Dunque dunque dunque dunque… Questo è un racconto tratto dai
personaggi di un album grafico e dalle loro storie. Premetto che l’album l’ho
comprato in Francia e che mi è toccato tradurre ogni frase per comprendere a
fondo i caratteri… Visto che io non sono un genio in francese, e probabilmente
anche con dizionario alla mano non tutto sarà venuto fuori superesatto, prego
chi per caso conoscesse meglio questo “anime”di non linciarmi, ma di avere
pietà di questa umile “scrittrice”disperata!!
Finite le premesse, buona lettura e buon divertimento.
17 Dicembre, Tokyo, Ore 00.45
Le stelle e la luna non mi erano mai parse così
insopportabili. Luminose, accecanti, a scrutarti dall’alto come sentinelle
assassine. Lassù, su nel cielo ove nulla poteva far loro del male. Comodo per
quelle stronze ridere di uno come me, li in una maledettissima città della
maledettissima Terra, vittima delle carognate e delle malizie degli uomini.
Lei, poi, così grande e rotonda, chi si credeva di essere? Migliore delle
altre? Con quelle odiose insenature nella superficie che sembravano donarle un
volto umano, sorridente, femminile… Quanto la odiavo. Mi rendeva
incredibilmente nervoso. Ogni ricordo sembrava più falso, il vento della
metropoli pareva più tagliente e gelido. Perfino l’alluminio che costituiva la
lattina di birra che tenevo in mano mi sembrava più freddo al tatto.
Chiusi la finestra, scocciato, irritato per qualcosa.
Stupido, mi ripetevo, stupido… Non ha senso prendersela con la luna e con gli
astri del cielo se hai fatto uno dei tuoi soliti bastardissimi incubi. Portai
la lattina alle labbra e ne bevetti un altro sorso, più lungo e amaro del
solito. Poi posai la bibita sul tavolo della cucina, mettendomi una mano tra i
capelli, stanco, frastornato. Dovevo smetterla di farmi del male. Nella mia
testa una vocina continuava a ripetermi: “Basta, Mei, abbandona la tua
sofferenza… fallo per la piccola Tsugumi…” Già, la mia Tsugumi… Chissà se stava
ancora dormendo? Andai nella sua stanza osservando divertito la dolce ragazzina
arrotolata nelle bianche lenzuola, abbracciata a un adorato peluche a forma di
coniglio. Mi avvicinai al letto posando le mie dita ancora umide di birra sulla
sua rosea gota, per poi portare le labbra sulla sua morbida fronte, toccandola appena.
Sentii il sospiro tranquillo della mia Tsugumi, la vidi sorridere serena.
Allontanai il viso dal suo carezzandole poco la chioma castana di capelli. Era
ora di tornare a dormire. Mi allontanai dalla colorata cameretta e mi avviai
verso la mia, ma durante il tragitto verso “il mio mondo” il mio sguardo cadde
sul calendario: 17 Dicembre… Ormai mancava davvero poco alla grande notte… La
mia voce uscì fredda, sibilante.
“Io odio il Natale…”
… … …