«
Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei
una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e
istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve
appartenere a qualcuno, perché questa è la sola
maniera di poter essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un
essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia.
E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con
le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in
qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non
importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa
»
da "Colazione da Tiffany"
Charlotte non era mai stata brava a mentire: tutte le volte che aveva
provato a vivere di bugie s'era improvvisamente ritrovata con le spalle
al muro, quasi gli altri le potessero leggere in faccia che stesse
mentendo. E anche quella volta non era riuscita a mentire come avrebbe
voluto.
"Sei sicura di quanto stai affermando, Charlotte?"
"Sicurissima, Danielle" rispose Charlotte, dopo aver adagiato la
sigaretta nel posacenere che stava al centro del tavolo. Cercava di
mostrarsi indifferente alle insistenti domande dell'amica, ma faticava
a resistervi. Tuttavia non aveva intenzione di cedere, non quella
volta: non aveva intenzione di lasciarsi scappare nemmeno un dettaglio
riguardante la sera precedente, altrimenti Danielle avrebbe rischiato
di trasformarsi in un ciclone impazzito di domande e indiscrezioni.
La sera precedente Charlotte e Danielle avevano partecipato ad una
festa organizzata da un collega di Danielle, uomo dell'alta
società proprietario di una villa lussuosissima ubicata a
qualche chilometro da Parigi. Era una di quelle feste dove
immancabilmente si finisce per ritrovarsi fuori posto: fra maggiordomi,
tartine al caviale e champagne, Charlotte non era riuscita a trovarsi a
suo agio fin dal primo momento, sebbene sapesse che a fine serata
avrebbe raccimolato un gruzzolo non indifferente senza bisogno di
trattenersi in quel luogo fino al mattino.
Charlotte infatti era abituata ad adeguarsi e a sopravvivere con poco:
le feste a cui generalmente prendeva parte erano più che
altro carnai all'interno di bordelli straripanti di marpioni e di
prostitute alla ricerca della fortuna. Non che Charlotte fosse diversa,
intendiamoci. Aveva iniziato quel mestiere all'età di
diciotto anni, quando la madre, ammalata di tumore al seno, era stata
ricoverata in un ospedale di Orlèans e morta sei mesi dopo,
lasciandole un appartamento sulle spalle da portare avanti. All'epoca
la vita a Parigi costava meno cara rispetto oggi, ma già
allora i costi non erano indifferenti, e l'umile lavoro di segretaria
che era riuscita ad ottenere grazie all'intervento di un vecchio
compagno di scuola non le bastava nemmeno per pagare la bolletta della
luce, figuriamoci per l'affitto.
Charlotte aveva sempre disdegnato quel lavoro, considerando le
prostitute come appartenenti ad un rango sociale di almeno dieci volte
inferiore a quello cui appartenevano lei e la sua famiglia, era
convinta che quelle donne, prive di ogni forma di pudore, non fossero
considerate altro che merce da utilizzare al momento del bisogno, e che
i soldi che raccimolavano lavorando di notte non fossero altro che
soldi neri e sporchi. Sfortunatamente, non aveva avuto modo di
ricredersi: la sua vita da prostituta non era altro che una monotonia
di sesso senza amore, un rituale consueto e sempre identico volto a
raccimolare una cinquantina di franchi a prestazione.
Le altre prostitute avevano spiegato alla giovane Charlotte lo scopo
del loro mestiere: essere prostitute non era facile. Richiedeva un
fisico prestante, prosperoso ed attraente, e soprattutto il segreto
stava nell'amore: una prostituta non poteva innamorarsi, non ne aveva
il diritto, gli uomini dovevano essere tutti uguali, soltanto
una fonte di guadagno, null'altro.
Tuttavia le cose erano cambiate dopo quella festa: Charlotte aveva
conosciuto Axel. Axel era il figlio di Monsieur Vilestrain, uno degli
uomini più ricchi di tutto il paese. Vilestrain apparteneva
a una antica famiglia di latifondisti che s'era arricchita grazie alla
colonizzazione in Africa dell'Algeria. I loro possedimenti in quella
terra avevano fruttato a talpunto che i loro guadagni avevano avuto
un'impennata improvvisa, consentendo così in poco tempo ai
Vilestrain di risalire parecchi gradini della scala sociale, e di
iniziare a prender parte alla vita di corte.
Axel Vilestrain aveva vent'anni e poco interesse per la
società cui apparteneva: aveva iniziato a prestare servizio
militare nell'esercito francese l'anno precedente, sotto consiglio del
padre, che non gli aveva offerto altre alternative oltre alla
diseredazione. Il giovane Vilestrain era in congedo per circa due
settimane, così il padre l'aveva costretto a prender parte
alla festa e a divertirsi con una delle prostitute. Secondo il padre di
Axel, il giovane avrebbe dovuto ritrovarsi a letto con Danielle,
tuttavia egli scelse di passare un'intera notte con la neoprostituta
Charlotte.
"Charlotte, a cosa stai pensando?" domandò Danielle,
interrompendo il flusso di pensieri di Charlotte, che s'era estraniata
dal mondo a furia di ripensare alla sera precedente. Charlotte aveva
ancora il volto di Axel stampato nella mente, quasi fosse stato
impresso a fuoco in modo indelebile. Ma non poteva certo dirlo a
Danielle: Danielle le aveva insegnato che una prostituta non
può provare sentimenti, per lo meno non può
provarne verso gli uomini.
"Nulla, nulla, pensavo che dovremmo partecipare più spesso a
feste dell'alta società, i guadagni ne hanno giovato
parecchio" rispose Charlotte con disinvoltura, dando l'ultimo tiro alla
sigaretta per poi spegnerla con forza nel posacenere, ormai colmo di
cenere grigiastra.
"Credo che andrò a letto, sono stanca. Buonanotte"
Charlotte si congedò da Danielle, lasciandola sola con i
suoi pensieri e le sue preoccupazioni.
La mattina seguente Charlotte s'alzò particolarmente di buon
umore: da quando la madre se n'era andata per sempre non le era mai
successo.
"Ti trovo particolarmente di buon umore" constatò Danielle,
mentre addobbava la tavola con tovagliette e briosche alla marmellata
fresche.
"Effettivamente ho dormito piuttosto bene" replicò a sua
volta Charlotte, dopo essersi seduta a tavola ed aver preso a mangiare
con tranquillità la sua briosche. Charlotte adorava le
briosche che Danielle ogni mattina si procurava agli
Champs-Élysées, l'aiutavano a iniziare la
giornata con una marcia in più.
"Caffellatte?"
"Sì, grazie"
Danielle mise sul fuoco la moka, e l'aroma di caffè si
diffuse per la casa. La donna tornò poi a sedersi al tavolo,
guardando con insistenza Charlotte.
"Che c'è?" chiese quest'ultima nascondendo un velo di
irritazione.
"Stavo ripensando a quello che ci siamo dette ieri sera"
"E quindi?" incalzò Charlotte, nella vana speranza che
Danielle non cominciasse a fantasticare come al solito su una
insignificante frase da lei pronunciata senza secondi fini.
"E quindi ho come l'impressione che tu ti sia innamorata"
Charlotte la guardò con gli occhi sbarrati, prima di
inscenare una delle sue risate più credibili.
"Io, innamorata? Non sei stata forse tu a dirmi che una prostituta non
può innamorarsi?" domandò con tono ovvio,
sperando che Danielle abboccasse. Ma Danielle conosceva quel mestiere
meglio di Charlotte, così come conosceva meglio anche la
vita. Aveva quasi vent'anni di esperienza più della giovane
prostituta, sufficienti a permetterle di poter sostenere di conoscere
un pò meglio gli uomini. E le paturnie delle donne.
"Non sei stata forse tu a parlare di Axel?"
"E' stato l'unico cliente che ho avuto quella sera" replicò
Charlotte scocciata, cercando di dare un taglio a quella conversazione.
"Non ti sei sforzata nemmeno di cercarne altri"
"Mi ha dato soldi a sufficienza per coprire tutte le ore, anzi, me ne
ha dati anche di più"
"Potevi approfittarne"
A quel punto della discussione Charlotte battè nervosamente
i pugni sul tavolo, lanciando un'occhiata sprezzante a Danielle, che
trovò conferma delle proprie convinzioni in quel
comportamento così esasperato. Poco dopo Charlotte
lasciò la stanza, sbattendosi alle spalle la porta
d'ingresso, maledicendo Danielle e le sue solite insinuazioni.
_____________________________________________________________________________________
Questa storia mi è venuta in mente dalla lettura di un libro che ho letto di recente, libro di Isabel Allende, l'isola sotto il mare. Spero vi piaccia. Fatemi sapere (:
La citazione iniziale fra virgolette è tratta dal film colazione da Tiffany.
|