ogni volta che un nuovo pezzo di storia trovava il suo posto
nel enorme puzzle di quel passato taciuto, lo stesso inspiegabile
appagamento che provava Robin nel seguire il suo sogno.
Robin
ripensò all’ultimo poignee
griffe trovato nel l’isola del cielo, al messaggio lasciato
da Gold Roger e alla sensazione che aveva provato.
Si diede della
sciocca, perché arrivata ad Water Seven aveva dimenticato
quella sensazione, e aveva permesso all’oscurità
di prenderla di nuovo.
“Vivere non è una colpa!”
Quella frase sussurrata l’aveva colpita al centro
della sua ferita, per Franky lei era una persona semi
sconosciuta eppure era riuscito a cogliere la paura più
profonda, i motivi del suo comportamento grazie alla sua
capacità di capire gli altri.
Per la prima volta,
dopo i suoi compagni, trovò qualcuno capace di scuoterla a
tal punto da far vacillare le sue convinzioni.
Robin sorrise.
Si alzò e
si avvicinò a Franky, si sedette in modo che le
loro schiene combaciarono perfettamente.
Quel gesto improvviso
fece sussultare il cyborg che rimase con un braccio alzato, il martello
in mano, i suoi occhiali scivolarono dal naso, ma una mano comparsa dal
nulla impedì loro di frantumarsi al suolo.
“Ma
cosa..”
“Shhhhhhhh”
lo azzittì lei.
Rimasero in mobili
così per un po’, potevano sentire il loro
rispettivo profumo: Robin odorava di fiori, un gusto dolce. Delicato al
contempo deciso, ipnotico come i movimenti eleganti del suo corpo.
Franky sapeva di cola e metallo, forte e frizzante.
“Sono felice
che ti sei unito alla ciurma.” Disse dopo un po’
Robin.
“Mpf
… non avevo molta scelta … non potevo lasciare
una nave SUPER come questa nelle vostre mani.”
“Fu,fu,fu..
solo per questo motivo,Franky?”
Il Cyborg
arrossì e prese a tossicchiare.
Era una donna
diabolica nel vero senso della parola, ed era una persona
straordinaria, o meglio ,una donna SUPER, proprio come lui.
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