Oh, baby, I need you now.

di Human_
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Oh, baby, I need you now.

I need you tonight, I need you right now.
Doesn't matter if it's wrong or right: I really need you tonight.
(I need you tonight - Backstreet Boys)


«Da dove vengono le persone sole?».
«Cosa?».
«No, niente, lascia stare» biascico, e lei non se lo fa ripetere due volte, scuote la testa e torna a rivolgere l'attenzione al suo ragazzo che le siede accanto, mentre io mi sposto.
Sarò anche egoista, stronza, cinica, o che altro, ma a me, vederli insieme, fa un male cane.
Sbuffando cammino fino alla porta della stanza, sotto lo sguardo del suo migliore amico che, vigile, aspetta che io prema la maniglia per venirmi incontro e chiedermi che diamine ho, perché non riesco a divertirmi, perché ho questa faccia, perché non sono logorroica come mio solito, e perché tutto.
Ma io non te la do questa soddisfazione, ciccio. Non ti dirò come mi sento.
Mi accascio davanti alla porta, seduta con una gamba stesa ed una al petto, la schiena poggiata al muro, e lo sguardo all'unica via d'entrata ed uscita per questo inferno fatto di musica, risate e roba da bere.
Tracanno, attaccata a questa diamine di bottiglia, e chiudo gli occhi cercando di non pensare, di non guardare, di non ricordare, di non parlare, di non gridare.
«Ehi, tutto bene?».
Sbuffo e riapro gli occhi, alzando lo sguardo fino ad incontrare due pozze di petrolio che mi fissano ansiose dall'alto. Sapevo che si sarebbe avvicinato, troppo partecipe di ogni mio pensiero e di ogni mia emozione senza che io gliene faccia parola, solo perché -più o meno- anche lui è nella mia stessa situazione. Gli faccio cenno di sedersi accanto a me, e gli offro un sorso. Scuote la testa.
«Ti ho chiesto come stai» ribadisce, testardo.
«Sto bene» mento, acida, attaccandomi di nuovo a questa maledetta bottiglia.
«Lo sai che non ti credo, no?».
«Lo sai che non cambierò la mia risposta, no?».
Solleva l'angolo destro della bocca e scuote i riccioli biondi. «Non che ci sperassi».
«E allora non chiedere. Non mi piace mentire».
«Allora non farlo» sussurra, guardandomi negli occhi, e mi viene da piangere. Distolgo lo sguardo e torno a guardare la porta.
«Non ho intenzione di parlare di come sto, o del perché, quindi se speravi in una delle due cose puoi pure alzarti e lasciarmi sola, J.» mormoro atona.
Sospira e si alza, lasciandomi con una carezza sulla testa che mi spettina. Ma non ho voglia di sistemare i capelli che tanto sono comunque un disastro, e continuo a bere.
Guardo distrattamente l'orologio attaccato alla parete, e mi do un pugno sul ginocchio.
Sono ancora le undici e mezza, ed io ancora non posso scappare da qui.
Continuo a fissare la porta, senza riuscire a distogliere lo sguardo, con la mano sinistra ad abbracciare il ginocchio e la destra, che ancora stringe la bottiglia, distesa lungo il fianco, messa in modo da non rovesciare la bevanda alla frutta.
Mi pensi mai, amore mio? Io sì, io lo sto facendo anche adesso, io non riesco a bloccare questo treno carico di pensieri ed emozioni che portano il tuo nome, soprattutto qui, dove io e te passavamo il nostro tempo a ridere e scherzare, dove tu mi guardavi negli occhi e mi sfioravi la punta del naso con le dita, perché sapevi quanto mi desse fastidio lasciarmi andare a contatti fisici in mezzo alla gente.
Scuoto la testa e la bottiglia, ormai vuota, e faccio cenno a J., che tanto mi sta fissando, di portarmene un'altra. Non voglio pensarti.
Si avvicina con passo trascinato, probabilmente ha bevuto una birra di troppo, e me la porge.
«Lo sai che non approverebbe, vero?».
Fitta al petto, talmente forte da mozzarmi il respiro, che si fa irregolare per qualche secondo, a sentirlo alludere a lui. Chiudo gli occhi e reprimo un singhiozzo, conto fino a cinque e li riapro, lo sguardo nuovamente lontano.
«Che cosa?» chiedo, con la voce ancora tremolante nonostante il tentativo di renderla ferma.
«Che tu te ne stia qui in un angolo, assente, a bere e bere e bere e bere, senza accettare neanche una parola di conforto, a fissare una porta che non si aprirà mai» spiega, pettinandomi i capelli che lui stesso mi aveva scompigliato poco prima.
Stringo le labbra, dandomi della stupida perché sì, speravo che sarebbe arrivato tutto trafelato, varcando quella porta come ha sempre fatto, ma razionalmente so bene che non potrebbe mai accadere.
«Lo so che non varcherà quella soglia, J., non sono stupida» bisbiglio.
«Nessuno afferma il contrario» ribatte. «Ma, permettimi di darti un consiglio..».
«Non prendertela, ma non sono nelle condizioni di accettare un consiglio su quest'argomento, okay?».
Sospira. «Okay, ho capito. Ma evitare di pensare a lui non ti aiuterà a stare meglio».
Mi scappa una risata isterica.
Ma l'hai sentito, amore mio, questo stupido del tuo migliore amico? Secondo te lo sa, quanto io ti pensi, quanto io ti desideri, quanto io ti necessiti? Secondo te, lo sa quanto mi piacerebbe poterti escludere per un solo istante, poter far finta per un'ora soltanto che tu non sia mai esistito, per non sentire questo fottutissimo vuoto all'altezza del petto? Lo sa?
«Secondo te io sono ridotta così perché non penso a lui, J.? Secondo te davvero io mi ridurrei allo stato vegetativo, se ogni mio pensiero non appartenesse a lui?».
Mi guarda, e quella nota di compassione è troppa da sopportare. Sento le lacrime premere per uscire e le fermo. “Solo un attimo”, mi dico. «Scusa, vado a casa».
Esco, senza neanche salutare, e scoppio a piangere. I singhiozzi mi scuotono il petto e le lacrime mi annebbiano la vista, ma non voglio fermarmi qui, dove chiunque aprisse la porta per cercarmi potrebbe vedermi. Mi avvicino alla finestra del corridoio e la spalanco, arrampicandomi per la scala antincendio.
Ma non faccio pena anche a te, vita mia? Non ridi di me? Come fai, mi chiedo? Come puoi non ridere di me? Guardami, amore mio, a come mi son ridotta perché tu non ci sei. Guarda, quanto coraggio dai a me che soffro di vertigini, ma che pur di star da sola con l'ombra di te me ne sto seduta su questa maledetta scala sospesa nel vuoto.
Un singhiozzo mi scuote più forte e mi attacco alla bottiglia, bevendo con rabbia ed ingordigia, sperando che diventi, per una sera, quanto di più simile alla novocaina, che mi anestetizzi il cervello ed il cuore, immobilizzando pensieri e sentimenti. Mi do della stupida perché, cazzo, saranno tutti preoccupati adesso, e quando sarà ora di andare via non saprò come diamine rientrare senza guardare giù, ma non m'interessa. Alzo lo sguardo e osservo le stelle.
Sei sotto il mio stesso cielo, amor mio? O magari sei dall'altra parte? Le vedi queste stelle, o ti sono negate? Sono piccole come queste, quelle che vedi tu, o le vedi come grandi palle infuocate? Stai anche tu sperando che ne cada una, per chiederle di riportarmi da te?
Seguo la scia di un aereo, e non me ne frega niente se non è così che funziona, ma glielo chiedo.
«Riportalo da me» bisbiglio. «Riportalo da me». All'infinito, e lo ripeterò finché sarà necessario, finché non mi farà male la gola, finché un attacco di tosse non mi costringerà a tacere per qualche secondo.
Ma dove sei, amore mio? Sei su un aereo, al mare, in mezzo al deserto, su una barca, in mezzo all'Oceano, in Olanda, con i pinguini, su Plutone, dove sei?
Un altro aereo, che chissà dov'è diretto, e cambio desiderio. «Portami da lui». Ovunque lui sia, ovunque si trovi, ovunque i suoi occhi si stiano perdendo, voglio che quell'aereo mi porti da lui e che mi permetta di farli perdere dentro di me, i suoi occhi.
Ringhio, frustrata, e tiro un calcio al ferro di questa maledetta scala, e poi un pugno alla facciata dell'edificio. Vaffanculo a me, e vaffanculo al mondo, e vaffanculo al destino, e vaffanculo e basta.
Mi porto la testa tra le mani, e sento la bottiglia a contatto con i capelli, e continuo a piangere, fregandomene altamente se dopo sembrerò un panda con 'sta cazzo di matita sbavata, e se mi chiederanno perché ho pianto. Tanto è diventato facile mentire, dire che sto bene, che non è successo niente, che ho pianto perché abbiamo guardato Titanic, che ho pianto dal ridere, che m'è andato qualcosa nell'occhio, tanto mamma e papà ci cascano sempre. Non pensano mai che la sua assenza mi lacera, mi distrugge, mi uccide e mi consuma. Mamma e papà non pensano mai punto.
Il telefono mi vibra in tasca e sobbalzo, non spaventata ma sorpresa.
Dove sei, Tata? Che è successo?” leggo, e piango più forte, col viso deformato da tutto questo mare d'emozioni che mi stordisce, e premo il tasto per rispondere alla mia amica.
Non lo so”, digito. Ed è così, perché davvero io non so più niente.
So solo che vorrei tanto che questa seconda bottiglia che butto giù fosse qualcosa di altamente alcolico capace, per una sera soltanto, di annebbiare ogni singolo pensiero. Di annebbiare te.










Oibò.
Sì, lo so, faccio schifo. Cioè, ho due Longs da mandare avanti e dovrei scrivervi quelle, ma certe cose non posso proprio bloccarle, capite? Escono così. Il mio cervellino prende la realtà, ci lavora un po' e me la fa scrivere nero su bianco, come a dire "Ecco, guarda quanto mi fai schifo". E funziona, eh, devo dire.
Comunque, questa.. cosa non ho idea di cosa sia o di come sia uscita. Lascio a voi eventuali giudizi, anche perché io neanche l'ho riletta abbastanza attentamente da individuare eventuali errori, perciUò vi sarei grata se, in caso, me li faceste notare.
Spero di non aver fatto lo stesso effetto del Guttalax, che a voi stelline Effippiane voglio un bene immenso, e avete così tanta pazienza a sopportare i miei scleri che.. boh.

Ah, un paio di annotazioni:

1. No, le bottiglie che s'è -mi sono- sgolata, non era whiskey, vodka, rum, tequila, niente di alcolico. Se proprio volete saperlo, era quella nuova -almeno per me- bevanda analcolica, nota anche come fi.GA, che lì per lì m'ha fatto parecchio ridere per il nome, ma che s'è rivelata essere estremamente buona. Ve la consiglio.

2. L'ultima frase in corsivo l'ho scritta proprio mentre bevevo, nelle bozze del telefono, e da lì è nata tutta la Shot.

3. Sì, mi sono resa conto che non ve ne frega un piffero.

Via, fatemi sapere che v'è sembrato, se vi va. Se vi è stranamente piaciuta, se mi devo buttar giù da un ponte, se.. quello che volete.
Un bacio immenso,
Human_

PS: Se ho cannato la categoria, ditemelo. Ho riflettuto un bel po' prima di scegliere questa ed accetto consigli per, eventualmente, spostarla. Thank you <3




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